giovedì 27 agosto 2009

Sì, viviamo più a lungo

È uno dei vanti della modernità: grazie ai progressi della medicina, delle tecniche di conservazione dei cibi e di trattamento delle acque reflue etc., viviamo più a lungo dei nostri predecessori; sempre più a lungo. Negli Stati Uniti, per esempio, la speranza di vita alla nascita era di 45,6 anni nel 1907, di 66,4 nel 1957 e di 75,5 nel 2007. I nemici della modernità non possono negare queste cifre; hanno tentato quindi di screditarle con un argomento che si sente ripetere spesso. La speranza di vita, sostengono, è aumentata più che altro a causa della diminuzione della mortalità infantile (cioè del numero di bambini minori di un anno morti per ogni mille nati vivi), che sempre negli Stati Uniti era di 99,9 nel 1907, 26,3 nel 1957 e 6,8 nel 2007. Non è dunque che nel 1907 la gente cadesse morta a frotte prima di arrivare a 46 anni; piuttosto, per chi superava lo scoglio dell’alta mortalità infantile, che faceva abbassare la media, la durata della vita residua era paragonabile alla nostra, che è poi ancora quella biblica: «settanta sono gli anni della nostra vita (ottanta per i più robusti)».
Già dal punto di vista dei valori in gioco questo argomento è criticabile: la sconfitta quasi totale della mortalità infantile è una conquista immensa, che ha cancellato lo strazio di chi vedeva buona parte dei propri figli morire. (Se ricordo bene, ho visto usare l’argomento in questione anche da alcuni integralisti, per i quali curiosamente la vita dei bambini minori di un anno sembrava non costituire un bene così fondamentale: si vede che per loro vale più quella degli embrioni...) Ma c’è di più: l’argomento è sbagliato anche di fatto, come ci aiuta a capire John Hawks sul suo blog («Human lifespans have not been constant for the last 2000 years», John Hawks Weblog, 25 agosto 2009):

Well, it’s just not true. You can see for yourself easily with a little reading. For example, a free article (PDF) by John Bongaarts and Griffith Feeney reviews the concepts and provides convenient summary figures of mortality rates by age in the U.S. for 1950 and 1995. Age-specific mortality rates have declined across the adult lifespan. A smaller fraction of adults die at 20, at 30, at 40, at 50, and so on across the lifespan. As a result, we live longer on average. Reductions in juvenile and infant mortality also contribute to increased life expectancy at birth, but the same trend is evident if we consider life expectancy at 15, 20, 30, or even 80. We live longer now than in the past.
What about 2000 years ago? […] there’s no doubt that Romans, Egyptians, and Greeks were dropping dead at age 30, 40, 50 and 60 – at much higher age-specific mortality rates than today […] if human lifespan had really not changed in 2000 years, then 35-year-olds shouldn’t have left their skeletons very often in the Roman catacombs. Unfortunately (for them), we find those 35-year-old bodies. A rough estimate (gleaned from tomb inscriptions that give ages) is that half of Romans who lived to age 15 – and therefore escaped juvenile mortality – were dead before age 45.
[…]
In every way we can measure, human lifespans are longer today than in the immediate past, and longer today than they were 2000 years ago. Infant and juvenile mortality do make a difference – especially if we use “life expectancy at birth” as the statistic – but age-specific mortality rates in adults really have reduced substantially.
That’s a good thing!
Più empiricamente, ricordo di aver letto anni fa l’epistolario di Emily Dickinson, che copriva grosso modo il periodo a cavallo del 1850: quel che colpiva di più era la sequenza inarrestabile, angosciante, terribile di morti – morti non solo di infanti o di anziani, ma di giovani adulti. Morti a cui avrebbe posto fine solo l’installazione di una moderna rete fognaria: uno di quei ritrovati bassamente materialistici che i nemici della modernità usano così spesso deridere.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma che te ne fai di tutta questa gente, Giuseppe...
a.m.

Kirbmarc ha detto...

Ma quali fra i nemici della modernità che usano argomenti tanto stupidi?

Di solito i nemici della modernità blaterano di "relativismo" e "decadenza dell'Occidente", di divorzio e aborto, ma non ho mai sentito uno di loro ridere della sanità moderna o delle fogne...

Giuseppe Regalzi ha detto...

Ho letto questo preciso argomento in un articolo di Massimo Fini, pochi anni fa. Di nemici della modernità non ce n'è un tipo soltanto...

Kirbmarc ha detto...

"Massimo Fini"

Non conoscevo il personaggio, ed ora che lo conosco, improvvisamente mi sento molto fortunato. Di non essere lui.

Barbara ha detto...

