domenica 4 marzo 2012

Se l’integralista ti vuol spedire a Riad

Gli integralisti sembrano in preda a una strana compulsione: quasi ogni volta che sui loro mezzi di comunicazione danno conto di un’iniziativa di laici o non credenti che sia in qualche modo critica della loro religione, non possono fare a meno di aggiungere una chiosa risentita, sempre essenzialmente la stessa, che suona più o meno così: «Vorremmo vederli, questi laici, a criticare allo stesso modo la religione islamica: verrebbero fatti immediatamente a pezzi! Ma naturalmente se ne astengono scrupolosamente...». I laici insomma, sembra di capire, sono per questa gente dei vigliacchi che se la prendono con il più debole. Così, per fare un esempio, sulla Bussola quotidiana del 28 febbraio scorso (Marco Respinti, «Dio non c’è, o forse sì. Dawkins ha dei dubbi»), si poteva leggere a proposito dell’Atheist Bus Campaign (un’iniziativa degli atei inglesi in cui un autobus ha girato per le strade di Londra con la scritta «Dio probabilmente non esiste. Adesso smettila di preoccuparti e goditi la vita») la seguente osservazione: «molti si sono chiesti cosa sarebbe successo se il bus avesse fatto scala [sic] a Teheran o a Riad...».
Chi ha scritto queste parole sembra beatamente ignaro del fatto che gli si potrebbero facilmente ritorcere contro: cosa succederebbe se un certo «quotidiano cattolico di opinione online» se la prendesse non con gli innocui atei inglesi ma con i wahhabiti arabi, e per giunta durante una trasferta a Riad? Penso che pochi scommetterebbero a favore dell’eventualità che Marco Respinti (o qualsiasi altro autore della Bussola) sia disposto a trasformarsi in questo modo in martire della fede...
L’errore degli integralisti, però, non sta tanto in questa incoerenza nell’adeguarsi allo standard che pretendono dagli altri, quanto proprio nel coltivare uno standard così assurdamente elevato. Proviamo infatti ad applicarlo ad altre situazioni: sei un piccolo cronista di nera di un quotidiano locale? Bel coraggio: vorrei vederti invece a volare a Mosca e scrivere contro la mafia cecena! Sei un volontario che opera in delicate situazioni sociali nella periferia romana? Ti disprezzo, visto che non sei disposto a fare le stesse cose nei sobborghi di Kabul. E l’ambito si potrebbe allargare, col pubblico che fischia il vincitore di una gara podistica perché non ha mai provato a correre la maratona di New York, o la fidanzata che lascia il suo ragazzo perché alla domanda «ma tu mi avresti amato anche se fossi stata brutta come una rana e affetta da gravi turbe psichiche?» quello ha esitato un momento di troppo...
La verità è che la maggior parte di noi ha dei limiti di coraggio o di abnegazione oltre i quali, per quanto si sforzi, non è capace di spingersi; ma proprio per questo ciò che compiamo entro questi limiti non è affatto privo di valore. Del resto, all’infuori di particolari circostanze l’eroismo non è un dovere (nel linguaggio della filosofia morale si direbbe che è un atto supererogatorio); anzi, talvolta non è neppure sensato e si trasforma in irresponsabile avventatezza, qualora il rapporto costi/benefici – che non è una misura necessariamente egoistica – ecceda la soglia della ragionevolezza. Non è facile vedere, nel caso in esame, che senso avrebbe andare a rischiare vanamente la propria testa in paesi lontani, fra popolazioni in maggioranza ancora scarsamente ricettive, mentre la laicità delle istituzioni è messa in pericolo ogni giorno a casa nostra – e non certo per opera dei salafiti.
Naturalmente, esistono dei casi in cui il consueto rimbrotto integralista avrebbe una qualche giustificazione. Prendiamo un commento apparso sull’edizione online del Corriere della Sera a firma di «Bertoldo41», al tempo della prima sentenza sul crocifisso della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo:

