Da Avvenire di oggi («I farmacisti cattolici: sull’obiezione disegno di legge ancora incompleto», 6 maggio 2010, inserto È Vita, p. 3):
«Incompleto e da ridiscutere»: è questo il parere del presidente dei farmacisti cattolici (Ucfi), Piero Uroda, sul disegno di legge della senatrice del Pdl Ada Spadoni Urbani che tratta del diritto all’obiezione di coscienza dei farmacisti come «un diritto soggettivo». […] «È molto importante invece che sia riconosciuta alla farmacia la possibilità di non vendere contraccettivi d’emergenza e non solo al singolo farmacista – interviene il dottor Uroda –. Chi assicura la vendita di un prodotto abortivo se sono tutti obiettori? Economicamente non è possibile assicurarsi la presenza in negozio di un non obiettore ed eticamente perché dovrei lavorare con un collega che non condivide il rispetto della vita?». Piero Uroda ne è certo: «Il nostro diritto di non vendere farmaci che uccidono è superiore a quello di chi richiede il prodotto. Attenzione infatti, non si tratta di medicinali che curano, ma di prodotti che fanno fuori una vita umana ai suoi esordi e che danneggiano gravemente la salute delle donne». «Per un cattolico – sostiene Uroda – è una bugia che i contraccettivi d’emergenza non fanno nulla, visto che siamo convinti che quando due gameti si incontrano si forma una nuova persona».Già, chi «assicura la vendita di un prodotto abortivo se sono tutti obiettori?» Il punto è proprio questo (anche se la contraccezione d’emergenza non ha per nulla effetti abortivi), e il dottor Uroda senza volerlo si è condannato da solo.
18 commenti:
Non solo io ci vedo anche una certa richiesta di discriminazione: "eticamente perché dovrei lavorare con un collega [il non obiettore] che non condivide il rispetto della vita?" tra un po' chiederanno anche il diritto di licenziare dalle farmacie cattoliche i farmacisti non obiettori per "giustificato motivo". Poco ci manca che tra un po' venga anche richiesto per i non cattolici.
Mi chiedo, ma non è poi vero che uno debba poter decidere liberamente cosa vendere nel proprio esercizio privato?
Una farmacia è certamente servizio di pubblica utilità, però resta attività privata. Forse non spetta al singolo privato garantire la presenza di un prodotto, forse spetta allo stato, al servizio pubblico.
Ovviamente, da privato cittadino, mi curo di fare acquisti soltanto nelle farmacie di mio gradimento, cioè le catholic-free.
Renzo: esiste una legge che obbliga il farmacista a procurare tutte le specialità medicinali che gli vengano richieste. D'altronde se tutti i farmacisti della tua zona sono obiettori (pensa a un piccolo centro) che fai? Ti metti in viaggio? Tieni conto che nella contraccezione d'emergenza ogni ora che passa conta...
Allora, i farmacisti cattolici non dovrebbero vendere neppure contraccettivi. O anche medicine ottenute con metodi che siano in contrasto con le direttive della Chiesa. Oppure, molto più semplicemente, allora si introduca una discrimante: i cattolici non possono diventare medici o farmacisti, così non entrano in conflitto con il loro credo e la smettono di rompere l'anima agli altri.
Ancor meglio: le farmacie che non sottoscrivono con lo stato un contratto in cui si impegnano a fornire tutti i tipi di contraccezione non possono essere considerate farmacie di servizio pubblico. Per cui chiunque è autorizzato ad aprirgnene una di fianco senza passare per l'autorizzazione legata al n. di abitanti. Vediamo se cambiano musica...
Sti' cattolici che dicono di essere sempre dalla parte dei poveri e dei diseredati... PERò LO SANNO BENISSIMO CHE CHI HA I SOLDI PUò COMPRARSI LE MEDICINE "PROIBITE" ALL'ESTERO... oppure può andare ad abortire in svizzera... QUINDI SI DIVERTONO A OPPRIMERE PROPRIO I POVERACCI... naturalmente "per il loro bene", ci mancherebbe.
Insomma degli ipocriti
Ma infatti io sapevo che la pillola del giorno dopo non è abortiva... Una donna che conosco (ginecologa) mi ha spiegato che se l'ovulo è già stato fecondato, quella pillola può solo dare una botta di ormoni addirittura benefica nel post-impianto.
Era una bufala?
Layla: dovrei controllare, ma mi pare di aver letto anch'io qualcosa del genere.
