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domenica 22 febbraio 2015

Every sperm is sacred

Non siamo ancora esattamente all’inveramento della parodia dei Monty Python, ma ci manca poco. Il gesuita Joseph Fessio ha inviato il mese scorso una lettera a Sandro Magister («“La Civiltà Cattolica” non ha sempre ragione. Parola di gesuita», www.chiesa, 29 gennaio 2015), in cui critica il confratello Pierre de Charentenay, colpevole di avere a sua volta attaccato in un suo libro i vescovi delle Filippine, ostili a una legge del loro paese che facilita l’uso di mezzi contraccettivi. De Charentenay scriveva fra l’altro che

la Chiesa cattolica [filippina] non menziona mai la moltiplicazione degli aborti, realtà decisamente più grave della contraccezione che essa combatte. Le due cose sono legate, poiché l’aborto è il mezzo per evitare le nascite, quando la contraccezione non è utilizzata. Il male peggiore segue il male minore.
Ecco come ha risposto Fessio:
Chiedo: è vero che l’aborto è un male peggiore della contraccezione, e anche «decisamente più grave»? Non necessariamente. Prendiamo il caso di coppie sposate che senza grave necessità utilizzano la contraccezione per rinviare la nascita di figli per anni, dopo che si sono sposati. Certamente in alcuni casi la volontà di Dio per loro è che siano aperti a una nuova vita. Qual è allora il male più grave? Prevenire il concepimento – e l’esistenza – di un essere umano con un’anima immortale, voluto da Dio e destinato alla felicità eterna? O abortire un bambino nel grembo materno? Quest’ultimo è certamente un male grave, «Gaudium et spes» lo definisce un «crimine abominevole». Ma comunque esiste un bambino che vivrà eternamente. Mentre nella prima circostanza non esisterà mai un figlio che Dio intendeva venisse al mondo […] è un male maggiore privare qualcuno dell’esistenza rispetto a privare qualcuno della vita temporale.
La frase finale dimostra, temo, che padre Fessio è in preda a una gravissima confusione. Com’è possibile, infatti, privare di qualcosa qualcuno che non esiste – qualcuno che, a rigore, non è affatto «qualcuno»? Non c’è un bambino che esiste da qualche parte – in un futuro alternativo o in un mondo possibile – e che sparisce con un sonoro «puff!» nel momento in cui i genitori ricorrano alla contraccezione. Quel bambino esiste solo nella vivida immaginazione di padre Fessio; a meno di non sostenere che l’anima preesista al concepimento. Ma questo andrebbe contro il dogma, che afferma al contrario che l’anima viene creata nel momento stesso della sua infusione nel corpo.
Sulla Nuova bussola quotidiana Renzo Puccetti («Contraccezione, nello scontro tra gesuiti perde la Civiltà cattolica», 22 febbraio), che naturalmente fa sua la posizione di Fessio (sia pure con qualche circospezione verbale), invoca l’autorità di Sant’Agostino, che così si esprimeva nel De nuptiis et concupiscientia (I.15.17):
questa voluttuosa crudeltà o se vuoi questa crudele voluttà si spinge fino al punto di procurarsi sostanze contraccettive […], volendo che il proprio figlio perisca prima di vivere.
Agostino, però, come dovrebbe essere noto, era incerto riguardo all’origine dell’anima umana, e non ne escludeva neppure la preesistenza (almeno in una prima fase del suo pensiero). Il brano riflette questa sua incertezza, e difficilmente potrebbe essere fatto proprio da un cattolico ortodosso. In altri tempi Puccetti e Fessio (e probabilmente anche Magister, che dà spazio alla vicenda per alimentare la sua personale polemica antibergogliana) avrebbero potuto passare qualche brutto momento per queste affermazioni incaute.

Ma i tempi sono cambiati. Oggi, nell’accelerata trasformazione del cattolicesimo da religione universale a ideologia familista, idee come queste possono diffondersi come un’epidemia di influenza aviaria, e la logica e forse addirittura persino il dogma potrebbero rivelarsi inabili a fermarle. Ho il sospetto che ne sentiremo riparlare.