mercoledì 19 novembre 2014

Perché gli uomini possono parlare di aborto

Un gruppo di studenti “per la vita”, Oxford Students for Life, ha organizzato un incontro sull’aborto. O meglio su quanto la “cultura dell’aborto” sia un segno della decadenza dei tempi. Sono contrari, da buoni prolife, alla legalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza, considerata come il più atroce dei delitti.

L’incontro e gli slogan per promuoverlo fanno arrabbiare un po’ di persone. Tra queste, WomCam ha criticato anche che a parlare di aborto fossero due uomini. Il gruppo di femministe ha scritto: “è assurdo pensare che dovremmo ascoltare due uomini cisgender discutere su cosa le persone con un utero dovrebbero fare con i loro corpi, […] persone che non si troveranno mai ad aver bisogno di abortire”.

L’incontro non si svolgerà più, e l’inutilità delle discussioni (spesso solo apparenti) sull’aborto è dimostrata per l’ennesima volta. Su una barricata c’è chi urla “abortire è il peggiore degli omicidi!”, sull’altra chi domanda con indignazione “come puoi tu uomo parlare di aborto?”.

Ovvero, come puoi tu che non potrai mai trovarti ad abortire avere qualcosa da dire? Questa convinzione è tra le più perniciose e sbagliate che si possano immaginare (che la decisione non possa che essere della diretta interessata è una premessa che qui diamo per scontata).

Pagina99, 18 novembre 2014.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

attenzione a non generalizzare, solo i cisgender non possono parlare di aborto

Angelo Ventura ha detto...

Diciamo che il parere di chi sperimenta di prima persona gravidanza, maternità e aborto è più qualificato e rilevante del parere di quelli il cui contributo all'intera faccenda è un'emissione, di solito piacevole,di sperma. Vorremmo poi che i sedicenti pro-life si preoccupasssero anche delle condizioni della vita DOPO la nascita, delle persone coscienti,invece di limitarsi a sbraitare in nome di embrioni, feti e persone in stato vegetativo permanente

Unknown ha detto...

@Angelo Ventura
La sua frase
«Vorremmo poi che i sedicenti pro-life si preoccupasssero anche delle condizioni della vita DOPO la nascita, delle persone coscienti,invece di limitarsi a sbraitare in nome di embrioni, feti e persone in stato vegetativo permanente»
tradotta in termini rigorosi significa che secondo lei NESSUNO dei pro-vita si occupa delle condizioni della vita dopo la nascita.
Leggo bene o nella foga è andato un po’ oltre il vasino?

Anonimo ha detto...

purtroppo se ne occupano, ad esempio opponendosi alla diffusione dell'educazione sessuale e dei metodi contraccettivi (a cominciare dal preservativo) e i risultati si vedono