venerdì 8 ottobre 2010

The right to conscientious objection in lawful medical care

Ne avevamo scritto qui, questo qui sotto è purtroppo il documento che è stato approvato ieri.

The right to conscientious objection in lawful medical care

Resolution 1763 (2010)[1]

1. No person, hospital or institution shall be coerced, held liable or discriminated against in any manner because of a refusal to perform, accommodate, assist or submit to an abortion, the performance of a human miscarriage, or euthanasia or any act which could cause the death of a human foetus or embryo, for any reason.

2. The Parliamentary Assembly emphasises the need to affirm the right of conscientious objection together with the responsibility of the state to ensure that patients are able to access lawful medical care in a timely manner. The Assembly is concerned that the unregulated use of conscientious objection may disproportionately affect women, notably those having low incomes or living in rural areas.

3. In the vast majority of Council of Europe member states, the practice of conscientious objection is adequately regulated. There is a comprehensive and clear legal and policy framework governing the practice of conscientious objection by healthcare providers ensuring that the interests and rights of individuals seeking legal medical services are respected, protected and fulfilled.

4. In view of member states' obligation to ensure access to lawful medical care and to protect the right to health, as well as the obligation to ensure respect for the right of freedom of thought, conscience and religion of healthcare providers, the Assembly invites Council of Europe member states to develop comprehensive and clear regulations that define and regulate conscientious objection with regard to health and medical services, which:

4.1. guarantee the right to conscientious objection in relation to participation in the procedure in question;

4.2. ensure that patients are informed of any objection in a timely manner and referred to another healthcare provider;

4.3. ensure that patients receive appropriate treatment, in particular in cases of emergency.

28 commenti:

Anonimo ha detto...

perche' purtroppo? Mica viene vitata la liberta' di abortire... viene soltanto evidenziato che un medico ha il diritto di non essere obbligato a dare la morte... in quanto questo non rientra tra gli atti medici....
tranquillo, chi vorra' abortire, suicidarsi, mutilarsi, mettere al mondo figli gia' orfani (eterologa) ha la liberta' di poterlo fare, si chiama 'libero arbitrio'....
francesco sirio

vito ha detto...

"Purtroppo" perché, caro sirio, questo regolamento non cambia un bel niente: da una parte dice che l'operatore sanitario ha diritto di far obiezione e dell'altro sancisce il diritto del paziente a ricevere la prestazioni sanitarie senza che queste vengano inficiata dagli obiettori.
Però non dice affatto come muoversi quanto praticamente gli obiettori fanno di tutto affinché il diritto del paziente sia reso se non impossibile il più difficoltoso possibile.

Il Censore ha detto...

"perche' purtroppo? Mica viene vitata la liberta' di abortire... viene soltanto evidenziato che un medico ha il diritto di non essere obbligato a dare la morte... in quanto questo non rientra tra gli atti medici...."

Già, ma in questo modo il diritto di abortire viene praticamente sottratto, dato che i medici che accettano di praticare l'aborto sono svantaggiati rispetto agli altri (gli fanno fare solo quello)

DiegoPig ha detto...

"No person, hospital or institution shall be coerced, held liable or discriminated against in any manner because of a refusal to perform, accommodate, assist or submit to an abortion, the performance of a human miscarriage, or euthanasia or any act which could cause the death of a human foetus or embryo, for any reason."


Quindi se una donna richiede un aborto terapeutico perchè rischia la vita, il medico e la struttura possono rifiutarsi di procedere all'interruzione di gravidanza anche se questo può provocare la morte della donna.

E non possono essere imputati se tale morte, effettivamente, avviene.


Se poi continuiamo a leggere il documento, si capisce che questi non hanno capito di cosa stanno parlando.

Come si fa a sostenere che "lo stato deve assicurare l'accesso a pratiche mediche legali" se poi "nessuna persona o struttura può essere obbligata" ad effettuare tali procedure?


Io speravo scrivessero le opere di Shakespeare...

paolo de gregorio ha detto...

Uno che legge questo documento pensa che all'evidenza sia stato portato il fatto che ultimamente si era creato un problema o emergenza, in giro per l'Europa, per cui i medici venivano obbligati con la forza a fare aborti a destra e a manca. Per il resto non ne comprendo assolutamente la funzionalità: dice che il paziente ha diritto ad essere curato (e questa già ci sembra una straordinaria ammissione in un documento cos'), ma che in Europa tanto questo succede.

