domenica 18 luglio 2010

È stupro?

Da K.L. Kirchner et al., «Sexuality and a Severely Brain-Injured Spouse», The Hastings Center Report 40, n. 3 (2010), pp. 14-16:

Z. è una donna di 29 anni che ha subito una grave lesione al cervello cinque anni fa, quando è stata investita da una macchina guidata da un ubriaco. Ci sono voluti sei mesi perché si riprendesse, trascorsi tra ospedale e centro di riabilitazione. Da quando è stata dimessa dal centro, ha vissuto a casa con il proprio marito e con i due figli gemelli di quattro anni. Z è incapace di parlare, dipende totalmente dagli altri per i suoi movimenti e per la cura del corpo, è incontinente ed è alimentata con una sonda. Benché sia vigile e capace di reagire a stimoli visivi, sonori e tattili, Z è chiaramente incapace di prendere parte alle più semplici decisioni. È bisognosa di assistenza 24 ore al giorno.
Qualche mese fa, Z ha sofferto di dolori all’addome, e il suo medico ha scoperto che era incinta. La gravidanza è stata interrotta dopo che i medici si sono consultati e hanno stabilito che proseguirla avrebbe compromesso la salute della paziente. I genitori di Z sono morti, ma i suoi due fratelli maggiori hanno accusato il signor Z di stupro. Hanno contattato la polizia del luogo chiedendo di presentare accuse di natura penale e hanno ingaggiato un avvocato per avviare la procedura per ottenere la custodia. A causa dei gravi deficit cognitivi della sorella, non credono che Z possa in alcun modo avere chiara cognizione di ciò che le accade e ritengono che ogni contatto di natura sessuale con una donna in stato di minima coscienza sia inappropriato. Pensano che il signor Z abbia commesso una violenza e che la sua prospettiva sia egoistica.
Il signor Z è fermissimo nell’affermare che sua moglie avrebbe voluto mantenere rapporti fisici con lui e che ciò che succede nella privacy della loro stanza da letto non dovrebbe riguardare né i tribunali né la polizia. Come prova della sua fedeltà ai propri voti matrimoniali adduce il fatto di non avere divorziato dalla moglie quando è divenuta disabile; afferma di amarla ancora e di trovarla ancora attraente.
L’ufficio incaricato di assegnare la custodia sta esaminando il caso per conto del giudice e ha chiesto a vari consulenti di dare le proprie opinioni sulle seguenti questioni: l’incapacità di Z di fornire il proprio consenso ai rapporti sessuali anulla il diritto alla privacy coniugale invocato dal signor Z? La relazione sessuale di Z col marito precedente all’incidente costituisce una prova chiara e convincente che Z avrebbe voluto che il proprio compagno continuasse quella relazione, anche se lei stessa non vi partecipa ormai che passivamente? Z dovrebbe rimanere con suo marito, o bisognerebbe permettere ai fratelli di allontanarla dalla sua casa?
Un caso interessante, ma di difficile soluzione (anche se ciò non vuol dire che non si possano avere in proposito radicate intuizioni morali). L’articolo che lo riporta offre anche i commenti di alcune studiose di diritto e di bioetica.

(Grazie per la segnalazione a Fabrizio Fiacco.)

38 commenti:

sardanapalo ha detto...

Se il marito avesse accarezzato il corpo della moglie come segno di affetto, non in maniera sessuale, ma ricavandone comunque sensazioni positive, si tratterebbe di una forma di molestia?
Se il marito si occupa di nutrire e tenere pulito il corpo della moglie, quando questa è "incapace di prendere parte alle più semplici decisioni", è una forma di violenza privata?
In tutti gli altri tipi di contatti che hanno Z e suo marito si va a scrutare se il secondo abbia una "prospettiva egoistica"?

Ma soprattutto, perché determinati problemi sono sollevati unicamente quando si entra nella sfera sessuale, o del contatto erotico, e non in altri tipi di contatto, che pure potrebbero subire lo stesso tipo di critica?

Anonimo ha detto...

Ovviamente non è stupro. Per quanto la donna sia catatonica, è sempre viva, è sempre moglie di suo marito, vive a casa loro. Che si amino, non solo in senso platonico, mi pare chiaro ed evidente da come lui la accudisce. Se poi fanno anche l'amore, lo vogliamo chiamare stupro?

Dino Belbo ha detto...

Poteva usare qualche protezione però.

Anonimo ha detto...

dando per assodato e vero che la donna non sia in condizione di comunicare, in alcun modo, (anche se nell'articolo si fa menzione di riferiti dolori addominali…e capace di reagire a stimoli visivi, sonori e tattili,
.. quindi era possibile un qualche rapporto di comunicazione?) forse il marito ha mancato in qualcosa, non escluderei, in buona fede. Una donna, anzi, la moglie, in questo caso, e' l'antitesi del riposo del guerriero. Un rapporto coniugale lo si costruisce sul consenso di entrambi, consenso rinnovato ad e per ogni rapporto. Il matrimonio, non e' e non puo' essere un dispenser di sex on demand, di un singolo coniuge… Ma volendo un attimo tralasciare questo aspetto, non di poca importanza, ve ne e' un altro di sicura oggettivita'. La donna, era ragionevolmente in grado, fisicamente, di portare avanti la gravidanza senza rischi per la propria salute? Un marito conosce e capisce la moglie, anche i suoi desideri, le sue abitudini, spero che il tutto sia avvenuto su questi presupposti.
ciao
x barbara - ho risposto
francesco sirio

DiegoPig ha detto...

E' interessante notare come la presunzione di accettazione o rifiuto di un determinato comportamento su coloro che sono incapaci di comunicare dipenda dal personale giudizio sul comportamento messo in atto.


Cordiali Saluti,
DiegoPig

Anonimo ha detto...

chiedo una cortesia: non mi e' possibile accedere all'articolo completo dei commenti, non sono reigistrato, ed ho gia' fin troppre registrazioni :-))); sarebbe possibile leggerlo in chiaro, su questo topic, anche in lingua inglese, andrebbe comunque bene.
Grazie
francesco sirio

Giuseppe Regalzi ha detto...

