Signor Berlusconi,Questa lettera è una delle tante reazioni da parte delle associzioni alla “battuta” dell’innominabile.
la sua infelice “battuta” (“Meglio essere appassionati di belle ragazze che gay”), che fa il paio con quella di Alessandra Mussolini di qualche anno fa (“Meglio fascista che frocio”), offende milioni di cittadini gay, lesbiche e transgender, insieme alle centinaia di migliaia di bambini che hanno genitori omosessuali e che sentono ancora una volta parole di disprezzo verso i loro affetti più grandi.
Inoltre ciò che spaccia per “passione” per le donne altro non è che disprezzo anche quello. Le sue parole e i suoi comportamenti da sempre relegano la donna a mero oggetto di desiderio, a semplice sex toy, senza un’identità propria e senza uno scopo altro nella vita che non sia quello di piacere ai maschi. La cultura che propina e propone dai suoi mezzi di informazione da trenta anni a questa parte ha purtroppo reso vane importanti lotte femministe, che avevano dato alla donna una dignità, da sempre a lei negata. Lei ha portato l’Italia indietro di secoli.
In molti non se ne sono accorti e continuano a votarla. Di buono c’è che tanti stanno invece finalmente aprendo gli occhi.
Luca Possenti, vicepresidente “Famiglie Arcobaleno” (Associazione Genitori Omosessuali) ma soprattutto gay orgoglioso e stanco di essere preso d’attacco senza motivo da politici e clero.
È triste che vi sia la necessità e l’occasione (o meglio, le occasioni) per dover ribadire quanto dovrebbe essere ovvio e scontato.
È triste anche assistere alla pallida reazione politica, impigliata in un funambolismo nauseante e insensato.
18 commenti:
Solo nelle dittature del terzo mondo il capo di governo riceve nel suo palazzo stuole di donnette compiacenti, e solo nelle "democrazie" del terzo mondo un primo ministro potrebbe rimanere al governo dopo un'uscita così infelice.
Sinceramente ritengo che in questo caso il Sig. Luca Possenti abbia sprecato un'ottima occasione per dire qualcosa di sensato e si sia fatto invischiare dal premier (e la sua genia).
Berlusconi ha fatto una battuta idiota, proprio come milioni di italiani fanno ogni giorno.
Berlusconi fa sesso con donne pagate (magari da altri) per farlo, così come milioni di italiani.
A Berlusconi piacciono le minorenni e, se fosse legale, magari vi farebbe sesso.
Così come milioni di italiani ("A tutti piacciono le minorenni, per questo c'è una legge apposta", disse Luttazzi).
E' davvero questo il problema? Che Berlusconi fa battute idiote, apprezza le minorenni e fa sesso con donne pagate per fare sesso?
No, non sono questi i problemi.
I problemi sono l'incapacità del governo di governare il paese PER il bene del paese e l'incapacità degli italiani di essere popolo (invece di essere semplice "vicinato", com'è ora).
E allora non posso che concludere con la mia, di critica al premier.
Sig. Silvio Berlusconi, con il suo potere e le sue capacità imprenditoriali poteva essere il Bill Gates italiano.
Invece ha scelto di essere l'oste di quell'osteria in cui è marcito questo paese.
E, sinceramente, meglio essere frocio piuttosto che essere l'oste quando si sarebbe potuto essere Bill Gates.
Cordiali Saluti,
DiegoPig
Sono d'accordo su tutto, ma non sulla sbrodolata retorica sul femminismo e sul ruolo della donna. Certi argomenti sono addirittura controproducenti, perchè storicamente e sociologicamente falsi.
Chi frequenta questo vecchio bavoso e volgare, o ne asseconda o ne difende i comportamenti, deve prendersi le proprie responsabilità. Se sei una troia o sei un cortigiano non è certo colpa della società nè della televisione nè di Berlusconi.
Si può rispondere a questa bassa provocazione in molti altri modi. A me per esempio suona molto, molto sospetta questa ostentazione di eterosessualità e di "normalità"...
Probabilmente ognuno di noi avrebbe scritto una lettera diversa.
La "battuta" non è certamente l'aspetto più condannabile in un panorama davvero desolante.
Se rimaniamo su questo piano l'aspetto più grave è l'assenza di leggi che garantiscono ogni cittadino e il continuo rafforzamento della discriminazione (vedi matrimonio o assenza di tutela per le famiglie omogenitoriali).
