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lunedì 18 febbraio 2013

Privacy, persecuzione politica e sms

22 gennaio 2013 


16 febbraio 2013 



Credo che sia una esperienza comune a molti quella di essere perseguitati da volantini elettorali: li trovi sul parabrezza del motorino, sotto al tergicristallo della macchina, nella cassetta delle lettere dove non entra più la posta ordinaria, perfino sul tappetino davanti alla porta di casa. E poi ci sono anche i manifesti abusivi e, soprattutto, le evoluzioni tecnologiche dello stalking politico: le email e gli sms.

Inutile scervellarsi per ricordare quando e dove hai dato l’autorizzazione a farti invitare all’Hotel x o alla cena y, all’incontro imperdibile z o alla raccolta di firme per m. Decidi che non importa e ti concentri sul rimedio. Ma il rimedio sembra sfuggirti di mano: quando ricevi una email, scrivi al mittente pregandolo di toglierti dalla mailing list (non sempre funziona e spesso il mittente si innervosisce e si offende, forse perché non abbiamo capito l’importanza delle email suddette). Il suggerimento di ficcarli tutti nella cartella spam ha molte controindicazioni - lo capite da soli, spero.

Quando si tratta di sms la faccenda si complica. Prima di tutto a volte non è nemmeno chiaro da chi arrivino, e tocca cercare dove e per chi sia candidato il tizio che ti invita alla cena n. Quasi sempre sono numeri sordi e ciechi - inutile provare a rispondere con sms furiosi o a telefonare.
Un caso recente è particolarmente ostinato, e proviene dal Pd - se nazionale o regionale non mi è chiaro.
Dopo un ennesimo sms (22 gennaio 2013) e dopo vari tentativi miseramente falliti ho cercato su google i recapiti del Pd nazionale e ho telefonato ai numeri trovati sul sito. Dopo qualche telefonata mi ha finalmente risposto un tipo che mi ha consigliato di mandare una email all’indirizzo dedicato alla privacy: privacy@partitodemocratico.it.
Scrivo chiedendo di essere cancellata da tutti i presenti e futuri elenchi, e il giorno dopo ricevo la risposta: dall’elenco degli invii sms del Pd nazionale sono stata cancellata (quando mai mi ero iscritta?), ma da quelli regionali?
Evidentemente no, perché sabato scorso (16 febbraio 2013) mi arriva l’ennesimo sms.

Immagino che una buona soluzione sia cambiare numero di telefono, dopo avere magari compilato una segnalazione al Garante della Privacy.
Se qualcuno di voi ha suggerimenti migliori mandatemi un sms.

ps
Cercando nella mia posta ho trovato una mia richiesta inviata a privacy@partitodemocratico.it risalente al 2010 (ottobre e novembre).

domenica 15 novembre 2009

Ossimori

sabato 4 luglio 2009

Io ci sono con Ignazio Marino. E voi?

Niente da aggiungere, a parte il fatto che prenderò la tessera del PD (la prima tessera della mia vita) per votare Ignazio Marino.

È arrivato il momento. Siamo in molti, moltissimi.

Sogniamo un'Italia diversa,
crediamo nella cultura del merito, nella laicità dello Stato, nella solidarietà, nel rispetto delle regole, nei diritti uguali per tutti.
Vogliamo liberare le energie migliori di questo Paese e creare una squadra di persone che diano voce, forza, concretezza alle nostre idee.

Siamo decisi a contrastare democraticamente chi governa l'Italia in maniera ottusa e maldestra:

per un Paese curato, sicuro, sereno, moderno
per un Paese che conti, in cui si faccia strada il coraggio, la capacità, la speranza
per un lavoro con un salario degno che valorizzi ogni individuo
per una scuola come principale strumento per la formazione e l'integrazione dei nostri figli
per uno sviluppo economico, responsabile, che rispetti l'ambiente

Vogliamo che ognuno possa costruire con fiducia il futuro, realizzare il proprio sogno e vogliamo essere liberi di scegliere.
Non sono slogan, sono i valori in cui crediamo e che ci uniscono. Ma affinché questi valori diventino azioni positive, ognuno di noi deve fare un passo avanti e assumersi un impegno.