Francesco Sirio, a registrarti ci metti di meno di quanto ci metterei io a ricopiarti il resto dell'articolo. Coraggio! :-)

giovannifrancescosagredo ha detto...

Ci vado giu' provocatorio: se non c'e' consenso esplicito (o testamento biologico), allora e' stupro.

@__skunk ha detto...

Berlusconi, nella sua follia, disegnò uno scenario simile.
Al peggio non v'è mai fine.

Barbara ha detto...

Secondo me è una forma di stupro, sì; sposarsi non vuol dire che poi qualsiasi rapporto si ha non è stupro, e il consenso deve essere sempre esplicito. In questo caso non può esserci più consenso; è come se la moglie non ci fosse più, è una forma di morte, quindi il rapporto attuale non può essere equiparato a quello di prima. E' come un rapporto sessuale con un disabile incapace di intendere e di volere (o addirittura con un morto): possiamo non chiamarlo stupro, possiamo tenere la persona in casa e accudirla con tutto l'amore di cui siamo capaci, ma un rapporto sessuale senza consenso esplicito non dovrebbe mai essere legale. In cosa è diverso dalla pedofilia? Nel fatto che la donna non è destinata a crescere e non può uscire dalla sua condizione "debole"? Ma come facciamo a sapere che quello che succede per lei non costituisce un trauma? Neanche i bambini si rendono conto di quanto siano traumatici gli abusi se non quando crescono.

Anonimo ha detto...

appena possibile provero' a registrarmi....
la mia ulteriore riflessione, sull'acquisizione del consenso e' questa: chi puo' mai sapere se anche la moglie abbia desiderato avere rapporti o meno? Intendiamoci, non è una incitazione allo stupro della gente in coma, basata su un inesistente silenzio assenso, ma una domanda.... scaturita dal contenuto delle dichiarazioni rese da gente uscita ad esempio dal coma... Mancano molti elementi concreti per poter dare una risposta morale, e men che mai per poter dare una valutazione scientifica... Ogni caso richiede una considerazione a se stante.... Nel dubbio ci si dovrebbe astenere dal compiere azioni, che a noi stessi, nelle medesime condizioni, non fare piacere ricevere.... complesso, davvero complesso...
francesco sirio

paolo de gregorio ha detto...

La prima reazione è stata: "come potrebbe venire in mente?" Poi leggendo le motivazioni addotte si nota che esiste un'altra faccia. Non ho ancora un'opinione del tutto formata.

Premetto che per ora neanche io ho letto i commenti sul sito.

Intanto a livello di giudizio mi sembrerebbe doversi escludere la sottrazione della custodia ma, in caso si giunga ad una certa conclusione, sarebbe più adeguato un monito: perché il discorso dei doveri coniugali equiparabili tra loro può creare legittimamente confusione e senza una previa direttiva esplciita si può anche "sbagliare" essendo in buonafede.

Come altri hanno notato: perché le cure del corpo di altro genere sì, anche senza consenso, e questa no?

Una delle "intuizioni morali" qui c'è: se la mia compagna sta male durante le notte, al risveglio le dirò che le ho fatto alcuni spugnaggi e probabilmente mi ringrazierà. Facciamo il caso che le dicessi: "ti ho vista rapita, probabilmente stavi sognando qualcosa di particolare, ho constatato un po' di eccitazione e allora ho fatto sesso con te mentre dormivi". Immagino che la reazione sarà diversa da quella di prima (a meno che non si tratti di un giuoco sessuale prima concordato). Forse c'è un problema di maggiore "invasività" nei due esempi, ma anche se nel secondo di essi ci fermiamo alla palpazione si potrà pensare che non si riceverà ugualmente un "grazie" come risposta.

Forse la distinzione è tra un atto di cura, necessaria ma anche no, e un atto che riguarda la compartecipazione (ivi inclusa anche della mente).

Anche ad ammettere la possibilità (per niente peregrina) che sia nella volontà (non prima dichiarata però, perché sennò non ci sarebbero dubbi) della persona in quella condizione di ricevere anche quelle cure, la soluzione non è più ovvia: quando presto una cura al corpo posso dire di seguire i segni del corpo (o della medicina) per sapere come, quando e quanto spesso intervenire. Nella relazione sessuale cosa si fa? Sarebbe equiparabile il caso in cui il marito facesse sesso a tutte le ore del giorno con il caso di una volta ogni una o due settiimane, o ogni mese? A priori non è possibile rispondere. Qui si deve dare una interpretazione molto più creativa dei bisogni della persona, probabilmente proprio perché l'attenzione sessuale in sé è a metà strada tra un bisogno fisico e una scelta "morale".

paolo de gregorio ha detto...

Volevo aggiungere che su un altro fronte il marito è colpevole secondo me senza troppi ripensamenti, ed è nella preventivabilità del danno procurato. In quelle condizioni la gravidanza era chiaramente un'invasione indebita in quel corpo, sia che fosse stata portata a termine che, come anche comprensibile, quando terminata. Il marito era l'unico depositario della responsabilità perché ciò non accadesse e avrebbe dovuto in ogni caso adoperarsi coerentemente, ad ogni costo. Se io cambio flebo e metto un prodotto che poi causa la necessità di rimuovere un rene all'indigente non posso poi giustificarmi dicendo: "ma quel prodotto le piaceva di più".

Anonimo ha detto...

Penso che se il conseso da parte della moglie non è stato chiaro (ha risposto di si alla esplicita domanda: vuoi fare l'amore adesso?) allora si tratta di stupro, come è stato detto l'essere sposati non dà diritto all'uso continuo, in ogni occasione, del corpo dell'altro, ancora com'è stato detto avrebbe dovuto prendere precauzioni, se fosse stato un vero atto d'amore, e non un semplice sfogo. Il fatto che lui sia rimasto con lei e non l'abbia tradita non significa niente, potremmo addirittura dire che è rimasto proprio per poter disporre di quel quel corpo a suo piacimento, nell'ipotesi più oscura, oppure che il consenso se l'è immaginato.

