lunedì 1 febbraio 2010

Ma perché facciamo guerra all’Islam?

Riccardo Chiaberge intervista l’islamista Olivier Roy sul divieto del velo integrale («Due estremismi in un burqa», Il Sole 24 Ore, 30 gennaio 2010, p. 15). Alcune delle riflessioni di Roy meritano di essere riportate:

«Il burqa è rifiutato dall’opinione pubblica, non c’è dubbio, ma su quale base giuridica lo si può vietare, se non per ragioni di sicurezza in luoghi specifici (poste, stazioni, eccetera)? Tanto più che le donne in burqa, spesso convertite di fresco, portano questo abito volontariamente, in modo ostentato, per provare la loro fede. Come si può considerare segno di schiavismo o di subordinazione un atto di fede, anche se ci appare esibizionistico? È il paradosso del burqa, che dà una maggiore visibilità proprio a ciò che vuole nascondere: la donna devota! Alla stessa stregua, come ai tempi della Rivoluzione francese, dovremmo proibire gli ordini contemplativi cattolici, dove uomini e donne credenti si rinchiudono per libera scelta in nome della fede?» […]
«Ma perché facciamo guerra all’Islam? – si domanda Roy, capovolgendo il luogo comune secondo cui è l’Islam radicale, semmai, a farci la guerra. – Per una parte della sinistra, l’Islam va combattuto in nome della laicità, dei diritti dell’uomo e della parità tra i sessi. Ma sempre di più lo si fa in nome dell’identità cristiana. Perfino intellettuali come Max Gallo, un ex-gauchiste che adesso va in chiesa, anche se non crede in Dio, al solo scopo di sostenere la civiltà europea, proprio come la vecchia Action française di Maurras (che peraltro la Chiesa condannò nel 1926). La sinistra è in un’impasse. Non ha saputo concepire un discorso di libertà sul problema religioso. Chiede solo di proibire il velo. E finisce così per allinearsi alla destra cristiana. Ma come conciliare il matrimonio gay e l’identità cristiana dell’Europa? C’è anche una sinistra terzomondista, specialmente in Inghilterra, che simpatizza con l’Islam in quanto strumento di riscatto degli oppressi, ma in tal modo giustifica i fondamentalisti». […]
Hanno ragione allora quelli che vorrebbero arginare “l’invasione” musulmana, vietando la costruzione di nuove moschee, vivaio di futuri terroristi? «Assurdo. L’immigrazione avverrà con o senza moschee. E la libertà religiosa è uno dei fondamenti della cultura politica europea. Si facciano dei minareti in stile svizzero, delle moschee all’occidentale, moderne. Ma non si chieda agli immigrati di convertirsi o di rinnegare la loro fede».

17 commenti:

Angelo Ventura ha detto...

C'è tanto di sbagliato in queste considerazioni.Intanto: è l'ISLAM FONDAMENTALISTA con il terrorismo che fa guerra a Noi, che dimostra occidentalofobia e razzismo verso di noi. Smettiamola con l'assurdità di giustificare violazioni dei diritti umani e crimini dei terroristi islamici, espressione di una cultura oppressiva e disumana verso donne, omosessuali, dissidenti. (islam come riscatto degli oppressi? certo. più o meno come il comunismo sovietico. ma per favore!) come conciliare il matrimonio gay con l'identità cristiana? Semplice: ci sono confessioni cristiane, come la valdese e l'anglicana, che lo ammettono. mica ci sono solo i cattolici.
Quanto al divieto di burqa: è e resta un simbolo dell'oppressione del maschio islamico sulla donna. Comunque, se una donna islamica ci tiene a indossare il burqa, dovrebbe poterlo fare. Un po' di elasticità non guasterebbe.

Angelo Ventura ha detto...

Il falso luogo comune è che siamo noi a far la guerra all'isklam, non il contrario.
V. questo sito
http://www.thereligionofpeace.com/
L'Islam è la religione della guerra. Ha cominciato nel 600 D.C. invadendo il Medio Oriente e il Nordafrica. E' una religione aggressiva e oppressiva, nonostante tutte le fole dell'islamicamente corretto. Bisognerebbe oparlare di più dell'OCCIDENTALOFOBIA islamica

Anonimo ha detto...

