L’entusiasmo italiano per la vittoria del candidato democratico in Usa non sembra poter portare a interventi concreti simili a quelli americani. Dove, ad esempio, il suicidio assistito è già una realtà.
L’entusiasmo obamiano ha travolto tutti – almeno molti. Feste, bandierine, facce inebetite. L’augurio, adesso, è che tutto questo invocare il nuovo, “we can”, i diritti civili e i cambiamenti non rimangano vuote parole, dimenticate e rimpiazzate dalla palude indigena. Certo la figura barbina del cavaliere e di altri stimabili rappresentati del nostro Paese non va in questa direzione. Basterebbe che una parte della sentita partecipazione alla vittoria di Barack Obama fosse trasformata in azioni per rimediare al paternalismo e al clima illiberale. Ma i segnali sono sconfortanti. L’esempio più significativo è la discussione sul testamento biologico: verosimilmente uscirà dal Parlamento una legge profondamente lesiva dell’autodeterminazione e del buon senso (perché si vuole rendere il testamento non vincolante; si vuole sottrarre alla decisione la nutrizione e l’alimentazione forzata; si vuole introdurre l’obiezione di coscienza – si vuole, in un parola, mangiare dall’interno il corpo normativo e consegnare una carcassa in putrefazione).
(Continua su Giornalettismo, 12 novembre 2008)
mercoledì 12 novembre 2008
Obama e l’assisted suicide
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