Mia

Anonimo ha detto...

mi sono registrato, e come affermato da Giuseppe Regalzi, in effetti ci ho messo meno a registrarmi….. che a fare il lavoro di copia-incolla che alleghero' di seguito. In fondo ho aggiunto un tentativo di traduzione delle sole conclusioni, non ho ancora completato la seria lettura del commento. A dopo.
p.s. interessanti i commenti a firma Barbara, e Mia, in quanto forse perche' formulati da donne, e quindi ovviamente emotivamente coinvolte diversamente rispetto agli uomini nel caso, con la connaturale capacita' di sintesi femminile, evidenziano quelli che potremmo definire 'i protocolli di comportamento' senza fronzoli…. o arrampicate.

Whatever legal decision is reached about Mrs. Z’s custody and placement, there should be a plan in place to counsel the whole family, separately if need be and ultimately as a unit. Perhaps a mediator or other trained professional could assist them in putting aside their individual interests to provide a stable, loving environment for the children. If Mr. Z agrees that he is responsible for protecting the vulnerable people in his care, I would favor keeping Mrs. Z at home. Whether Mrs. Z as she is now would want to have sex with her husband or not, she would surely want her family to come together for the sake of her children.

Qualunque sia il verdetto giudiziario finale circa la custodia della signora Z e la sua collocazione, si dovrebbe trovare una soluzione, in 'casa', previa consultazione e coinvolgimento dell'intera famiglia, separatamente se necessario, o meglio ancora unitariamente. Forse un mediatore o altro professionista, esperto, potrebbe aiutarli a mettere da parte i loro interessi individuali per fornire un ambiente affettivamente stabile e 'amorevolmente premuroso (materno)' per i bambini. Se il signor Z prende coscienza del fatto che è suo (primario) compito proteggere tutte le persone sensibili e vulnerabili, affidate alla sua cura, sarei favorevole al mantenimento della signora Z a casa. Indipendentemente dalla circostanza che la signora Z, nelle sue attuali condizioni fisiche, avesse voluto o non avesse voluto avere rapporti sessuali con il marito, lei certamente, ora, per il bene dei suoi bambini, vuole che la sua famiglia resti unita.

La prima cosa che mi e' venuta in mente, dopo aver letto le conclusioni, e' questo vecchio racconto, che riassumo. Un figlio, quale prova di coraggio e fedelta' alla cosca, ricevette l'ordine di ammazzare la madre, ed esibirne il cuore, a dimostrazione, del superamento della 'prova'. Cosi' fece. Mentre sprezzante e baldanzoso portava quel cuore nel covo della banda, inciampo' e cadde. Nel rialzarsi, udi' una voce provenire dal cuore strappato, la voce preoccupata della madre che gli chiedeva:" ti sei fatto, male figlio mio???".
a dopo
francesco sirio

Cachorro Quente ha detto...

"Ovviamente non è stupro. Per quanto la donna sia catatonica, è sempre viva, è sempre moglie di suo marito, vive a casa loro. Che si amino, non solo in senso platonico, mi pare chiaro ed evidente da come lui la accudisce."

Secondo questi criteri, tu escludi la possibilità di stupro in una coppia sposata di persone che mantengono un legame sentimentale.

Secondo me l'atto sessuale ha una carica personale ed emotiva molto forte, non paragonabile ad esempio all'assistenza (igienica o alimentare che sia). Non mi metterei a capo di una folla a inseguire il signor Z con i forconi per linciarlo, capisco la complessità della situazione, ma mi pare che da un punto di vista etico e legale non si possa che parlare di stupro.

paolo de gregorio ha detto...

@ Cachorro Quente
(ma anche ad altri che avanzano punti di vista simili)

"Secondo questi criteri, tu escludi la possibilità di stupro in una coppia sposata di persone che mantengono un legame sentimentale.
[...] mi pare che da un punto di vista etico e legale non si possa che parlare di stupro".

A me il discorso pare ancora adesso molto complesso: non si può certamente escludere la possibilità di stupro in una coppia sposata, concordo; ma nemmeno un'armonia quasi perfetta.
Ipotesi: quel marito aveva sempre colto il momento giusto e i segnali corretti per acconsentire a o proporre l'atto sessuale (alias non veniva di norma respinto), quando la moglie era nel pieno possesso delle proprie facoltà fisiche e mentali. Su quale presupposto possiamo concludere che nella nuova condizione l'uomo abbia definitivamente perso, ed in modo assoluto, ogni traccia di questa capacità o prerogativa?
A monte del matrimonio c'era comunque stata un'intesa reciproca anche su temi di vita sessuale, è presumibile, come è possibile che nel corso del tempo si fosse instaurata una fiducia reciproca cieca e inattaccabile, nel giudizio dell'altro/a.

Con questo non voglio sostenere che sia eticamente giusto questo comportamento (propendo più per il no), ma che farlo rientrare automaticamente nella categoria di stupro, invece che in una categoria di abuso a sé stante, mi sembra non pienamente giustificabile dall'analisi delle possibilità.

A latere: proporrei anche un altro aspetto alla luce del quale il comportamento dell'uomo potrebbe risultare eticamente problematico nei confronti della moglie. Proprio la (pur non consapevole) impossibilità di condivisione dell'atto sessuale da parte della moglie potrebbe rappresentare un non calcolato motivo di sofferenza o frustrazione (non attuale, ovviamente, ma ottenuta proiettando la volontà cosciente).

Cachorro Quente ha detto...

"Su quale presupposto possiamo concludere che nella nuova condizione l'uomo abbia definitivamente perso, ed in modo assoluto, ogni traccia di questa capacità o prerogativa?"

Mi pare che tu stia guardando la questione dal lato sbagliato. Da quello che si legge nell'articolo mi pare di capire che le condizioni cliniche della moglie non permettessero in nessun modo il consenso all'attività sessuale; come se si trattasse di una minore di 14 anni.

paolo de gregorio ha detto...