Fame, inquinamento, esaurimento delle risorse energetiche, guerre, strapotere delle multinazionali, corruzione, debito pubblico, privatizzazione delle risorse naturali, distruzione delle foreste, sovrappopolazione, cancellazione delle varietà biologiche ... ... ...

L'umanità avrebbe tante cose importanti di cui preoccuparsi, e invece che cosa è sempre in primo piano nei dibattiti e nella politica? LA RELIGIONE! Sprechiamo tempo ed energie con la religione! Spediamo più soldi per le religioni di quanti ne investiamo nella ricerca scientifica!

Spiace dirlo, ma l'umanità è destinata a fare una brutta fine, e visto il livello medio di intelligenza sul pianeta, è quello che si merita.

Dr. Sci-Psy ha detto...

Mi trovo a condividere le idee che Roy esprime in questa intervista.
Aggiungo che mi pare manchi, sia in chi dichiara il primato dell'occidente sull'islam, che nei loro corrispettivi musulmani, consapevolezza storica, sia dell'identità europea che di quella non. Considerare l'occidente e l'oriente come mondi separati, scissi, alieni l'uno all'altro, è perlomeno parziale. L'identità culturale è stata ed è influenzata reciprocamente. Le contrapposizioni "guerresche" invece, vorrebbero eliminare i punti di contatto, le commistioni fruttuose, reificando la figura del nemico, alieno, opposto, e perciò stesso necessariamente pericoloso.

paolo de gregorio ha detto...

Ora faccio un esempio estremo. Dietro la prostituzione ci possono essere, in alcuni casi, situazioni in cui la donna non è in grado di sottrarsi a questa pratica, che non viene perseguita liberamente. Si ritiene che esistano anche donne che la scelgano "liberamente". La prostituzione così non è vietata, ma il problema delle donne costrette viene regolarmente stigmatizzato.

Facendo le dovute proporzioni, perché un semplice velo è tutt'altra cosa, siamo probabilmente di fronte ad un caso in cui le donne possono sia scegliere liberamente di (non)mostrarsi in un certo modo, sia esservi nella sostanza "costrette" o indotte. La libertà delle prime, religiosa o meno che la si voglia chiamare, e stando a certa (per me non ovvia) tradizione giurisprudenziale riguardo l'applicabilità di certi divieti di legge esistenti, va certamente considerata. D'altro canto non vi è nessun bisogno di annunciare questo principio e rimuovere funzionalmente ad esso il problema del secondo tipo di donne, quelle che non avrebbero comunque scelta, neanche teorica, di liberarsi del velo integrale. Forse è una montatura, ma sarebbe giusto capire se le cose stiano veramente così.

Non credo che sia d'obbligo indicare i due atteggiamenti, la salvaguardia della libertà e la sensibilizzazione versi i casi estremi, come in contrasto gli uni con gli altri. Non è che c'entri molto la "guerra all'Islam" con tutto ciò: a me non è che importi molto a quale fede certi uomini o donne si votino, e come diano seguito a queste credenze se non soverchiano gli altri, perché sono affari loro.

Per il solito motivo mi lascia interdetto il paragone con l'eremita: si dovrebbe verificare quanti eremiti sarebbero costretti a fronteggiare situazioni di ostracismo o persino violenza se decidessero di rinunciare al voto.

old ha detto...

"Ma non si chieda agli immigrati di convertirsi o di rinnegare la loro fede»."

Chi ha chiesto la conversione dei musulmani?
Chi ha chiesto loro di non sentirsi musulmani?

Il burqa copre il volto delle donne.
E' ragionevole pretendere di poter vedere in volto ogni persona che incontriamo, musulmano o no, pena la diffida di essa.

Il burqa può funzionare solo nei paesi islamici, dove la donna sottomessa all'uomo si priva della libertà diventando schiava, e quindi innoqua nella società.

Da noi le cose stanno un poco in modo diverso, le donne hanno un ruolo sempre più importante, alla pari con gli uomini.
Per questo la donna con il burqa è completamente fuori luogo nel nostro paese, è fuori da ogni contesto.
Tanto più che basta un velo per tante musulmane.

Anonimo ha detto...