Se invece vogliamo allargare lo sguardo mi servirebbe molto spazio.
Aggiungo che il peso che ha una "battuta" in un bar e in bocca al presidente del consiglio è molto diverso e che contribuire al gioco al massacro è qualitativamente idiota, seppure quantitavemente faccia una bella differenza.
Ovvio che ognuno poi può rispondere come vuole alle offese.
Io continuo a credere che quella non sia solo una battuta e che a volte le battute fanno molti danni.
Credo anche che è vero che ci sono anche altri problemi più "pratici", ma che quello culturale sia davvero molto grave su cui è bene non sorvolare.
E a tutti coloro che non sono convinti che B. e i suoi media siano almeno in (gran) parte responsabili del "velinismo interiorizzato" che affligge moltissime ragazze oggi in Italia, consiglio la visione del documentario "Il corpo delle donne": http://www.ilcorpodelledonne.net/
Ciao
Luca
Per Luca Possenti, 3/11/10 10:41
Mi permetta di dissentire da quello che scrive.
Premetto che, se controlla in rete (cerchi "Da DiegoPig"), non sono affatto omofobo.
Faccio questa premessa perchè probabilmente quello che sto per scrivere non le piacerà.
Io penso che il movimento omosessuale italiano abbia commesso (e continui a commettere) l'errore di pretendere l'accettazione da parte della popolazione.
Si pretende, in sostanza, che "la gente" non odi gli omosessuali.
Secondo me questo è un'obiettivo non solo irrealizzabile ma totalmente controproducente.
E' infatti una politica che induce le persone a "dichiarare la loro eterosessualità" reagendo più o meno violentemente.
Sono dell'idea, infatti, che l'omofobia non sia tanto la fobia degli omosessuali ma la fobia di essere additati come omosessuali.
E' conseguenza ovvia, quindi, che la pretesa di venir accettati non possa che portare ad episodi di omofobia.
Quando commento su un noto quotidiano del nord-est, spesso vengo additato io stesso come omosessuale.
Questo perchè, secondo molti dei miei interlocutori, difendere i diritti degli omosessuali equivale ad essere omosessuale.
(Ecco perchè scrivevo che l'omofobia è il timore di essere scambiato per omosessuali).
Personalmente io ritengo che sarebbe molto più produttivo lavorare per il rispetto, più che per l'accettazione.
Pretendere, cioè, che "la gente" rispetti gli omosessuali in quanto cittadini a tutti gli effetti.
Pretendere, in sostanza, che "la gente" arrivi a dire: "odio i froci, ma è loro diritto legale fare X", piuttosto che dire "che dolce, quando i gay fanno X".
Quando parlo di questo argomento ricordo sempre un commento di tale Giuseppe P.
Tale Giuseppe P. dichiarava senza problemi di provare schifo per gli omosessuali.
Ma, quando io gli chiesi se avrebbe impedito al compagno di suo ipotetico figlio omosessuale di visitare il figlio in ospedale, lui rispose che no, non se la sentirebbe di impedirglielo. Solo voleva che "il figlio non si comportasse in modo schifoso davanti al suo vecchio padre".
Ecco, e' questo che io vorrei vedere. Vorrei vedere persone che provano schifo per i gay ma mettono da parte questo schifo per rispettarne i diritti.
Non mi interessa minimamente di quello che pensa "la gente" dei gay. A me interessa come "la gente" si comporta nei confronti dei gay.
E personalmente ritengo che la politica messa in atto dal movimento gay italiano stia andando nel verso sbagliato, cioè verso la pretesa di accettazione piuttosto che la pretesa di rispetto.
Le reazioni alla battuta di Berlusconi sono, appunto, una pretesa di accettazione.
Non bisogna lavorare affinchè "la gente" smetta di dire "mi fanno schifo i froci".
Bisogna lavorare affinchè "la gente" dica "mi fanno schifo i froci MA...".
E' quel "MA" finale lo scopo che, secondo me, andrebbe cercato.
Cordiali Saluti,
DiegoPig
Il rispetto presuppone l'accettazione ed esclude odio o disprezzo. E' l'atteggiamento eterosessista di chi disprezza i cittadini omosessuali cjhe va cambiato. non accettiamo più di essere considerati infewriori, malati, cittadini di serie B. La fecondità intellettuale e non solo di moltti omosessuali ciontrasta con la sterilità intellettuale e morale di certi eterosessuali.