"Al farmacista, in linea di principio, può essere garantito il diritto di esercitare obiezione di coscienza, alla farmacia tale comportamento deve essere negato.
Mentre al singolo professionista non può essere negata la libertà di scelta rispetto alle proprie convinzioni etiche o religiose, alla farmacia, in quanto già detentrice di un’esclusiva e concessionaria di un rapporto privilegiato con lo Stato di monopolio, non deve essere permesso di esercitare l’obiezione di coscienza e quindi rifiutarsi di vendere farmaci come la pillola del giorno dopo o affini."
(30 aprile 2010, Obiezione di coscienza: no alla farmacia. La posizione del MNLF, http://www.mnlf.it/news.php?id=28).
Magari può essere utile anche sapere la posizione de Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti.
Sembra più sensata la loro posizione di tante altre.
Benissimo.
I farmacisti siano liberi di vendere qualunque puttanata a colori preferiscano tenere sui loro scaffali. Da consumatore, richiedo che espongano un simbolo che ne indichi l'orientamento, in positivo s'intende, tipo "farmacia osservante dei precetti cattolici" o pugnette similari.
Ho lo stesso diritto di libertà di scelta e di non perdere il mio tempo con persone simili.
Carlo Ruggeri
Comincio veramente a non poterne più di leggere questi deliri. Questa gente ha piazzato delle pedine in parlamento che fanno un mestiere diverso da quello che dovrebbero fare, cioè si rivolgono solo a loro invece che a tutti, e poi questi qui hanno persino la faccia tosta di lamentarsi invece di vergognarsi.
Questa è gente che dell'embrione in realtà non gliene frega un emerito zero, altro che "saponette" il mio qualcuno. Ed è evidente, sarebbe evidente ad un ragazzino. Perché quando la scienza ti dimostra che quella pillola non fa abortire ma fa non nascere l'embrione, loro cosa ti fanno? Loro che temmono che qualche embrione di troppo muoia? Esultano? Li trovi per le strade? O a fare preghiere di ringraziamento all'idea, oggi molto concreta direi anzi certa, che quelli che pensavano in giro per il mondo essere stati centinaia di miglia di embrioni soppressi in realtà non erano invece nemmeno esistiti?
No, essi non fanno tutto questo, nemmeno sperano in cuor loro che sia vero, ma rosciano! Capito? Rosicano, o dicono che non è vero. Rosicano alla notizia che tanti embrioni non sia in realtà mai morti. Non esultano, capito? Centinaia di migliaia di "persone" mai morte, e a loro la prospettiva inquieta. E sapete perché? Perché per loro è meglio che siano morti in tanti, se questo giova alla loro causa, piuttosto che si siano "salvati" tutti ma a loro sia tolta la possibilità di interfeire con la scelte degli altri. Meglio, insomma, una strage di embrioni se questo vuol dire che posso rifiutare una schifosa pillola.
Ed anche la scienza non fosse stata ancora così certa, loro se un bias lo avessero dovuto avere l'avrebbero avuto nella speranza che fosse poi vero che la pillola del giorno dopo è contraccettiva e non abortiva. Nemmeno quello: da subito, pessimismo, rifiuto, ed ora negazione dell'evidenza.
Ma quale embrione ed embrione. Se serviva l'ennesima dimostrazione, questa della pillola del giorno dopo ne è la più lampante. Persone che non si sa bene perché, se perché infelici delle loro vite, se perché infelici di non saper fare altro che ubbidire ad altri, persone in senso letterale timorose di dio non si accontentano di avere una vita a disposizione ma tentano in tutti i modi di prendersi la libertà degli altri: di scegliere per loro, di decidere per loro.
@ RENZO
Scusa Renzo, ma ti pare che veramente si può sostenere che la farmacia è un comune negozio? Ma ti immagini, c'ho un ragazzino con 41 di febbre, chiedo un antipiretico e mi sento ripsondere che è un articolo che il loro negozio non tratta da tempo?
E poi la concorrenza e le licenze sono regolamentate in modo speciale: bella fortuna per un negozio, non credi?
Inoltre, una certa parte degli introiti glieli garantisce di fatto lo Stato, quando esso copre alcune medicine col servizio sanitario che quel dato cittadino non potrebbe permettersi da solo. Quindi un rapporto privilegiato non può che comportare una certa quantità di doveri, che direi anche inderogabili, come quello di mettere sempre a dispisizione le medicine necessarie alla popolazione. Altro che negozio e negozio... ;-)
@ Paolo de Gregorio
Per quanto mi riguarda, la farmacia sarebbe un negozio come tanti, se chiunque potesse aprirne una. Mi sa che il problema è tutto qua.