Gli atei italiani fanno gli eroi, i Leonida: vorrei vederli professare il loro ateismo in Afghanistan o in Arabia Saudita o in Iran. Se la farebbero sotto anche a pensare!
Se davvero gli atei italiani si fossero atteggiati in quell’occasione a eroi sprezzanti della morte – cosa che naturalmente non hanno fatto – si potrebbe convenire con questo signore, almeno nell’accusarli di una certa vanagloria. Oppure, se in un futuro immaginario gli islamici fossero maggioranza in Italia e cercassero di imporre la sharia con la violenza, i laici tradirebbero il proprio compito se rivolgessero ogni critica soltanto agli integralisti cattolici; così come sarebbe intellettualmente incoerente chiunque oggi giudicasse lecito criticare anche in modo aspro i cristiani, e si opponesse contemporaneamente per principio a fare lo stesso nei confronti dei credenti di altre religioni. Ma, come si vede, si tratta di circostanze perlopiù ipotetiche.

È possibile che gli integralisti che ripetono come un mantra la loro assurda obiezione non abbiano mai pensato a nessuno dei possibili controargomenti? Non credo che siano così stupidi; e penso quindi che il ricorso a un’obiezione tanto platealmente fallace riveli un presupposto tacito. Riflettiamoci un attimo: quand’è che il rimprovero «vorrei vederti a fare lo stesso con qualcuno più forte» è effettivamente giustificato? La risposta è immediata: quando viene indirizzato a qualcuno che sta facendo un torto a qualcun altro, come il bullo della classe che tormenta il ragazzo mingherlino. Per gli integralisti, in realtà, gli atei e i laici che criticano la Chiesa o esprimono in qualsiasi altro modo la loro opinione non esercitano un diritto, ma compiono un’aggressione blasfema contro i campioni della Verità e contro ciò che essi hanno di più caro. In questo gli integralisti cattolici non sono tanto diversi dagli islamici che così spesso tirano in ballo (con una punta di invidia?), anche se oggi non arrivano più agli stessi eccessi. Tre secoli di Illuminismo hanno limato gli artigli e le zanne della Bestia; ma l’istinto ferino è ancora lì.

26 commenti:

Luisa ha detto...

ma e' un ragionamento da persone violente che lascia il temmpo che trova
Di sostanza c'e' ne e' ben poca
Il problema non e' fare il ganzo quando si e' in minoranza, ma restare convinti delle proprie idee

shostakovich ha detto...

Tra l'altro, l'articolo di Respinti continua a propalare la stessa sciocchezza/non-notizia già presentata da Avvenire e dal famigerato UCCR.
Ora, di Dawkins si possono dire molte cose ma non certo che abbia cambiato idea. Nel suo libro The God Delusion aveva presentato una "scala della credenza", che va da 1 (fede certa) a 7 (ateismo certo), e lui si era posto a 6,9 e spiegandone le motivazioni, esattamente come dichiarato. Eppure, quelli di Avvenire, UCCR e Bussola fanno i finti tonti oppure parlano di Dawkins senza cognizione di causa. Devono essere quel tipo di pessimi critici che recensiscono autori che hanno letto. L'ennesima prova che costoro imbastiscono informazioni infondate e contribuiscono ad un dibattito fasullo, fatto di mezzucci retorici e falsificazioni. Un panorama davvero desolante.

shostakovich ha detto...

errata corrige, ovviamente:

Devono essere quel tipo di pessimi critici che recensiscono autori che NON hanno letto

Anonimo ha detto...

I post di Regalzi sono sempre di una logica e di una razionalità ineccepibili. Peccato che spesso, come in questo caso, tentino di spiegare fenomeni coi quali appunto la logica e la razionalità c'entrano come i cavoli a merenda.
In ogni caso, complimenti per il blog

Graziano P ha detto...

Bellissimo post, grazie

Kisciotte ha detto...

Ciao
grazie alla segnalazione sul blog di "un tal Lucas" sono arrivato a leggere questo tuo post. Evidentemente nella mia blogroll ho buoni consiglieri perché il tuo articolo merita di essere letto.
Mi riservo di linkarlo in miei futuri sul tema; nel frattempo lo inoltrerò a conoscenti, pure loro pericolosa minaccia ignava dell'integralismo ;)
Grazie, complimenti e alla via così con le stelle a far da trebisonda, senza bisogno di bussole altrui.

Anonimo ha detto...