IO CI SONO

Sono pronto a fare il primo passo per assumermi la responsabilità di dare voce e concretezza a ciò in cui crediamo.
Sulla stessa strada siamo in tanti, a partire da un gruppo di democratici liberi nello spirito e visionari, che hanno scelto di impegnarsi e condividere la sfida.
Non siamo spinti né sostenuti da correnti, siamo un ruscello ma possiamo diventare un fiume se ognuno di noi è disposto a contribuire con la propria goccia d'acqua.
Il fiume deve scorrere dentro gli argini e ogni persona per contare si deve iscrivere al Partito Democratico e partecipare con il proprio voto alla fase congressuale, per scegliere il candidato.
Facciamoci vedere. Facciamo sentire quanto è forte la nostra voglia di cambiare.
Entro l'11 luglio iscriviamoci tutti al PD.
E tra una settimana, se saremo in tanti, il fiume seguirà un nuovo corso.
Di speranza e fiducia.

Ignazio R. Marino

Per iscriversi al PD basta presentarsi con un documento al circolo più vicino al luogo in cui abiti (http://www.partitodemocratico.it/circoli/cerca.aspx).
Una volta iscritto invia un'email all'indirizzo ignazio.marino@gmail.com

martedì 30 giugno 2009

E sui diritti civili il Pd deve prendere una posizione

Ignazio Marino ha parlato per 9 minuti durante l’incontro dei Giovani Democratici al Lingotto di sabato. Abbastanza per elencare alcuni dei malanni che affliggono la politica italiana e l’Italia.
Una analisi lucida e spietata di quello che la sinistra, ormai schiacciata da quel “centro” che si è obbligati ad anteporle, e che il Partito Democratico non hanno saputo o voluto fare.
Nonostante le belle speranze iniziali e le promesse di cambiamento, poi il PD ha “parlato molto meno dei temi e delle persone. Dove sono finiti i temi che riguardano la vita di ciascuno?”, domanda Marino. Non ci si può sottrarre a queste domande, sia perché è ingiusto, sia perché è fallimentare farlo. L’ennesima sconfitta elettorale ne è la prova.
Casa, salute, lavoro. Parole travolte da interessi secondari e da contese di potere. Parole che però riguardano la maggioranza di cittadini italiani, disinteressata alle “feste alla panna montata”.
L’esempio del testamento biologico descrive bene la condizione attuale: l’impossibilità di fare una legge giusta e sensata, a garanzia delle libere scelte dei singoli in ambito sanitario. Chi dovrebbe scegliere al nostro posto? E perché? “Dov’è il problema?”, domanda Marino. Già, dov’è?
A sentirlo parlare ci si stupisce della “semplicità” del suo discorso, e ci si stupisce di trovarsi a sorprendersi per quanto dovrebbe essere scontato: diritti uguali per tutti. Ammalati, omosessuali, coppie di fatto. “I diritti civili sono di tutti”. E verrebbe anche da aggiungere che i diritti civili dovrebbero essere chiamati con il proprio nome. Non temi eticamente sensibili, ma diritti civili, appunto.
Alcuni dei quali sono stati conquistati a fatica e oggi vengono consumati da un atteggiamento pietistico e ideologico, nella vana speranza di raccattare l’approvazione delle parti più retrive e conservatrici della politica e della società italiane.
Il PD deve prendere una posizione, e la domanda con cui Marino chiude il suo breve e intenso intervento suggerisce una buona strada: “quelli che non credono che tutti abbiano gli stessi diritti possiamo a questo giro lasciarli a casa?”.

DNews, 29 giugno 2009

domenica 26 ottobre 2008

giovedì 31 luglio 2008

La ripugnante unità del PD su Eluana Englaro

Il senso di estraneità e di disappunto mi strappa dal silenzio che avevo abbracciato riguardo ad Eluana Englaro (soprattutto perché il mio silenzio segue la esplicita manifestazione di come la penso, se a qualcuno potesse interessare). Ma soltanto per un commento fugace alle dichiarazioni del PD per bocca di alcuni dei suoi.