L'articolo citato mostra come l'articolista e Oliver Ray non abbiano la minima idea di cosa stiano affrontando.
Le categorie che utilizzano per analizzare il problema Islam in Europa sono ridicole; andavano bene quando ero bambino per analizzare i movimenti comunisti che si ispiravano all'URSS e volevano fare la rivoluzione in Europa e nel resto dell'Occidente. Forse.

Il burka rappresenta, con il Nikab, l'espressione più radicale dell'Islam; la sottomissione della donna come oggetto di proprietà; come essere minorato che deve essere posseduto, controllato e tutelato dai maschi, ma sopratutto nascosto come vergogna e tentazione.

Non vedo come sia possibile ammettere il burka e poi vietare a chi non è mussulmano di andare in giro mascherato ed irriconoscibile; oppure come sia possibile ammettere il burka e poi vietare alla gente di andare in giro vestiti con divise naziste. L'ideologia islamica (non quella dei bin Laden), quella che si insegna ad al-Azar in Egitto, la più importante università islamica al mondo) non è fondamentalmente differente dal nazismo: preve de la distinzione tra un gruppo superiore, con più diritti e meno doveri (gli islamici) e un gruppo inferiore con meno diritti che deve essere sottomesso e controllato a qualunque costo. L'obiettivo dell'Islam è semplicemente la conquista del mondo, basta leggere l'ingiunzione a combattere gli infedeli fino a che "tutta la religione è per Allah".

painlord2k@gmail.com ha detto...

Non vedo il motivo per cui si dovrebbero riconoscere dei diritti ad un gruppo di persone che non li riconosce agli altri. Non vedo il motivo per cui si debba accogliere un gruppo di persone che non aspetta altro che di avere abbastanza potere per imporre le sue decisioni sugli altri, senza riguardo per i diritti individuali.

E non mi si dica che esagerò, dato che l'esempio dato da Maometto è registrato nei libri sacri dei mussulmani, dai mussulmani, e parla da solo. Basta andare e leggere quello che c'è scritto e che fa testo per l'Islam.

Il burka e il nikab, se sono indossati volontariamente, sono l'espressione della volontà di non avere relazioni di nessun genere con uomini che non siano appartenenti alla famiglia. neanche essere toccate, dato che è proibito. Non vedo perché dovrei soccorrere una persona che si veste in quel modo e quindi fa chiare le sue preferenze. Ne perché dovrei aprirle la porta del mio negozio. Mettendo il burka, la donna dichiara di essere un essere minore, che deve essere tutelato dai maschi della sua famiglia e che appartiene a loro. Quindi non esiste la possibilità che possa entrare in un qualsiasi contratto (come la compra-vendita), dato che è lei che lo dichiara portando quel vestito.

L'articolo divide l'identità araba (o marocchina, algerina o altro) con quella islamica. Alla fine, quella che ha sempre prominenza è quella islamica. Un marocchino o un algerino DEVONO essere islamici (la legge del posto vieta le conversioni e il proselitismo, con multe e prigione). La società islamica dei marocchini, degli algerini, dei pakistani aborrisce l'idea che uno di loro possa cambiare religione o lasciare il gruppo e le notizie dei giornali, per chi vuole leggerle, mostrano come chi decida di lasciare l'Islam o di adottare costumi occidentali venga ostracizzato violentemente (quando va bene) se non perseguitato e, quando possibile, ucciso se non si riesce a forzarlo a ritornare all'Islam e dentro il gruppo etnico di appartenenza.

Che si sopporti e si tolleri un simile andazzo è la dimostrazione della bancarotta morale di tanti intellettuali e di tanti politici. In molti, semplicemente hanno paura di prendere posizioni che sono scomode o pericolose (meglio prendersela con i cristiani e gli ebrei, che non cercano di decapitarti). Ma sopratutto si abbandonano al loro destino tutte quelle persone che, nati mussulmani ("sottomessi") non vogliono rimanere e vivere come tali. Rispettando i gruppi si disprezzano gli individui e i loro fondamentali diritti (non quelli inventati ogni giorno da qualche ingegnere sociale).

