Dopo mesi di discussioni e dibattiti bizzarri sulla RU486 arriva dal Senato il no alla sua commercializzazione. La commissione Sanità ha votato e la maggioranza, costituita da Pdl e Lega, vuole un parere tecnico sulla compatibilità della RU con la legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza. Soldi, tempo e energie spesi per avere un parere che anche un bambino potrebbe dare. Si legge infatti nella legge 194, articolo 15: “Le regioni […] promuovono l’aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza”. Non è superfluo ricordare che la RU486 è usata da decenni in altri Paesi e che si offre come un mezzo diverso per ottenere una interruzione di gravidanza – cioè il medesimo risultato. Risultato che in Italia è ancora permesso, almeno sulla carta. Sembra verosimile che le polemiche sulla RU486 siano soltanto pretestuose e che il bersaglio non sia il “modo” in cui si abortisce, ma l’aborto stesso. Già poco tollerato, l’aborto diventa inammissibile se connotato di una sfumatura in più di scelta: aborto chirurgico o farmacologico? Impossibile lasciare la scelta alle donne.
DNews, 27 novembre 2009.
venerdì 27 novembre 2009
Il vero bersaglio resta l’aborto non la pillola
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16 commenti:
Affermazioni prive di senso, che rovesciano completamente i fatti. Certo, il bersaglio resta l'aborto, ma questo non vuol dire che qualsiasi nuovo sistema abortivo debba necessariamente essere ammesso. La legge 194 è stata concepita per l'aborto chirurgico, il quale non è affatto "invasivo e doloroso" come si vuol far credere perché avviene in anestesia totale.
L'aborto chimico invece pone delle serie domande che l'articolista si è "dimenticata" di citare. Per esempio se la legge vuole che l'aborto avvenga in ospedale, come la mettiamo col fatto che già oggi, nei luoghi in cui viene sperimentata, la pillola viene prescritta e la ragazza mandata a casa ad abortire, salvo tornare ma solo per il raschiamento? Come la mettiamo che abortisce da sola nel gabinetto di casa, in preda alle coliche che il trattamento farmacologico determina per l'espulsione del feto, senza la possibilità di sedazione?
Dobbiamo lasciare la libertà alle donne? Io credevo che la 194 fosse una legge, e invece mi rendo conto che è solo una indicazione sanitaria, dal momento che chiunque, in nome di una richiesta "libertà di scelta alle donne", può pretenderne la violazione noncurante degli aspetti critici.
E se dicessimo che vogliamo lasciare la libertà ai nascituri? Le donne hanno fin troppa libertà sull'aborto, dal momento che la legge prevede che il consultorio dia l'assenso solo per comprovate e oggettive motivazioni, e invece il certificato viene rilasciato a chiunque lo richieda.
ma si sa, l'utero è mio e lo gestisco io, tanto peggio per il suo abitante che lo occupa "abusivamente".
"La legge 194 è stata concepita per l'aborto chirurgico, il quale non è
affatto "invasivo e doloroso" come si vuol far credere perché avviene
in anestesia totale".
Peccato che esista anche il dolore successivo all'operazione, e che l'anestesia totale non possa eliminarlo (cfr. R.M. Renner et al., "Pain control in first trimester surgical abortion", Cochrane Database of Systematic Reviews 2009, Issue 2. Art. No.: CD006712. DOI: 10.1002/14651858.CD006712.pub2).
"la legge vuole che l'aborto avvenga in ospedale".
E dove lo vuole, di preciso? Ripeto quanto avevo scritto qualche tempo fa a questo proprosito: "Il richiamo infine all’art. 8 della legge n. 194/1978 è quanto di più pretestuoso si possa concepire. L’articolo in questione specifica quali professionisti siano abilitati a «praticare» l’interruzione di gravidanza e in quali strutture sanitarie possano farlo. Se i farmaci che causano l’aborto vengono somministrati da uno di questi professionisti in una di queste strutture ma l’espulsione dell’embrione avviene altrove, diremo dunque che l’aborto è stato «praticato» dalla donna stessa? E questo sarebbe un caso indistinguibile da quello in cui invece la pillola sia stata somministrata da Amalasunta la Mammana nel sottoscala della sua casa di abitazione di Vicolo dei Miracoli? «Praticare X» significa eseguire l’azione che causa X o fare esperienza dell’effetto X? Se una legge imponesse che la cura dei tumori con la radioterapia venga «praticata» solo da certi specialisti e presso certe strutture abilitate, il paziente dovrebbe per questo essere sempre trattenuto fino all’avvenuta remissione? La risposta sembra ovvia..."
"senza la possibilità di sedazione".
Mai sentito parlare di antidolorifici? La procedura per l'aborto farmacologico prevede che vengano consegnati alle donne per essere usati in caso di bisogno.
"Certo, il bersaglio resta l'aborto".
Grazie per la conferma della tesi dell'articolo.
A certa gente dà fastidio la libertà degli altri perchè non sanno come gestire la propria. Preferiscono essere schiavi, e vorrebbero che tutti fossero schiavi come loro. Forse è invidia...
dalle dichiarazioni di ieri della roccella m'e parso che la conclusione sara' un no dal "day hospital", cosa che mi pare che fosse anche nella relazione dell'aifa. Quindi in definitiva il governo si limiterebbe a mettere il cappello su una decisione gia' presa altrove.