@Chiara Lalli:
non sapevo della legge, tuttavia questa è una legge comprensibile solo nella situazione italiana delle licenze a numero chiuso.
In effetti non è così.
Pensavo al commento che ha scritto Paolo Di Gregorio. Sono assolutamente d'accordo, in liena di massima, ma proporrei anche un'altra interpretazione. Per i cattolici gli embrioni sono vita, ed è peccato ucciderli. Ma è peccato ugualmente avere rapporti sessuali non finalizzati alla procreazione, usando contraccettivi. La pillola del giorno dopo sembra essere a metà tra queste due situazioni... impedisce alla vita di "essere", in qualche modo. Una "vita" che non c'è ancora ma che sta per esserci, la via di mezzo tra l'aborto e il sesso senza contraccezione.
Per quanto la loro ottica sia distorta, a me non sembra che manchi di coerenza interna, tutt'altro.
Ma perchè i cattolici non si dedicano in massa a zappare la terra?
O anche per quello il loro dio ha controindicazioni?
@ Parole_alate
Persino in un'ottica cattolico-ortodossa esiste, almeno a parole e in dottrina, un distinguo: tanto che per una trombata di troppo (e tanti cattolici di trombate "illegali" ne fanno a carrellate) ci si può sempre confessare, mentre l'aborto comporta la scomunica immediata. Quindi, se può ipoteticamente stare in piedi l'osservazione che anche in quanto contraccettivo la pillola non sia "cosa buona e giusta", resta lo stesso inspiegabile come si faccia a fare il tifo apertamente per l'ipotesi che il farmaco sia abortivo; o che non si faccia una piega quando la scienza conferma che "montagne" di embrioni che si credevano "morti" non sono mai stati nemmeno generati.
Oppure, detta in altri termini: se devo accogliere la tua spiegazione che tale comportamento sia coerente, allora devo prendere atto che il cattolico più osservante non distingua tra spreco di spermatozoi e soppressione di embrioni, nonostante ogni volta che si presenti questa analogia egli schiamazzi scalpitante.
Nondimeno, se davvero egli considera l'embrione una persona, e se davvero non distingue tra l'"uccisione" di una persona e l'uso di un contraccettivo, allora sarebbe lecito concludere che siamo circondati da frotte di barbari trogloditi.
Siccome io in fondo in fondo credo a poche di queste spiegazioni continuo ad essere persuaso, come lo sono da tempo, che la maggior parte dei cattolici mentano spudoratammente quando sostengono di ritenere l'embrione una persona a tutti gli effetti: è un po' il rasoio di Occam a suggerirmi questa conclusione. E quindi, esattamente come dici, ma per vie diverse, deduco che l'unica cosa che ossessiona quel tipo di cattolico sia cosa faccia l'altra gente a letto in intimità.
RENZO,
attenzione, il problema sarebbe esclusivamente nel numero chiuso delle licenze solo se un'ipotetica liberalizzazione garantisse l'immissione nel mercato di un numero sufficiente di farmacisti non "ideologizzati", e disposti ad entrare nel settore di mercato lasciato libero dagli obiettori.
Il punto è che non sempre e non dappertutto questa concorrenza si creerebbe spontaneamente. Negli USA le farmacie pro-life tendono a fallire nelle città più grandi, ma a sopravvivere nelle zone rurali, in cui l'alternativa non nasce nemmeno. Qui in Italia penso a certi paesini di montagna...
Riporto (da un articolo del Washington post di due anni fa) le parole di una bioeticista della University of Wisconsin, riferite al proliferare dei c.d. pro-life drugstores negli USA, specie nelle zone rurali:
"We may find ourselves with whole regions of the country where virtually every pharmacy follows these limiting, discriminatory policies and women are unable to access legal, physician-prescribed medications," said R. Alta Charo, a University of Wisconsin lawyer and bioethicist."
(http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2008/06/15/AR2008061502180.html?sid=ST2008082103218)
@Magar, nei piccoli centri è già così anche per un semplice preservativo. Si va a comprarli nel paesello più grande a pochi km di distanza. Poi ci si torna anche per quei farmaci che il piccolo farmacista cattolico non tiene mai di scorta, fino ad organizzarsi regolarmente, alla prima occasione.
In questo modo la farmacia osservante diventa un distributore di aspirina, caramelle e zoccoli ortopedici...
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