sabato 22 settembre 2007

Illusioni di una scienza smembraembrioni

Francesco Ognibene vuole dire la sua sulla scienza e sulla stampa (La stampa cane accucciato davanti all’uomo delle chimere, Avvenire, 22 settembre 2007).
Descrivendo Stephen Minger (quello delle chimere, se qualcuno fosse distratto) “dal look simile ai profeti della beat generation, l’attesa icona della scienza onnipotente e salvifica, religione dell’uomo ridotto alla sua biologia” non si rende conto di non avere capito quasi nulla degli argomenti di cui parla. Buffo, poi, che protesti contro la riduzione dell’uomo alla sua biologia (colpa di cui si sarebbe macchiata la scienza e forse anche Minger) quando è la sua cieca ostinazione a trasformare una vita biologica in una vita personale. Ma ecco il suo primo affondo:

Se la scienza di cui Minger si fa portavoce promette di venire a capo di malattie oggi inguaribili, come Alzheimer e Parkinson, perché farle tante domande? Lasciamola produrre umanoidi di madre bovina, senza interferire con questioni inopportune. A nessuno infatti sembra venire in mente di grattare sotto le promesse. La stampa, ipotetico cane da guardia di un cittadino spaesato davanti alla scienza, ha invece deciso di mettersi a cuccia, ammirata. E aspetta l’annuncio di applicazioni cliniche sempre imminenti ma che non arrivano mai.
Umanoidi di madre bovina? Ognibene potrebbe essere pronto a buttarsi capo e collo nella letteratura fantascientifica noir, oppure ad essere reclutato da una produzione di soap opera scadenti. Che la stampa sia (o debba essere) il cane da guardia del cittadino spaesato (leggi: imbecille) davanti alla scienza, la dice lunga sulla concezione di Ognibene della scienza (qualcosa di innocuo o di benefico o perfino di dubbio non ha bisogno di un cane da guardia; se non hai nulla da temere non piazzi un cane bavoso e ringhiante che non si sa mai). Il rottweiler si è accucciato: Ognibene ha bucato una ipotesi affascinante. Che il rottoweiler in questione sia un canide nato da qualche esperimento avveniristico, e così si inchina davanti alla sua progenitrice (la scienza avida e indifferente). Ognibene, poi, pensa che la ricerca sia un po’ come la caccia al tesoro delle sagre paesane. Se cerchi per un paio d’ore, alla fine delle due ore in questione dovrai trovarlo il tesoro (se non lo trovi vuol dire che nessuno ce l’ha nascosto, che ti hanno preso in giro: forse qualche esperienza personale?).
Che Ognibene non capisca nulla di scienza emerge anche dalle sue successive argomentazioni e dalle sue domande scandalizzate (come se non bastasse l’avvio).
le perplessità dettate dal senso comune (cellule tratte da un incrocio sono attendibili?) vengono liquidate come zavorra dei soliti cattolici.
Da quando in qua il senso comune ha una connotazione “scientifica”? Si raggiungono vette di pathos quando si cita il martire, il paladino della Verità. E la zampata finale merita di essere letta in tutto il suo vigore.
Chi osa denunciare l’inganno sembra farlo a rischio della propria carriera, perché lo show chiama sulla ribalta solo profeti ottimisti garantendo in cambio notorietà, prestigio e finanziamenti, mentre scienziati a un passo da risultati clamorosi con le staminali adulte – come Angelo Vescovi – devono bussare a mille porte col cappello in mano. È curioso che a cantare le magnifiche sorti degli ibridi siano gli stessi che contestano la legge 40 pesando la sua efficacia con il pallottoliere delle nascite in meno, ma per i quali non conta nulla lo zero nella colonna dei risultati ottenuti, dopo anni di sforzi, dallo smembramento degli embrioni. Ecco, questa è l’antiscienza che occorre smascherare, l’ideologia in camice bianco, il miracolismo illusorio. La realtà è sotto gli occhi di chi la vuol vedere. E le crescenti scoperte sulle cellule adulte non fanno crollare il «muro di Berlino» tra «laici e cattolici», tra «i paladini del progresso scientifico e i difensori dei valori», secondo la singolare tesi di Ignazio Marino: quel muro – tra fatti e favole – si ostinano a rimetterlo in piedi ogni giorno i fautori dell’antiscienza, non quanti portano a casa risultati veri senza toccare un solo embrione. Eppure, si magnifica chi mette le mani sull’uomo neppure sapendo se questo scempio servirà a qualcosa, illudendo tragicamente milioni di malati. La scienza, quella seria, alzi la voce per zittire gli apprendisti stregoni.
Come si fa a riconoscere l’antiscienza se non si ha la più pallida idea di cosa sia la scienza? Come si fa a dividere la ricerca scientifica come fosse un armadio? Di qua i gialli, nell’altro lato i blu. Però un dubbio mi rimane: se la ricerca smembraembrioni fosse utile, Ognibene dismetterebbe i suoi strali?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Veramente la scienza, "quella seria", ha già alzato la voce, eccome, ma in senso opposto a quello propugnato da questo piccolo mentecatto e dai suoi degni compagni di merende, chiedendo di non essere umiliata dalla camicia di forza dei dogmi vaticani.
Altrove il problema si è risolto o non si è nemmeno posto, in questo paese invece dobbiamo assistere a miserabili numeri di questo genere.

Non sarà mai sufficiente, comunque, l'apprezzamento per i curatori di questo blog, che con incredibile stomaco di ferro riescono a rovistare nella monnezza cattointegralista senza vomitare fin dalle prime righe...

Chiara Lalli ha detto...

Filippo, per parafrasare: ci siamo candidati (temerariamente) ad essere i cani da guardia dell'idiozia...
Quanto al vomito, basta girare la testa da un lato, destro o sinistro l'è uguale, per evitare la tastiera e continuare a scrivere senza troppi effetti collaterali.

Anonimo ha detto...

Credo che la cultura scientifica di Ognibene, si sia limitata alla visione del film "L'Isola del dr.Moreau", requisito sufficiente per
scrivere su Avvenire comunque!

Saluti