Che cosa si cerca in una bambola? Quali sono le motivazioni che spingono qualcuno a comprare una Real Doll? Per molti sarà squallido e triste e falso - come se tutte le relazioni con altri esseri umani fossero interessanti e allegre e “vere” - ma se il controfattuale per l’acquirente X fosse la solitudine? O peggio?
Forse la lettera di Tom allo staff di Abyss non fornisce una risposta, ma suggerisce un punto di osservazione: “Le ragioni per cui ho deciso di comprare una bambola sono varie: ero un single (abbastanza felice), ma una volta che mi resi conto che questa bambola avrebbe potuto cambiare la mia vita di solitudine, ho cominciato a cercare in Rete. […]
È qui da circa 4 ore e ogni volta che entro nella stanza mi spavento un po’ come se qualcuno fosse davvero seduto lì. Questo significa che mi ha dato la sensazione di essere in compagnia dal primo minuto, e non avrei mai creduto che fosse possibile.
[…] A qualche giorno di distanza posso dire: sta andando sempre meglio. Le cose che scopri… Le cose che puoi o devi fare: fare shopping per lei, prendersene cura (lavarla, incipriarla), vestirla, muoverla… Baciarla, accarezzarla, coccolarla, sdraiarsi accanto a lei, tenerle la mano, lavarle la parrucca… […] Sono così felice di averla con me!”.
Tom sarà fuori di testa? Forse sì. Però se fosse vero quanto lui scrive (“Sono così felice di averla con me!”), non sarebbe già abbastanza per ripensare la condanna assoluta, considerando che non
fa male a nessuno? La sua felicità è irrimediabilmente fasulla e vergognosa? Siamo convinti che una genuina infelicità sia necessariamente preferibile a una felicità fittizia?
Su Il Mucchio Selvaggio di luglio-agosto 2011 (in Real Dolls).
14 commenti:
Condanna certamente no. Mi sembra che sia come lasciarsi cullare dalle fantasticherie o assumere una droga leggera. Che ognuno faccia i conti con i propri sogni. Forse però non è un comportamento "sano" curarsi troppo dei sogni. Se si comportasse così una persona a me vicina mi preoccuperei per lui/lei.
Bisogna vedere a che grado arriva la passione per la bambola.
Tom e' irrimediabilmente rimasto un bambino, e come tale, 'incollato' ai giocattoli. E c'e' di peggio. Il giocattolo, che in qualche modo e' un mezzo per crescere, nel suo caso si trasforma in un autobus a fine corsa, un treno verso un binario morto. Forse non se ne accorge, lui non se ne accorge... ma un adulto, si.
Chiara pone queste domande:
1) La sua felicità è irrimediabilmente fasulla e vergognosa?
2)Siamo convinti che una genuina infelicità sia necessariamente preferibile a una felicità fittizia.
Al primo punto risponderei si per fasulla e no per vergognosa. Fasulla perche', da bambino, ancora non si accorge di continuare a giocare con le bambole....
- Secondo punto.
Non ho mai visto una barbie, pettinare mia figlia, anche se lei, da bambina, ha passato le ore a farlo. Che siano irriconoscenti per natura tutte le dolls? Dubito che la doll di tom possa accudirlo quando tom ne avesse bisogno... cosa voglio dire: tom non ha la percezione di ... fare del nulla di concreto, o forse, non e' nelle condizioni, mentali, di rendersene conto, e pertanto non vi è spazio per la vergogna.
Riguardo al secondo punto, ecco, se Tom fosse ancora critico (tecnicamente intendo :-)) gli consiglierei di affiancare alla real doll, una badante in carne ed ossa.... non si sa mai....
buona giornata
p.s. dalle mie parti vendono anche i bambini,.... di resina, i neonati, ... li usiamo nelle rappresentazioni...specialmente nei presepi viventi.
nota di colore: una sera ... in pizzeria, ne portavamo uno in una sportina di plastica... poco c'è mancato che intervenisse il 113...su segnalazione telefonica...:-)
buona giornata e nuova settimana
francesco sirio
p.p.s. guarda mica se una donna si accontenterebbe di un male-doll :-) loro sono sempre un passo avanti ;-) sulla concretezza.
Non mi sento di condannarlo...del resto io passo per persona normale, ma dedico molto tempo alla mia bambola virtuale su world of warcraft.
Insomma, To non fa male a nessuno e fa persino girare l'economia...non tutti trovano una persona con cui costruire una famiglia, a quel punto ogni palliativo pacifico è ben accetto. E meglio lui che fa sesso con una bambola di quelli che lo fanno con il cane...
I punti dai quali prendo le distanze, nel caso in esame, ed in generale e' il 'non fa male a nessuno'.
In realta' il 'male', rectius, danno c'è anche se ... diluito, e che comunque riverbera i suoi effetti sulla societa'.
Se e' vera, come e' vera, la teoria del concatenamento delle reazioni scaturite dal battito d'ali della farfalla del borneo.
Due maschi che pretendono di sposarsi (se chiedessero il riconoscimento dei diritti economici gia' sarebbe diverso), il tizio che passa le ore con la bambola, pedofilia spacciata per amore per i bambini, incesto innocente, zoofilia, spinellamento libero e bello, l'abbaglio della qualita' della vita, dolce morte, in apparenza non fanno male a nessuno... sono come le carie, non fanno male, in apparenza, tranne quando arrivano ad intaccare il nervo, ed allora... si deve intervenire, se non e' gia' troppo tardi.
Ma che tipo di societa' vogliamo costruire? Quale e' il modello al quale ci vogliamo ispirare, concepire? Ed al momento del collaudo, siamo sicuri che lo possa superare o ci frana sotto i piedi?