Cachorro, quello che dici ovviamente è vero. Leggi però i primi commenti qui: propongono un'obiezione che non è del tutto infondata.
Faccio un esempio: un tale potrebbe malmenare la compagna, o moglie, per obbligarla ad ingurgitare un pasto insieme. Sicuramente la donna potrà denunciare la cosa per violenza privata, nonostante si tratti del marito e l'offrire da mangiare sia una forma di assistenza reciproca. Quale consenso ha dato la donna Z in questione ad essere nutrita dal marito in una tal ora con un tal prepparato?

Lo stesso discorso si può farlo per qualunque altra attività, escluso per ora il sesso, cui l'uomo ha sottoposto la donna per curarsene e su cui nessuno ha paventato l'ipotesi di violenza a causa del mancato consenso di lei. Su base razionale, quale discrimine particolare subisce il sesso? (soprattutto se tra coniugi) E ancora: lo stupro tra coniugi ha come aspetto centrale il fatto che si sia violata l'intimità, che lo si sia fatto contro la volontà dell'altro/a o che lo si sia fatto usando la violenza?

Ricordo che io sto contestando meramente la definizione di "stupro" come applicabile immediatamente in questo caso. Per esempio se io, da perfetto sconosciuto, avessi fatto la stessa cosa non ci sarebbero dubbi per me. Ma tra marito e moglie si instaura un rapporto diverso. Qualche esempio; non credo che nessun giudice mi condannerebbe per atti osceni se la mia moglie denunciasse: "sono entrata in camera e l'ho trovato tutto nudo, in eccitazione", eppure se fosse successo in ufficio con una persona diversa sarebbe stato diverso. Oppure, una moglie può rifiutare il marito in una certa situazione, ma è difficile che un giudice le dia retta se deunciasse molestie: "ad un certo punto, senza chiedere permesso, mi ha toccato il sedere". Sicuramente vi è, quindi, lo stupro anche nella coppia moglie e marito: ma esso si estrinseca precisamente nell'aver esercitato violenza fisica per piegare la volontà in un dato momento, non nell'aver tentato, o essersi aspettato di entrare in intimità con quella persona. Tanto che il rifiuto perentorio, sistematico e perdurante può anche in talune circostanze invalidare il matrimonio stesso, quindi potenzialmente anche arrecare un danno alla persona che rifiuta il sesso (cosa che sarebbe assurda tra due sconosciuti).

Barbara ha detto...

"Su quale presupposto possiamo concludere che nella nuova condizione l'uomo abbia definitivamente perso, ed in modo assoluto, ogni traccia di questa capacità o prerogativa?"

Il punto non è il cambiamento nelle capacità dell'uomo, il punto è il cambiamento nelle facoltà / capacità della donna. Continuare a focalizzare il discorso sull'uomo mi sembra aberrante.

L'uomo è sempre lo stesso, ma la donna no. La donna a cui l'uomo era sposato non esiste più; è stata sostituita da un essere vivente col quale è impossibile avere rapporti consensuali, e quindi non capisco tante sfumature e tanti ma e però.

Questa è la dura realtà; se un padre scambia la figlia per la moglie perché sono due gocce d'acqua e ha rapporti consensuali con la figlia maggiorenne, sempre incesto è.

Barbara ha detto...

"Ma tra marito e moglie si instaura un rapporto diverso. Qualche esempio; non credo che nessun giudice mi condannerebbe per atti osceni se la mia moglie denunciasse: "sono entrata in camera e l'ho trovato tutto nudo, in eccitazione", eppure se fosse successo in ufficio con una persona diversa sarebbe stato diverso."

Sbagliato. È violenza quando la donna (o l'uomo se a essere importunato è l'uomo) dice che è violenza, dentro o fuori dal matrimonio. Sposarsi non vuol dire promettere di chiudere un occhio sulle violenze. Se ti fai scorgere nudo in stato di eccitazione quando tua moglie lo ritiene inopportuno, è violenza. E lo stesso vale per lei se ti salta addosso quando non vuoi. Chiaramente questi episodi generalmente sono evitati dall'esistenza di una buona comunicazione all'interno della coppia, ma la qualità di questa comunicazione non è scontata e soggetta a cambiamenti. Se la comunicazione non funziona, o non funziona più, è violenza, indipendentemente da quanto dichiarato dal certificato di famiglia.

La concezione del matrimonio di De Gregorio mi sembra ottocentesca e se è ancora quella vigente nell'ordinamento italiano non mi stupisce che i matrimoni siano in calo e che l'istituzione del matrimonio sia in crisi profonda.

paolo de gregorio ha detto...

Barbara, io invece non capisco perché si focalizzi l'attenzione sul fatto che la cosa riguardi la moglie o il marito. Per esempio quando parlavo di sofferenza e frustrazione l'ho detto perché mi sono immedesimato a parti invertite: se mia moglie facesse sesso con me se io fossi in quello stato, il problema per me sarebbe (in prospettiva, non in senso attuale) che la mia partecipazione sarebbe nulla. Il problema non sarebbe, cioè, il fatto in sé che mia moglie si sia dedicata a quell'attività con me, seppur non cosciente, cosa che non considererei violenta (cioè "stupro"): ma che io fossi escluso da tale partecipazione. Riterrei ingiusta una condanna per strupo, ma può darsi che riterrei eticamente incerta la scelta di mia moglie (ovviamente però non è che posso immedesimarmi nella testa di una donna a parti invertite, quando fosse lei incosciente).

Spero che così sia più chiaro (i distinguo non sono una leggerezza, ma è necessario analizzarli tutti se si vuole condannare una persona per averne stuprata un'altra).

paolo de gregorio ha detto...

Barbara, non so se sia una concezione ottocentesca, ma analizziamo questa situazione: io mi sposo, ricco, con una donna povera, e poi dal primo all'ultimo giorno di unione mi rifiuto tassativamente di spogliarmi nudo. Un bel giorno mia moglie di punto in bianco, senza altre mancanze da parte mia nel rapporto di coppia, chiede la separazione e vuole gli alimenti, e questi le vengono accordati. Il giudice (se valutate opportunamente alcune circostanze) potrebbe non addebitarle la causa di separazione. Come si vede, io riceveverei un danno, in questo caso economico, dal semplice e unico fatto di aver rifiutato di fare sesso.