DiegoPig ha detto...

Per Paolo De Gregorio, 8/10/10 11:27

Non solo questo documento non è funzionale, è dannoso perchè il primo paragrafo impedisce allo stato di assicurare l'accesso alle pratiche mediche legali.


Cordiali Saluti,
DiegoPig

Anonimo ha detto...

'ensure that patients receive appropriate treatment, in particular in cases of emergency.'

riporto questo passaggio, in riferimento a questa affermazione, verosimilmente...infondata...

*Quindi se una donna richiede un aborto terapeutico perchè rischia la vita, il medico e la struttura possono rifiutarsi di procedere all'interruzione di gravidanza anche se questo può provocare la morte della donna.*

liberta' di abortire....
diritto ad essere curati..

francesco sirio

paolo de gregorio ha detto...

Esatto, in risposta a Sirio volevo fare lo stesso commento a DiegoPig dul "purtroppo": una donna arriva in ospedale che sta per morire, servirebbe un aborto di un feto, magari anche solo di qualche settimana, e la donna chiede di essere salvata, ma l'ospedale (magari pubblico) si rifiuta tutto intero di intervenire, la donna muore, nessuno sarà mai ritenuto responsabile. Mi viene il mente il caso limite in cui lascerebbero eventualmente morire una donna persino per un'ectopica cercando questa linea difensiva.
Il problema non è tanto sul singolo, ma sul fatto che in questa documenti si ammetta che un'ospedale abbia una coscienza.

paolo de gregorio ha detto...

E c'è anche un altro caso limite assurdo: il medico acconsente a salvare la vita della donna, le dice che le salverà la vita, la fa portare in sala operatoria, poi cambia idea e si rifiuta di abortire e la donna muore senza nemmeno svegliarsi dall'anestesia; e il medico non sarà ritenuto perseguibile.

Anonimo ha detto...

perdonatemi, ma le ipotesi esposte sono assolutamente romanzesche. Qualsiasi medico, anche obiettore, e' gia' obbligato, deontologicamente' gia' ora, a privilegiare la vita della madre, salvo che questa non chieda di dare la priorita' a quella del figlio. Questa e' realta', evitiamo di confondere le acque...e le coscienze.
Posso linkare i riferimenti ad avvenimenti precedenti...
e se un medico dovesse comportarsi diversamente non e' un medico, non conosce il suo mestiere....
francesco sirio

paolo de gregorio ha detto...

Francesco Sirio, ovviamente si può sempre "invitare" ad assicurare assistenza, soprattutto nel caso di un'emergenza. Ma se nell'esordio si celebra il principio cardine che nessuna persona comunque potrà mai essere ritenuta perseguibile per un aborto non fatto allora quell'indicazione, appunto, resta un mite invito alla buona volontà e permane nel celebrare comunque il primato della coscienza del singolo sulla vita o morte di una donna (" poverette, capiamo quelle nelle campagne, ci dispiace molto per le moro morti").

Non resta che richiamare per l'ennesima volta il tanto celebrato quanto attinente esempio del richiamo alla libertà di coscienza di non effettuare trasfusioni di sangue: dire che io non posso essere obbligato a farla è un conto, dire che nessun cittadino d'Europa né struttura ospedaliera può essere ritenuta responsabile o perseguibile, mai, per non fornire una trasfusione di sangue è obbrobrioso.

DiegoPig ha detto...

Per Paolo de Gregorio, 8/10/10 11:50


"Il problema non è tanto sul singolo, ma sul fatto che in questa documenti si ammetta che un'ospedale abbia una coscienza."


Concordo.



Cordiali Saluti,
DiegoPig

paolo de gregorio ha detto...

FS

"Posso linkare i riferimenti ad avvenimenti precedenti..."

Stiamo parlando del singificato del nuovo documento e delle sue implicazioni se venisse in qualche modo reso esecutivo. Cosa c'entrerebbero esattamente le pratiche antecedenti ad esso? È chiaro che gli esempi sono un po' estremi ma questo non autorizza a sostenere che siccome sono estremi allora sono irrilevanti oppure sbagliati (il più delle volte proprio proprio i casi estremi smascherano le falle nelle norme).

