giovedì 8 ottobre 2009

Il compromesso impossibile

Paolo Flores d’Arcais scrive una lettera aperta al Presidente della Camera Gianfranco Fini sulle ipotesi di compromesso che circolano in merito alla legge sul testamento biologico («Caro Fini, non scenda a compromessi», Il Fatto Quotidiano, 7 ottobre 2009, p. 18):

Stimato presidente Fini, sento che circolano ipotesi di “compromesso”. Ma in questa materia che compromesso è mai ipotizzabile? Al dunque, o sul sondino decide chi lo dovrebbe subire, o decide qualcun altro, medico, familiare, monsignore o governo che sia. La cosa non è indifferente, ma comunque anche nel caso meno osceno (il medico o il familiare) l’autonomia del paziente, cioè la sua dignità umana, viene calpestata. Si torna a prima dell’Habeas corpus (dal latino habeas corpus ad subiciendum, cioè “che tu abbia la disposizione del tuo corpo, della tua persona”), che data alla Magna Charta libertatum di Giovanni senza Terra (1215).

2 commenti:

Anellidifum0 ha detto...

Il punto è che con l'eccezione di Fini, per la Destra italiana e l'UDC il 1215 è un anno di grande modernità, che pertiene al futuro lontano.

Stefano Vaj ha detto...

Le occasioni in cui Fini si distacca, per qualsivoglia ragione, dagli umori e dai valori dominanti nella sua area di appartenenza meritano di essere segnalati, e l'ho fatto anch'ìo in "Biopolitica. Il nuovo paradigma" (http://www.biopolitica.it).

Ma non esageriamo con le aperture di credito. Come la storia italiana dimostra in modo esemplare, a volte il compromesso è peggio non solo della soluzione preferibile, ma anche della versione inadulterata della scelta opposta, che ha dalla sua quanto meno la coerenza interna, e talora una più ovvia insopportabilità.

Aborto, procreazione assistita, diagnosi prenatale, controllo delle nascite, decisioni di fine vita, libertà sessuale, biotecnologie, etc.: in campo bioetico, alla fine chi ha *certamente* torto è chi resta in mezzo al guado, della serie "gli embrioni sono cittadini a tutti gli effetti, e per questo ne puoi uccidere sino ad un massimo di tre per volta".