Personalmente è una iniziativa che condivido, non vedo che cosa di ci sia di male: dal momento che la salute è un diritto, anche la persona obesa (che sottolineiamo non nasce obesa, ma ci diventa) andrà curata quando manifesterà patologie derivanti dalla sua condizione, ed è giusto che i fondi derivino prima di tutto dalle cause.
Non ho ben capito cosa vuoi dire. Quello che mi fa sorridere è l'idea che mettere una tassa possa avviare un circolo virtuoso di quantità minori di cibo e qualità migliore. Temo che l'unico effetto potrebbe essere, appunto, discriminatorio: chi ha soldi avrà più facilità di ingozzarsi, chi è povero sarà doppiamnete sfigato.
Essere obesi è un diritto? Se sì, allora questo provvedimento è ingiusto.
Altrimenti è possibile pensare che l'impatto sociale dell'obesità vada ridotto, ad esempio, con la penalizzazione fiscale. Questa colpisce i poveri? Come dice Yupa, in fondo sono loro ad essere i più colpiti...
Invece di regolamentare la quantità di grassi e zuccheri negli alimenti, si preferisce lasciarli così ma tassarli: cioè, ingrassate e ammalatevi pure, che intanto noi incassiamo. Basta...così.
Poi se si vuole tassare l'obesità in sè perchè è un costo per la società, allora potremmo tassare quelli che escono di casa d'inverno senza la cuffia di lana, quelli che giocano a calcio perchè poi bisogna operarli alle ginocchia, quelli che vanno a sciare perchè poi bisogna ingessarli, quelli che sentono le cuffiette a palla perchè poi dobbiamo passargli l'amplifon, e infine quelli che propongono leggi cretine perchè poi bisogna pagare tasse cretine.
Se "Invece di regolamentare la quantità di grassi e zuccheri negli alimenti" ti dicono comunque che sei illiberale. Per ora non mi pare che in Italia si voglia disincentivare l'acquisto di "cibo spazzatura" si vuole semplicemente recuperare dallo stesso fondi per far fronte alle maggiori spese che poi la società è costretta ad affrontare per curare gli effetti dell'obesità
@Anonimo 2 gennaio: esiste un bilanciamento tra la libertà di una persona di fare ciò che vuole e l'impatto negativo che le sue azioni hanno sulla società; si tratta di capire quale azioni sono così nocive da giustificarne la proibizione o (come in questo caso) la disincentivazione. Evidentemente il danno sociale delle operazioni al menisco è inferiore dei problemi legati all'obesità.
Dannazione, le leggi che dicono come devono essere realizzati gli alimenti esistono già! Sono forse illiberali? Certi conservanti sono proibiti, altri sono ammessi. Perchè non si potrebbe fare con i grassi? Mi viene in mente la porcata dei cibi biologici: su pressione dei produttori di cibi "biologici", è stata fatta una legge che divide in due la popolazione: quella che può spendere di più per avere cibi più sani (forse), e quella che non può spendere e che deve mangiarsi i cibi schifezza. E ora, cosa si vuole fare, mettere una ulteriore tassa sui poveracci che possono permettersi solo i cibi schifezza? Se un determinato ingrediente o grasso o conservante è dannoso, che sia vietato per tutti i produttori di cibo. Poi se uno vuole farsi del male da solo, se lo compra all'ingrosso e ci si affoga dentro.
«Dannazione, le leggi che dicono come devono essere realizzati gli alimenti esistono già! Sono forse illiberali? Certi conservanti sono proibiti, altri sono ammessi. Perchè non si potrebbe fare con i grassi? [...] Se un determinato ingrediente o grasso o conservante è dannoso, che sia vietato per tutti i produttori di cibo.»
Perché la dannosità di conservanti, edulcoranti e grassi non è una proprietà che esiste o non esiste, ma può essere presente in gradi.
Alcuni conservanti sono proibiti perché pericolosi. Alcuni edulcoranti sono permessi, ma va indicata la loro presenza perché la loro assunzione può essere pericolosa in dosi elevate. Allo stesso modo, i grassi non fanno morire la gente, ma sono dannosi a lungo andare e dunque è morale penalizzarne il consumo.
«è stata fatta una legge che divide in due la popolazione: quella che può spendere di più per avere cibi più sani (forse), e quella che non può spendere e che deve mangiarsi i cibi schifezza.»
