lunedì 24 agosto 2009

Il diritto alla alimentazione è in verità il dovere di prendersi un tubo ficcato in pancia senza fiatare


Esiste qualcosa di più odioso della imposizione, ed è una imposizione mascherata da diritto, da privilegio. Insomma qualcosa che potrebbe prendere il nome di presa per il culo senza timore di usare una espressione troppo forte o troppo colorita.
Il nostro caro ministro del Welfare Maurizio Sacconi non è nuovo a dichiarazioni insensate e stavolta anche l'intervistatore meriterebbe una dura critica («Salari differenziati dai nuovi contratti o saltano gli sgravi alle retribuzioni»: una intervista su vari temi di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, 24 agosto 2009, che non fa una piega, non aggiunge un commento, non fa una domanda per denudare le fandonie del caro ministro, niente: le parole riportate con un copia-incolla che non meriterebbe una firma in fondo alla pagina. Viene da pensare che se le dichiarazioni di Sacconi sugli altri temi sono del tenore di quelle che stiamo per commentare non c'è davvero da stare allegri... perdonate se non ho voglia di leggermi tutto il papiello).

Sulla bioetica tutto il governo ha avuto finora posizioni laicamente unitarie, a vole­re difendere e attuare la legge 194 e rigorosamen­te verificare la compatibilità della pillola Ru486 con la legge stessa. Proprio perché riteniamo che si debbano salvaguardare i criteri che hanno evi­tato la solitudine della donna di fronte al dramma dell'interruzione di gravidanza. E per la regolazio­ne della fine di vita tutto il governo si è espresso a favore del diritto inalienabile all'alimentazione e all'idratazione per chi non è autosufficiente. A questo proposito, per attenuare la conflittualità parlamentare, potremmo ipotizzare l'immediata approvazione di queste norme rinviando a solu­zioni più condivise quelle relative alle dichiarazio­ni anticipate di trattamento.
Laicamente? Verrebbe da chiedere a Sacconi quale sia la sua strampalata idea di laicità perché di laico ultimamente in Italia si è visto davvero poco, e non per difetto di osservazione.
E anche sulla difesa della 194 verrebbe da interrogare il ministro: conosce le percentuali degli obiettori di coscienza? O i problemi delle attese e delle carenze del personale? Sa di cosa sta parlando o parla tanto perché si trova davanti qualcuno che gli fa le domande?
Infilare il dramma delle donne e la loro solitudine è davvero squallido da parte di chi è almeno corresponsabile di quanto accade negli ospedali, della solitudine causata dalle circostanze in cui molte donne si trovano ad abortire, la solitudine e le difficoltà non intrinseche nella decisione di abortire ma determinate dalle condizioni logistiche e culturali di un Paese in cui la possibilità di interrompere una gravidanza è troppo spesso carta straccia.
Ma il meglio deve ancora venire: il diritto alla nutrizione (nutrizione, ministro, nutrizione e non alimentazione perché come diceva sarcasticamente qualcuno le parole sono importanti e, aggiungerei, veicolano un mondo concettuale che è meglio avere chiaro e non incasinato come nella testa di Sacconi ove diritto e dovere si mischiano, nutrizione e alimentazione pure, libertà e laicità sono svuotate di significato)! Il diritto nessuno lo mette in discussione, nessuno che sia un essere ragionante e ragionevole. Ma qui non si parla di diritto (qui come nel ddl Calabrò, tanto per ricordare quel capolavoro legislativo e umano), ma di dovere. Si parla di qualcuno che decide per tutti gli altri, perché noi cittadini siamo tutti coglioni che devono essere nutriti e assistiti più o meno solo quando non lo vogliamo. Per tutto il resto c'è mastercard. Gli altri possono anche fottersi.

2 commenti:

Icekent ha detto...

la preoccupazione di Sacconi, oltre che prostrarsi davanti alla chiesa cattolica, è quello di attenuare la conflittualità parlamentare, sia per le decisioni di fine vita che per la pillola RU486.
Quindi, il concetto è che non posso decidere io cosa fare di me stesso, vedendomela soltanto con la mia coscienze, ma me lo deve dire un ente supremo che si chiama Stato.
non solo quindi lo Stato vuole decidere tutto della mia vita, e della mia morte, ma utilizza la mia vita e la mia morte come merce di nutrimento per la propria sopravvivenza.
questa si chiama democrazia, mica cavoli!

Alberto ha detto...

Breve riassunto.

La chiesa cattolica afferma che la vita dei membri della specie Homo Sapiens Sapiens apparterrebbe al suo dio immaginario.

Ma la Costituzione Italiana afferma che:

Articolo 7
Lo Stato e la chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

Articolo 32
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario.

Ciò comporta che a causa dell'articolo 7 non si possano fare leggi basate sulla volontà del loro dio immaginario e che a causa dell'articolo 32 non si possano fare leggi che impongano l'obbligo di cura.

Come risolvere il problema?

Semplice, si fanno (1) ripetutamente (2) affermazioni totalmente irrazionali spacciandole con naturalezza per sensate tanto da far venire il dubbio che siano davvero razionali.
Tale strategia si fonda su due banalissimi, ma altrettanto efficaci, meccanismi psicologici:
1) Ripetizione: si basa sul noto effetto che a forza di sentire qualcosa, per quanto palesemente falsa, si finisce per ritenerla vera (e qui in Italia, da 15 anni, abbiamo un fulgido esempio di quanto questo meccanismo sia efficace)
2) Totalmente irrazionale: si basa sull'altrettanto noto effetto del "una persona normale non direbbe mai una cosa tanto assurda, quindi deve per forza esserci qualcosa di vero".

Un paio di esempi esplicativi ce li fornisce eugenia roccella, purtroppo Sottosegretario di Stato al Lavoro, alla Salute e alle Politiche sociali.

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la Repubblica
19/05/2009

Roccella: Il presidente dice cose non vere

D: Il ddl sul testamento biologico obbliga all'idratazione e alla nutrizione artificiale.
R: Non è un obbligo; non c'è la possibilità di rifiutare.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/05/19/roccella-il-presidente-dice-cose-non-vere.html
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Ovvero, non è che la chiesa cattolica voglia imporre i suoi dogmi, sono gli italiani che sono obbligati ad accettarli.

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L'espresso
27/08/2009

E' l'ora di bioetica

Il criterio dell'autodeterminazione è vecchio, parziale, superato.
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Ovvero, la libertà è vecchia, parziale, superata.

Detto da una deputata del popolo della LIBERTA'...