Per Rainbow, 4/11/10 09:14
Mi permetto di dissentire da lei.
Secondo la mia opinione il rifiuto, l'odio ed il disprezzo dell'omosessualità non sono in alcun modo correlati con il rispetto dei diritti civili.
Questo perchè mentre odio e disprezzo sono reazioni emotive e, quindi, non sottoposte alla razionalità.
Si può, perciò, odiare e disprezzare qualcuno senza tuttavia ritenersi in diritto di privarlo dei diritti civili.
Per farle un esempio banale, sono ben pochi coloro che amano i vigili urbani, soprattutto quando elevano delle contravvenzioni.
Eppure dubito che qualcuno possa anche solo considerare l'ipotesi che ai vigili urbani possano venir negati i diritti civili.
Lei scrive che è l'atteggiamento eterosessista di chi disprezza gli omosessuali che va cambiato.
Io sono dell'idea che questo obiettivo non sia raggiungibile, nel senso che è improbabile che un eterosessuale non provi schifo al pensiero di "due uomini che lo fanno".
E' improbabile perchè per un eterosessuale il comportamento omosessuale è contrario alla sua natura [dell'eterosessuale] e alla sua cultura (e all'interazione tra le due).
Questo fa sì che, se si tenta di "forzare" gli eterosessuali a percepire gli omosessuali in modo diverso, gli eterosessuali si ribelleranno rivendicando il loro diritto di pensarla come preferiscono.
Per farle un altro esempio, lei prova disgusto per una persona che si ciba di cani? Io sicuramente sì.
Eppure nessuno si sognerebbe di dire "chi si ciba di cani non deve godere dei diritti civili".
Quello che intendevo nel mio post precedente era proprio questo: il movimento omosessuale italiano sta tentando di raggiungere l'accettazione scontrandosi, ovviamente, con la cultura e la natura degli eterosessuali e della società nel suo insieme.
Si cerca, cioè, di raggiungere un obiettivo non solo irraggiungibile (o molto difficilmente raggiungibile), ma assolutamente inutile.
Inutile perchè, anche se venisse raggiunto, non garantirebbe automaticamente il rispetto dei diritti civili.
Le basti, infatti, considerare la dottrina della chiesa cattolica in merito agli omosessuali.
Secondo tale dottrina, l'omosessuale va amato e compreso, non odiato. Quindi, secondo la dottrina, l'omosessuale è accettato.
Ma sempre secondo la dottrina, l'omosessuale è considerato "disturbato" e, quindi, non può essere considerato adeguato tanto quanto un eterosessuale (per il sacerdozio, in questo caso).
Io temo che questo potrebbe essere il risultato che si avrebbe se mai, un giorno, gli omosessuali venissero "accettati" ma non rispettati.
E' per tutti questi motivi che io continuo a pensare che non è importante ciò che pensa "la gente" degli omosessuali, ma come "la gente" tratta gli omosessuali.
Se lei considera le recenti sentenze, negli stati uniti, in cui alcune leggi che limitavano i diritti degli omosessuali sono state abrogate si accorgerà che gli sforzi fatti non sono stati indirizzati all'accettazione, ma al rispetto.
Anche perchè, se mi permette, chiedere il rispetto attraverso l'accettazione è pura elemosina.
Il rispetto dei propri diritti non va chiesto: va preteso.
E capisce bene che solo il rispetto può essere preteso, non l'accettazione (perchè pretendere l'accettazione equivale a imporre un modo di sentire).
Cordiali Saluti,
DiegoPig
Vedo che alcune delle opinioni di DiegoPig non mi trovano d'accordo.
Considerazioni sulla gravità della frase in sé: anche se blanda, vi è stata comunque una campagna pubblicitaria contro l'omofobia. Soldi spesi, e nostri. Poi in qualche secondo il premier butta la campagna e quei soldi a mare, perché questo accade se un capo di governo si permette una battuta del genere. Nessuno mette in dubbio che il governo vada giudicato sia in generale sull'affrontare i problemi del paese, sia in particolare sul considerare i diritti degli omosessuali. Ma un capo di governo è anche uno che governa per tutti i cittadini e non può uscirsene dicendo di ringraziare a titolo interamente gratuito di essere diverso da qualche milione dei cittadini che governa. E se avesse detto preferisco essere bianco che nero?
