domenica 10 dicembre 2006

The show must go on

Onorevole Cota*, quale decisione si augura che il tribunale di Roma prenda in merito al caso Welby?, chiede il cronista e la risposta è già nel titolo («Nessuno legittimi la dose letale di sedativo», la Padania, 10 dicembre 2006).

(Cota è Roberto Cota, segretario nazionale della Lega Nord – Piemonte, avvocato e sorriso a molti denti sfavillante di dentifricio alla mela verde, ndr. Per la Padania magari sono informazioni superflue, ma per noi terroni è utile.)

La legge italiana prevede il consenso al trattamento terapeutico. È dunque possibile non curarsi: se Welby è capace di intendere e volere, può chiedere di non essere sottoposto alla respirazione artificiale. Tuttavia, sono assolutamente contrario a una dose letale di sedativo come lo stesso Welby ha chiesto. Mi auguro che nessuno legittimi mai una cosa del genere. La natura deve fare il suo corso: nessuno ha il diritto di togliere la vita a una persona.
Dunque: stacchiamo il respiratore e lasciamo che la natura faccia il suo corso (= Welby muore soffocato).
E meno male che Cota ci tenga a dire che “occorre essere razionali” e a mettere in guardia verso “soluzioni che potrebbero portare a effetti devastanti”. Quale razionalità giustifica una sofferenza inutile? Quale razionalità giustifica la condanna a morte per soffocamento? Io credo che gli effetti più devastanti derivino da simili affermazioni, e non da una eventuale legalizzazione dell’eutanasia. Per non parlare del concedere a Welby quanto chiede.
Come cittadino e come parlamentare rabbrividisco di fronte alle tesi dei radicali. La loro concezione della vita è molto bassa. Secondo loro ciascuno può fare qualunque cosa.
Molto interessante la connessione tra una concezione bassa della vita e l’affermazione della libertà individuale. Non è piuttosto il contrario? Proprio in virtù di una elevata concezione della vita si lascia alle persone la libertà sulle proprie vite (con il limite configurato dal danno a terzi).

E per chiudere in bellezza:
La Lega Nord è per la difesa della vita. Nessuno può togliere la vita a un altro uomo, anche con il consenso della stessa persona. Cosa diversa è il diritto di una persona di rifiutare le cure e, in particolare, certe cure che si configurano come un accanimento terapeutico.
Per l’imposizione della vita, non per la difesa. Altrimenti non è difesa, ma condanna. Il diritto di una persona di rifiutare le cure ha bisogno di alcune condizioni per poter essere realizzato: e la sedazione è una di queste condizioni. Se non si è disposti a sedare il paziente che rifiuta trattamenti o cure, lo si condanna a sofferenze inaudite. Per quale ragione? Per difendere la sua vita? O la propria personale e meschina idea di vita (altrui)?

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