domenica 12 ottobre 2014
Medico nega pillola del giorno dopo. Ancora una volta.
Nonostante la pillola del giorno dopo non sia abortiva, nonostante il TAR, nonostante le giuste proteste della coppia. Continuano a mascherare una omissione di servizio da coscienza fina. L’obiezione di coscienza non c’entra nulla con il rifiuto di prescrivere la contraccezione d’emergenza. Ma perché non cambiano lavoro?
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Postato da Chiara Lalli alle 12:55
Etichette: Contraccezione d'emergenza, Obiezione di coscienza, Pillola del giorno dopo
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17 commenti:
Ma non si fa prima a chiedere che, come in Francia e in altri paesi, diventino farmaci di libera vendita?
commento al primo commento: anche se io non sono un complottista, tutta la questione di come sono gestiti i farmaci mi lascia un po' perplesso. Ad esempio: se si compra la vitamina C in farmacia, si paga un prezzo (a parità di principio attivo) che è 1000 volte (non scherzo, provare per credere) il prezzo che si paga un pacco dello stesso principio attivo in vendita nei negozi di prodotti per aziende vinicole. La sostanza è la stessa, ma le farmacie la vendono SOLO in forma di pastiglie colorate e zuccherate, nei blister di plastica, nelle scatole di cartoncino... eccetera. E il bello è che le controindicazioni delle pastiglie che si trovano in farmacia sono tutte riferite agli eccipienti (sale e zucchero), non alla vitamina.
saluti
Io ho un dubbio.
Premessa: sono critico con l'obiezione di coscienza.
Se lo Stato obbliga i medici a prescrivere la pillola del giorno dopo - in quanto ha una funzione contraccettiva - perché non sanzionano i medici che si rifiutano di praticare l'aborto?
Mi spiego: la dottoressa in questione potrebbe apellarsi (se cattolica) ai precetti del Magistero, che se non sbaglio, vietano i metodi contraccettivi non naturali. In altre parole, perché va bene avere medici che si rifiutano di praticare l'aborto ma non quelli che, seguendo le loro convinzioni religiose, non prescrivono farmaci anticoncezionali? Perché l'obiezione di coscienza non vale in questo caso ma solo in caso di Ivg?
Nel caso dell'IVG l'obiezione è prevista dalla legge 194/78. E' irragionevole ma è prevista.
Le convinzioni personali invece (religiose o di altra natura) non sono previste da alcuna legge, e non sono pertanto tollerabili.
La domanda iniziale è, comunque, sensata: perchè i medici che si rifiutano di prescrivere non vengono sanzionati?
Guardi Filippo che l'obiezione di coscienza determinata da convinzioni personali è tollerabilissima (e - se del caso - sanzionabile) e come tipo di obiezione, non tutelata da nessun ombrello legislativo, è generalmente più intellettualmente onesta rispetto a quella garantita dalle norme in materia di IVG che non costa nulla a chi la fa, anzi.
Anonimo*,
cosa intende per "tollerabile"? Forse, "statisticamente tollerabile"?
*non sarebbe un'idea malvagia adottare un nickname, per agevolare gli interlocutori e i lettori del thread
Intendo eticamente tollerabile, anche se non condivisibile nel contenuto.
Io sono quello del dubbio : )
Rispondo a Filippo. Il punto che volevo sottolineare è che una convinzione personale contro l'Ivg (fondata speso su motivi religiosi, ma non solo) viene tutelata dalla legge mentre quella contro la contraccezione - che, ci tengo a precisarlo, non condivido affatto - no. Mi sembra però che entrambe le posizioni abbiano la stessa impostazione religiosa (apertura dell'atto sessuale alla procreazione e divieto di uccidere quello che si ritiene un essere umano fin dal concepimento). Se tralasciamo quindi l'aspetto legale, quale può essere la differenza sostanziale fra queste due posizioni che giustifichi questo diverso trattamento da parte della legge?
Brad
Anonimo,
eticamente tollerabile? Dipende.
Qualsiasi scelta etica è più che legittima - altro che tollerabile - se non ha ricadute sul prossimo.
Se ne ha, il discorso cambia.