Inoltre non si sta nemmeno parlando, in questo caso estremo, di un figlio: se una donna ha un feto di tre mesi che le sta minacciando la salute in maniera imminente, e se nessuna persona d'Europa o ospedale potrà mai essere ritenuto perseguibile per un aborto non praticato, e ciò è affermmato nel primo e normativamente unico articolo rilevante del documento, allora la deduzione resta: un medico di un ospedale pubblico potrebbe lasciare morire donna e feto senza essere perseguibile, semplicemente perché potrà appellarsi alla non perseguibilità di chiunque si rifiuti di praticare un aborto.

Se poi questo non accada perché non accadrà, o perché il documento non è vincolante oppure infine perché il giudice considerasse la legge nazionale (per esempio in Italia) come prevalente è tutto un altro paio di maniche: qui si sta discutendo del contenuto del documento licenziato e di quel che significa. E non siamo stati noi a chiedere conto del "purtroppo" di Chiara.

Chiara Lalli ha detto...

Come già Vito, Il Censore, DiegoPig e Paolo Di Gregorio hanno sottolineato, le conseguenze della posizione che il documento giustifica o addirittura caldeggia sono molto gravi.
Come gravi sono le conseguenze dell'abuso della OdC in Italia rispetto alla IVG, alle tecniche riproduttive, alla contraccezione d'emergenza e così via.
In estrema sintesi si ignora la volontà del paziente e gli si impone la visione del medico. Se siamo fortunati le visioni coincidono, ma in caso contrario sarà la volontà del medico a prevalere.
Nessuno ha chiesto al paziente di essere tale (nessuno vorrebbe avere bisogno di andare in ospedale o di prendere farmaci, credo), ma il medico ha scelto liberamente una professione e questa professione non è colonizzare le anime, ma rispettare le richieste del paziente. Questa professione ha dei doveri.
La coscienza è ormai un'arma offensiva e usata contro le libere scelte, e io comincio a essere stufa (anzi, lo sono già) di quanti parlano senza avere idea di quanto dicono e delle consguenze dei principi che vorrebbere far passare per verità. A cominciare dagli estensori di questo documento dissennato per arrivare ai vari paladini nostrani della obiezione di coscienza - che altro non è che sabotaggio.

Chiara Lalli ha detto...

Verità assolute e valide per tutti intendevo. Finché sono le loro verità va benissimo. Non devo essere anche le mie su loro imposizione.

Chiara Lalli ha detto...

Per non ricominciare ogni volta da capo (non parlo per tutti i commentatori) la mia posizione - per sommi capi - sulla OdC è qui: http://bioetiche.blogspot.com/2008/07/obiezione-di-coscienza.html

DiegoPig ha detto...

Per Chiara Lalli, 8/10/10 15:02

"La coscienza è ormai un'arma offensiva e usata contro le libere scelte"

Mi trova perfettamente d'accordo con questo, anche se la mia opinione è che il problema non sia tanto l'obiezione di coscienza in sè quando la sua mancata regolamentazione.



Cordiali Saluti,
DiegoPig

Chiara Lalli ha detto...

DiegoPig, concordiamo sul contenuto.
Io mi spingerei anche a dire che normare l'obiezione di coscienza sia una contraddizione: l'obiezione di coscienza - questa è la mia posizione - è quella contra legem.
Lasciando tra parentesi le questioni terminologiche il punto dolente è sicuramente la regolamentazione, non la coscienza in sé.
All'interno di un servizio pubblico in regime di "monopolio" (se mi serve la pillola del giorno dopo posso andare in farmacia o al pronto soccorso e se mi serve una IVG mi serve un medico) dare così spazio e potere alla coscienza personale dell'operatore sanitario significa mettere a rischio l'efficienza del servizio e trasformare, per esempio, la possibilità di ricorrere alla IVG in una lotteria impazzita.

DiegoPig ha detto...

Per Chiara Lalli, 8/10/10 15:31

"All'interno di un servizio pubblico in regime di "monopolio"... dare così spazio e potere alla coscienza personale dell'operatore sanitario significa mettere a rischio l'efficienza del servizio e trasformare, per esempio, la possibilità di ricorrere alla IVG in una lotteria impazzita."


In questo sono d'accordissimo.
Purtroppo il problema, in questo caso, non è tanto l'obiezione di coscienza ma l'inadempienza delle strutture pubbliche nel soddisfare il requisito di dover sempre e comunque assicurare il servizio richiesto.