Sulla questione accettazione/rispetto. Non credo che le cose stiano esattamente così: io sono convinto che l'omofobia sia anche, e probabilmente in grandissima parte, esattamente un prodotto di una sottocultura artefatta. Si comincia da ragazzi a ironizzare su queste cose e io, che ho una memoria di ferro, ho un ricordo più che distinto del fatto che l'osservare atteggiamenti di derisione fu, all'insorgere di essi da parte di amici verso altri coetanei, una novità per niente istintiva e naturale. In altre parole essere omofobi è secondo me un atteggiamento per la gran parte indotto dalla stessa società e perpetrato per imitazione o assorbimento, ed è anche una cosa del tutto innaturale. Ho il fortissimo sospetto che un bambino cresciuto in un ambiente totalmente privo di questi condizionamenti sarebbe con ogni probabilità totalmente indifferente al fatto che talune persone fossero omosessuali oppure eterosessuali. L'odio riscontrato anche da DiegoPig è un frutto della società e della sua stessa omofobia diffusa ed ereditata.
Faccio notare che questo non contraddirebbe in ogni caso l'ipotesi di DiegoPig, ma semplicemente spiegherebbe che la paura di essere chiamati omosessuali (anche io vengo qualche volta inteso per uno) deriverebbe dalla paura del giudizio.
Da queste considerazioni faccio discendere la riflessione che è del tutto corretto fare campagna contro la non accettazione, essendo la non accettazione sia un fenomeno artificioso indotto e tramandato, sia la causa stessa (rimovibile) dell'omofobia più spinta che induce alla non considerazione dei diritti.
Per Paolo De Gregorio, 4/11/10 15:39
Lei mi trova d'accordo con molte delle sue premessa, ma in disaccordo con la conclusione.
Premetto, però, che forse questo dipende dal fatto che diamo al termine "accettazione" due significati diversi.
Lei scrive:
"... è del tutto corretto fare campagna contro la non accettazione, essendo la non accettazione sia un fenomeno artificioso indotto e tramandato, sia la causa stessa (rimovibile) dell'omofobia più spinta che induce alla non considerazione dei diritti."
Io sono in disaccordo con questa sua affermazione partendo dall'assunto che per "accettazione" intendiamo "non provare disgusto".
Come ho già scritto, è mia opinione che l'omofobia sia originata non tanto dalla paura degli omosessuali (o dal disgusto), ma dal timore di essere additati come omosessuali.
In questo faccio un parallelo con chi difende a vario titolo il diritto delle donne di portare il burqa (se decidono liberamente di indossarlo).
Chiunque abbia sostenuto una tale opinione sarà sicuramente stato additato come "filoislamista", misogeno e retrogrado (se non addirittura un filoterrorista).
La stessa cosa accade se si prova a difendere i diritti degli omosessuali.
Sono dell'opinione che pretendere che non si possa esprimere il disgusto per gli omosessuali mette le persone nella situazione di sentire il bisogno di dimostrare a tutti che non sono omosessuali (perchè "se non ti fanno schifo" allora "ti piacciono").
Parto, cioè, dall'osservazione che la polarizzazione è mentalità normale nelle persone.
Nella mentalità umana non c'è posto per gli indifferenti: puoi essere solo amico o nemico, provare schifo per gli omosessuali oppure provarne attrazione.
E' per questo che, secondo me, la pretesa di accettazione è non solo inutile ma controproducente: perchè impone alle persone di prendere posizione. E saranno ben pochi quelli che prenderanno posizione a favore degli omosessuali, visto il costo sociale di tale scelta.
Molto più probabile, invece, è la reazione opposta, cioè una recrudescenza dell'omofobia (che viene vista, appunto, come strumento di affermazione della propria virilità).
Va anche aggiunto che la pretesa dell'accettazione fornisce anche argomenti agli oppositori dei diritti degli omosessuali.
E' facile, infatti, convincere "la gente" che "la lobby omosessualista vuole imporre la loro visione del mondo" struttando (ad esempio) casi di sacerdoti multati o incarcerati perchè predicavano contro l'omosessualità. (Mi pare di ricordare vagamente in caso inglese).
"Vedete?", diranno, "vogliono zittire perfino la chiesa".
Io dubito fortemente che "la gente", se obbligata a scegliere tra "accettare gli omosessuali" (con il rischio di essere considerati omosessuali e atei essi stessi) oppure "provare schifo per gli omosessuali" (quindi riaffermando la loro virilità e fedeltà alla chiesa), scelga di accettare gli omosessuali.
