Sul Foglio di ieri un anonimo commentava la notizia dell’apertura di un settore del cimitero Laurentino di Roma ai feti abortiti («I sepolcri dei bambini non nati», 5 gennaio 2012). Tra una citazione di Foscolo e una considerazione sui totalitarismi l’autore ha infilato anche questa riga (corsivo mio):
nemmeno il più accanito abortista ha mai negato lo statuto di materia umana, quindi persona, al prodotto di quell’annichilimento.Ma basta una scorsa, tra le mille possibili fonti, alla voce «Abortion» della Internet Encyclopedia of Philosophy, per rendersi conto che la grande maggioranza dei favorevoli all’aborto nega per l’appunto (a torto o a ragione, qui non c’importa) che feti ed embrioni debbano necessariamente essere considerati persone, pur essendo «materia umana».
Questa circostanza risulterebbe probabilmente scandalosa all’anonimo («Ma come è possibile pensare che non siano persone?», te lo immagini domandare indignato); quel che è certo, è che gli riuscirebbe nuova: è palese che il nostro, di qualcuno che non la pensasse, su quest’argomento, come lui, non ha mai letto una parola che sia una. E ti verrebbe voglia di fargli notare che è un principio etico basilare quello che dovrebbe impedire di scrivere su un giornale (finanziato anche con denaro pubblico!) senza aver fatto neppure uno sforzo minuscolo di considerare seriamente l’opinione di chi la pensa in un altro modo. Ma poi lo vedi così convinto, drappeggiato nel costume virtuoso di crociato per la vita, che ti passa subito la voglia di disturbarlo mentre tanto santamente inveisce.