In sostanza, se io vado all'ospedale a chiedere la pillola del giorno dopo e il medico mi dice di essere obiettore, la struttura deve assicurare che ci sia un medico non obiettore per soddisfare la mia richiesta.

(Fortunatamente, nell'unica occasione in cui mi sono trovato in una tale situazione, il medico non era obiettore).


In sostanza, la 194 è chiara: è obbligo della struttura provvedere affinchè il servizio sia assicurato.
E se non ci sono abbastanza fondi, vanno licenziati i medici obiettori ed assunti medici non obiettori.

So che verrò criticato per quest'ultima affermazione, ma è ovvio che se la struttura è obbligata dalla legge ad assicurare il servizio a tutti i costi ed i fondi sono limitati, la soluzione da me indicata non può che essere presa in considerazione.




Cordiali Saluti,
DiegoPig

Anonimo ha detto...

E se non ci sono abbastanza fondi, *vanno licenziati i medici obiettori ed assunti medici non obiettori.*

'diritto' al lavoro....
sed....
'liberta' di abortire...(mi riferisco sempre alla piaga dell'aborto contraccettivo)

e se tutti i medici diventassero obiettori di coscienza, che soluzione proporresti? o se un abortista scegliesse di non abortire piu' (cosa non infrequente)...

una lettura 'rigida', del documento potrebbe anche offrire il fianco ad alcune contestazioni, ma non credo che le ipotesi di cui sopra siano ipotizzabili. In ogni caso, si puo' ritenere che la necessita' di debellare il conclamato pericolo di vita della donna, in qualche modo, prevalga sull'ivg, in quanto conseguenza. In tal caso il fine dell'intervento non e' costituito dal procurare l'aborto, bensi' dal tentativo di salvare la madre. condivido che un po' di chiarezza sarebbe stata auspicabile, anche se si tratta di un documento non definitivo.

francesco sirio

Anonimo ha detto...

L'insistenza con cui certe persone propongono visioni del tutto IRREALISTICHE del mondo sta a metà tra il fastidioso e il penoso. Basterebbe togliere il DIVIETO, attualmente in vigolre, a praticare l'IVG a pagamento nelle strutture private, e IMMEDIATAMENTE ci sarebbero MIGLIAIA di medici disponibili a praticare l'IVG. Come sempre, gli integralisti giocano sul disagio e sui vincoli che la legge impone come divieti alle scelte dei singoli.
Stesso discorso per casi come ad esempio il proibizionismo sulle droghe: se non esistesse il proibizionismo, non esisterebbe neppure il problema della droga (spacciatori, criminalità, pusher fuori dalle scuole, eccetera). Ma gli integralisti VOGLIONO mantenere il divieto perchè gli permette poi di poter dire che ESISTE IL PROBLEMA DROGA. Inventato dai loro stessi divieti, ovviamente.

Franco C. ha detto...

Chiara,
innanzi tutto ti ringrazio per avermi posto nella categoria degli amici dei sabotatori. Non mi era mai capitato e sarà di certo un'esperienza interessante.
Bella anche la frase "La coscienza è ormai un'arma offensiva e usata contro le libere scelte". Ammetto che risulta difficile trovare una risposta adeguata a una simile affermazione, parlo ovviamente di una che riesca a sottolineare l'inaccettabile tasso di intolleranza che racchiude senza invitare allo scontro. Quindi, chapeau!
Per il resto mi limito a registrare che per voi (Chiara e gli altri che intervengono dalla stessa parte) il medico e le strutture ospedaliere sono o devono essere servi dei pazienti, e da questa posizione non vi schiodate.
Al punto di non riuscire a leggere correttamente la risoluzione 1763 che invita gli stati membri a regolamentare l'obiezione di coscienza (punti 2 e 4), a fornire informazioni tempestive e corrette (punto 4.2) e assicurare ai pazienti un trattamento appropriato (punto 4.3).
La sola cosa che realmente differenzia la risoluzione dal draft è la questione dell'obiezione per le strutture. Allora, perché non dire pane al pane e vino al vino? Quello che davvero vi importa è colpire le istituzioni ospedaliere religiose, in particolare quelle cattoliche.
C'è solo una cosa che non capisco: che c'entra l'etica con il desiderio di potere? Mah!

DiegoPig ha detto...

