giovedì 14 giugno 2007

Ratzinger e le passioni tristi

Un notevolissimo articolo quello di Girolamo De Michele apparso su Liberazione due giorni fa («La sindrome del relativismo. Ratzinger venditore di apocalissi», 12 giugno 2007, p. 5), sintesi di un originale apparso su Carmilla on line il giorno prima («Si Deus est, unde Ratzinger? – I parte: i venditori di apocalissi», da cui si cita):

Uno dei tratti distintivi del pontificato di Joseph Ratzinger è l’impressionante riduzione della complessità intellettuale e concettuale operata in un breve arco di tempo: dopo papi di grande levatura intellettuale e/o spirituale, contornati da intellettuali e politici di pari levatura (a titolo di esempio basti pensare all’asse Montini-Maritain-Moro) siamo oggi in presenza di un modesto conoscitore di cose filosofiche, circondato da acritici ripetitori e insipienti politici. Davanti alla pochezza logica e argomentativa di vecchie tesi riproposte senza neanche lo sforzo di un aggiornamento concettuale bisogna però fare molta attenzione a non sottovalutarne l’effetto performativo prodotto.
La riduzione della complessità (lo dimostra l’esperienza governativa dei talebani in Afghanistan) è un’efficace strategia di controllo e disciplinamento delle derive intellettuali e sociali, in grado di fornire un’immagine rassicurante e tranquillizzante della modernità – di solidificare, o quantomeno far apparire consistente, la liquidità sociale, per riferirci ad una pregnante categoria di Bauman. Banalizzazione e semplificazione, insomma, possono essere due categorie funzionali alla proposta di un potere pastorale che, in una società globale che non si lascia governare, e spesso neanche amministrare, piega a proprio vantaggio le passioni tristi offrendo just in time conforto e riparo preconfezionati come i fagioli Campbell.
Il dibattito sulla lex naturalis può esemplificare utilmente questa situazione: dibattito avviato da Ratzinger, pedissequamente ripetuto in primis dagli editorialisti dell’Avvenire, e rilanciato dagli atei devoti del Foglio e del Domenicale, e da una corte dei miracoli che va da Marcello Pera a una lunga schiera di politici che, come cartelli stradali, indicano in direzione di valori naturali e familiari dai quali si tengono a distanza, sino a coccolati ex-nichilisti – da Giovanni Lindo Ferretti a Valter Binaghi – beatificati da un’aura di pentimento ostentata come le stimmate di padre Pio (e come quelle dal vago sentore di acido fenico).
Da leggere tutto.

Aggiornamento: sempre su Carmilla è uscita la seconda parte dell’articolo («Si Deus est, unde Ratzinger? – II parte: la favola del diritto naturale», 15 giugno), più specialistica ma, forse per questo, ancora più originale e interessante.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La versione integrale, da cui è tratto il pezzo su Liberazione, è qui:
http://www.carmillaonline.com/archives/2007/06/002270.html#002270

grazie per la segnalazione
girolamo de michele