giovedì 21 giugno 2007

1 embrione invece di 3

Le tecniche riproduttive comportano un rischio di gravidanze plurime. Pericolose per la salute della madre e degli embrioni, dipendono dall’impianto di più di un embrione nell’utero materno. L’incidenza è di circa il 25% dei trattamenti contro l’infertilità. Solo in Inghilterra sono morti 126 bambini che sarebbero vissuti nel caso di una gravidanza singola. Il trasferimento di più di un embrione è finalizzato ad aumentare le possibilità di avviare una gravidanza. Ma secondo una ricerca di Yacoub Khalaf, del Guy Hospital di Londra, aspettare che l’embrione si sviluppi fino a diventare blastocisti (5 giorni invece che 3) garantirebbe una percentuale di successo elevata, evitando di correre il rischio di gravidanza plurime. In un colpo solo verrebbe abbattuta la credenza che impiantando un solo embrione non si abbiano molte possibilità di avviare una gravidanza e il rischio di nascite premature e di neonati gravemente sottopeso.
Addirittura lo Human Fertilisation and Embryology Authority sta valutando se intraprendere azioni disciplinari contro quei centri in cui le gravidanze multiple occorrano in oltre il 10% delle fecondazioni artificiali.
E in Italia? La legge 40 impone di trasferire 3 embrioni, non importa la costituzione della donna, il suo stato di salute e la sua età. È la legge, e non il medico, a decidere. Suscita poi una certa perplessità la ritrosia da parte delle istituzioni di comunicare i dati del registro sulla PMA, che verosimilmente stonerebbero con il tentativo di convincere che la legge 40 sia una buona legge e che non abbia causato danni superflui ed evitabili.

(Oggi su E Polis con il titolo Questa legge che non tutela donne e salute)

17 commenti:

Paolo C ha detto...

Potrebbe essere utile anche nel contesto della 40: se si aumentano le probabilita' di successo del singolo embrione, si puo' evitare di fecondare 3 ovociti che poi debbono per forza essere trasferiti.

Giuseppe Regalzi ha detto...

L'impianto di un solo embrione ha percentuali accettabili di riuscita solo se l'embrione viene prima selezionato tra molti (e gli altri vengono scartati o congelati). Inutile dire che questo non è possibile con la l. 40.

Anonimo ha detto...

Esiste la possibilità di selezionare con cura gli ovuli (e sono migliori se non provengono da iperstimolazione massiccia) e aumentare le possibilità di produrre (mi sembra un termine orrendo per quanto riguarda esseri umani, ma tant'è) un embrione "di qualità superiore" (idem) rispetto a produrne tanti e poi scartare quelli "non buoni (idem).
Sta prendendo piede, inoltre, la tecnica di congelare gli ovociti per ovviare alla necessità di diverse stimolazioni.
Come suggerisce Paolo c. esiste già, nella legge 40, la possibilità di fecondare solo 1 o 2 ovuli (a seconda dell'età della madre) e impiantare l'embrione o gli embrioni che si formano.
Ricordo a tutti che PRIMA della legge 40 si arrivava a impiantare fino a 8 embrioni e spesso, poi, si procedeva alla "riduzione fetale" (ovvero si uccidevano i feti di troppo una volta avviata una gravidanza plurigemellare).

Giuseppe Regalzi ha detto...

La selezione degli ovociti, se ricordo bene, è una tecnica in parte ancora sperimentale. In ogni caso, un embrione si trova ad uno stadio più avanzato, ed è dalla sua osservazione che si ricavano le informazioni più pertinenti per una selezione che abbia le maggiori probabilità di successo.

Anonimo ha detto...

Non dimentichiamoci, però, che un embrione umano è un essere umano, anche se non ancora del tutto sviluppato (e se non si è ben certi del contrario sarebbe bene,nel dubbio, per precauzione evitare di distruggerlo...), mentre un ovulo sicuramente non lo è.

Chiara Lalli ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Chiara Lalli ha detto...

Ecco, ci mancava il principio di precauzione!
Se la cautela fosse applicata a tutte le azioni umane sarebbe divertente osservarci imbambolati nell'attesa che l'incertezza venga meno.
Se il ragionamento "nel dubbio che fare x faccia male meglio non fare x" (che poi è la traduzione del "sii cauto" privo di contenuto) fosse applicato a quello che mangiamo, a quello che beviamo, fumiamo e respiriamo, a quelli che frequentiamo, a quelli con cui andiamo a vivere, credo che finiremmo per non fare nulla!
Salvo scoprire che anche non fare nulla ha i suoi rischi...
Come ne usciamo?
(Ah, e mi raccomando: niente aerei, autoveicoli, motoveicoli e bici. Meglio essere cauti).
La procedura "valutazione del rischio" suggerisce qualcosa?
Sull'embrione quale certezza non vi sarebbe? O meglio, quale certezza è richiesta? (Vabbeh, ma tanto è come parlare al muro).

