sabato 26 febbraio 2011

venerdì 25 febbraio 2011

Impeccabile Galli della Loggia

Ernesto Galli della Loggia, «I confini della volontà» (Corriere della Sera, 25 febbraio 2011, p. 1):

La Costituzione italiana garantisce, all’articolo 32, che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario”. Chiunque insomma, nell’ambito della gestione della sua salute, è padrone di disporre come vuole del proprio corpo: di andare o no da un medico, di curarsi o non curarsi, di sottoporsi o no ad un’operazione, al limite anche di cessare di alimentarsi. Ciò vale se egli è in stato di coscienza, se è in grado d’intendere e di volere. Ma che accade se non lo è più? Se il grado avanzato di una malattia che lo ha colpito, o un incidente improvviso, lo rendono per l’appunto incapace d’intendere e di volere? La legge sotto esame in questi giorni alla Camera stabilisce che allora egli perda in sostanza il diritto surricordato e che alla sua volontà, prima così solennemente garantita, si sostituisca invece quella del medico.
Il progetto di legge di cui stiamo parlando decreta questa perdita di diritto nel momento in cui stabilisce che sì, io posso affidare le mie volontà in materia di “attivazione o non attivazione di trattamenti sanitari” a una cosiddetta “dichiarazione anticipata di trattamento” contenente perfino “la rinuncia ad ogni o ad alcune forme particolari di trattamento sanitario in quanto di carattere sproporzionato o sperimentale” (dunque solo in questo caso?), e posso, sì, egualmente, nominare un “fiduciario” che mi rappresenti quando non dovessi essere più cosciente. Stabilisce anche, però, che nel primo caso la mia dichiarazione non ha alcun valore vincolante ma solo un valore di “orientamento”; e stabilisce altresì, in un emendamento al testo iniziale, che anche nel secondo caso se sorge un contrasto tra il parere del mio “fiduciario” e quello del medico è il parere di quest’ultimo che ha la meglio. La mia volontà, insomma, è solo un “orientamento” , ma di fatto io sono nelle mani di ciò che decide il medico. Si aggiunga infine, per colmare la misura, che la validità già molto aleatoria della mia “dichiarazione” è sospesa se mi trovo in condizioni di urgenza o d’imminente pericolo di vita. Cioè proprio nella circostanza – come ha fatto giustamente osservare il professor Possenti nel suo ottimo articolo di mercoledì sul Corriere – in cui la suddetta “dichiarazione” dovrebbe valere di più.
In verità a ogni persona di buon senso sfugge per quale ragione la legge, da che tutela in modo assoluto la mia volontà finché sono cosciente, non debba poi riconoscerle più alcun valore quando manifesto tale volontà ora per domani, cioè per quando non sarò più in grado di farlo a causa di un sopravvenuto stato d’incoscienza. Perché nel frattempo posso aver cambiato idea, è la risposta. Già, ma ci si rende conto che se questo modo di ragionare fosse fondato, allora non dovrebbe essere riconosciuta valida, per esempio, nessuna disposizione testamentaria che non fosse redatta e sottoscritta un istante prima di morire? Capisco che l’importanza dei beni materiali è ben diversa da quella della vita umana, ma la manifestazione di volontà è sempre la stessa. Se è valida in una materia non può che essere valida sempre. Non solo: ma proprio per una simile eventualità – perché può sempre sopraggiungere un imprevisto qualunque che quando ero cosciente non ero in grado di prevedere nelle mie disposizioni – proprio per questo, dicevo, io posso nominare un “tutore” , una persona di mia fiducia che in caso di mia impossibilità decida per me. E invece, come ho già ricordato, anche questo la legge non permette.
Ma anche qui: perché mai ciò che pensa e decide del mio destino un medico sconosciuto deve avere la meglio su ciò che invece pensa e decide una persona alla quale presumibilmente mi legavano rapporti intensi di conoscenza e di affetto (un congiunto, un coniuge, un amico, un compagno), e della quale mi sono comunque fidato al punto di consegnare la mia vita nelle sue mani? Stupisce davvero che proprio una visione del mondo che si vuole cristiana – qual è senz’altro quella di chi ha ispirato e redatto questa legge – abbia deciso di sottrarre la morte alla sua tragica e misteriosa umanità, alla sua natura di drammatica prova e compendio di una vita e dei suoi affetti, per consegnarla invece alla gelida presunta imparzialità dell’apparato sanitario, alla tecnicalità del sapere medico-scientifico. […]

martedì 22 febbraio 2011

Berlinguer



Quando c’era maestrale fortissimo, Enrico arrivava e cominciava a dire: “C’è un bel maestrale, e guarda che bel mare...”. E io: “Ho capito vuoi uscire”. Quelle fotografie sono state scattate con maestrale e mare forza 9. I pescatori, quando siamo rientrati, ci hanno detto: “Gesù bambino doveva essere bagnante”. Secondo loro ci proteggeva.