Il costo sociale di una tale scelta è troppo alto per essere realisticamente raggiungibile.
Molto più raggiungibile, secondo me, è il rispetto dei diritti civili.
Lasciare, cioè, che chiunque dica ciò che preferisce degli omosessuali ma affermando nel contempo che gli omosessuali sono cittadini a tutti gli effetti.
Una volta raggiunto questo obiettivo e realizzato che i diritti degli omosessuali non tolgono niente ai diritti degli eterosessuali, probabilmente l'omofobia scemerà automaticamente.
E' infatti difficile pensare che degli uomini continuino per anni a "riaffermare la loro virilità" con gli amici del bar.
Dopo un pò la risposta a "che schifo i froci" sarà qualcosa tipo "sì, ma ora gioca".
Cordiali Saluti,
DiegoPig
«Chiunque abbia sostenuto una tale opinione sarà sicuramente stato additato come "filoislamista", misogeno e retrogrado (se non addirittura un filoterrorista)».
Inciso: l'analogia per essere compiuta dovrebbe comportare che quasi tutte le persone inclini a difendere la libertà di indossare il velo cominciassero a odiare chi porta il velo. Come mai la cosa non sembra sostanziarsi?
«la polarizzazione è mentalità normale nelle persone.
puoi [...] provare schifo per gli omosessuali oppure provarne attrazione».
Io personalmente non ho sentore particolare di questo. Generalmente trovo che le persone siano indifferenti al golf, alla falegnameria, a Gordon Brown, alla grande maggioranza delle cose. Nei confronti di ciò cui vengono più esposti si ritrovano effettivamente stimolati a prendere una posizione, in special modo quando riscontrano partigianerie anche negli altri. Si polarizzano su ciò che già polarizza, ma se si rimuove la polarizzazione diffusa l'atteggiamento più ricorrente sarà probabilmente l'indifferenza, allo stesso modo in cui c'è diffusa indifferenza se la popolazione, o un tale specifico soggetto, pratichi più spesso la posizione del missionario o a novanta gradi (che ovviamente non vuol dire che non polarizzi molto l'interessato).
«Molto più raggiungibile, secondo me, è il rispetto dei diritti civili».
Se vogliamo intenderci sulle priorità, non sono in disaccordo. Potremmo auspicare, e in fondo non escludo che così accadrebbe, che se essi venissero realizzati, un giorno finirebbero pure le aggressioni violente agli omosessuali. Riscontro tuttavia un problema di convivenza: avere magari mezza popolazione che ne odia una parte in assenza di qualsivoglia motivazione razionale resta secondo me un problema in sé, che nuoce tra l'altro tanto agli uni quanto agli altri (mi correggo, un po' di meno che agli altri).
Come sottolineavo, trovo questo di centrale interesse dal momento che sostengo che questo odio si alimenti dell'esempio degli altri: ogni uscita come quella in oggetto costituirà un nuovo incentivo a produrre nuovi sentimenti di insofferenza.
Fino a quando ero un ragazzino ricordo vivamente che era persino diffuso un atteggiamento di derisione per certe forme di disabilità considerato persino politically correct, ma secondo me se le cose sono cambiate è stato più un fatto culturale che una conseguenza di qualche legge.
Per Paolo De Gregorio, 4/11/10 18:04
Comincio chiarendo l'esempio del burqa perchè, probabilmente a causa mia, sono stato frainteso.
Quello che intendevo era questo: se lei difendesse la libertà delle donne di indossare il burqa (se lo desiderano) e di conseguenza si dichiarasse contrario al divieto di indossare il burqa, probabilmente verrebbe additato come un filoislamista, un misogino ed un filoterrorista.
Questo perchè, appunto, la mentalità comune è quella polare: amico o nemico, contrario agli islamisti oppure filoislamista.
Passando ora al nucleo della sua risposta, non posso che dire che mi trova perfettamente d'accordo.
Lei scrive, infatti:
"...Si polarizzano su ciò che già polarizza, ma se si rimuove la polarizzazione diffusa l'atteggiamento più ricorrente sarà probabilmente l'indifferenza..."
Questo è esattamente quello che intendevo (anche se magari non mi ero spiegato in modo chiaro): la pretesa di accettazione è creatrice di polarizzazione.