Ho l'impressione che se anche viene riconosciuto il diritto della donna di "firmare" ed andarsene, l'ossessione per i trattamenti obbligatori rispunti anche qui...
In ogni modo, la legge 194 è un totem fondamentale della nostra cultura? E' una norma di rango costituzionale? E' qualcosa che passa al di sopra del diritto di scelta del paziente di ottenere il tipo di trattamento sanitario che desidera?
Salva poi al contrario l'idea che la stessa possa essere riformata "perché le donne hanno fin troppo libertà sull'aborto".
Fa veramente schifo vedere che alcuni sostengano questo atteggiamento liberista assoluto verso l'aborto.
Fa veramente schifo che una donna possa abortire senza alcun minimo rimorso di coscienza, semplicemente con una pillola; gravidanza dovuta ad un banale errore, come che so, sbagliare comprare un paio di scarpe e non volerle più.
Questo è tutto quello che sa fare l'uomo nella grande civiltà del 20°secolo?
Io che pensavo che una persona diventa "grande" quando si assume prima le proprie responsabiltà rispetto alle proprie scielte allora ho sbagliato tutto nella vita.
Dove stiamo andando a finire?
@old:
"Dove stiamo andando a finire?"
Direi nella confusione, nell'incoerenza e nel bispensiero, perché se per ragioni "buoniste" dobbiamo pensare che l'aborto sia un male, non vedo su che basi un antiabortista possa seriamente pensare che un aborto più pericoloso, doloroso, complicato o traumatico costituisca un male minore.
Direi che questo punto di vista non corrisponde alla bioetica retorica della tutela "di qualsiasi cellula", ma a quella sostanziale, molto più impresentabile, secondo cui se l'aborto non può realisticamente essere impedito venga almeno punita il più possibile la peccatrice che vi ricorre.
Ora, da questo punto di vista in effetti è indiscutibile che meglio ancora dell'aborto chirurgico è il tavolo da macellaio della mammana.
"Fa veramente schifo che una donna possa abortire senza alcun minimo rimorso di coscienza" è questo quello che vogliono i buoni cattolici come old: un bel rimorso di coscienza collettivo!
Sono così abituati a vivere ogni cosa che fanno con sensi di colpa per via del loro credo che non possono sopportare la prospettiva che un qualcun altro possa vivere e andare contro i loro precetti bellamente senza alcun senso di colpa che lo renda schiavo di un qualche ente gerarchico centralizzato
Sig. Lodovico
farebbe meglio a dire che l'aborto non è un trauma ma solo togliere di mezzo del materiale biologico fastidioso.
A questo punto dico con discreta confidenza che abbiamo molteplici conferme in questa discussione (100% dei casi finora per essere precisi) che la tesi del post è esattamente centrata (ben riassunta in più che estrema sintesi nel titolo). Manca solo un grazie all'autrice da parte di alcuni intervenuti per aver correttamente interpretato il loro pensiero e la loro volontà.
@Anonimo:
"farebbe meglio a dire che l'aborto non è un trauma ma solo togliere di mezzo del materiale biologico fastidioso."
Un certo grado di retorica è comprensibile con riguardo a tematiche che coinvolgono "posizioni forti", ma questa è davvero incomprensibile.
Qualsiasi cosa sia un embrione, un tumore credo sia indiscutibilmente anche per gli antiabortisti, per usare un eufemismo, "materiale biologico fastidioso". Forse che asportarlo non è comunque traumatico per il paziente?
Sig. paolo, credo che anche la pillola miri allo stesso scopo!
Sig stefano, circa l'aborto mia speranza è quella della reciproca responsabilizzazione di uomo e donna che fanno sesso come e quando gli pare, senza considerare le possibili conseguenze!
cioè che scappi una dolce creatura.
Cercare un colpevole o colpevolizzare come dice lei centra un bel tubo! perchè parla di aborto di donne e non menziona la figura maschile? l'uomo non c'entra per lei?
Sig ludovico, io non desidero per nessuno un rimorso di coscienza come vuole far intendere, desidero maggiore responsabilità nelle persone!
Vedrà che i rimorsi scompaiono!
Infatti io vivo felicemente e di quel che deciderà lei posso al massimo esserne dispiaciuto o rammaricato, non invidioso sicuramente!
Ma poi lei, scusi sa, crede che la pillola risolva i problemi di rimorso di coscienza nelle donne???
a quanto pare al governo non basta il ricovero "garantito" dall'aifa: ci vuole quello obbligato. Come giustamente si chiede Phastidio, perche' sacconi non ci pensa da se'?
Forse perche' nella sanita' c'e' gia' un po' di federalismo e non puo' decidere lui per tutti.
Accidenti a 'sto federalismo...
@Paolo C:
Se ce ne fosse *di più* di federalismo, d'altronde, avremmo risolto il problema... :-)
Non solo perché il "turismo medico" si limiterebbe in tal caso a trasferimenti di pochi chilometri, ma perché diventerebbero rapidamente insostenibili le posizioni delle regioni che adottassero politiche restrittive.
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