@Anonimo, 8/10/10 17:43

"E se tutti i medici diventassero obiettori di coscienza, che soluzione proporresti? "

In questo caso proporrei la limitazione dell'obiezione di coscienza.
Come si può leggere nell'articolo e nei commenti indicati da Chiara Lalli, l'obiezione di coscienza era dovuta (cioè era un diritto) solo per coloro che si sono trovati nei vari gradi del percorso professionale ginecologico al momento dell'approvazione della 194.
Per tutti gli altri, tale diritto non è un diritto fondamentale perchè nessuno li obbliga a scegliere ginecologia.

Gli esempi del soldato che pretende di fare il soldato senza essere obbligato, mai, ad usare le armi è un esempio classico proprio di questo problema.

Oggi, in Italia, la pratica della ginecologia comprende anche l'esecuzione di interventi di interruzione di gravidanza (proprio come il mestiere del soldato comprende anche l'uso delle armi).

Poichè la legge obbliga le strutture pubbliche ad assicurare (senza eccezioni) l'esecuzione di tali pratiche, è ovvio che sia il diritto di obiezione del medico a dover cedere.
Questo perchè oggi un medico ginecologo ha liberamnte scelto di praticare la ginecologia, pur sapendo che tale pratica richiede l'esecuzione dell'interruzione di gravidanza.


Quindi l'obiezione di coscienza è un diritto che può essere concesso SOLO SE non intacca il diritto del cittadino di accedere, secondo legge, all'interruzione di gravidanza e altri trattamenti.


Cordiali Saluti,
DiegoPig

Chiara Lalli ha detto...

Franco C., non ti avevo messo tra gli amici dei sabotatori - cosa te lo ha fatto pensare?
Forse ho lasciato in sospeso qualche tuo commento, ma questo accade perché è difficile rispondere su vari post senza perdere qualche colpo.
Chiarisco meglio: la mia frase non è isolata, ma contornata da vari esempi (magari non in questo post) tra cui: il farmacista o il medico al pronto soccorso che nega la pillola del giorno dopo (che, sottolineo, non è abortiva e quindi è difficile anche capire le ragioni del no); il medico che rifiuta l'anestesia alla donna che sta soffrendo e viene meno al suo dovere (la 194 permette di obiettare sulle attività direttamente volte a interrompere una gravidanza e l'anestesia non vi rientra); il medico che non prescrive alcuni farmaci per la riproduzione artificiale; il medico che non fa una lastra ai genitali perché è osceno toccare le parti intime; continuo?
Ecco, in questi casi continui a pensare che la mia frase sia intollerante?
Inoltre: io non voglio che il medico sia schiavo, ma nemmeno che il paziente sia in balia dell'umore del medico. Credo che ci dovrebbero essere delle linee guida o dei codici di comportamento che ci assicurano, quando entriamo in un ospedale, di non incontrare un medico che non vuole farci la trasfusione (perché non potrebbe rifiutarcela secondo la sua coscienza? vogliamo mica renderlo nostro schiavo?).
Aggiungo che sono moltissimi i medici che si rifiutano anche di informare sulle possibilità che loro non approvano e di mettere in contatto i pazienti con medici che la pensano diversamente. Ripeto, tutti questi comportamenti non sono ammissibili secondo me (e nemmeno secondo una corretta interpretazione della legge 194 e 40) ma accadono senza che nessuno se ne preoccupi. Il risultato è che chi può si organizza per conto proprio (cliniche - dove magicamente le obiezioni di coscienza pressoché non esistono - o amici).
A me non interessa colpire le istituzioni religiose, ma che quelle pubbliche garantiscano i servizi. Il potere non c'entra assolutamente nulla. Credo anche che sia bizzarro accusarmi di non dire ciò che penso chiaramente.
Attendo con interesse proposte di soluzione ai problemi che ho posto.

Franco C. ha detto...