Dato l'andazzo delle cose, l'incancrenirsi della situazione, la crisi economica e il fatto che la popolazione locale e quella non islamica sono sempre meno disposte a sopportare le follie multuculturaliste dei politici e degli intellettuali (che le adottano per puro calcolo personale), la situazione in molti paesi si farà incandescente nei prossimi anni. Ieri sarebbe bastato un bicchiere d'acqua per spegnere il fuoco, oggi basterebbe un secchio, domani sarà necessario il fiume di cui parlava Enoch Powell.

L'immigrazione non è un dato di fatto non modificabile. Può essere fermata. Basta volerlo a sufficienza e usare i metodi adatti a rendere il posto inospitale e indesiderato agli immigrati che non desideriamo. Ci pensano loro ad andarsene da soli o a non venire.

Giuseppe Regalzi ha detto...

"Non vedo come sia possibile ammettere il burka e poi vietare a chi non è mussulmano di andare in giro mascherato ed irriconoscibile".

Semplice: lo scopo di chi va in giro col niqab non è di nascondersi per fare qualcosa di male, mentre il tizio che va in giro in passamontagna d'estate non ha scusanti (e per chi teme che il rapinatore si nasconda dietro il burqa: te lo immagini un malvivente che per passare inosservato si traveste in questo modo?).

"Quindi non esiste la possibilità che possa entrare in un qualsiasi contratto (come la compra-vendita), dato che è lei che lo dichiara portando quel vestito".

E quindi che cosa è entrata a fare nel tuo negozio?

"Un marocchino o un algerino DEVONO essere islamici (la legge del posto vieta le conversioni e il proselitismo, con multe e prigione)".

Immaginati quindi quanto sono ci credono, tutti i marocchini e tutti gli algerini, a una religione imposta. Forse è per questo che appena arrivati qui - dove la legge è un po' diversa - i praticanti calano a percentuali a una cifra.

"Non vedo il motivo per cui si dovrebbero riconoscere dei diritti ad un gruppo di persone che non li riconosce agli altri".

Esistono i diritti degli individui, non i diritti dei gruppi. E sai come si chiama addebitare indiscriminatamente a tutti i membri di un gruppo delle colpe (immaginarie o meno che siano)?

"Ma sopratutto si abbandonano al loro destino tutte quelle persone che, nati mussulmani ("sottomessi") non vogliono rimanere e vivere come tali".

Invece bloccando l'immigrazione tutte quelle persone che fine fanno?

Anonimo ha detto...

Semplice: lo scopo di chi va in giro col niqab non è di nascondersi per fare qualcosa di male, mentre il tizio che va in giro in passamontagna d'estate non ha scusanti (e per chi teme che il rapinatore si nasconda dietro il burqa: te lo immagini un malvivente che per passare inosservato si traveste in questo modo?).

Lo scopo di chi indossa il niqab o il burka non lo puoi sapere preventivamente, dato che non sei un telepate (e se anche tu lo fossi, io non lo sono come il resto della popolazione).

Un malvivente che indossa il burka per passare inosservato non ho bisogno di immaginarlo, dato che è già successo varie volte:
Armed robbers disguised in burkhas carry out £4,000 raid del 02/2010 (manco a farlo apposta).

Brit Cops Hunt Burka-Clad Robbery Gang

Vlad Tepes: "Of course we do not know if the robbers are Muslim or not. We do know, tolerance of people walking around completely stripped of identity has its costs. This is one of them".

Serve la traduzione?

Se vuoi te ne trovo un'altro po' di storie di rapine fatte da persone con il burka addosso.

E quindi che cosa è entrata a fare nel tuo negozio?
Non lo so. Ma dato che se le impedisco di entrare mi denuncia per discriminazione non posso impedirglielo. Ti ricordo che in Italia, almeno una legge dello stato vieta ai commercianti di discriminare tra le persone che accedono ai loro negozi. Se non faccio entrare la ninja perché è coperta mi denunciano per discriminazione e mi chiedono i danni.

Immaginati quindi quanto sono ci credono, tutti i marocchini e tutti gli algerini, a una religione imposta. Forse è per questo che appena arrivati qui - dove la legge è un po' diversa - i praticanti calano a percentuali a una cifra.

