mercoledì 14 febbraio 2007

L’altrui coscienza

Il sostituto procuratore del tribunale di Sassari, Paolo Piras ha dichiarato inammissibile la richiesta di Giovanni Nuvoli («Non si può costringere un medico a un atto al quale la sua coscienza si ribella», Il Mattino, 14 febbraio 2007).
Dall’ordinanza di tre cartelle si legge:

non si può costringere un medico, neppure indirettamente, a compiere un atto al quale la sua coscienza si ribella. Un atto al quale certamente segue l’insufficienza respiratoria acuta (iatrogena) e poi la morte. Non si può costringere a provocare l’insufficienza respiratoria colui che quotidianamente la combatte, che non a caso si chiama rianimatore. Anche se basterebbe un semplice gesto, dopo la sedazione del paziente. Le dita del medico […] scorrono spesso sui tasti di quel ventilatore, come sulla tastiera di un computer. Ma premere un certo tasto, mai. E quel mai va rispettato. Per taluni è come premere un grilletto. Non ci si può ergere a giudice dell’altrui coscienza.
Sul fatto che in generale non si possa costringere un medico (come qualsiasi altra persona) a compiere un atto contro la sua volontà non v’è dubbio. Esistono tuttavia delle situazioni in cui la coercizione è lecita e doverosa. Nel dubbio che la richiesta di Giovanni Nuvoli potesse rientrare in questo dominio, sarebbe stato tuttavia più utile sapere il parere del sostituto procuratore nel caso vi fosse un medico disposto ad esaudire la richiesta di Nuvoli.
Ma non è questo il punto più discutibile delle dichiarazioni di Paolo Piras (ammesso che siano state riportate correttamente dalla stampa).
Curioso l’utilizzo dell’aggettivo iatrogeno: forse Piras non ne ricorda con esattezza il significato, ma gli è rimasto impresso soltanto l’alone negativo. E allora per dire che l’insufficienza respiratoria è causata dal medico ed è (secondo lui) cosa da condannare, dice “è iatrogena!” (ovvero, è un atto ingiusto e immorale causato da un medico).
Inoltre ogni medico combatte la malattia (e la morte), ma ogni medico dovrebbe sapere che non è in suo potere eliminarla. E che la volontà del paziente è più importante di qualunque sua idea sulla vita e sulla morte.
Il rianimatore sa bene che in alcune circostanze non si può rianimare, è preferibile non rianimare. Non è un macchinario cieco che esegue il comando: “rianima!”.
Di pessimo gusto il paragone tra ventilatore e computer sui quali le dita del medico scorrono. E di pessimo gusto il ricorso al “mai”.
Ha perfettamente ragione nel sostenere che non ci si può ergere a giudice dell’altrui coscienza. Peccato che l’abbia appena fatto. Perché della coscienza di Giovanni Nuvoli se n’è bellamente infischiato.

1 commento:

BLOG NEWS ha detto...

Un uomo che non puole respirare da solo e pesa soltanto 20kg non gli si può negare di morire.Speriamo che presto ci diano la libertà di fare il testamento biologico sponsorizzato dal mitico Veronesi