Pretendere l'accettazione significa infatti mettere le persone di fronte alla scelta fra accettare i gay oppure essere considerati omofobi.
E' ovvio che porre la questione in questo modo non può che polarizzare le persone, sia perchè non vi sono alternative sia perchè vi è il contrasto tra la pretesa di accettazione e il rischio di essere scambiati per omosessuali.
Quindi abbiamo una doppia polarizzazione:
1) O accetti i gay oppure sei omofobo
2) O sei omofobo oppure sei gay anche tu.
Sicuramente non tutte le situazioni portano ad una polarizzazione, ma non posso che pensare che, in questo caso, polarizzazione vi sia.
Concludo dicendole che sono d'accordo con lei che l'odio verso gli omosessuali sia un problema in sè, ma penso che andrebbe trattato come un problema potenzialmente non risolvibile.
E' del 1967 la sentenza della corte suprema degli stati uniti Loving v. Virginia che abrogò le leggi che vietavano i matrimoni interraziali.
Eppure ancora oggi ci sono persone che trovano sbagliati tali matrimoni (non ultimo proprio un giudice che, fortunatamente, è stato cacciato).
Lo stesso possiamo dire del razzismo nelle sue varie forme.
Quindi non credo che l'accettazione da parte della popolazione sia un obiettivo raggiungibile.
Raggiungibile, se non addirittura imperativo, è l'obiettivo dei diritti civili.
Cordiali Saluti,
DiegoPig
"Quindi abbiamo una doppia polarizzazione:
1) O accetti i gay oppure sei omofobo
2) O sei omofobo oppure sei gay anche tu."
L'asimmetria tuttavia è in fase di avvio. L'origine della supposta polarizzazione non è un gay che urla ad un passante qualunque, a cui egli è indifferente, che questi è un omofobo.
In poche parole (si afferma) ci si dovrebbe lasciare odiare senza motivo, perché se si chiede di smetterla allora si genera ulteriore odio. Si diventerebbe artefici dell'odio verso se stessi, cosa curiosa visto che anche non proferendo parola si sarebbe ugualmente odiati: si è destinati ad essere odiati in quanto tali, masgari se omosessuali ma non se eterosessuali, e l'unica variante è il quanto; lasciare che le persone ci odino per ottenere il ragguardevole che non ci odino ancora di più.
"Eppure ancora oggi ci sono persone che trovano sbagliati tali matrimoni"
La soluzione cercata non è necessariamente una cancellazione rigorosa e integrale di ogni forma di razzismo o intolleranza, nell'uno e nell'altro caso. Si può anche convivere con una forma residuale e possibilmente emarginata di pensiero discriminatorio, che potrebbe dirsi fisiologica. Proprio su queste pagine ho visto spesso replicare a chi si dichiarava contro le unioni gay portando l'esempio dell'avversione ai matrimoni misti, come paragone storico che la parte avversa certamente non avrebbe gradito. Tuttavia ripercorrendo la storia non mi sembra elementare separare le sentenze americane dai movimenti di protesta e di pensiero: credo anzi che i giudici spesso siano figli dei loro tempi, in ritardo rispetto alle sensibilità più liberali ma comunque con misurabile anticipo sulle masse. Ma senza l'adeguato sustrato culturale mote cose non cambierebbero.
Per Paolo De Gregorio, 5/11/10 02:45
"L'asimmetria tuttavia è in fase di avvio. L'origine della supposta polarizzazione non è un gay che urla ad un passante qualunque, a cui egli è indifferente, che questi è un omofobo."
In realtà l'origine della polarizzazione è il contrasto tra le due pretese: quella per cui chi disprezza i gay non possa dichiararlo pubblicamente e l'assunto che chi non dichiara pubblicamente il proprio disprezzo per i gay è gay egli stesso.
"In poche parole (si afferma) ci si dovrebbe lasciare odiare senza motivo, perché se si chiede di smetterla allora si genera ulteriore odio."
Quello che intendevo affermare è che la pretesa di accettazione trasforma il disgusto in odio, non che genera altro odio.
Io parto sempre dall'assunto che l'omofobia non sia tanto la fobia (e quindi l'odio) degli omosessuali, ma la fobia di essere considerati omosessuali se non si è omofobi.
Quindi, nella mia opinione, l'odio vero e proprio nei confronti degli omosessuali sia molto meno presente di quanto l'omofobia faccia pensare.