Il problema non è quanti ci credono, ma quanti sono disposti ad integrarsi e a prendere le distanze nei fatti (e non a chiacchiere in italiano) da quelli che ci credono. Io, d'altro canto, non potendo distinguere tra quelli che cic redono e quelli che non ci credono, come faccio a fidarmi di chiunque di loro, se non sono loro per primi a distinguersi?

Si tratta di un problema basilare di fiducia. Senza fiducia reciproca nessuna civiltà può esistere a lungo.

Anonimo ha detto...

Esistono i diritti degli individui, non i diritti dei gruppi. E sai come si chiama addebitare indiscriminatamente a tutti i membri di un gruppo delle colpe (immaginarie o meno che siano)?
Come addebitare indiscriminatamente a chi indossa un passamontagna cattive intenzioni a prescindere?
O negare , a prescindere, che chi indossa il burqa o il niqab possa avere cattive intenzioni?

Una persona, un singolo, aderente ad una ideologia che afferma il diritto del suo gruppo a dominare ogni altro gruppo o individuo non ha nessun diritto di lamentarsi se gli altri non si fidano di loro e sono ostili verso di loro. La scelta di aderire a quel gruppo e condividerne l'ideologia è una scelta individuale e gli individui che la compiono non possono lamentarsi del prezzo che pagano.

Se una persona va in giro vestito da SS per il Ghetto di Roma non ha molto da lamentarsi se gli abitanti gli sono ostili. Anche a Carnevale.

Il divieto di andare in giro per luoghi pubblici celando la propria identità, sia con un passamontagna che con un burqa, non danneggia nessuno e ha uno scopo oggettivo, la sicurezza sociale. La mancanza di identità implica impunità.
D'altro canto, supponendo che il burqa sia permesso dalla legge (per qualche oscuro motivo) e il passamontagna no (per qualche altro oscuro motivo), che cosa mi impedirebbe di indossare un burqa come quello di una mussulmana integralista e commettere dei reati? Come mi riconoscerebbero? Avrebbe una banca il diritto di impedire a chiunque indossi un burqa di entrare? e un panettiere?

Se mi converto alla fede Jedi avrebbe qualcuno il diritto di impedirmi di andare in giro incappucciato?

e se mi unisco ad un gruppo del KKK perché non posso andare in giro con una federa bianca sulla testa?

Aggiungiamo il problema della guida?
Le donne con il burqa possono guidare un'auto, dato che la loro visuale è fortemente ridotta? Loro possono e io con la federa in testa no?

Se permettiamo il burqa per motivi religiosi, allora perché non permettiamo anche ai Sikh di portare i pugnali come prescrive la loro religione? Tanto li portano senza cattive intenzioni.

Anonimo ha detto...

Invece bloccando l'immigrazione tutte quelle persone che fine fanno?

Non è un problema mio.
Magari fanno come in Iran e decidono di darsi da fare per buttare giù il regime (e gli darei volentieri una mano in quel caso).

Ma, in ogni caso, non sono tenuto a trovare la soluzione per i problemi degli abitanti del resto del mondo, dato che gli abitanti del resto del mondo mi pare non siano molto interessati a trovare la soluzione dei mei problemi.

Facile essere generosi quando sono gli altri a pagare il costo della generosità. Chi vuol essere generoso lo faccia con i suoi soldi, non con i soldi degli altri.

Giuseppe Regalzi ha detto...

> Se vuoi te ne trovo un'altro po' di storie di rapine fatte da persone con il burka addosso.

Non credo che ne troverai molte (se non nei paesi in cui il burqa è indossato normalmente). Un rapinatore con indosso un velo integrale dà nell'occhio, e quindi in Italia la sua non sarebbe una strategia adeguata. Del resto, quante rapine si fanno con le maschere di Carnevale? Eppure scommetto che tu non vorresti proibire le sfilate di Carnevale...

>> E quindi che cosa è entrata a fare nel tuo negozio?
> Non lo so

La domanda era ironica. Ovviamente è entrata per far compere, a dispetto delle tue considerazioni sul fatto che non "esiste la possibilità che possa entrare in un qualsiasi contratto (come la compra-vendita)".

> Ti ricordo che in Italia, almeno una legge dello stato vieta ai commercianti di discriminare tra le persone che accedono ai loro negozi

Legge sacrosanta!