Ora pensiamo la stessa ipotesi tra conoscenti: in quale altra situazione, al di fuori del matrimonio, sei in grado di farmi un esempio in cui una persona riceve un danno per vie legali per non aver fatto sesso con un'altra?

Per quel che riguarda l'essermi fatto trovare nudo ed eccitato: se questa situazione era fino al giorno prima la norma, non credo che di punto in bianco diventi violenza, salvo esserci prima stato un opportuno avvertimento. Sennò entreremmo nell'assurdo: qualunque atteggiamento, anche affettivo, anche una carezza, sarebbe passibile di candanna non perché si insiste nonostante respinti solo perché l'altra persona in quel preciso istante ha improvvisamente un pensiero diverso ma imperscrutabile. Ovviamente io prima di fare sesso posso tentare un approccio, ma se la stessa carezza diventa molestia a discrezione del pensiero del coniuge allora tutto è violenza. La violenza c'è, eccome, tante volte, ma per esserci (nel caso del matrimonio) deve essere preceduta da un segnale, verbale o motorio, di respingimento. Ma questo, e lo ripeto, vale non solo per l'atto sessuale, ma può valere quando si imbocchi una persona, quando la si lavi con la forza, quando gli si infili a forza l'acqua attraverso la trachea. Il senso in cui dici che farmi trovare nudo può essere violenza è lo stesso in cui anche lavare il corpo della compagna in vasca può essere violenza: eppure non hai obiezioni sul fatto che il marito lavi quella donna nel caso in questione.

Detto ciò, non voglio sostenere che non sia condannabile il gesto di cui stiamo parlando. Tuttavia resta aperta la domanda che alcuni hanno posto all'inizio (ne sono in cerca io stesso di una risposta pienamente soddisfacente): quale carrettistica intrinseca, nella coppia sposata, rende la nutrizione o la cura fisica del corpo non violenta anche se forzata e in stato di incosscienza, ma rende al tempo stesso violenta la cura sessuale?

paolo de gregorio ha detto...

P.S. per Barbara: io personalmente ho una concezione tutt'altro che ottocentesca del matrimonio. Ripeterò in parte quanto detto nel primo messaggio. Per me il rapporto sessuale è un "prendersi cura" ed un "assistersi" in parte simile a quello che può esservi quando si assiste con spugnaggi o altro il coniuge malato. Entrambe le cose, inoltre, possono essere additate come violente dal partner, se questi avesse mmostrato di volerle rifiutare.

Tuttavia ho riconosciuto una disntinzione intuitiva, facendo l'esempio del caso di cure prestate durante il sonno. Quindi intuitivamente il gesto sessuale anche nella coppia più affiatata è comunque diverso dalla cura del corpo, nonostante entrambi siano tanto accettabili quanto respingibili. E allora la mia diventa una genuina curiosità cui sto cercando una risposta, anche da voi: secondo voi in cosa è fondamentalmente distinta l'attenzione e la disponibilità sessuale dalla cura assistenziale del corpo? Immagino che sia il fatto che il gesto sessuale, intrinsecamente, acquisti significato solo nella partecipazione emotiva cosciente (non aprirei comunque qui il campo minato del gesto sessuale come bisogno fisiologico del nostro corpo, anche da non coscienti o dormienti, che pure è un altro fattore parzialmente in gioco).

Infine una domanda: se uno/a dichiarasse per iscritto che il coniuge potrà (e dovrà) fare sesso con lui/lei se questi dovesse mai entrare in uno stato di parziale incoscienza, tu continueresti a ritenerlo uno stupro se l'altro coniuge poi lo facesse? Ed in questo caso, se la risposta fosse negativa, escludi in assoluto che la volontà possa essere ricostruita? E se sì, perché?

Au78 ha detto...

Io credo che in una qualsiasi relazione venga dato una sorta di consenso implicito a determinate attività.
Per esempio io posso dare un consenso implicito al mio fidanzato di accarezzarmi o di baciarmi o di prendersi cura di me quando sto male. E questo consenso vale naturalmente non solo quando sono sveglia, ma anche mentre dormo.
Al contrario io non do nessun consenso implicito ad un rapporto sessuale che deve essere di volta in volta accettato da entrambe le parti (in caso contrario mi sentirei alla stregua di un oggetto sessuale).
In base a questo ragionamento un rapporto sessuale con una persona incapace di prendere decisioni, anche all'interno di una coppia, a me sembra una forma di stupro.

paolo de gregorio ha detto...

Au78, credo anche io che la chiave possa essere nel consenso e nella sua analisi, più che in risposte del tipo: "esiste il reato di stupro; lo stupro si riscontra anche all'interno di coppie sposate; ergo, questo è un caso di stupro".

Ora ci rimane di inquadrare compiutamente tutto ciò in modo razionale. Mi spiego con una storiella: un alieno intelligente, che si riproduce per via non sessuata, si trova sulla Terra ad osservare di nascosto una coppia. Egli osserva i componenti della coppia che alternativamente passeggiano insieme, mangiano insieme, si imoccano, si curano, si lavano, fanno "sesso". Osserva anche che di tanto in tanto uno dei due rifuta un tipo o l'altro di attività, ma il nostro amico ha la fortuna di essersi imabattuto in una coppia molto affiatata, per cui i dinieghi sono di gran lunga in numero inferiore delle occasioni in cui, senza parlare, i due si trovano concordi nel condividere questa o quella attività e nell'intraprenderla (non di rado mostrando buonumore e gusto nel farlo).

Un giorno l'alieno osserva un elemento della coppia cadere in quello che anche egli sa riconoscere come stato di coscienza limitata. Vede che il secondo elemento continua a curare il primo, farlo passeggiare all'aria aperta, nutrirlo, lavarlo, dargli le medicine. Un dì infine il tale si dedica per un momento a quell'attività che l'alieno ha imparato a conoscere e che noi chiamiamo sesso: la polizia irrompe da dietro la porta, l'individuo viene arrestato e rinchiuso in galera. Altri esseri umani prendono la persona con coscienza alterata sotto la propria cura, da lì alla fine dei suoi giorni.