Potrei anche sbagliarmi, ma semplicemente, quanto inequivocabilmente si deve prendere atto che mentre centinaia di martiri Cristiani continuano ad essere scannati, solo perche' professano e testimoniano un credo, lo stesso non puo' dirsi di laici atei, relativisti, e comunque contrari(!?) alla religione cristiana.

Senza timore di essere smentito.

francesco sirio

Giuseppe Regalzi ha detto...

Mi sfugge il senso del tuo intervento: cosa vuoi dire? Che i cristiani sono più coraggiosi di atei e laici? Ma anche gli atei hanno le loro vittime e i loro perseguitati, e se sono in numero minore di quelli cristiani dipende dal fatto che al mondo ci sono molti meno atei che cristiani, e che i non credenti - in mancanza di una struttura organizzata che li sostenga - non svolgono e non hanno mai svolto attività missionaria, cosicché oggi non si trovano comunità di atei isolate in seno a popolazioni di diversa religione, spesso ostili (gran parte delle persecuzioni di cristiani hanno questa origine). Oppure vuoi dire che siccome i cristiani di paesi lontani sono perseguitati allora non vanno criticati i cristiani dei nostri paesi - che perseguitati decisamente non sono?

Marcoz ha detto...

Posso dire anch'io una cosa, senza timore di essere smentito?
C'è chi fa il pesto mettendoci i pinoli e c'è chi ci mette le noci.

Saluti

Chiara Lalli ha detto...

Marcoz, io per esempio non ci metto l'aglio.

Anonimo ha detto...

I Cristiani, laici e religiosi, non sono, in assoluto, piu' coraggiosi di laici atei o non cristiani....
Attualmente sono solo coloro che pagano un prezzo, in termini vite umane piu' alto, ed il fatto che cio' accade perche' siano piu' numerosi e' ben magra consolazione.

Giorni fa e' scoppiata una mezza rivolta, anzi, una rivolta tutta intera perche' sono state bruciate alcune copie del corano.....

Domanda: Se i laici e religiosi Cristiani italiani sono integralisti... quelli di cui sopra come possiamo definirli?

francesco sirio
ot
(chiedero' a mia moglie cosa ci mette nel pesto, oltre pinoli e basilico e ve lo faro' sapere appena possibile :-)

Giuseppe Regalzi ha detto...

Allora, Francesco, la domanda diventa ancora più pressante: cosa c'entra tutto questo con il mio post? E' vittimismo fine a sé stesso?

(Per "integralismo" intendo l'atteggiamento di quei cattolici che vogliono imporre le loro vedute religiose - magari con il pretesto di immaginarie "leggi naturali" - anche a chi cattolico non è. Non si tratta dunque di un insulto; semplicemente non so che altro termine potrei usare, visto che esistono fortunatamente molti cattolici che non hanno quelle pretese.)

Anonimo ha detto...

Bisogna ammettere che molti anticlericali d'assalto utilizzano due pesi e due misure nel trattare la questione cristianesimo e islam. José Saramago, per esempio, aveva difeso il diritto di pubblicare un libro pornografico su Gesù e Maria e aveva definito fondamentalisti i cattolici che protestavano, ma quando c'è stato il famoso caso sulle vignette di Maometto le ha bollate come "inutile provocazione". Se molti cosiddetti liberi pensatori smettessero di fare i Don Abbondio, forti con i deboli e deboli con i forti, i "fondamentalisti cattolici" non avrebbero nulla di cui lamentarsi.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Ma saranno davvero "molti" gli "anticlericali d'assalto" che "utilizzano due pesi e due misure"? Qualche altro nome, oltre a Saramago?

Anonimo ha detto...

Tanto per farne alcuni esempi potrei citare il vignettista Vauro Senesi che dopo aver pubblicato parecchie vignette sul papa e anche su Gesù, ha condannato anche lui le vignette contro Maometto perché "altrimenti quelli (gli islamici) si arrabbiano". oppure Piergiorgio Odifreddi che aveva definito il cristianesimo una religione per "illetterati cretini" e altri insulti vari, riguardo all'islam è stato molto più cauto perché i musulmani hanno subito le crociate e oggi li rubano il petrolio.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Potresti dare qualche link o citazione più precisa? A me per esempio risulta che Vauro avesse detto che le vignette su Maometto gli sembravano di cattivo gusto, che è un giudizio estetico del tutto ammissibile (anche se eventualmente contestabile nel merito).