> Io, d'altro canto, non potendo distinguere tra quelli che cic redono e quelli che non ci credono, come faccio a fidarmi di chiunque di loro, se non sono loro per primi a distinguersi?

Si distinguono nei fatti: lavorando onestamente, rispettando le leggi, imparando la lingua. E come fai del resto a distinguere tra un italiano onesto e uno disonesto? Fra un italiano pacifico e un italiano terrorista? Suppongo che tu non ti fidi di nessuno, se sei coerente.

> Come addebitare indiscriminatamente a chi indossa un passamontagna cattive intenzioni a prescindere?
> O negare , a prescindere, che chi indossa il burqa o il niqab possa avere cattive intenzioni?

Ovviamente nessuno ha addebitato "indiscriminatamente a chi indossa un passamontagna cattive intenzioni a prescindere". Chi indossa un passamontagna (quando non fa freddo) può essere identificato e gli può essere comminata una multa, ma certo non può essere arrestato per le sue supposte "intenzioni".
Allo stesso modo nessuno dice che chi indossa un niqab sia necessariamente puro come un agnellino: è la stessa situazione di chi indossa una maschera di Carnevale (a Carnevale).

>Se una persona va in giro vestito da SS per il Ghetto di Roma non ha molto da lamentarsi se gli abitanti gli sono ostili. Anche a Carnevale.

Certo. Ma sull'equiparazione di Islam e nazismo abbiamo idee irreconciliabili, temo.

> Avrebbe una banca il diritto di impedire a chiunque indossi un burqa di entrare? e un panettiere?

La banca sì, perché ha delle legittime esigenze di sicurezza. Il panettiere un po' meno (non si sentono molte notizie di rapine a panettieri...).

> Se mi converto alla fede Jedi avrebbe qualcuno il diritto di impedirmi di andare in giro incappucciato?

Certo.

> e se mi unisco ad un gruppo del KKK perché non posso andare in giro con una federa bianca sulla testa?

No, perché in questo caso il cappuccio ha (aveva) proprio lo scopo di non far riconoscere chi compie reati.

> Le donne con il burqa possono guidare un'auto, dato che la loro visuale è fortemente ridotta? Loro possono e io con la federa in testa no?

Che c'entra adesso la guida delle auto? Se davvero la visuale è limitata non si dia loro la patente, va bene. (Ma tu vai in giro con la federa in testa? A quale gruppo appartieni? :-)

> allora perché non permettiamo anche ai Sikh di portare i pugnali come prescrive la loro religione? Tanto li portano senza cattive intenzioni

Credo che i Sikh portino ormai dei coltelli inadatti ad offendere. E comunque non c'è paragone fra i possibili usi illeciti di un coltello e quelli di un velo.

painlord2k@gmail.com ha detto...

Certo. Ma sull'equiparazione di Islam e nazismo abbiamo idee irreconciliabili, temo.

Scommetto che un periodo di soggiorno in Arabia Saudita riconcilierebbe le nostre posizioni molto velocemente.

Ovviamente nessuno ha addebitato "indiscriminatamente a chi indossa un passamontagna cattive intenzioni a prescindere". Chi indossa un passamontagna (quando non fa freddo) può essere identificato e gli può essere comminata una multa, ma certo non può essere arrestato per le sue supposte "intenzioni".
Allo stesso modo nessuno dice che chi indossa un niqab sia necessariamente puro come un agnellino: è la stessa situazione di chi indossa una maschera di Carnevale (a Carnevale).


Infatti, come scritto sopra, a Carnevale ti possono fermare, identificare, denunciare e arrestare se indossi una maschera che travisa il volto.
La differenza con chi indossa il passamontagna è che il passamontagna ha una giustificazione oggettiva (ripararsi dalle intemperie) che dipende da dove uno si trova. Al di fuori di quel posto/tempo non è giustificabile. Così come un casco integrale è obbligatorio se si va in moto, ma deve essere tolto quando si scende dalla stessa.

La motivazione del burqa è una motivazione personale e non oggettiva. Quindi la persona porta sempre il burka al di fuori di casa sua e ha sempre un motivo, personale per portarlo.
Ma i motivi personali non possono essere presi in considerazione dalla legge. Altrimenti dovrebbe prendere in considerazione i anche miei, se la legge è uguale per tutti.