Anonimo ha detto...

Chiederei al sig. regalzi che ieri mi ha redarguita per un "castronerie" valutato come insulto, di richiamare la sig.ra lalli a usare toni meno aggressivi (Vabbeh, ma tanto è come parlare al muro) dai quali mi ritengo insultata (!).

Faccio notare alla sig.ra Lalli che salvaguardare un embrione sicuramente umano e che (forse) potrebbe pure essere una persona (ma che non lo sia è altrettanto non dimostrato) - quando anche la scienza ci dice che non è necessario sacrificarlo mi sembra un "sii cauto" con un certo contenuto.

Chiara Lalli ha detto...

Muro? Ecchesaràmai? Nemmeno avessi detto, che so io?, muro scrostato, o muro crepato (nel senso di crepe, qua tocca stare attenti alle parole).
In ogni modo, domani il sig. Regalzi (con la R maiuscola) mi bacchetterà, ne sono certa.
E io sarei quasi tentata di cancellare le tracce della mia colpevolezza (tanto li posso cancellare, io, i commenti, è il mio blog e faccio come mi pare).
Ma affronterò il pericolo con coraggio e dignità. E fierezza, per il mio coraggio e la mia dignità.

Anonimo ha detto...

Era una battuta, quella dell'insulto!...si chiama ironia: ieri Regalzi mi ha brontolato perchè ho detto che la pseudo-lettera di C.Casini era una "castroneria" e che non devo confondere gli insulti (castroneria un insulto???) con l'ironia.
Comunque anch'io ho affrontato la situazione "con coraggio e dignità. E fierezza, per il mio coraggio e la mia dignità." ......

Chiara Lalli ha detto...

Ok allora siamo pari: anche io scherzavo, e entrambe siamo coraggiose dignitose e fiere.
Mi sembra una ottima armonia!

Chiara Lalli ha detto...

Mi sa che l'unica differenza sta nel come consideriamo l'embrione.

Anonimo ha detto...

Poche stupidaggini, ma ben selezionate e ripetute con fanatica ed ostinata determinazione, e si dischiuderà dinanzi a noi lo spettacolo del perfetto rappresentante del mentecattume cattolico al servizio dei giochi di potere messi in atto da gerarchie ecclesiastiche ossessionate dalla sindrome di accerchiamento e letteralmente terrorizzate dalla loro continua, inarrestabile perdita di autorità agli occhi di quella società civile che si ostinano a definire come il loro “gregge”. E bisogna pure capirli, di questo passo potrebbero perfino ritrovarsi, da un giorno all’altro, ineluttabilmente costretti ad andarsi a trovare un lavoro vero, invece di sopravvivere esercitando amabilmente il disinvolto mestiere di prescrivere agli altri i dettami su come vivere le proprie vite ed industriandosi per imporre certe scempiaggini anche a chi non intende mettere il suo cervello all’ammasso preferendo invece, nell’ambito della propria esistenza, l’esercizio responsabile e consapevole della propria libertà di scelta…

* * *

Per quanto riguarda la procedura definita, con sussiego minimalista, di selezione degli ovociti, imperniata sull’osservazione degli ovociti stessi, viene già svolta in maniera sufficientemente efficace da madre natura, perché solo i follicoli esenti da macroscopiche anomalie sono in grado di maturare fino alla produzione ed espulsione dell’ovocita stesso. Una volta formato, ed anche se ci impegniamo ad osservarlo da qui all’eternità con tutto lo scrupolo e la dedizione possibili, l’unico modo reale, non propagandistico, per sapere se effettivamente è in grado di consentire la produzione di un pre-embrione di buona qualità, candidabile per un trasferimento in utero, è per l’appunto quello di procedere con la sua fecondazione. Con la fecondazione, aggiungiamo, del maggior numero possibile di ovociti, perché ciò significa ottenere probabilità di successo maggiori e quindi assicurare le cure più efficaci per i nostri pazienti (le coppie sterili, se qualcuno si fosse scordato dei veri protagonisti della discussione).