Anonimo ha detto...

Mi perdoni, ma non sono tanto esperto nel dare i link. Posso dirle che Vauro ha definito le vignette "pura propaganda bellica" e ho attinto questa notizia dal blog di Fausto Carioti del 12 maggio 2007 e da un articolo di Antonio Socci del 2 giugno 2006 intitolato "Napolitano e Vauro da una parte. Wojtyla e Calabresi dall'altra...Scegliete!". Potrebbero non essere il massimo dell'imparzialità, ma non penso che arrivino ad inventarsi delle citazioni. Tra l'altro mi chiedo per quale motivo le giudichi quelle di dubbio gusto, mentre le sue contro la Chiesa no...

Giuseppe Regalzi ha detto...

Beh, ma "pura propaganda bellica" non è proprio la stessa cosa di "altrimenti quelli (gli islamici) si arrabbiano". Quest'ultimo giudizio farebbe passare Vauro come un vigliacco; il primo - per quanto niente affatto condivisibile - no...

Anonimo ha detto...

Converrà però ammettere che criticare delle vignette islamiche (mentre chi le ha disegnate deve vivere sotto scorta) e disegnare vignette offensive sui cattolici non è certo un buon esempio di coerenza, anzi sembra proprio un puro esempio di vigliaccheria: criticare la Chiesa Cattolica non costa nulla, a volte ti fa anche diventare famoso, mentre a criticare l'islam si rischia di perdere la vita

Giuseppe Regalzi ha detto...

Criticare una persona che vive sotto scorta può essere forse di cattivo gusto, ma non vedo né la mancanza di coerenza né la vigliaccheria. Mi sembra che adesso lei stia ripetendo la tipica asserzione che criticavo nel post.

Anonimo ha detto...

L'incoerenza invece si vede proprio nella condanna di Vauro delle vignette. Non si può invocare la libertà di satira quando prende di mira la Chiesa e poi criticare quelle islamiche definendone "pura propaganda bellica" arrivando quasi a scaricare la colpa sui vignettisti affermando che "non si può stupirsi se messaggi violenti provocano e ottengono reazioni sul nemico" (fonte gli articolo prima citati)

Giuseppe Regalzi ha detto...

Vauro (qui c'è il testo completo, che è piuttosto articolato) sta facendo una distinzione tra la "vera" satira e la propaganda di guerra, a cui secondo lui apparterrebbero le vignette su Maometto. Discorso contestabile, che non mi vede d'accordo, ma non certo incoerente: non sta dicendo che la satira sui cattolici è lecita e quella sugli islamici no, ma che questa seconda non è satira, e che va giudicata di conseguenza.

Anonimo ha detto...

Ho letto l'articolo è anch'io lo trovo alquanto contestabile. Per quale motivo quelle vignette sarebbero condannabili, mentre le sue contro la Chiesa, no? Avrei anche gradito che, nel fare distinzione tra "vera satira" e "propaganda di guerra", lo stesso c'è lo mostrasse facendo magari una "vera" satira sull'islam così da non far sorgere il dubbio che lui, tanto solerte nel criticare la Chiesa, abbia paura a criticare l'islam...

Giuseppe Regalzi ha detto...

Beh, in parte lo spiega quando dice che la "propaganda di guerra è cupa e mortifera, la satira è giuoco e anche scandalo". Ma in effetti avrebbe potuto dire qualcosa di più.

Anonimo ha detto...

Su questo ci troviamo d'accordo. Personalmente, non vado pazzo neanch'io per quelle vignette, ma il momento usato per condannarle non mi è sembrato opportuno visto anche i disordini che sono scoppiati. Inoltre, avrei preferito che avesse usato questa cautela anche quando faceva satira sulla Chiesa, ma in quel caso non l'ho vista

Marcoz ha detto...

La satira non deve adottare cautele nei riguardi di nessuno. Se ci si ritrova a domandarci se è il caso di fare satira oppure no e quale sia il modo "giusto" e quale sia quello "sbagliato", allora significa che c'è qualche problema in termini di libertà.