A questo punto dovremmo immaginare di spiegare all'alieno la motivazione di quanto avvenuto, e perché è eticamente giusto aver arrestato quel personaggio e averlo definitivamente allontanato dall'ex convivente.

Anonimo ha detto...

Spiegheremo all'alieno che il sesso è un tipo di attività umana speciale, che se non gradita può risultare profondamente umiliante e dolorosa, per il corpo, la psiche e lo spirito. Nel dubbio bisogna astenersi dal farlo con chi non può esprime un chiaro consenso. Anche le cure potrebbero risultare sgradite, ma hanno un significato e una valore diverso da una penetrazione vaginale con conseguente eiaculazione e gravidanza.

Sostanzialmente quest'uomo è come se lo avesse fatto con una bambola, solo più calda e con la quale ha instaurato un rapporto precedente, ma è una persona.
Si può dire che la condizione di questa donna sia la massima aspirazione di un certo tipo d'uomo.

Mia

annarosa ha detto...

E' una persona?
Bella domanda... qualcuno sa rispondere? Per me sì ma non sono convinta lo sia per tutti i frequentatori di questo blog.
Questo è il discriminante per decidere se il marito avrebbe dovuto chiedere il consenso.

Anonimo ha detto...

Certo che e' una persona, una persona con gravissime difficolta' nel comunicare anche le piu' elementari e banali proprie necessita' e desideri... perchè chi ci puo' assicurare che lei non abbia desideri, voglia di fare qualcosa, o non fare qualcosa?. Ho letto testimonianze di gente 'svegliatesi' dal coma che raccontavano il proprio tormento, del poter ascoltare, comprendere, e non poter comunicare.... Alla domanda è stupro, io dopo averci pensato su una settimana rispondo no, non e' stupro, ma una sonora lezione per il marito.... un forte richiamo al marito a rispettare ancora di piu' la moglie... incapace di tutto, e bisognosa d'Affetto. Se ha commesso quell'errore una volta, passi... ma deve cambiare condotta, salvo che, non si sia in grado di comprendere i messaggi di lei...
In ogni caso, e' vero bisognerebbe esserci dentro per poter parlare, ma davanti a tua moglie immobile, in quelle condizioni, forse, si pensa a tutt'altro che a fare sesso, come diceva qualcuno, con una bambola di carne, calda... no' penso sarebbe davvero l'ultima cosa cui pensare....
All'E.T direi che, oltre alla legge umana, tra moglie e marito non mettere il dito.... esiste un codice penale, che prevede la circonvenzione di incapace, e tutta una serie di abusi... penalmente illeciti...ai quali si soggiace comunque....
francesco sirio
ps: in settimana commenti e traduzione ...
francesco sirio

Anonimo ha detto...

Commentary
by Kristi L. Kirschner
and Rebecca Brashler
While conversations about sexuality after disability are commonplace in rehabilitation, this particular case is unlike any we can recall. It is not like those of patients after spinal cord injuries, where the focus is on changed physiology, fertility, and ways to rediscover intimacy. It is unlike cases involving patients with developmental disabilities that prompt us to assess their understanding of sexuality and the consequences of intercourse and their ability to protect themselves from unwanted sexual advances. It is also unlike cases involving patients with severe cognitive disabilities who live in institutions—such as the young girl in a vegetative state who was raped by a staff member—where we address protection. Discussions about sexuality with the spouse of a person who is unconscious, minimally conscious, or as severely brain injured as Mrs. Z rarely occur.
That doesn’t mean, though, that we don’t discuss physical touch. We encourage family members to help range and massage stiff limbs, for example, and to show their loved ones affection. We teach family caregivers to participate with catheterization and bowel programs. But initiating a frank discussion about sexuality has not felt appropriate with these couples. This case makes us question the wisdom of that practice because of the risks associated with pregnancy and the possibility of rape charges.


Anche se le discussioni sui comportamenti sessuali, dopo disabilità sono comuni in riabilitazione, questo particolare caso è diverso da tutti quelli esaminati. E' differente dal caso di pazienti reduci da del midollo spinale, dove l'accento è sul cambiamento della fisiologia, la fertilità, e le modalità per riscoprire l'intimità. Ed e' differente dai casi che coinvolgono pazienti con deficit di sviluppo (intellettivo) che ci spingono a valutare la loro comprensione della sessualità e delle conseguenze del rapporto sessuale e la loro capacità di proteggersi dalle avances sessuali indesiderate. E 'inoltre differente dai casi di pazienti con gravi disabilità cognitive che vivono in istituti, - come la ragazza in stato vegetativo che è stata violentata da un membro del personale -, dove ci rivolgiamo affidandoli in cura. Discussioni sui comportamenti sessuali, che interessano un coniuge, in stato di totale o o quasi stato di incoscienza, o con grave lesione cerebrale, come la signora Z si verificano raramente.
Ciò non significa, tuttavia che non si sia mai affrontato il tema del contatto fisico. Infatti noi incoraggiamo i membri della famiglia ad effettuare massaggi degli arti rigidi, al fine di aumentarne la funzionalita', per esempio, e per dimostrare il loro affetto i propri cari. Insegniamo ai familiari che si occupano della cura del paziente, a contribuire nell'assistenza al cateterismo e controllo intestinale. Ma non si è mai ritenuto opportuno, francamente, avviare una discussione sulla sessualità di queste coppie. Questo caso richiama la nostra attenzione sulla opportunita' della pratica sessuale, a causa dei rischi derivanti dalla gravidanza, e sul dubbio se sia trattato di stupro.
fine parte 1.

ot - comunicazione di servizio - chiedo scusa….. ma qualcuno trova utile la traduzione? o posso postare direttamente solo in lingua originale? grazie…
francesco sirio

paolo de gregorio ha detto...

Volevo riprendere l'ultimo commento di Mia, forse aiuta a derivare qualche ulteriore conclusione. Si potrebbe associare all'atto sessuale il rischio del disagio fisico. Possiamo fare l'esempio estremo di una coppia che si malmena di tanto in tanto consensualmente traendone piacere: quando una delle due persone entrasse in un qualche stato di minima coscienza saremmo portati ad escludere che l'altro partner possa essere libero di continuare a malmenare il primo; lo faremmo sul presupposto che mentre il danno fisico è oggettivo, il piacere che ne derivava in precedenza era esclusivamente cognitivo.