Non credo di aver capito a quale legge tu faccia riferimento. Ad ogni modo, ci sono persone che sono disposte a spendere di più per acquistare cibi col marchio "biologico" e chi sceglie di non farlo; poi ci sono quelli che non hanno soldi per acquistare ciò che desiderano, ma questo è un altro problema.
A me vengono in mente i ragionamenti sulle cinture di sicurezza: secondo i liberali puri, l'obbligo può essere comunque giustificato sulla base di considerazioni di opportunità economica per la collettività, cosicché non viene ritenuto ingiusto che un guidatore sia multato anche se povero in canna.
Parlando di cibo, che ci serve per vivere, qui le cose sono ovviamente un po' diverse, ma la discussione probabilmente ha una sua legittimità di esistere.
@ Chiara "chi ha soldi avrà più facilità di ingozzarsi, chi è povero sarà doppiamente sfigato".
Il junk però viene mangiato in quelle quantità anche perché costa meno del "sano". Al più viene limitata, o tolta, un'opportunità. Qui potrebbero farsi considerazioni tecnico-scientifiche, ed economiche, per identificare il prezzo per unità di apporto nutritivo (considerando che il junk ne ha meno). Volendo, perché no, potrebbe valutarsi una tassa che paghi meramente uno sconto sul cibo con migliori proprietà nutritive, creando (con un circolo virtuoso) un risparmio di spesa solo ed esclusivamente dovuto alla previsione che questo comporti meno spese sanitarie, per via di migliorate abitudini.
@ Il Censore "Evidentemente il danno sociale delle operazioni al menisco è inferiore dei problemi legati all'obesità".
Secondo me non è così semplice: l'attività fisica, persino molto intensa, migliora in modo sensibile le funzionalità organiche (credo che la mancanza di esercizio fisico batta persino il fumo tra le cause comportamentali eliminabili di morte prematura), al punto che io dubito che questo non compensi più che abbondantemente i traumi da sforzo, se confrontata ad una vita sedentaria (che comunque comporta altri tipi di logoramenti alla struttura motoria).
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10 commenti:
Personalmente è una iniziativa che condivido, non vedo che cosa di ci sia di male: dal momento che la salute è un diritto, anche la persona obesa (che sottolineiamo non nasce obesa, ma ci diventa) andrà curata quando manifesterà patologie derivanti dalla sua condizione, ed è giusto che i fondi derivino prima di tutto dalle cause.
Non ho ben capito cosa vuoi dire.
Quello che mi fa sorridere è l'idea che mettere una tassa possa avviare un circolo virtuoso di quantità minori di cibo e qualità migliore.
Temo che l'unico effetto potrebbe essere, appunto, discriminatorio: chi ha soldi avrà più facilità di ingozzarsi, chi è povero sarà doppiamnete sfigato.
...e aggiungiamo poi che spesso la cosiddetta obesità è diffusa presso le fasce meno abbienti della popolazione.
Essere obesi è un diritto? Se sì, allora questo provvedimento è ingiusto.
Altrimenti è possibile pensare che l'impatto sociale dell'obesità vada ridotto, ad esempio, con la penalizzazione fiscale. Questa colpisce i poveri? Come dice Yupa, in fondo sono loro ad essere i più colpiti...
Invece di regolamentare la quantità di grassi e zuccheri negli alimenti, si preferisce lasciarli così ma tassarli: cioè, ingrassate e ammalatevi pure, che intanto noi incassiamo. Basta...così.
Poi se si vuole tassare l'obesità in sè perchè è un costo per la società, allora potremmo tassare quelli che escono di casa d'inverno senza la cuffia di lana, quelli che giocano a calcio perchè poi bisogna operarli alle ginocchia, quelli che vanno a sciare perchè poi bisogna ingessarli, quelli che sentono le cuffiette a palla perchè poi dobbiamo passargli l'amplifon, e infine quelli che propongono leggi cretine perchè poi bisogna pagare tasse cretine.
Se "Invece di regolamentare la quantità di grassi e zuccheri negli alimenti" ti dicono comunque che sei illiberale.
