Stefano Magni, «Eppur non si muove: l’immutabile diritto naturale» (La Nuova Bussola Quotidiana, 11 marzo 2014), a proposito di un recente dibattito sul diritto naturale (il corsivo è mio):
l’unico relatore della serata convinto che il diritto sia naturale e sia immutabile era il nostro Marco Respinti. «Dio crea l’uomo dotandolo di una determinata natura ed è da quella natura che derivano delle regole precise quanto delle leggi fisiche. Se io violo una legge fisica, ad esempio butto a terra il mio computer, questo si rompe. Non è per cattiveria che si spacca, è una legge fisica, è un dato di natura».Per Respinti, quindi (se quanto ha detto è stato riportato correttamente), buttare a terra qualcosa significa violare una legge fisica. Non sorprende, con apologeti di questo calibro, che l’etica della legge naturale sopravviva ormai – e pure a stento – soltanto tra i cattolici.
5 commenti:
Anche ad ipotizzare che non si volesse riferire al tragitto che fa il computer (ovviamente, in conformità alle leggi fisiche), ma al fatto che l'oggetto schiantandosi sul pavimento si rompe, l'inadeguatezza dell'analogia persisterebbe.
Ma anche ammettendo che buttare il computer a terra sia una violazione delle leggi di natura che vogliono che il computer stia appoggiato sul tavolo, se il computer è il mio non posso farne quello che mi pare?
Io ad esempio il mese scorso ho buttato il mio tablet da 500 euro dalla finestra (lo so io perché). A parte che me stessa nessuno si è lamentato... anche prima ho guardato che nessuno passasse di sotto.
La cosa più imbarazzante è che i ragionamenti à la Respinti (se ne leggono spesso) vorrebbero essere chiare ed efficaci esemplificazioni di una peculiare dottrina e si rivelano ogni volta per esserne la prova di insensatezza.
Scaraventare un computer a terra è una violazione della legge fisica poiché è implicito che è male farlo, perché contro la legge morale, dunque contro la legge fisica. E Magni si scandalizza del fatto (naturale, direi!) che si apprezzi questo capolavoro di petizione di principio.
Non che il resto dell'articolo di Magni brilli per contrasto (vedasi i presunti effetti della "cultura libertina" o il panegirico sulla società comunista - ma come? si son scordati che l'aborto volontario, permesso fino alla prima metà degli anni '30, pur con molte restrizioni, fu da Stalin vietato per legge e si invitarono i compagni e le compagne a dare quanti più figli al piano quinquennale?).
Ma se pure fosse plausibile sostenere che esistono delle "leggi di natura" che vanno rispettate, quello che non sopporto è l'intrinseca cattiveria che si nasconde in queste persone. Ovvero, se X non riesce a rispettare una "legge di natura" perchè X ha "qualche problema", e quindi non riesce a essere felice come gli altri, questi amorevoli personaggi se ne infischiano della sua infelicità, e anzi paiono trarne soddisfazione a umiliarli e a farli sentire ancora peggio di come stanno.
Parafrasando appena appena quello che scrive qui sopra Shostakovich, possiamo dire che Respinti confonde la violazione di un imperativo morale («Non buttare il computer per terra!») con la violazione - ovviamente impossibile - di una legge fisica. Questa gente pretende a tutti i costi di basare le norme sulla realtà empirica (una pretesa che sappiamo impossibile almeno dal Treatise humeano del 1740), e quindi per loro disobbedire alla norma significa in qualche modo imprecisato «negare» la realtà. Questo mi fa tornare in mente la discussione che si è sviluppata in calce a un post del blog De libero arbitrio, discussione a tratti estremamente frustrante (specialmente a causa degli interventi di Berlicche).
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