mercoledì 25 giugno 2014

I pro-life e la retorica della “vita nascente” contro l’interruzione volontaria di gravidanza


“Nel 1999 Don Oreste Benzi diede inizio alla preghiera per la vita nascente davanti agli ospedali, nel giorno e nell’ora in cui si pratica l’aborto legale, da Rimini si è diffusa in diverse città, a cadenza settimanale o mensile”. Così si legge nel sito della Comunità Papa Giovanni XXIII. Ogni martedì, come stamattina, il gruppo di preghiera si ritrova davanti alla Clinica di Ostetricia del Sant’Orsola di Bologna. Prega, è lì apposta. Prega per ottenere un risultato: convincere le donne a non interrompere la gravidanza, perché l’aborto è il più atroce dei crimini.

Per loro non è che un atto dovuto, perché “Con questa preghiera si vuole essere presenti sul luogo dove si esegue una condanna a morte di cui tutta la società è corresponsabile, per chiedere perdono pubblicamente e per supplicare il Padre perché cessi questa strage di innocenti, uccisi perché danno fastidio. Si vuole essere vicini alle mamme, anche loro vittime dell’aborto, in quanto lasciate sole, indotte da condizionamenti e pressioni esterne, illuse che l’aborto sia un atto liberatorio e non informate della ferita incancellabile che procura per offrire loro aiuto perché salvino il loro bambino e anche se stesse”.

La logica è la stessa di quelli che aggrediscono i medici, che arrivano pure a ucciderli: in fondo è legittima difesa, o qualcosa che le somiglia molto. Cosa fareste avendo la possibilità di fermare un serial killer? Il peggiore dei serial killer, poi, uno che se la prende con gli individui più deboli e indifesi? La violenza appare giustificabile quando il fine è tanto superiore.

Il sito della Comunità offre un’ottima visuale del mondo pro-life: sostituisce il “bambino prenatale” a “embrione” e “feto”, ci mette in guardia dalle conseguenze psicologiche dell’aborto (“elaborazione del lutto”), promuove l’adozione degli embrioni congelati, suggerisce di fare obiezione di coscienza sulle spese abortive (“Siamo costretti a finanziare coi nostri soldi la soppressione di 320 bambini tutti i giorni”).

In altre parole: sparisce la diversità ontologica e concettuale degli stadi dello sviluppo umano e la volontà della donna; si sponsorizza l’infondata correlazione tra interruzione di gravidanza e devastazione psicologica, si critica la contraccezione (solo quella “naturale” è ammessa); si suggerisce l’unica alternativa all’aborto: l’adozione. Con l’aborto finalmente tornato illegale, tutte le donne sarebbero finalmente libere di essere madri. Che poi si è madri fin dal concepimento. Forse perfino da prima.

Wired.

1 commento:

Anonimo ha detto...

C'è anche quella ancora più subdola che dopo aver convinto la donna a non abortire per darlo poi in adozione, la fanno sentire per questo una madre sciagurata. Insomma devi per forza essere madre, e non basta che tu lo sia per forza, devi pure esserne felice altrimenti sei un mostro.