Chiara,
le parole non sono pietre, ma qualche indicazione la danno. Non preoccuparti troppo, la cosa mi ha divertito, non offeso! Ma non è necessario fare un lungo percorso logico per dedurre dalle tue parole ("per arrivare ai vari paladini nostrani della obiezione di coscienza - che altro non è che sabotaggio") e dai miei post precedenti (ai quali hai sempre risposto in modo chiaro) che io sono "oggettivamente" amico dei sabotatori. Poi, nella mia risposta, ho dovuto scegliere fra l'"oggettivamente" e il divertimento dell'ironia, e ho scelto quest'ultimo.
Invece continuo a trovar grave l'altra tua frase, in cui contrapponi la coscienza alla libera scelta. Non che questa contrapposizione al livello della persona non esista, anzi! Ma secondo me, se non illuminiamo le nostre scelte con la luce della coscienza, le nostre "libere" scelte diventano solo il riflesso della schiavitù verso le nostre passioni.
E' vero che puoi ribattermi che non era questo il contesto in cui andavano intese. Ed è anche vero - aggiungo io - che tutto il thread, fin dal tuo post iniziale, tradisce una forte tensione emotiva che può portare a dire più di quello che si intende, ma resta il fatto che, pur non essendo pietre, certe parole hanno un peso, ed è meglio spiegarle bene.
Nel seguito in gran parte concordo con te, e infatti io non sono in disaccordo con il principio della regolamentazione dell'obiezione di coscienza, ma nemmeno credo che il Parlamento Europeo avesse il diritto - in senso legale - di spingersi oltre a dove è arrivato. Il mio pensiero in merito dovrebbe essere chiaro per quello che ho detto nel precedente thread sull'argomento. Per questo, al contrario di te, ritengo che i rapporti fra singoli Stati e CE abbiano rilevanza nel dibattito sul OdC. E' agli Stati che tocca il compito di far sì che dell'OdC non si abusi. In Italia, per esempio, come dici tu basterebbe applicare le leggi 194 e 40 e far rispettare le deontologie professionali.
(continua...)

Franco C. ha detto...

(…segue)
Poi, entrando nel merito di ciò che mi rispondi, credo che, anche in materia etica, una sovraregolamentazione sia alla lunga peggiore di un rischio di sottoregolamentazione. Mi spiego, l'esempio del medico Testimone di Geova è fiction non realtà: quanti pazienti sono morti o sono stati danneggiati dall'obiezione di coscienza alle trasfusioni in Europa finora? Secondo me le regolamentazioni preventive, senza una casistica di supporto, sono un rischio per la libertà e un danno per la chiarezza. Pertanto, limitiamo il dibattito a dove le carte sono sul tavolo, ovvero al caso dell'aborto, e forse sarà più facile capirci. La materia etica è già di per sé fin troppo complicata e carica di emozioni: non mi pare il caso di andare a caccia di estensioni problematiche.
Vengo ora all'ultimo punto, quello - tanto per essere chiari - delle strutture ospedaliere cattoliche. Intanto vorrei dire che non "accuso" né te né altri al livello personale di alcunché. Un'accusa implica un giudizio sulla persona, ed io mi guardo bene dal giudicare, anche perché, contrariamente a quanto si crede, a pensar male si sbaglia spesso.
Questo non toglie che, semplificando, in Italia (e per altri versi anche in tutto il mondo Occidentale) sia in atto uno scontro culturale e politico fra i cristiani e, diciamo, i laicisti (il termine "laici" non mi va bene, perché preferisco riservargli il significato tradizionale di "non appartenenti al clero o a ordini religiosi").
E' indubbio che questo blog si "iscrive" al secondo partito, ed è anche indubbio che di grande attenzione verso i problemi che l'aborto pone ai cattolici qui non se ne vede molta, salvo che negli interventi di chi dissente.
E' chiaro che a te interessa uniformare il comportamento delle strutture pubbliche, ma è anche chiaro che non ti importa l'effetto devastante che ciò avrebbe sulle istituzioni ospedaliere cattoliche. Questa tua mancanza di preoccupazione mi fa pensare che, almeno a livello inconscio, la cosa ti faccia un po' di piacere. Ripeto, nessuna accusa, tantomeno a livello personale, ma non posso evitare di fare constatazioni. Chiedermi di mettermi le fette di salame sugli occhi per non vedere, questo sì che sarebbe bizzarro!
:-)

Chiara Lalli ha detto...