Oggi il Pd con una sofferta mediazione ha offerto una importante manifestazione di unità e di compattezza non partecipando al voto sul conflitto di attribuzione». Lo affermano i deputati del Pd Binetti, Bobba, Carra, Calgaro, Lusetti, Mosella, Ria, Sarubbi. E aggiungono: «Vogliamo che Eluana viva, riconoscendo anche alla sua esistenza attuale il diritto a vivere e riaffermando che nessuno può assumersi la tragica responsabilità di togliere la vita ad un’altra persona».
(Il Corriere della Sera, Eluana, sì della Camera al conflitto di attribuzione, 31 luglio 2008).

Mediazione: purtroppo il risultato di una mediazione, che significa una media più o meno aritmetica di addendi alcuni dei quali sono drammaticamente in negativo, offre un risultato inevitabilmente merdoso. Alcuni addendi andrebbero eliminati perché non rispettano le regole del gioco, non perché siamo cattivi. Quando ti dicono che puoi giocare a pallone se segui il regolamento e tu entri e prendi a calci il portiere della squadra avversaria ti cacciano. Solo gli esaltati continuano ad urlare arbitro cornuto. La mediazione sui diritti civili è pericolosa e fuori fuoco: sulla libertà personale non dovrebbe esserci alcuna media(zione) a patto che le mie decisioni non danneggino altri. E le questioni di fine vita sono esemplari: io decido per me e non venitemi a fare la paternale. Non è pertinente che Eluana non possa esprimersi (perché lo ha fatto quando poteva; perché oggi non può e non potrà in futuro; perché lo scenario è quello di un legittimo rifiuto di terapie, e le due condizioni necessarie - quella di irreversibilità dello stato vegetativo e la ricostruzione della sua volontà - sono state ben trattate dalla sentenza, ma dubito che i commentatori si siano disturbati a leggerla).
Unità: sarebbe importante approfondire il contenuto di una unità. Rischia di essere una contentezza pericolosa perché troppo formale. Sareste contenti di trovarvi in accordo con un gruppo di persone che picchia e sevizia un cane? Ciò che conta è cosa si sta facendo uniti, non essere uniti e basta. Il PD (o almeno i suoi portavoce) si accontentano di essere compatti su questa ennesima manifestazione di ipocrita e paternalistico buonismo (ad essere spaziosi di cuore nel definirlo).
Viva: Binetti dimentica di specificare come sia la vita di Eluana. Meramente biologica, priva della minima coscienza e percezione. Il “Vogliamo che viva” è di una volgarità rara. E lascia intendere che loro vogliono che viva, mentre quel farabutto del padre (e quelli che lo sostengono) se ne sbattono di Eluana, anzi la vogliono far crepare. Trovo queste parole ripugnanti - in senso tecnico. Inutile dire che a nessuno dei suddetti interessa cosa volesse Eluana.
Meglio riportare il parere di Vittorio Angiolini, avvocato della famiglia Englaro: “Per noi la situazione oggi è uguale a ieri, e identica a tre settimane fa: la Corte d’Appello di Milano, come poi confermato dalla Cassazione, ha autorizzato il signor Englaro a porre fine alle sofferenze della figlia, ed è quello che farà quando lo riterrà opportuno, né prima né dopo [...] La legge è chiara [...] per interrompere una sentenza esecutiva come quella della Corte d’Appello ci vuole una richiesta esplicita di sospensione alla stessa Corte, cosa che non è stata fatta. Ora la Camera presenterà il ricorso, la Corte Costituzionale deciderà in due battute sulla sua ammissibilità, e infine se davvero c’è stato conflitto. Nel frattempo, secondo qualcuno potrebbe sospendere l’atto impugnato, ma questo non è assolutamente mai successo”.

mercoledì 12 marzo 2008

E figurati per noi

O come direbbero i bambini: specchio!