Beh in effetti Massimo Fini ha qualche tendenza all'allegoria. Secondo me il punto non è tanto che i nemici della modernità criticano la sanità e le conquiste tecnologiche una volta ottenute; ma che non fanno niente per facilitarne l'ottenimento, anzi lo ostacolano. Insomma o sono miopi o sono furbi. In ogni caso free riders.

Su questo tema, volevo condividere un aneddoto. Nathan Rotschild, l'uomo più ricco del mondo nel 1815, che poteva permettersi qualunque cosa, è morto per una banale infezione da streptococco che oggi sarebbe curabile a costo quasi nullo. L'infezione si è sviluppata perché una ferita alla schiena (che lui si era provocato durante una caduta), è stata a contatto per un po' col suo vestito in tessuto lanoso, portatore di molti più germi rispetto all'igienico cotone.

Aurelio ha detto...

Secondo me non avete idee molto chiare sui nemici della modernità, o meglio sul significato di modernità. Per voi modernità significa fare a meno di Dio, anzi combattere in ogni modo chiunque vuole dargli un posto preminente nella vita dell'uomo, in particolare combattere la Chiesa cattolica che è l'unica che cerca di salvaguardare principi etici universali. Per voi modernità è divorziare anche per i motivi più futili, abortire anche quando magari si potrebbe evitarlo se per esempio problemi economici e non solo fossero superati, riconoscere come equiparate ai matrimoni eterosessuali quelli tra omosessuali, togliere l'alimentazione e l'idratazione a chi è in coma vegetativo persistente, creare e/o utilizzare embrioni per ottenere cellule staminali, fare l'esame pre-impianto degli embrioni in modo da eliminare quelli che non rispondano a certi criteri di salute (e chissà un domani di bellezza), ecc.
Quando mai la Chiesa si è opposta alle ricerche mediche condotte in modo "normale"? Voi vi siete opposti quando si trattava di usare come cavie gli animali e siete riusciti ad ottenere dei risultati! Ma l'embrione umano è meno dell'animale, quindi si può farne ciò che si vuole. Si può divorziare serenamente anche se poi ne soffriranno per tutta la vita i figli (direte che non è vero, ma provate a chiedere a loro divenuuti pacchi postali), fate abortire e poi non vi curate delle crisi esistenziali che molte di queste mancate mamme vivranno ecc.ecc.
Evviva la modernità che fa vivere di più a scapito di chi non è ancora nato. Evviva la modernità che dà maggiore quantità ma peggiore qualità di vita.
Per tornare al tema, avete tenuto presente che le morti per guerra sono diminuite? Certo gli antibiotici hanno dato un duro colpo alle malattie batteriche che falcidiavano tante persone e poi la chirurgia (che già esisteva con i suoi limiti nel medioevo)e la Chimica con i suoi progressi che non hanno certo visto la Chiesa opporsi (se non è vero fatemelo sapere con dati inoppugnabili).

paolo de gregorio ha detto...

@ Aurelio

"Per voi modernità significa fare a meno di Dio"

Tu invece ce l'hai come guardia del corpo?

"Per tornare al tema [Deo gratias], avete tenuto presente che le morti per guerra sono diminuite?"

Ma perché non fai un po' più di sforzo a leggere con attenzione? Ma se l'articolo parla di abbassamento della mortalità in tutte le fasce, nessuna esclusa; vorresti dirci che in guerra di andavano i ragazzini di dieci anni o gli uomini di sessanta? E poi: nel 1950 negli Stati Uniti c'era per caso una guerra?

Stefano Vaj ha detto...

La verità, rispetto ai proclami talora un po' trionfalistici di una medicina che ritiene di poter fare a meno di ricerche e scelte ben più radicali di quelle attuali, e cavarsela benissimo lo stesso, è che l'aspettativa di vita è cresciuta (in modo non continuo: sempre al netto della mortalità infantile, per ritornare a quella delle culture di caccia e raccolta le società post-agricole pare abbiano dovuto attendere sino al 1700!) ma è il lifespan degli esseri umani resta sostanzialmente immutato, con un picco della campana da qualche parte tra i 75 e i 100 anni.

Più o meno come con un gatto possiamo evitare che venga avvelenato, che sia ucciso, che contragga infezioni, ma poi alla fine qualsiasi quantità di euro spendiamo per lui in cure veterinarie non riusciamo neanche a farlo arrivare a vent'anni.

Stefano Vaj ha detto...

E se continuano a rafforzarsi da un lato le prediche a favore della "medicina sostenibile" e dall'altro le maledizioni contro la "medicina faustiana", svolte imminenti rispetto a tale situazione diventano certo problematiche...