Se fosse vero il contrario, infatti, leggeremmo di aggressioni continue ogni singolo giorno.
Gli episodi, invece, sono sporadici.
Questo mi fa pensare che, senza togliere nulla alla gravità delle aggressioni, il problema dell'omofobia sia più un problema d'immagine sociale (per gli omofobi) che un problema di odio vero e proprio.
Ed è per questo che considero la pretesa di accettazione come controproducente: perche mette questi omofobi nella condizione di essere ancora più "rumorosi".
"La soluzione cercata non è necessariamente una cancellazione rigorosa e integrale di ogni forma di razzismo o intolleranza, nell'uno e nell'altro caso. Si può anche convivere con una forma residuale e possibilmente emarginata di pensiero discriminatorio, che potrebbe dirsi fisiologica. "
Sono d'accordo con lei, ma sono anche dell'idea che questo obiettivo (della riduzione del razzismo) non si possa raggiungere con l'imposizione ma che, anzi, l'imposizione sia controproducente.
Cordiali Saluti,
DiegoPig
questo e' un 3d che avevo sempre ignorato... ed invece trovo sia davvero interessante.
Caso strano, ma vero, mi trovo in sintonia con Diego, sull'impostazione dell'analisi dei suoi commenti.
Divergo su un termine. Lui parla di accettazione, mentre personalmente ritengo che la 'pace' tra i fronti, 'etero - omo', la si possa raggiungere solo con 'l'integrazione'. Cosa voglio dire. Che gli uni devo integrarsi come ingranaggi con gli altri. Ed ogni ingranaggio deve fare cio' che e'... naturalmente destinato a fare. Cerco di spiegarmi ancora meglio. Accettare significa sotto certi aspetti ... sopportare. E sopporta e sopporta, alla fine necessariamente scoppi. Integrare significa riconoscere a ciascuno la dignita' di persona innanzitutto, e lo spazio di un ambiente vitale entro il quale disporre della propria liberta', delle proprie azioni, dei propri doveri dei propri diritti, connessi con la propria condizione. E lo so' che qui e' il punto dolente. Perche' troppo spesso un omosessuale non riesce ad accettare mai la propria condizione e potersi integrare. Insegue chimere, invece di chiedere cio' che ha oggettivamente diritto.
francesco sirio
Per Francesco Sirio, 11/11/10 11:07
"Ed ogni ingranaggio deve fare cio' che e'... naturalmente destinato a fare."
E cos'è naturalmente destinato a fare, un cittadino dello stato?
Va ricordato, infatti, che il "cittadino" è tale a prescindere da religione, razza, opinioni, sesso E orientamento sessuale.
Cordiali Saluti,
DiegoPig
**** E cos'è naturalmente destinato a fare, un cittadino dello stato?
Va ricordato, infatti, che il "cittadino" è tale a prescindere da religione, razza, opinioni, sesso E orientamento sessuale. ***
Se esiste l'istituto del matrimonio, che richiede un uomo ed una donna ad sustantiam... ad esempio, ci si integra rispettando quella previsione (naturale), e si chiede il riconoscimento formale di un istituto proprio delle unioni sentimentali tra persone dello stesso sesso. Che non c'entrera' nulla con il matrimonio. Entrambe le coppie saranno integrate, nel rispetto delle opinioni, del sesso, della razza, di ciascuna. E non ci saranno piu' ingranaggi elicoidali, che stridono con altri a corona.
Inteagrazione, secondo me significa ... ad ognuno il suo, usando la testa.
ciao
francesco sirio
Per Francesco Sirio, 11/11/10 14:49
"[cos'è naturalmente destinato a fare, un cittadino dello stato?, n.d.DiegoPig]
Se esiste l'istituto del matrimonio, che richiede un uomo ed una donna ad sustantiam... ad esempio, ci si integra rispettando quella previsione (naturale), e si chiede il riconoscimento formale di un istituto proprio delle unioni sentimentali tra persone dello stesso sesso. Che non c'entrera' nulla con il matrimonio."
Se il problema è solo chiamare "matrimonio" le unioni omosessuali, va bene: cambiamo nome.
Prevediamo un'unione omosessuale che preveda, per i due contraenti, gli stessi diritti e doveri del matrimonio eterosessuale.
Quindi tutti d'accordo?
Cordiali Saluti,
DiegoPig
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