Non importa, ai fini del ragionamento, che nessun paziente sia morto perché nessuno ha incontrato un TdG al pronto soccorso. Ciò che conta è: qual è la differenza tra questa eventuale (pur se inverosimile di fatto) pretesa e l'obiettore che non vuole eseguire IVG o prescrivere la pillola del giorno dopo?
Non è una estensione problematica o emotiva, ma un ragionamento, qualcosa che somiglia a un esperimento mentale.
Su "laici" e "laicisti" abbiamo già detto su questo blog, che non si iscrive ad alcun partito né posizione aprioristica e cieca. Questo blog cerca di seguire argomentazioni, perlopiù assenti nei dibattiti e spesso anche nei commenti.
Siamo d'accordo sul fatto che le accuse personali non c'entrano nulla in tutto questo.
Se uno è in grado di argomentare bene io sono soltanto felice, anche se non ho magari le stesse idee e anche se spazza via la mia argomentazione. Non esistono argomentazioni cattoliche e argomentazioni laiche, ne esistono di forti e di fragili, di ben costruite e di contraddittorie.
Non ho il furore sacro di demolire le strutture ospedaliere cattoliche, davvero non ne proverei alcun piacere. Mi piacerebbe però che quando parliamo di strutture pubbliche (il fatto che siano cattoliche è - o dovrebbe essere - irrilevante ai fini dei servizi offerti) potessimo avere la garanzia che quanto previsto dalle leggi sia rispettato e che, quindi, la volontà dei pazienti non venga scavalcata dalla coscienza del medico. Per quale ragione dovrei trovarmi nella situazione seguente: non voglio fare una chemiotarapia e il medico della struttura (cattolica) me la impone perché la vita è sacra?

Franco C. ha detto...

Nessuno fa mai un discorso partendo da una posizione di pura verginità, è normale, anche per le persone intellettualmente più oneste, avere affiliazioni e simpatie. Questo porta per forza a qualche incomprensione: vale per tutti, te e me compresi.
Poi c'è una grande differenza fra onestà e disonestà intellettuale, e non farei mai un'osservazione come quella che ho fatto a te a una persona che considero intellettualmente disonesta, perché sarebbe inutile. E' chiaro che Bioetica non ha posizioni aprioristiche, ma le simpatie e le scelte di fondo sono chiare e dichiarate, talvolta anche emotivamente urlate. Non puoi chiedermi di non tenerne conto.
Quanto alle incomprensioni, anche la parte spicciola della nostra discussione ne è costellata, è inevitabile. Ti faccio solo un piccolo esempio che prendo dalla tua risposta, una precisazione che normalmente troverei puntigliosa fino ad essere imbarazzante da fare in modo diretto. Scrivi: Non è una estensione problematica o emotiva, ma un ragionamento. Ecco, io avevo in effetti usato il termine "problematico", ma l'avevo pensato (e lo penso) in senso puramente tecnico, l'accostamento alle emozioni era qualcosa che non mi aveva nemmeno sfiorato, ma questa incomprensione mi costringerebbe - nella risposta - a un lungo giro di parole, perché affrontare la questione direttamente potrebbe sembrare una recriminazione.

Mi piace la vostra completa apertura al dibattito, è per questo che partecipo (fin quando ne avrò il tempo), però abbiamo un'ispirazione e un'impostazione differente, e questo influenza anche il giudizio che diamo l'uno della qualità degli argomenti dell'altro. Perché, per tornare al discorso, per me è prematuro occuparsi della potenziale OdC di un TdG (olé, mi diverto anch'io con le sigle!), e perché a me il tuo esperimento mentale dice poco? I mie argomenti di fondo qui sono due: la differenza fra attività e passività e l'idea che anche l'etica non può fare a meno di qualche contenuto empirico, pena il rischio di andare per farfalle. Tu puoi accettare questi principi? Così sui due piedi credo di no, poi magari sì, ma solo dopo un lungo dibattito (in cui potrei essere io quello che cambia idea), cosa che su un blog non è facile da fare.
Sulla questione della contraddizione fra la coscienza del medico e i desideri del paziente (il tuo esempio della chemioterapia), anche qui posso solo farti notare che lo scontro nasce solo se accettiamo il principio che per il medico cattolico è equivalente ucciderti o lasciarti morire, ma, messa così, perché la tua volontà deve prevalere sulla sua? E' una faccenda che riguarda tanto te quanto lui! L'unico modo che il poveretto ha di rispettare la tua volontà è di diventare un assassino. Ovvero, per equivalenza morale, un killer a contratto!
Ti sembra questo un buon argomento o no? L'unico modo di uscirne è rifiutare l'argomento di Rachels. Dopodiché la cosa diventa magicamente semplice: il medico non può importi la chemioterapia perché la scelta della cura è affar tuo, lui può intervenire solo col tuo consenso. Nel caso del' IVG, invece, la sua azione è attiva e la cosa riguarda anche lui, quindi l'obiezione di coscienza è legittima.