[...]

Dopo il gozzo ho comprato un Hobbie Cat 16 che era una bomba. Il gozzo andava a 6 nodi, il catamarano faceva 20! Quasi come un motoscafo. Quando l’ha visto, Enrico mi ha subito chiesto di uscire.
Eravamo sulla spiaggia di Tonnara, c’era un bel vento di libeccio. Enrico, come sempre, era circondato da guardie del corpo: c’erano quelle del questore di Sassari, quelle della Digos e quelle del partito. “Onorevole, quando torna?”. “Dipende dal vento”. Noi siamo partiti a razzo verso Porto Torres, mentre la scorta passeggiava nervosamente sulla spiaggia, lunga circa 12 chilometri e deserta. A bordo del catamarano bianco e giallo sfrecciavamo in silenzio terrorizzando aironi e cormorani.
L’Hobbie ce l’ho avuto per molti anni, poi si è sfasciato dopo la morte di Enrico.

Su Il Mucchio Selvaggio di marzo.

domenica 20 febbraio 2011

Top Ten Creationist Arguments (part 2)

As Dr House once said: “If you could reason with religious people, there would be no religious people.”

Guardian, 20 February 2011.

giovedì 17 febbraio 2011

Parole di buon senso

Mario Ricciardi, «Niente polveroni su parole di buon senso» (Il Riformista, 16 febbraio 2011, p. 6):

Speriamo che adesso non si scateni un putiferio per quella che, a leggerla con attenzione, non è altro che una considerazione di buon senso. Scrivendo che «il legislatore nazionale ben potrebbe provvedere, nel concorso di particolari circostanze, a un ampliamento dell’ambito di ammissibilità dell’adozione di minore da parte di una singola persona anche con gli effetti dell’adozione legittimante» l’estensore della sentenza della Corte di cassazione pubblicata ieri non sta violando le prerogative del legislatore e nemmeno rivolgendogli un’esortazione. Semplicemente, nell’ambito di quella che – è bene ricordarlo – è una pronuncia di legittimità, il magistrato ipotizza che, a suo avviso, non ci sarebbero ostacoli di principio a un intervento legislativo che allarghi le maglie dell’attuale disciplina delle adozioni, attribuendo questa possibilità anche a persone non coniugate. La Corte non afferma, e non è corretto farle dire, che non c’è alcuna differenza tra una coppia coniugata e un singolo dal punto di vista dei requisiti necessari per adottare. Si limita a notare che ci sono situazioni in cui i principi non negano che un singolo potrebbe essere all’altezza di tale impegno. D’altra parte, è difficile immaginare come si possa sostenere il contrario. Se lo standard di valutazione in casi del genere è il bene del minore, non c’è dubbio che per un bambino avere un solo genitore adottivo sia meglio di non avere nessun genitore. Riconoscere la ragionevolezza di tale affermazione non comporta negare che, qualora sia possibile, averne due è ancora meglio. Insomma la Corte non entra, e non potrebbe farlo, nel merito di questioni di antropologia filosofica che non le competono, e non tenta di erodere i presupposti costituzionali della tutela della famiglia. […]

giovedì 10 febbraio 2011

Una legge ideologica, bugiarda e sgrammaticata

Stefano Rodotà, intervistato da Eleonora Martini, dice cosa pensa del disegno di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, che approderà in aula alla Camera il 21 febbraio («Illegalità e biopolitica nel nome di Eluana», Il Manifesto, 10 febbraio 2011, p. 6):

La legge è ideologica perché nell’articolo 1 si dice che la vita è indisponibile, cosa che dal punto di vista giuridico è del tutto falsa, come dimostrano un’infinità di casi: da quello dei Testimoni di Geova a chi rifiuta le cure e si lascia morire. La vita dunque è disponibile e, partendo da questa falsa premessa, si vuole imporre un puro punto di vista: la legge è perciò autoritaria. Poi è menzognera perché sbugiarda perfino il titolo: malgrado un delirio burocratico, queste “direttive anticipate” non valgono nulla. E scaricando le responsabilità sul medico, anziché evitare, aprirà molti contenziosi giuridici. Avremo non uno, ma 100, 1000 casi Englaro. È sgrammaticata perché si contraddice in più punti, come quando dice che le direttive possono essere revocate in ogni momento e poi afferma che bisogna farlo in forma scritta e davanti a un medico generalista (che non si sa cosa sia). Ciò vuol dire che se in televisione dichiaro di aver cambiato idea rispetto a quanto scritto nel testamento biologico, e subito dopo ho un incidente che mi riduce in stato vegetativo, quella mia dichiarazione davanti a milioni di persone non vale. Infine, è anticostituzionale perché, tra i tanti motivi, limita la libertà di cura e il diritto fondamentale all’autodeterminazione. Ed è perciò destinata a subire numerose sentenze di bocciatura da parte della Corte costituzionale.