La banca sì, perché ha delle legittime esigenze di sicurezza. Il panettiere un po' meno (non si sentono molte notizie di rapine a panettieri...).
Dal mio punto di vista, se la banca ha un motivo, anche il panettiere ha un motivo. O il motivo c'è per tutte e due o non c'è per nessuna delle due. Un po' gravida non può essere.

Anonimo ha detto...

Se mi converto alla fede Jedi avrebbe qualcuno il diritto di impedirmi di andare in giro incappucciato?
Certo.


In che cosa la fede Jedi è inferiore alla fede islamica?
A parte la violenza con cui risponde a critiche e ridicolo.
Stai dicendo che è legittimo disciminare tra le fedi religiose?

Un pastafariano ha forse meno diritti di adorare la spagnettosa immensità del suo dio e seguire i suoi comandamenti rispetto a un cristiano o un mussulmano?

e se mi unisco ad un gruppo del KKK perché non posso andare in giro con una federa bianca sulla testa?

No, perché in questo caso il cappuccio ha (aveva) proprio lo scopo di non far riconoscere chi compie reati.


A dire il vero, negli ultimi tempi pare che lo usino per evitare di essere riconosciuti ed aggrediti da attivisti di sinistra.

Ma anche agli appartenenti alla Confraternita di Trapani che fanno la Processione dei Misteri Incappucciati dovrebbe essere impedito di andare in giro incappucciati durante la processione?

Il vestito e il cappuccio assomigliano pericolosamente a quelli del KKK.

Anonimo ha detto...

Che c'entra adesso la guida delle auto? Se davvero la visuale è limitata non si dia loro la patente, va bene. (Ma tu vai in giro con la federa in testa? A quale gruppo appartieni? :-)

A tanti gruppi, compreso quello dei criticoni impenitenti. :-)

Poi, sei troppo severo. Non ho mai detto di non dargli la patente. Al massimo di togliergliela se guidano con il burqa.

Giuseppe Regalzi ha detto...

> Scommetto che un periodo di soggiorno in Arabia Saudita riconcilierebbe le nostre posizioni molto velocemente.

Non tutto l'Islam si può ricondurre al modello wahhabita. E, come è noto, non ci sono molti immigrati Sauditi in Italia...

> Infatti, come scritto sopra, a Carnevale ti possono fermare, identificare, denunciare e arrestare se indossi una maschera che travisa il volto.

Non mi risulta. Non ho mai sentito di retate al Carnevale di Venezia.

> La motivazione del burqa è una motivazione personale e non oggettiva. Quindi la persona porta sempre il burka al di fuori di casa sua e ha sempre un motivo, personale per portarlo.
> Ma i motivi personali non possono essere presi in considerazione dalla legge. Altrimenti dovrebbe prendere in considerazione i anche miei, se la legge è uguale per tutti.

Le leggi in genere riconoscono "fondati motivi", non motivi "oggettivi". L'affermazione della propria identità religiosa non è un motivo personale ma intersoggettivo e patrimonio di molti; per la donna inoltre può avere molta più importanza della difesa dal freddo di chi va in giro col passamontagna. In questo senso può essere riconosciuto dalla legge, e infatti l'interpretazione da parte dai giudici della norma in questione è stata di escludere che si potesse applicare al velo integrale.

> Dal mio punto di vista, se la banca ha un motivo, anche il panettiere ha un motivo. O il motivo c'è per tutte e due o non c'è per nessuna delle due. Un po' gravida non può essere.

Non capisco. Cosa vuoi dire? La differenza è evidente: la banca può impedire alla donna di entrare, anche perché dispone di guardie e di entrate sorvegliate; il panettiere no: se il niqab cela un rapinatore, fermarlo sulla soglia non servirà a molto, ti pare?

> In che cosa la fede Jedi è inferiore alla fede islamica?

Ho sbagliato a leggere la tua domanda, scusa, andavo di fretta. Ho letto qualcosa come "Se mi converto alla fede Jedi avrei il diritto di andare in giro incappucciato?"; da qui la mia risposta, che avrebbe invece dovuto essere - come è ovvio da quello che scrivo - "certo che no".