venerdì 20 gennaio 2012

Donna, moglie, madre, oggetto di piacere


Men from Mars; women from Venus; me from where?
David Steinberg, On Sexual Objectification

Nel tempo il ruolo attribuito dalla società al genere femminile è cambiato solo in parte. Se trent’anni fa una donna era tale in virtù del suo essere moglie e madre, oggi è la sua sensualità a definirla: un oggetto sessuale e decorativo. Eppure, sono molte le donne che si sono ribellate; perché subire non è un destino immutabile. 

Eluana Englaro e la maternità “Potrebbe anche in ipotesi generare un figlio”. È il febbraio del 2009, Silvio Berlusconi sta parlando di Eluana Englaro. Mentre il Parlamento rincorre un modo per impedire la legittima sospensione della nutrizione e idratazione artificiali, queste parole sono intrappolate per sempre su You Tube - esempio tragicamente perfetto della riduzione della donna a oggetto. Perfetto perché rivolto a una persona a priori e senza dubbio incapace di difendersi. A una donna in stato vegetativo persistente e permanente da molti anni. Perché la donna incubatrice è un’altra forma di riduzione a oggetto. La donna come madre, la donna come destinazione d’uso: piacere, sesso, maternità. Anche la maternità può infatti essere una condanna e una insopportabile riduzione a corpo, se non è scelta dalla donna, al punto che non dovremmo usare la stessa parola. La maternità non può essere ridotta alla possibilità biologica di generare un figlio. In questo caso la perfetta vittima, perché inerme, è oggetto della più vile aggressione. Espropriata della sua capacità di difendersi. Del desiderio, della volontà. Se l’incidente ha tolto alla giovane Eluana la sua vita cosciente e personale, le parole di Berlusconi l’hanno fatto metaforicamente. Quante persone hanno ascoltato queste parole, intontite quasi dalla loro abnormità? Berlusconi le ha pronunciate, ma chi ha taciuto e chi ha permesso o contribuito a far sì che potessero essere pronunciate è complice di questo definitivo scempio. “Eluana può ancora avere figli” mi rimbomba nella testa. Ho visto ciò che rimaneva di Eluana, in quel letto e in quel corpo di cui non aveva più consapevolezza, girato, pulito e toccato da mani estranee. Rivoltato come un sacco. Un corpo che il padre Beppino ha sempre protetto e tenuto al riparo: una scelta strategicamente difficile, perché l’immagine pubblica di Eluana era quella di una ragazza bella e sorridente - com’era prima dell’incidente stradale. Impossibile spiegare perché quella ragazza tanto bella avrebbe “voluto” morire (Nota: Approfitto per ricordare che la battaglia di Beppino è stata quella di far rispettare i desideri della figlia e non, come alcuni hanno distorto, quella di far morire la figlia, di liberarsene). La clinica di Lecco, quella da cui è stata spostata all’inizio del febbraio 2009 per andare a Udine a morire, era la stessa in cui era nata nel 1970. Bizzarro il destino. La stanza era piena di peluche. Eppure aveva 19 anni, non 4, quando ha avuto l’incidente. Un contrasto surreale. In quella stanza c’erano poi quelle foto che abbiamo visto sui giornali. Di una ragazza bella e sorridente che non sarebbe mai più stata. Il padre mi ha detto “puoi avvicinarti”. Non avrei potuto chiedere a lei il permesso. E c’era chi immaginava di disporre del suo utero. Può generare figli. Una scatola di carne, un corpo abusato. Una incubatrice - scenario adatto alle peggiori distopie fantascientifiche. Eppure può rimanere incinta e tanto basta a farne una Donna. Strumento di qualcun altro. Impossibile sapere se Berlusconi avrebbe detto qualcosa del genere di un uomo. L’orrore diventa ancora più innegabile se ci domandiamo: generare un figlio, come? Di fronte a quelle parole, impallidiscono le altre forme di sopruso compiute su Eluana Englaro. “Eluana svegliati” gridavano alcuni fuori alla clinica “La Quiete” di Udine. Come se avesse potuto ascoltarli. Le portavano bottigliette d’acqua. Come se avesse potuto bere.

Italianieuropei, 1/2012, pp. 67-72.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

vorresti spendere una parola sulla pornografia? io la vedo complice poco tirata in ballo poiche' metabolizzata come "costume", complice in quanto tale dell'annientamento delle donne e va a braccetto, di casa in casa, con la tv e in media in generale.

Anonimo ha detto...

La donna oggetto è anche quella che fa uso della chirurgia plastica e che si vuole rendere bella per compiacere e compiacersi, vuole sedurre ma allora questo diventa un gioco, non è più una sottomissione. Si citano sempre casi estremi per generalizzarli o renderli adattabili a quello che vogliamo dimostrare oppure è perché vogliamo scrivere qualcosa e non sappiamo cosa. Cominciamo con la solita tiritera, del suicidio assistito, della donna oggetto, i matrimoni gay, lo stato non laico per colpa del vaticano e chi ne ha più ne metta, non risolve però il problema fondamentale: cosa ci stiamo a fare in questa vita se tutto è un' ingiustizia, se tutti ce l' hanno con i deboli, se noi siamo buoni e gli altri no. In questo modo anche noi, in fin dei conti, discriminiamo chi non la pensa a modo nostro, eliminandoli, è ora di finirla con i buoni e i cattivi siamo tutti un po buoni e un po cattivi.