lunedì 7 febbraio 2011

L’obiezione di coscienza






















Io non costringo, curo

Appello dei medici e degli operatori sanitari per la libertà di scelta sul testamento biologico e contro l’accanimento terapeutico. Promosso dalla Fp-Cgil e dalla Fp-Cgil Medici.

I medici e gli operatori sanitari non vogliono una legge che costringa a mantenere in vita con tecnologie straordinarie o sproporzionate chi ha deciso di rifiutarle in modo consapevole e non ha più una ragionevole speranza di recupero.
Non vogliono calpestare, per scelte legislative ideologiche, la deontologia professionale e la stessa Costituzione che garantiscono il rispetto della volontà dell’individuo sulle terapie da effettuare.
Non vogliono che l’idratazione e la nutrizione artificiale siano strumentalmente considerate nella legge come “pane ed acqua”, in contrasto con la comunità scientifica internazionale e negando l’evidenza della necessità per la loro somministrazione di competenze mediche e sanitarie.
Vogliono invece poter lavorare secondo scienza e coscienza in una alleanza terapeutica con la persona assistita, alla quale devono sempre essere garantite la dignità e la decisione finale.
Sottoscrivi l’appello.

sabato 5 febbraio 2011

Problemi con le staminali indotte

Da «Abnormalities discovered in stem cells from adults», New Scientist, n. 2798, 5 febbraio 2011, p. 15:

Joseph Ecker del Salk Institute di La Jolla, California, e colleghi hanno scoperto che alcuni geni si sono attivati e disattivati erroneamente in parti dei cromosomi di cellule staminali pluripotenti indotte (induced pluripotent stem cells, iPSC). Le iPSC sono cellule adulte riprogrammate per trasformarsi in qualsiasi tipo di tessuto.
La maggior parte degli errori si sono verificati nel punto in cui i due bracci del cromosoma si toccano [nel centromero, n.d.GR] e alle loro estremità [nei telomeri, n.d.GR], sia nelle iPSC sia nei tessuti che esse hanno formato. Ecker non ha trovato nessun errore nelle staminali embrionali […] (Nature, DOI: 10.1038/nature09798).
«È prematuro abbandonare le staminali embrionali; dobbiamo prima capire cosa succede nelle iPSC», sostiene Robert Lanza, direttore scientifico della Advanced Cell Technology, in Massachusetts.
La speranza è che si trovi un modo per risolvere questi problemi, o che i loro potenziali effetti negativi si rivelino meno gravi del previsto. Ma in ogni caso la scoperta dimostra con chiarezza la necessità di proseguire lo studio delle staminali embrionali accanto a quello delle iPSC, al contrario di quanto vorrebbe l’incosciente (e chiassosa) propaganda integralista.

venerdì 4 febbraio 2011

20 milioni di euro


Strawberry fish by Einan.