-
ho dimenticato di firmarmi...
francesco sirio
(ma si era capito...)
:-)
Anonimo del 6 luglio,
"Due maschi che pretendono di sposarsi?".
Il tuo commento sembra una farsa, temo però che sia serio. L'elenco che fai è troppo eterogeneo per essere considerato come un corpo unico.
Io vorrei una società dove moralismi del genere non fossero la base di leggi. Anche perché al tuo elenco da bacchettone potrebbero finirci tanti punti che temo tu considereresti dettagli di una splendida società... Il catechismo o altri indottrinamenti religiosi, smettere di scrivere libri se sei un grande scrittore (la società sarebbe più povera), consumare alcol (perché non è che sia diverso dall'hashish), e così via.
Ognuno dovrebbe scegliere il modo in cui vivere, preferibilmente con le informazioni adeguate e in un equilibrio tra diritti propri e altrui - "non fa male a nessuno" esprime una delle regole base di uno Stato liberale, ove il principio del danno a terzi sostituisce altri principi ripugnanti e pericolosi: il moralismo e il paternalismo legali per esempio (ti vieto x per il tuo bene; ti vieto x perché io credo sia immorale - vorresti vivere in questo modo, rischiando di subire le idee di qualcun altro sul bene e su ciò che è morale?).
La carie è una lesione e un danno, magari a lungo asintomiatico. I diritti civili sono un danno se negati, non se esercitati secondo le proprie preferenze.
L'abuso sessuale non può essere analogo al matrimonio tra adulti - non è difficile cogliere la differenza.
Procellaria e anonimo del 5 luglio,
quello che cercavo di fare era interrogarmi su un terreno meno consueto. Dire che una scelta così sia "falsa" e magari malata è in genere la prima risposta, quella immediata.
Mi interessava indagare altre possibili risposte.
Per Francesco Sirio, 6/7/11 09:05:
"ho dimenticato di firmarmi...
francesco sirio
(ma si era capito...)"
Sì, si era capito (e non c'è molto da cui andare fieri per questo).
Chiara Lalli le ha esposto sia l'ovvio (cioè la differenza tra abusi sessuali e matrimonio tra adulti consenzienti dello stesso sesso) ed il meno ovvio (cioè il principio libertario).
Non posso che accodarmi all'ovvio e ricordarle che la natura odia il paternalismo, cioè che tutti i proibizionismi sono stati un totale fallimento, mostrandole così che il paternalismo è una minaccia (e non una sicurezza) per la società.
Cordiali Saluti,
DiegoPig.
Personalmente non mi sentirei di utilizzare il termine "malato" per il comportamento illustrato, ma sicuramente userei l'espressione "poco salutare".
Questo perchè una relazione con una bambola è una relazione con sè stessi, che non permette di modificare l'immagine di sè attraverso l'interazione intima con un'altra persona.
In sostanza, questa situazione è tanto "poco salutare" quanto una relazione con una donna vera ma completamente sottomessa.
Cordiali Saluti,
DiegoPig
Il post mi spiazza un po'. Certamente non sono adeguate le condanne di legge o le false slippery slopes che vengono talvolta proposte (come pretende di avanzare Sirio). Certamente conosciamo già bene casi di persone che dialogano con statue o generiche sculture senza che questo sia malvisto dalla società, o inteso come propedeutico a fantomatici conseguenti reati verso persone fisiche non consenzienti.
Diversamente dai suddetti casi, qui sembra esserci una piena consapevolezza (anche conscia) della illusorietà delle identificazioni selezionate, ciononostante il protagonista si compiace dei benefici goduti. Del resto, quanti adulti si dotarono di un tamagotchi quando andò di moda, senza vergognarsene? Quanti patiti di console elettroniche dichiarerebbero che l'eroe di turno stia realmente sconfiggendo il male, o il nemico, mentre ordinano ogni sua impresa?
Chiaramente il limite tra diversivo fantastico, passatempo, illusione, autoinganno e via dicendo non è sempre necessariamente così netto. Simuliamo tutti costantemente, anche se a diversi gradi, una realtà diversiva dalla realtà materiale, logica e fattuale. Il rischio di sostituire le utili relazioni sociali con surrogati autosufficienti e incapaci di contropartite attive sembra anche a me concreto, ma è materia di psicologi e certamente non univoca, a meno che volessimo bandire o condannare per sempre anche i romanzi o la cinematografia.
Dalla lettura sembra anche di intravedere una soluzione ad un istinto primordiale verosimilmente antropologico e animale ("tenerle la mano, lavarle la parrucca"), inscritto nel nostro codice biologico e verosimilmente, per quel dato individuo, da soddisfare per mera necessità, senza temere di compromettere la propria totale autonomia considerata preziosa.
Non mi viene da condannare questa persona, il sentimento che provo è la tristezza.
Più che una malattia sembra un sintomo, forse di una frustrazione o di un malessere più grave. La si può vedere come una risposta analgesica dell'individuo a una sofferenza, come il rilascio di endorfine in seguito a un trauma.
è un po' come credere in dio.
...e' un po' come credere in Dio, quando anche le bambole compiranno dei miracoli.o verrano citate nella Bibbia dai profeti..ci provarono tanti anni fa gia' gli ebrei, credo si trattasse di un vitello, un vitello d'oro, allora...
sono debitore di un commento, serio, a Paolo e Chiara... e quanto prima, onorero' con piacere...questo mio... volontario, gradito, dovere.
francesco sirio
Mi sembra che sia come illudersi nella vita al di là, come credere nei vari dei (o in Dio) nelle varie religioni. Sono sempre fantasticherie, create con l'unico scopo - essere felici!
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