Per ora non mi pare che in Italia si voglia disincentivare l'acquisto di "cibo spazzatura" si vuole semplicemente recuperare dallo stesso fondi per far fronte alle maggiori spese che poi la società è costretta ad affrontare per curare gli effetti dell'obesità
@Anonimo 2 gennaio: esiste un bilanciamento tra la libertà di una persona di fare ciò che vuole e l'impatto negativo che le sue azioni hanno sulla società; si tratta di capire quale azioni sono così nocive da giustificarne la proibizione o (come in questo caso) la disincentivazione. Evidentemente il danno sociale delle operazioni al menisco è inferiore dei problemi legati all'obesità.
Dannazione, le leggi che dicono come devono essere realizzati gli alimenti esistono già! Sono forse illiberali? Certi conservanti sono proibiti, altri sono ammessi. Perchè non si potrebbe fare con i grassi?
Mi viene in mente la porcata dei cibi biologici: su pressione dei produttori di cibi "biologici", è stata fatta una legge che divide in due la popolazione: quella che può spendere di più per avere cibi più sani (forse), e quella che non può spendere e che deve mangiarsi i cibi schifezza. E ora, cosa si vuole fare, mettere una ulteriore tassa sui poveracci che possono permettersi solo i cibi schifezza? Se un determinato ingrediente o grasso o conservante è dannoso, che sia vietato per tutti i produttori di cibo. Poi se uno vuole farsi del male da solo, se lo compra all'ingrosso e ci si affoga dentro.
«Dannazione, le leggi che dicono come devono essere realizzati gli alimenti esistono già! Sono forse illiberali? Certi conservanti sono proibiti, altri sono ammessi. Perchè non si potrebbe fare con i grassi? [...] Se un determinato ingrediente o grasso o conservante è dannoso, che sia vietato per tutti i produttori di cibo.»
Perché la dannosità di conservanti, edulcoranti e grassi non è una proprietà che esiste o non esiste, ma può essere presente in gradi.
Alcuni conservanti sono proibiti perché pericolosi. Alcuni edulcoranti sono permessi, ma va indicata la loro presenza perché la loro assunzione può essere pericolosa in dosi elevate. Allo stesso modo, i grassi non fanno morire la gente, ma sono dannosi a lungo andare e dunque è morale penalizzarne il consumo.
«è stata fatta una legge che divide in due la popolazione: quella che può spendere di più per avere cibi più sani (forse), e quella che non può spendere e che deve mangiarsi i cibi schifezza.»
Non credo di aver capito a quale legge tu faccia riferimento. Ad ogni modo, ci sono persone che sono disposte a spendere di più per acquistare cibi col marchio "biologico" e chi sceglie di non farlo; poi ci sono quelli che non hanno soldi per acquistare ciò che desiderano, ma questo è un altro problema.
Continuo la mia serie di commenti ritardatari.
A me vengono in mente i ragionamenti sulle cinture di sicurezza: secondo i liberali puri, l'obbligo può essere comunque giustificato sulla base di considerazioni di opportunità economica per la collettività, cosicché non viene ritenuto ingiusto che un guidatore sia multato anche se povero in canna.
Parlando di cibo, che ci serve per vivere, qui le cose sono ovviamente un po' diverse, ma la discussione probabilmente ha una sua legittimità di esistere.
@ Chiara
"chi ha soldi avrà più facilità di ingozzarsi, chi è povero sarà doppiamente sfigato".
Il junk però viene mangiato in quelle quantità anche perché costa meno del "sano". Al più viene limitata, o tolta, un'opportunità. Qui potrebbero farsi considerazioni tecnico-scientifiche, ed economiche, per identificare il prezzo per unità di apporto nutritivo (considerando che il junk ne ha meno). Volendo, perché no, potrebbe valutarsi una tassa che paghi meramente uno sconto sul cibo con migliori proprietà nutritive, creando (con un circolo virtuoso) un risparmio di spesa solo ed esclusivamente dovuto alla previsione che questo comporti meno spese sanitarie, per via di migliorate abitudini.
@ Il Censore
"Evidentemente il danno sociale delle operazioni al menisco è inferiore dei problemi legati all'obesità".
Secondo me non è così semplice: l'attività fisica, persino molto intensa, migliora in modo sensibile le funzionalità organiche (credo che la mancanza di esercizio fisico batta persino il fumo tra le cause comportamentali eliminabili di morte prematura), al punto che io dubito che questo non compensi più che abbondantemente i traumi da sforzo, se confrontata ad una vita sedentaria (che comunque comporta altri tipi di logoramenti alla struttura motoria).
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