Così per il sesso: le potenzialità di appagamento del gesto vengono annullate dallo stato di limitata coscienza e quindi il rischio di disagio del corpo, in particolare per una donna, renderebbe non più percorribile questa strada, anche nel caso in cui la pratica sessuale avesse fatto parte della routine della coppia.

Qui sembrerebbe che dovremmo applicare l'annullamento della volontà eventualmente precedentemente espressa dalla persona (domanda che avevo posto e che non ha ricevuto seguito): sia che avesse messo per iscritto che avrebbe voluto continuare a farsi malmenare, oppure ricevere pratiche sessuali dal partner, in stato di limitata coscienza prevarrebbe la tutela del corpo sulla volontà. Questo chiarirebbe che ci sono comunque dei limiti a quello che una persona può aver diritto di ricevere anche da parte di persone disposte a farlo e che abbiano avuto il consenso preventivo.

Inoltre, tranne nel caso di particolari patologie dell'uomo, potremmo dedurre con Mia che la pratica sessuale sarebbe forse consentita se fosse l'uomo a trovarsi nello stato di limitata coscienza, poiché le obiezioni sui rischi della pratica sessuale non sarebbero altrettanto prevalenti.

Sempre sul commento di Mia, un paio di precisazioni: credo che siamo tutti abbondantemente d'accordo che la penetrazione vaginale con eiaculazione sarebbe da condannare in ogni caso per tutta una serie di motivi. Ma ciò non esaurisce tutte le possibilità in ambito sessuale, e credo che eravamo arrivati in molti al punto di astrarre dal caso particolare per giudicare in generale se, in assoluto, qualunque pratica sessuale sarebbe da considerarsi violenza sessuale in una situazione analoga. Altra puntualizzazione: era chiaro che in questa ottica generale mi stavo riferendo al caso in cui le condizioni di profonda umiliazione e dolore che possono verificarsi in pratiche o violenze sessuali fossero stati estranei da sempre alla coppia (in caso contrario, il "danno eventuale" sarebbe più facilmente deducibile).

Ulteriore precisazione: sono aberranti ed esecrabili le situazioni in cui si ingeneri disagio e violenza (fisica o mentale) nell'atto sessuale, molto più frequenti quando la vittima è la donna; ma vanno salvaguardate le prerogative di responsabilità individuale, senza sostituirle con responsabilità collettive di genere. Vero è che ci sono innumerevoli coppie in cui in centinaia e centinaia di occasioni questa eventualità non si verifichi una singola volta. Io non ho mai praticato l'esperienza sessuale in modo vagamente distinto da qualunque diversa attività che richieda partecipazione e condivisione, e si deve tener conto del fatto che in un computo innumerevole di casi questa è la norma.

Anonimo ha detto...

segue commento - parte 2

In reality, we don’t know much about the normative sexual practices of couples when one member has a severe brain injury. How often does sexual contact occur? Do spouses hope, as popular literature might lead us to believe, that the power of their touch might “awaken” the injured brain? Current research may shed light on this.
The question of capacity to consent is enormously difficult in this kind of situation. Consent typically involves verbal communication, while intimacy often involves subtle nonverbal cues. The Alzheimer literature tells us that when couples have been together for years, the familiar patterns of physical intimacy may be a comfort—a source of support and reassurance amidst an otherwise frightening and disruptive disease.
In this case it seems critical to balance Mrs. Z’s privacy, best interests, and need for protection. Does she recognize her husband and welcome his sexual advances? Short of videotaping them in the privacy of their bedroom, we cannot think of a way to discern whether intercourse is consensual, or at least not harmful. We know she cannot take steps to protect herself, and that by allowing her to become pregnant, her husband was at least negligent. But is his negligence criminal? Is it substantial and grievous enough to remove her from his care forever?





Putting aside concerns about pregnancy, if severely disabled adults do not lose the right to refuse or accept medical care due to cognitive impairment (via substituted judgment and best interest standards of proxy decision-making), it seems logical that they also do not lose the right to refuse or accept the opportunity to engage in intimate contact with a spouse. Premorbid wedding vows and a sexual history with a spouse may constitute clear and convincing evidence that the individual desired a physical relationship with their partner. Having a spouse who believes that he married for better or worse, and could seek divorce but does not, seems like a blessing—exactly what many of us would hope for if we sustained a severe brain injury. In the end, assuming that Mrs. Z does not show fear or evidence of negative behaviors in the presence of her husband, we favor giving them a second chance with some safeguards in place due to the patient’s vulnerable status.

This case presents two major legal questions. One is whether the law would classify Mr. Z’s actions as sexual assault. Many U.S. jurisdictions have rejected the old rule that rape cannot occur in a marriage. One rationale for the old rule was that consent to marry signified consent to intercourse throughout the marriage. That reasoning is now questioned, with many arguing that married women should have the same right as single women to decide about each instance of sexual contact.
Nevertheless, her severe mental disability leaves Mrs. Z incapable of giving valid consent to intercourse. The legal standard for consent varies among the states, but at minimum, a woman must be able to understand the physical nature of the sexual act and that she has a right to refuse to engage in it. Underlying the concern about capacity to consent is knowledge that people with mental disabilities can be exploited by individuals seeking sexual gratification.
On the face of it, Mr. Z’s actions could constitute sexual assault under the law. Nevertheless, I believe that few prosecutors would pursue charges in this situation. There is no clear evidence of physical or psychological harm to Mrs. Z from the encounters. And although it could be self-serving, Mr. Z’s explanation for his behavior provides a plausible alternative story to exploitation. If we take him at his word, he believed intercourse was part of their relationship and was consensual in some sense. Although one can argue that this belief was unreasonable, the story he tells makes it possible to distinguish this case from the conduct targeted by sexual assault laws.
francesco sirio

Anonimo ha detto...

