martedì 5 marzo 2013

A. La verità, vi prego, sull’aborto


A. La verità, vi prego, sull’aborto, Fandango, esce il prossimo 8 marzo.
Sarà presentato a Roma il 13 marzo alle ore 18,30, Fandango Incontro con Antonio Pascale.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

-prima parte del commento- Marta 1
Ho appena letto una recensione sull'ultimo lavoro di Chiara Lalli, che comprerò al più presto. Ovviamente commentare un testo in base ad una recensione non è possibile, ma il dubbio che mi è sorto è stato di natura logica. Nel titolo si parla di verità sull'aborto, quindi di verità su un'azione e per indagare sulla verità di tale azione (scoprirò poi leggendo il testo se la verità si riferisce alle cause, alle conseguenze ecc..) ho letto che l'autrice riporta la testimonianza di alcune donne che sostengono di non aver avuto alcuna conseguenza drammatica o ripensamento in seguito ad un aborto.Questo approccio più che filosofico potrebbe essere definito psicologico dal momento che le personali sensazioni o convinzioni circa un'azione sono lontane dal tentativo di analisi sul fondamento e sulla "verità"-validità di quell'azione.La verità sull'aborto potrebbe essere legata piuttosto all'analisi della giustificazione di tale azione che oggi è tutt'altro che chiara o condivisa.E bisogna sottolineare che l'esercizio di giudizio si riversa sull'azione e non sulla persona, che può essere stata spinta ad agire dalle più disparate e magari valide motivazioni.Anche una persona che compia un'azione riconosciuta da tutta la comunità come condannabile può non aver effetti negativi sulla sua psiche e continuare a ritenere fattibile o da rifare la propria scelta.Ma la VERA questione è chiedersi se questa scelta e questa azione conseguente siano giuste! Indagare sulla giustizia di un'azione è davvero complesso e quando si parla di aborto e quando, soprattutto, ne parlano le donne, i fattori che entrano in gioco sono talmente tanti che mantenere una capacità logico-razionale coerente di ragionamento è difficile. Nella storia le azioni che venivano "giustamente" giustificate come lecite e che noi oggi considerimo aberranti, sono davvero tantissime, ma all'epoca quelle stesse azioni venivano considerate normali se non socialmente od ontologicamente giuste. Credo che la nostra cecità circa la gravità dell'aborto passerà anch'essa alla storia come un'aberrazione! Ne sono convinta perchè tra le tante motivazioni è l'ennesimo esempio di un "potente" che può far valere la sua drastica decisione su un "impotente". E'la logica del più forte e su questo non si può obiettare. Tra l'altro si mettono sullo stesso piano la libertà di azione sul proprio corpo di una donna e la possibilità di esistenza di un altro essere umano, nei confronti del quale viene avallato ogni senso del dovere e del rispetto.

Anonimo ha detto...

...seconda parte del commento...- Marta2.

Ma è davvero lecito mettere le mani su quell'unico processo di sviluppo che permette all'essere umano di esistere? Noi che qui ora riflettiamo, discutiamo, ci scontriamo...possiamo farlo soltanto perchè qualcun altro ha rispettato e non ha interferito con la nostra possibilità di esistenza. Questa possibilità dell'esserci, per l'essere umano, è legata a delle fasi di sviluppo che iniziano fin dal concepimento. Tutti noi esistenti siamo passati attraverso quelle fasi per poi nascere e ogni tentativo di dare un certo valore, maggiore o minore, alle diverse fasi necessarie all'uomo per nascere, è ridicolo LOGICAMENTE, proprio perhè non solo arbitrario ma privo di fondamento. Se mia madre avesse deciso di abortire, magari immediatamente, a 4-5 settimane, quello che non ci sarebbe stato sarei stata io e non un semplice ammasso di cellule. La mia esistenza non sarebbe stata possibile. Questa azione non sarebbe stata lecita proprio perchè la mia esistenza, la mia vita non può essere messa - a livello di validità - sullo stesso piano di una libertà di scelta ALTRUI.Noi oggi ci battiamo tantissimo e con forza - giustamente - per la difesa di tanti diritti umani, per la difesa dei più deboli, dei disabili ecc. e credo che sia davvero irrilevante se qualcuno che viola i diritti umani fondamentali consideri la sua azione senza conseguenze negative per la sua psiche. Questa sua percezione può forse far variare il giudizio su quell'azione? La percezione che noi abbiamo su una nostra scelta può determinare il VERO VALORE di quell'azione. Io credo di no.
...tante buone cose a tutti.
Marta