L’unico posto dove il congelamento degli ovociti sta prendendo piede è solo nell’immaginario sovraeccitato dei talebani di casa nostra. Al di fuori di questo disgraziato paese, in nessun contesto di riproduzione assistita si verrebbe mai sfiorati dall’idea di buttare nel cesso degli ovociti congelandoli. Perché è questo che si ottiene congelando ovociti, ovunque (tranne, beninteso, che nel laboratorio dell’emerita e ineffabile d.ssa Porcu, la Wanna Marchi dell’ovocita sottoghiaccio). Si congelano aggregati pluricellulari, i cosiddetti embrioni, che reggono bene il congelamento, non elementi monocellulari iperidratati, gli ovociti, che inesorabilmente non superano lo scongelamento. E se può essere accettabile una sperimentazione rivolta al miglioramento di questa metodica col preciso scopo di creare scorte ovocitarie per donne destinate alla chemioterapia antitumorale, quindi per pazienti obiettivamente prive di alternative, il condannare ad una simile sperimentazione delle donne che, appena fuori dal confine, potrebbero contare su una metodica ormai sperimentata e di sicura efficacia quale la crioconservazione degli embrioni diventa un esercizio degno del peggior Mengele.

Il riferimento al principio di precauzione, che abbonda nelle arringhe dei pasdaran cattolici quando hanno esaurito tutti gli altri loro pseudoargomenti, ne rivela anche la propensione a distorcere e falsificare gli argomenti per piegarli ai loro fini di bassa propaganda. Tale principio, sviluppatosi soprattutto in ambito ambientalista intorno agli anni settanta, riconducibile in sostanza al celeberrimo “primum non nocere” di ippocratica memoria, consiglia ad esempio di non procedere a sperimentazioni sull’uomo in assenza di ragionevoli condizioni di sicurezza, appunto per precauzione. Per preservare un valore indiscusso e sicuro, la salute di una persona, preferendolo ad uno discutibile e non sicuro, quale l’eventuale ampliamento delle conoscenze scientifiche legato ai risultati di un determinato esperimento. O quale il miglioramento del tenore di vita di una popolazione legato all’introduzione di una nuova tecnologia o allo sfruttamento di nuove forme di produzione di energia. Con la legge 40 i cattolici asseriscono (ed ottengono) esattamente il contrario, chiedendo la difesa di un valore ampiamente discutibile e non sicuro, quale la presunta valenza di individuo attribuita all’embrione, a scapito di un valore indiscusso e sicuro, il diritto di ognuno di noi, sancito dalla Costituzione, a ricevere le migliori cure possibili. Il continuo citare a sproposito tale principio, comunque già di per sé oggetto di critiche per i danni cui può portare la sua applicazione, rende bene l’assoluta mancanza di oggettività e di scrupoli della propaganda fondamentalista cattolica di casa nostra, che non esita a truccare le carte per confondere le idee dei più sprovveduti.

Corollario finale: l’embrione è un aggregato paucicellulare, e non potrà essere promosso al rango di individuo soltanto perché si continua a ribadire aprioristicamente un tale concetto, senza preoccuparsi di corroborarlo con niente altro se non una interpretazione molto soggettiva del principio di precauzione ed alcune bolle papali che, dal nostro punto di vista, possono tornare utili soltanto per l’igiene intima. Siamo però dispostissimi a tornare sui nostri passi qualora ci venisse indicata una qualche caratteristica sostanziale, una proprietà posseduta dall’embrione che ne rendesse obbligatorio decretarne l’appartenenza “alla grande famiglia umana”, come diceva un tale che avevamo, troppo affrettatamente, eletto a nostro maestro. E che, purtroppo, non ci ha risposto quando gli abbiamo chiesto in base a cosa sia possibile affermare che i tizi che incontriamo per strada e noi stessi che ci guardiamo allo specchio ed i nostri “fratelli” embrioni si appartenga tutti alla famiglia degli uomini e non a quella degli alberi o dei sassi.
O dei vermi…

Sitting in a bunker here behind my wall
Waiting for the worms to come...

Chiara Lalli ha detto...

Filippo, volendo rispettare le tradizioni di un tempo che fu (per non essere sempre polemici e disadattati), a chi ufficialmente potrei chiedere la tua mano?

Anonimo ha detto...

Sareste davvero una bella coppia!

Anonimo ha detto...

Ehm, sempre nel rispetto delle tradizioni, probabilmente si dovrebbe chiedere un parere alla donna che mi affianca da quasi venticinque anni (e con cui tutt'ora ogni giorno è come il primo giorno...).
Ma si potrebbe anche continuare in maniera sporadica ed ufficiosa, come si è fatto finora...

Chiara Lalli ha detto...

Filippo, non solo è un piacere leggere i tuoi commenti, ma quanto dici della tua donna testimonia della tua nobiltà d'animo (che nonostante suoni altisonante, nobiltà d'animo, è la descrizione più pertinente per un uomo che scriva quelle parole).