Silvia Ballestra, «All’estero anche per morire» (L’Unità, 17 novembre 2008, p. 48):
A questo siamo, nel caso Englaro. Al dover peregrinare per l’Italia in cerca di una struttura pubblica che possa ospitare Eluana nel suo ultimo viaggio. Nell’ipotesi peggiore, rimane la fuga all’estero, forse Austria, forse Slovenia. Caso estremo in cui saremmo tutti noi, cittadini italiani, a uscirne sconfitti e umiliati. Dopo la fuga dei cervelli, ecco la fuga dei corpi. Andare all’estero per lavorare ai più alti livelli. Andare all’estero per abortire con la Ru486. Andare all’estero per vedersi riconosciuto il diritto a convivere legalmente anche tra persone dello stesso sesso. Andare all’estero per poter usufruire in sicurezza e legalità della procreazione assistita. Insomma andare all’estero per nascere e ora – è il rischio – anche per morire.
1 commento:
all'estero per fare cose vietate in Italia.
C'è un elenco che non finisce più, oltre alle cose che avete citato voi: all'estero per suicidarsi con assistenza medica, all'estero per adottare bambini essendo single, all'estero per comprare organi da farsi trapiantare se non si trovano nelle liste ufficiali donatori compatibili, all'estero per abortire oltre il terzo mese un bambino sano, all'estero per fare terapie "mediche sperimentali" vietate in Italia, all'estero per sposare più di una persona; all'estero per pagare meno tasse (isole Cayman, ecc.) ...
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