terza parte del commento
The remaining legal question is whether Mrs. Z should be cared for at home or somewhere else. Two standards are available to assist in resolving this question. The substituted judgment standard seeks to determine what the impaired individual would choose if she were capable of decision-making and aware of her current circumstances. To apply the standard, we must consider whether the evidence about Mrs. Z’s beliefs and behavior before her injury points to a particular result.
The available evidence fails to tell us much about what Mrs. Z would choose, however. Her prior sexual behavior fails to indicate whether she would prefer to continue a sexual relationship with her husband in this drastically different situation. And because of his personal interests in the matter, we cannot rely solely on Mr. Z’s claim that she would want to continue having a sexual relationship with him.
When substituted judgment fails to supply clear answers, the best interest standard comes into play. Case law on sterilization for individuals with mental disabilities offers guidance on how to think about Mrs. Z’s placement. In those cases, courts consider the potential benefits and harms of the procedure and compare them to the potential benefits and harms of available alternatives, such as long-term contraception. They choose the approach that would produce the greatest net benefit from the disabled woman’s perspective.
In deciding where Mrs. Z should live, the judge should consider the potential benefits and harms of keeping her at home, as well as the potential benefits and harms of placing her in another setting. This will require an evaluation of how Mrs. Z responds to her husband and children and how she responds to other potential caregivers. If her behavior suggests that she is most content with Mr. Z and the children, the judge could reasonably allow her to remain at home on a trial basis. With close monitoring to protect Mrs. Z’s welfare, keeping her at home could be the best alternative.

The language of ethics sits uneasily in the realm of intimate human relationships. Describing sex as a partner’s duty, obligation, right, or any other normative word seems both to diminish its meaning and elevate it to an unchallengeable principle. Even the word consent seems misapplied in this context; it implies that one person asks and the other accedes to the request. Nor does the language of science work much better. Locating the pleasure centers in the brain stimulated by sexual activity (and chocolate?) may tell us something about cognition but not much about how to live one’s life as a person with a brain injury, or as that person’s partner. We lack the words—and, more important, we lack the wisdom—to know what enhances human dignity and respect in these situations.
The essence of the sexual relationship between loving partners is not a contract, a vow in perpetuity, or a mechanical physiological response but a complex expression of their mutual commitment, love, and passion for each other. Sex in a marriage changes over time and often deepens in meaning as it decreases in frequency. Certainly illness and disability create the need for sensitive accommodation to the new reality. Serious brain injury is particularly challenging because it involves not a different body, but a very different self. Mrs. Z will never be the person she used to be. Her body may appear the same, but her ability to understand her identity and the way in which others can relate to her has changed.francesco sirio

Anonimo ha detto...

quarta ed ultima parte
Mr. Z does not seem to have accepted his wife’s altered state and what that means for their relationship. He continues to see himself as her lover, when his primary responsibility to her now is to protect her from harm, enhance the quality of her life as much as possible, and add her responsibilities as a parent to his own. He has clearly violated the first responsibility by failing to protect her from a pregnancy that could compromise her health. Was he perhaps hoping for a miracle? Does he really believe that “finding her attractive” makes his actions more acceptable? Divorce is not the only alternative. Some people in this situation are able to maintain their caregiving responsibilities only because they find companionship and intimacy outside the marriage. Mrs. Z’s brothers, however, have compounded the problem by their actions. Are there other sources of their fury? Was this tension with Mr. Z part of the family dynamics throughout the marriage, or perhaps even earlier?
At its core this case is not about sex. It is about control. And it is a family tragedy, not just an individual or marital tragedy. Who is looking out for the interests of the couple’s two children? They have lost the love and nurturing of their mother; their father is engaged in a bitter legal battle with their mother’s family. How does this affect them emotionally?
....in effetti e' un po' laborioso tagliare, incollare, spedire... ma spero di aver compiuto un'opera buona :-)
buona lettura...
francesco sirio

Anonimo ha detto...

sul testamento biologico....
Non riporrei eccessivo affidamento sulla soluzione del problema, fondata un atto del genere. Il testamento, e' inteso come 'disposizioni lasciate ai posteri in caso di cessazione di vita'. Ma nel caso in esame.... non c'e'morte..... Anche in questo caso io passerei la parola ai medici, piu' che gli avvocati ed ai giudici....i quali diranno:
- 1 se ci sono controindicazioni e quali rapporti sono compatibili con le condizioni dell'assistita;
- 2 se e' possibile raccogliere il consenso da parte della paziente;
- 3 sempre se il coniuge ha il coraggio?! di rapportarsi carnalmente con una persona bisognosa piu' di carezze che di sesso.....
passo e chiudo :-)
francesco sirio

Anonimo ha detto...

Grazie ai fratelli della signora, ci sara' un processo, cii saranno perizie e qualcosa di piu' del solito articoletto che in una faccenda del genere dice quanto la copertina puo' dire di un romanzo... NEll'attesa, e nella oggettiva mancanza di elemti di giudizio, siamo qui come a discutere di Beatiful e a misurare gli episodi sulla nostra morale.
A me, per esempio, l'idea di avere un rapporto nel quale sai in partenza che la donna non prova piacere (o per lo meno non sarai in grado di capirlo), e' di per se' "sick". Ma, appunto, che ne sappiamo se e' cosi'? Ch ne sappiamo di quello che mr Z pensa (o si illudi di capire) che sua moglie senta?
Comunque e' curioso che da parte di chi condanna l'uso dei contraccettivi, per una volta che uno non lo usa, si muovano tante critiche....

Anonimo ha detto...

(Comunque e' curioso che da parte di chi condanna l'uso dei contraccettivi, per una volta che uno non lo usa, si muovano tante critiche....)
a quale commento fai riferimento?
grazie
francesco sirio

Anonimo ha detto...

Se avesse fatto sesso col cadavere della moglie non sarebbe stata necrofilia perché ella era la moglie? Mi pare proprio di no.
Anche in questo caso non si può dire che non è stupro perché lei è quello che avrebbe voluto, per quanto ne sappiano quella donna non solo non si esprime, ma non ha neanche una volontà, e fare esercizio esegetico sulle sue ipotetiche volontà è come farlo sulle presunte volontà di un pezzo di pietra.