L’innovazione, come la tradizione, non è di per sé moralmente connotata. Significa solo che qualcosa di nuovo è stato scoperto, inventato o reso disponibile per un qualche uso.
C’è innovazione e innovazione, proprio come c’è tradizione e tradizione: alcune sono moralmente ripugnanti, alcune sono ammissibili. Il fatto di essere in un certo modo da tanto tempo o da oggi non ci permette di inferire nulla sullo spessore morale.
Senza dubbio l’innovazione ha un legame forte con la ricerca scientifica. E qui arriviamo a un nodo doloroso. Perché negli ultimi anni, sempre più brutalmente, abbiamo assistito a tagli impietosi dei fondi destinati alla ricerca. Abbiamo assistito agli appelli più accorati, sguaiatamente ipocriti, e alle giustificazioni più strappalacrime: questo sacrificio sarebbe necessario per il bene del Paese, un po’ come quando si chiedeva di consegnare le fedi d’oro in tempo di guerra.
Ed ecco che 20 milioni di euro, più il medievale Castello dei Monteroni riportato a nuovo, vengono promessi a un progetto che di scientifico ha solo l’apparenza per quanti sono in grado di vedere.
È difficile dire se a impressionare di più siano i 20 milioni di euro stanziati o le immagini della conferenza stampa durante la quale la Fondazione dei diritti genetici annuncia la neonata avventura. Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Nichi Vendola, governatore della Regione Puglia, Vincenzo Tassinari, presidente di Coop Italia, Enzo Paliotta, sindaco di Ladispoli. Nel programma era atteso anche Gianni Alemanno, sindaco di Roma.
O i sostenitori istituzionali della iniziativa: “Per la realizzazione del progetto è stato firmato un protocollo d’intesa tra la Fondazione diritti genetici, i ministeri per i Beni Culturali, Istruzione, Università e Ricerca, Ambiente, Politiche Agricole, Sviluppo Economico, Affari Esteri, Politiche europee, la presidenza del Consiglio del Consiglio dei ministri, le Regioni Lazio e Puglia e il Comune di Roma”.
I presenti sono entusiasti ma forse hanno saltato tutte le lezioni di biologia e non hanno mai avuto la curiosità né il senso del dovere di informarsi.
E non sono intervenuti come singoli cittadini, ma come rappresentanti istituzionali, e si sono accordati per stanziare venti milioni di euro a beneficio della fondazione dei diritti genetici. Tutti d’accordo in una bucolica armonia in cui le appartenenze non contano più, ma prevale il pregiudizio. Tutti d’accordo nel ricoprire d’oro qualche cortigiano mentre gli altri consegnano le fedi.

Continua su iMille, 4 febbraio 2011.

giovedì 3 febbraio 2011

Tragica storia di un marito


(Hat tip: Marta Nuccetelli, su Facebook.)

mercoledì 2 febbraio 2011

Venti milioni di euro

Venti sì, nonostante il solito pianto e i tagli sulla ricerca. A chi vanno? Ecco cosa scrive Gilberto Corbellini su Il Sole 24 Ore, Venti milioni di euro ai qualunquisti anti-OGM, 30 gennaio 2011.

La comunità degli scienziati italiani è allibita. Potrei riportare decine di email e telefonate, non ultima quella di uno sconfortato Edoardo Boncinelli. Il lamento è uno solo: ci dicono che non ci sono soldi per finanziare ricercatori che all’estero ci invidiano, e che per questo sempre più spesso se ne vanno, ma la Presidenza del Consiglio, la Regione Lazio, il Comune di Roma e la Regione Puglia hanno stanziato ben 20 milioni di euro da destinare a un progetto ispirato dalle fobie allucinatorie dell’ex-sessantottino Mario Capanna. L’unico al mondo ad aver visto e discusso (UnoMattina Estate del 30 luglio 2007) il sapore dell’inesistente fragola-pesce, usata anche come monito terroristico da una pubblicità Coop.
Il progetto si chiamerà, forse per assonanza con il film di Albanese, GenEticaMente. E a leggere la «piattaforma di ricerca», cioè i tipi di tecnologie e gli obiettivi del programma, vien subito da ridere. Poi, però, subentra una profonda tristezza. E uno si chiede chi possa mai aver vagliato, sul piano della plausibilità e della fattibilità, le cosiddette piattaforme di innovazione che sono state finanziate. È evidente che i ministri, presidenti di regioni, sindaci e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, non hanno chiesto, come si fa a livello internazionale per qualunque stanziamento di fondi pubblici, a un comitato di esperti neutrali, se il progetto ha una sua razionalità. Si possono capire Coop e Coldiretti, che avranno un ritorno di immagine attraverso il rinforzo della propaganda anti-ogm. Ma non è chiaro l’interesse delle istituzioni pubbliche a investire in quel pastrocchio i soldi delle nostre tasse. Che, di fatto, vengono regalati a una fondazione privata, che li userà per fare del proselitismo settario, cioè per alimentare la disinformazione contro l’uso agricolo di ogm.
Il piano si ammanta della definizione di «ricerca partecipata», cioè democraticamente controllata. In realtà è l’ennesimo esempio nazionale di manipolazione politica della scienza, nel nome di pregiudizi ideologici. È il ritorno della politicizzazione della biologia del sovietico Lysenko. I danni per una politica agraria ideologica e irresponsabile, saranno a carico dei milioni di cittadini italiani che dovranno pagare il cibo più caro in un paese che diventerà economicamente sempre più arretrato. Chi volesse esprimere un civile segno di protesta può sottoscrivere un appello alle autorità politiche e istituzionali a questo indirizzo: www.salmone.org.
Anche Biotecnologie Basta Bugie.