L'obiezione, nel momento in cui viola una legge, ha per forza ricadute sul prossimo; a quel punto l'ordinamento sanziona, come peraltro avevo scritto.
Per me il diritto di obiettare - e di sopportarne le conseguenze - resta comunque eticamente inattaccabile.
"L'obiezione, nel momento in cui viola una legge, ha per forza ricadute sul prossimo"
Non necessariamente. A suo tempo, l'obiezione di coscienza di chi non voleva prestare il servizio militare non aveva ricadute dirette ed evidenti su altri.
In ogni caso, prendo atto che determinate scelte non sono più eticamente tollerabili, ma bensì inattaccabili; in cosa consista tale inattaccabilità - se è vero che le medesime scelte sono soggette a sanzione - lo indagheremo un'altra volta.
Saluti
Per l’anonimo completamente anonimo:
L'erogazione di un pubblico servizio non consente, a chi è tenuto ad assicurare tale servizio, il lusso di un'obiezione di coscienza.
Perchè se, per motivi che sono solo miei, io come pubblico ufficiale nego un servizio che è dovuto, sconfino dall'obiezione di coscienza all'imposizione di coscienza. L'imposizione della mia coscienza su quella di chi ha diritto all’erogazione del servizio. E sulle direttive dello Stato che fornisce tale servizio e che io, come pubblico ufficiale, sono tenuto a seguire.
Questo, semplicemente, non è tollerabile.
L’unica via di uscita intellettualmente onesta in una situazione del genere è quella di rinunciare al proprio ruolo (di medico, farmacista etc..), data l’incompatibilità evidente tra i dettami della propria coscienza e i compiti istituzionali cui si è tenuti.
Per l’anonimo Brad:
C’è un motivo storico che spiega la tutela dell’obiezione nella 194: non costringere all’epoca gli Ostetrici con problemi di coscienza a dimettersi, in considerazione del fatto che avevano optato per la loro professione in un momento antecedente all’approvazione della legge.
Per il resto, non vedo differenze sostanziali tra i due atteggiamenti, ed entrambi andrebbero sanzionati a mio avviso: nessuno ti ha obbligato a determinate scelte, e nel momento in cui hai scelto (di diventare medico ostetrico, farmacista etc..), hai anche accettato tutte le incombenze legate al tuo ruolo.
Quindi non puoi rifiutarti. Non hai scusanti. Sarebbe incompatibile con il ruolo che, liberamente, ti sei scelto.
Per Filippo.
La stessa considerazione avrebbero potuta farla anche sulla contraccezione al momento della sua commercializzazione.
Ad ogni modo, e preso atto che concordiamo sul fatto che non ci sono distinzioni fondamentali fra l'obiezione di coscienza in questi due casi, mi sembrerebbe più coerente da parte dello Stato o non permetterle (sarei ovviamente più propenso a seguire questa strada) o tutelarle entrambe.
Ad ogni modo credo che l'Italia abbia un serio problema di mancanza di laicità e una triste predisposizione a volerlo ignorare.
Brad
Il vecchio giuramento di Ippocrate: "Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo."
Art. 9 della 194: "Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 ed agli interventi per l'interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione. "
Bugiardino della Norlevo: "La contraccezione di emergenza è un metodo di emergenza che ha lo scopo di prevenire la gravidanza, in caso di rapporto sessuale non protetto, bloccando l’ovulazione o impedendo l’impianto dell’ovulo eventualmente fecondato, se il rapporto sessuale è avvenuto nelle ore o nei giorni che precedono l’ovulazione, cioè nel periodo di massima probabilità di fecondazione. Il metodo non è più efficace una volta iniziato l’impianto." Ovulo fecondato si chiama concepimento. Impedirne l'impianto è un aborto precocissimo. Se "contraccettivo" significa contro concepimento, sarebbe giusto chiamarlo anche contragestativo. http://www.norlevo.com/medias/notices/Notice_Norlevo750_Italie.pdf
La gravidanza inizia al momento dell'impianto, non prima.
"Lo Stato... Tutela la vita umana dal suo inizio" 194
La 194 regolamenta l'interruzione di gravidanza, non la prevenzione della gravidanza.
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