domenica 1 gennaio 2012

Moral legalism

Un articolo molto interessante di Stuart P. Green sul moralismo legale e sui diversi significati.

The term “legal moralism” has traditionally referred to the view that it is permissible to use government sanctions, including criminal sanctions, to enforce prohibitions on conduct that is immoral but not directly harmful (or even offensive) to others or self. Legal moralists of this stripe thus embrace the anti-liberal view that the state may legitimately criminalize acts such as adultery, incest, and prostitution, even when performed in private by consenting adults.
Lying, Misleading, and Falsely Denying: How Moral Concepts Inform the Law of Perjury, Fraud, and False Statements, Hastings Law Journal, 53, 12/1/01.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma questa è una tautologia allo stato puro.
Una norma, in quanto esprimente una valutazione ciò che è desiderabile e ciò che non è desiderabile (che viene vietato, infatti) presupone una scelta valoriale. Ammazzare? Brutto, lo vieto. Farsi pagare per un lavoro fatto? Bello, lo tutelo.
Non pagare un lavoro fatto? Brutto, lo reprimo in qualche modo.
Il fatto che le valutazioni valoriali espresse dai testi positivi più o meno (sottolineato il più o meno) seguono le valutazioni valoriali presenti in una data società e in un certo momento storico è altrettanto ovvio: di solito i legislatori non amano vietare ciò che considerano giusto e tutelare ciò che considerano riprovevole.
E quindi a cosa si riduce il "moralismo legale"? Al fatto che le valutazioni valoriali espresse dal diritto positivo risentono delle valutazioni valoriali presenti nella società che ha generato quelle norme?
Se è tutto qua, non credo che la nozione di moralismo legale abbia il benché minimo interesse.

Oppure è una operazione di bassa retorica che è strutturata secondo lo strategemma n.12 di Schopenauer: "Quando il discorso verta su un concetto generale che non ha alcun nome, ma che deve essere designato tropicamente per mezzo di una similitudine, noi dobbiamo scegliere subito la similitudine in maniera tale che essa sia favorevole alla nostra affermazione".
E cioé:
a) a me quelle leggi non piacciono
b) per riassumere l'insieme delle leggi che non mi piacciono le chiamo "moraliste" perché moralismo è un termine che suscita astio nella maggior parte degli uditori.
etienne64

Giuseppe Regalzi ha detto...

«Proponents of this brand of legal moralism seek to explain how moral judgments about character, virtue, and vice» (corsivo mio). Mi sembra che si tratti di valutazioni valoriali che concernono la sfera delle intenzioni e non solo delle conseguenze.

Anonimo ha detto...

Ovviamente no, dacché punire ad esempio l'incesto non implica punire l'intenzione incestuosa.
Il punto nodale della qualificazione di "moralismo legale" è dato dalla pretesa di poter punire fatti "not directly harmful (or even offensive) to others or self".
Secondo Green sono moraliste quelle leggi che puniscono fatti "not directly harmful (or even offensive) to others or self".
Ora, si possono creare insiemi come meglio piace e si possono mominare a proprio arbitrio. Posso chiamare l'insieme delle leggi che puniscono fatti not directly harmful "moraliste", "gialle", "coattive indirette" o come meglio mi piace.
Ma nel momento in cui dò un nome suggestivo a questo insieme faccio una operazione retorica.
E questa operazione retorica serve, in questo contesto, solo a celare la totale assenza di una argomentazione volta a spiegare perché questo insieme di leggi sarebbe criticabile e rappresentativo di una visione antiliberale (?)
etienne64

Giuseppe Regalzi ha detto...

«Secondo Green sono moraliste quelle leggi che puniscono fatti "not directly harmful (or even offensive) to others or self"».

Scusa, Etienne, ma sei andato oltre la prima pagina dell'articolo? «The term “legal moralism” has traditionally referred to the view that it is permissible to use government sanctions, including criminal sanctions, to enforce prohibitions on conduct that is immoral but not directly harmful (or even offensive) to others or self. [...] In recent years, however, “legal moralism” has also come to mean something else. The term is now frequently used to refer to the view that, as Dan Kahan has put it, “law is suffused with morality and as a result, can’t ultimately be identified or applied ... without the making of moral judgments.” Proponents of this brand of legal moralism seek to explain how moral judgments about character, virtue, and vice relate to and explain a broad range of rules and concepts in criminal law [...]. Legal moralists of this sort need not take any particular position on the criminalization of non-harmful or non-offensive acts. [...] This article presents a study in legal moralism in this second sense».