(Adnkronos) Roma, 2 apr. - «Fermo restando che le motivazioni della Corte ci aiuteranno a capire meglio la sentenza sulla legge 40, vanno fin d’ora chiariti due equivoci, a prescindere dai giudizi di valore». Lo dichiara il senatore del Pd Stefano Ceccanti che spiega: «Il Parlamento, se crede, ha il diritto di intervenire di nuovo sulla materia, ma non ha nessun obbligo di farlo. La legge può funzionare con le disposizioni eliminate dalla Corte e con quella introdotta che consente la crioconservazione a favore della salute della donna». «Il governo, dal canto suo – aggiunge – non solo non ha, con lo strumento delle linee guida, in alcun modo la possibilità di reinserire disposizioni giudicate incostituzionali in una legge, ma neanche quello di ripristinare il divieto di analisi pre-impianto. Se lo volesse fare, l’esito sarebbe già scritto: una sentenza di illegittimità della magistratura. La precedente sentenza del Tar del Lazio che ha fatto saltare il divieto ha infatti chiarito che le linee guida sono soltanto un “atto amministrativo di natura regolamentare” che non può violare la riserva di legge “sull’oggetto della procreazione medicalmente assistita”». «Su questo giudizio di illegittimità la sentenza della Corte non aggiunge niente. Essa si è mossa dandolo naturalmente per presupposto. Il divieto di analisi pre-impianto potrebbe, in astratto, essere quindi reinserito solo con legge, ma – conclude Ceccanti – a quel punto sarebbe comunque esposto al giudizio negativo della Corte costituzionale».
giovedì 2 aprile 2009
Ancora Ceccanti sulla legge 40
Postato da Giuseppe Regalzi alle 13:18
Etichette: Corte Costituzionale, Legge 40/2004, Procreazione artificiale, Stefano Ceccanti
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1 commento:
Questa sentenza della Suprema Corte, in realtà, era auspicata e attesa da tempo. All’epoca del referendum sulla legge 40 eravamo stati facili profeti nel predire che la mannaia della Corte si sarebbe abbattuta su un simile atto legislativo, palesemente anticostituzionale ai sensi degli art. 2, 3 e 32 della Costituzione oltrechè in evidente conflitto con l’art. 1 del Codice Civile che identifica nella nascita il momento della acquisizione dei diritti civili.
Ciò assodato, si rimane o si dovrebbe rimanere comunque discretamente perplessi nel constatare l’atteggiamento di assoluta chiusura delle gerarchie vaticane nei confronti della metodica nel suo insieme, definita “intrinsecamente immorale”. Parole gravi, cui si associa, per sovrappiù, un atteggiamento quantomeno schizofrenico tenuto dall’intellighenzia cattolica che emerge nel momento in cui il giornale dei vescovi italiani pubblica un articolo in cui ci si compiace del fatto che i nati da PMA dopo l’introduzione della legge 40 sarebbero in aumento. Una procedura “intrinsecamente immorale” che funziona grazie alla legge 40 (o nonostante la legge 40 sarebbe il caso di dire) e i vescovi esultano?
Però, almeno nelle intenzioni, i ras vaticani dichiarano che la procedura nel suo insieme è intrinsecamente immorale, e ciò appare francamente difficile da comprendere, giacchè trattasi di metodiche che consentono di dare la vita a nuovi individui che, altrimenti, non arriverebbero mai a vedere la luce del sole, e di questo dovrebbero solo compiacersi gli autoproclamatisi Difensori della Vita ad Oltranza, dall’ovulazione alla putrefazione.
Si rimane o si dovrebbe rimanere perplessi, si diceva, dinanzi a simili contorcimenti concettuali.
In realtà, quando ci si trova dinanzi ad esimi pensatori capaci di affermare che l’embrione può fare da solo perché si forma nell’utero quando dovrebbe essere assodato che nella fecondazione assistita il concepimento avviene in provetta e che, pertanto, un embrione sul suo vetrino ha scarse possibilità di divenire un individuo senza un utero che lo accolga, oppure capaci di negare disinvoltamente il dato statistico del mancato impianto in utero dell’80-90% degli embrioni che si formano naturalmente, ebbene dinanzi a simili esempi di pacchiana ignoranza dell’argomento su cui si pretende di dare giudizi, le scorte di perplessità disponibili, per quanto ampie, risultano con tutta evidenza insufficienti.
E dall’ignoranza alla protervia il passo è breve, come dimostrato dalle parole di un illustrissimo principe della chiesa* capace di dichiarare, nel corso di un incontro organizzato dall’Opus Dei, che la stragrande maggioranza dei nati con handicap è il risultato di una condotta morale “disordinata” dei suoi genitori prima del matrimonio.
E con gente così, con delinquenti di questo stampo che abbiamo a che fare.
* Sua Eccellenza Mons. Javier Echevarria: “Stando a un sondaggio, il 90% degli handicappati sono figli di genitori che non hanno mantenuto la purezza del proprio corpo prima del matrimonio... non ho fatto altro, ritengo, che ribadire la dottrina cattolica in materia”. Catania, 5 dicembre 2008.
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