La storia è questa: il governo francese è contrario ai concorsi di bellezza destinati alle minorenni e il Parlamento sta discutendo un progetto di legge per vietare a chi ha meno di 16 anni di partecipare alle sfilate. Le principali motivazioni sono l’ipersessualizzazione e lo sfruttamento commerciale dei più piccoli.
Il divieto e le ragioni addotte a sostegno del divieto hanno attirato la mia attenzione. Perché in generale un divieto legale andrebbe giustificato con argomenti solidi. Una volta che abbiamo rifiutato un sistema politico teocratico (“è vietato perché un dio così vuole”) o paternalista (“è vietato per il tuo bene”), quello che dovrebbe rimanere è un sistema che deve motivare i divieti che impone, molto approssimativamente ispirandosi al principio del danno a terzi: un divieto è legittimo quando è sostenuto da un danno che noi infliggeremmo a qualcun altro (omicidio, aggressione e così via).
Le motivazioni che invochiamo a sostegno di un divieto, poi, non dovrebbero essere facilmente riutilizzabili per vietare mille altre cose. Possiamo pensare che i concorsi di bellezza - in generale o solo quelli per i minorenni - facciano schifo, che siano inopportuni, volgari, noiosi, ma stiamo parlando di un divieto e non di una preferenza. Non possiamo mica vietare per legge le cose stupide o di cattivo gusto. Non finiremmo mai.
Ci dovremmo quindi domandare se partecipare a un concorso di bellezza sia intrinsecamente dannoso o se lo sia in alcune circostanze, come quelle di avere meno di 18 anni e di esservi stati portati verosimilmente dai propri genitori (quando una ragazzina può davvero scegliere?). Partecipare a Miss Francia provoca un danno tale da autorizzare i legislatori a dire “vietato per legge”?
Passiamo all’invocazione dello sfruttamento commerciale delle piccole aspiranti miss da parte dei genitori: se valesse, dovremmo estenderlo a molti altri casi, affini e lontani. Attori e cantanti in miniatura, tanto per cominciare. Modelli per giocattoli, vestitini, magliettine, palloncini.
Ma poi anche quei genitori che decidono che il figlio debba diventare un grande campione: come non pensare ad Andre Agassi - che racconta in Open le torture inflittegli dal padre - o a Jennifer Capriati o a tanti altri le cui vite sono state profondamente indirizzate dal potere dei genitori. Potere che è inevitabilmente esteso, soprattutto nei primi anni. Potere che non è assoluto, ma i cui confini sono difficili da tracciare: far partecipare la propria figlia a un concorso di bellezza somiglia più a torturarla o a iscriverla a scuola?
Se accettiamo la bontà dell’argomento dello sfruttamento commerciale dovremmo dunque augurarci che le prossime leggi vieteranno un lungo elenco di attività decise dai genitori e destinate ai figli.
I due tennisti, Agassi e Capriati, non sono i soli esempi a disposizione, ovviamente. Mettendo insieme la giovane età, il travestimento e quel senso di fake che possiamo immaginare connessi a un concorso di Miss teen mi è venuta in mente la comunione. Rituale per me abbastanza estraneo, mi è capitato di osservarlo qualche mese fa perché la figlia di amici celebrava il sacramento.
Ora, provate a pensarci dismettendo la familiarità che avete accumulato in anni e anni: sono piccoli, vestiti in modo inusuale e sulla loro autonoma decisione si può avanzare qualche dubbio. Quanto allo sfruttamento commerciale, potremmo pensare ai regali, alle bomboniere, ai pranzi e a quello che sembra in tutto e per tutto un banchetto di nozze in miniatura. E se nei concorsi si rischierebbe l’ipersessualizzazione, durante il catechismo non si potrebbe rischiare l’obnubilamento? Sarebbero queste condizioni sufficienti per un divieto legale? ×
Il Mucchio di gennaio.
3 commenti:
1. Noto che si parla di sfruttamento commerciale e genitori. La scuola dell'obbligo, prodotto dello Stato nazionalista ottocentesco, volta a sfornare maestranze da impiegare spesso a bassissimo prezzo in condizioni tutt'altro che dignitose, è o non è parte di un immenso dispositivo di sfruttamento cui il genitore è OBBLIGATO per legge a partecipare?
2. Perché magari, a proposito di Francia, non parliamo anche della legge PROBIZIONISTA (ma loro la chiamano "abolizionista") sulla prostituzione che, altroché minorenni!, va a incidere su transazioni private che riguardano individui più che adulti, legge fatta a imitazione della "progressista" Svezia, ma in Francia caldeggiata da gruppi di pressione che sono esplicite emanazioni della chiesa cattolica (come il Moviment du Nid)?
Al commento precedente:
giusto, sarebbe molto meglio sfruttare i cittadini mentre sono ignoranti e analfabeti.
Per quanto riguarda l'articolo:
Proibire l'indottrinamento religioso dei minorenni? assolutamente favorevole. Si tratta di un danno gravissimo, paragonabile all'amputare un arto. Solo che in questo caso si amputa una parte di cervello.
Proibire la prostituzione? No, in questo caso il danno si farebbe ai clienti (prezzi in ascesa, servizi scadenti).
Auguri
Proposta di modifica n. 1.8 al DDL n. 1052
1.8
GIOVANARDI, D'ASCOLA, TORRISI, BIANCONI, CHIAVAROLI
Sostituire l'articolo con il seguente:
«Art. 1.
1. All'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, alle lettere a) e b) sono aggiunge in fine le seguenti parole: ''o fondate sull'omofobia, transfobia, eterofobia, pedofobia, cristianofobia'';
b) al comma 3, primo periodo, dopo le parole: ''o religiosi'' sono aggiunte in fine le seguenti: ''o fondate sull'omofobia, transfobia, eterofobia, pedofobia, cristianofobia''.
2. Al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito con modificazioni dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al titolo, dopo le parole "o religiose" sono aggiunte le seguenti: ''o fondate sull'omofobia; transfobia, eterofobia, pedofobia, cristianofobia''.
b) alla rubrica dell'articolo 1, dopo le parole: "o religiosi" sono aggiunte le seguenti: ''o fondate sull'omofobia, transfobia, eterofobia, pedofobia, cristianofobia''.
c) all'articolo 3, comma 1, lettera c), le parole "o religioso" sono sostituite dalle seguenti: ''o fondate sull'omofobia, transfobia, eterofobia, pedofobia, cristianofobia''.
d) dopo il comma 3 è aggiunto il seguente:
''3-bis. Resta ferma la legge di ratifica della Convenzione di Lanzarote e comunque la punibilità di quei comportamenti e delle opinioni in materia sessuale e non, vietati nelle disposizioni penali vigenti''».
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Emendc&leg=17&id=734045&idoggetto=744392
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