giovedì 21 giugno 2012

Chiedi al tuo ginecologo se è obiettore di coscienza


Ieri la consulta ha rigettato il dubbio di costituzionalità sull’articolo 4 della legge 194. La decisione della Corte era una decisione prevedibile ma non scontata.
La 194, però, deve vedersela con ben altri guai. Primo tra tutti le altissime percentuali di obiettori di coscienza. Gli ultimi dati nel Lazio a cura della Laiga sono tali da trasformare un servizio sanitario nazionale nelle sua caricatura (qui i dati sulla Lombardia presentati da Sel e qui la relazione attuativa della 194). E come potrebbe funzionare se meno di 1 medico su 10 è disposto a eseguire aborti?
Le ragioni di queste altissime percentuali sono varie e anche l’interpretazione della liceità dell’obiezione dipende da diversi fattori e le domande sono numerose. Quali sono i doveri professionali dei medici? Ha senso chiamare “obiezione di coscienza” qualcosa che la legge prevede (ovvero la versione intra legem)? Perché una scelta individuale e libertaria si è trasformata in un privilegio? Perché la Ru486 è disponibile in una sola struttura in tutta Roma? Perché anche i farmacisti reclamano la possibilità di dirsi obiettori? A 34 anni dalla legge avrebbe senso eliminare la possibilità di essere obiettori dal momento che si sceglie liberamente di fare i ginecologi e di farlo nel servizio pubblico - come è stata eliminata da quando la leva è diventata volontaria? In che clima vivono i medici che eseguono aborti?
Ciò che è certo è che le conseguenze di percentuali tanto alte sono le lunghe attese che le donne sono costrette a fare sia per l’accettazione che per l’intervento; difficoltà logistiche di vario genere; a volte un clima di condanna per chi decide di abortire e per chi decide di garantire il servizio. La legge 194 è svuotata dall’interno e quell’obiezione personale sta diventando una obiezione strutturale (sebbene l’articolo 9 affermi che il servizio debba essere sempre garantito: tuttavia solo nel Lazio in 10 strutture pubbliche su 31 non si eseguono interruzioni di gravidanza).
Molte donne non sanno - se non prima di scoprirsi con una gravidanza che non vogliono o non possono portare avanti - quante difficoltà evitabili rischieranno di dover aggirare in una gimkana di coscienze.
Da dove cominciare? Da una semplice domanda: chiedi al tuo ginecologo se è obiettore di coscienza.

Notizie e proposte da:
Associazione Luca Coscioni e Aied
Il buon medico non obietta.

#Apply194 e #Save194.

Foto di Tano D’Amico.

Tabella 28, obiezione di coscienza, 2009

9 commenti:

CosmicMummy ha detto...

intanto è un'informazione che dovrebbe essere resa pubblica. dovrebbe esserci un elenco consultabile per esempio in rete dei medici obiettori.

Anonimo ha detto...

Salve
francamente non capisco la ragione della domanda (al di là del fatto che, nell'ambito della libera professione, uno si sceglie il medico che più gli aggrada; ma nel pubblico che senso ha?)
Sul serio.
So ch'è scortese, ma posso rilanciare con un'altra domanda?
"Quante donne conoscete che hanno dovuto portare avanti una gravidanza perchè "obbligate" a saltare l'intervento a causa dalla mancanza di operatori"?
Sapete qual è il vero problema?
Non potendo evitare che un medico cambi -legittimamente!- idea (obbiettore si/no), l'unico modo per avere un numero minimo di non obbiettori in un reparto di O&G sarebbe quello(*) di assumerli con dei contratti di libera professione: ovverosia la precarizzazione dei non obbiettori. Assurdo, no?
(*) ovviamente, se cominciassimo a cancellare (accorpandoli) i reparti di O&G con meno di 1000 parti/anno, faremmo già un passo avanti...

Francamente l'equiparazione medico-militare la trovo un po' forzata: per iperbole: quale sarebbe il soldato ryan da salvare?

Marcoz ha detto...

Sig. Anonimo,

io non sono certo più educato di lei e rilancio con un'altra domanda:
lei conosce quante donne hanno dovuto vivere pessime esperienze a causa della mancanza di operatori non obiettori?

Inoltre, quello di un numero minimo di non obiettori per garantire il servizio, sarebbe solo un palliativo per rimediare almeno in parte a un'anomalia. In realtà, la soluzione corretta sarebbe l'abolizione totale dell'obiezione di coscienza, perché, come già è stato sottolineato, non sussiste nessun obbligo a intraprendere la carriera di ginecologo.

Anonimo ha detto...

se sono così tanti sti obiettori è perché forse si rendono conto dell'atrocità che fanno. altrimenti che gli fregherebbe?? non potete obbligare nessuno con leggi e regolamenti, se uno quella cosa non la vuole fare non la fa.

Fortebraccio ha detto...

Salve Marcoz,

scusi il ritardo con cui le rispondo, spero leggerà.
Suppongo che su questo sito la questione sia stata affrontata e dibattuta più volte, aggiungo un piccolo parere.

In linea di massima è corretto asserire che le carriera da ginecologa/o non “sia obbligatoria”; permettetemi un “però”.
Partendo da –non troppo- lontano.
Medicina si sceglie (come Facoltà) a 19 anni. Ci si laurea a 25. Per allora si è già deciso quale specializzazione intraprendere e, spesso, s’è già frequentato il relativo reparto per almeno un anno. Quindi cominciano i cinque anni di specializzazione., durante i quali si affrontano le varie discipline inerenti la Ginecologia&Ostetricia, tra cui: oncologia ginecologica, uro-ginecologia, chirurgia ginecologica, sterilità, diagnosi prenatale, ostetricia e altre che non ricordo. Finiti i cinque anni, i più fortunati restano in ospedale cercando di conciliare le proprie attitudini con le necessità di servizio. Ed iniziare la pratica, che si raffina con anni di pratica, alle volte decenni, fino a diventare quelle persone che in emergenza, tutti vi aspettate di trovare in pronto soccorso, nel momento decisivo.
Ma è logico chiedermi la disponibilità ad una prestazione (IVG) quando per vocazione (oncologia) la mia pratica non mi porterà mai a svolgere questa operazione, per organizzazione di reparto (solitamente sono gli ostetrici a fare le interruzioni)? Ma anche non fosse valida l’ultima frase, perché devo essere obbligato a fare ciò che la mia coscienza esclude?
Per approfondire l’analogia militare: un marinaio che veda la sua nave affondata, finisce in prima linea col fucile o aspetta la riassegnazione ad altra unità (o il varo di una nuova)? I piloti degli aerei, tra un volo e l’altro si fanno un giro in trincea col moschetto o riposano presso il campo d’aviazione? Insomma, tutti i soldati sono prima di tutto?
Ma queste sono obiezioni secondarie, di contorno.
Nell’esercito italiano, tutti gli arruolati sono adatti al combattimento? Sono tutti elegibili per le missioni al fronte? Parlo di oggi, non di un giorno astratto. E visto che la risposta la conosciamo già, chiediamoci: cosa ne facciamo di tutti glia altri?
Torniamo agli ospedali: l’IVG è, alla fine, un semplice atto chirurgico: perché non lo facciamo fare a qualsiasi “internista”? In una volta sola risolveremmo un sacco di problemi… o no?
Dovrei scegliere a 19 anni se essere obbiettore e precludermi tutto questo?
E come la mettiamo con gli anestesisti , le ostetriche e tutto il restante personale? Facciamo scegliere anche loro all’atto dell’iscrizione a scuola/università?
Non credo che si possa chiedere ad un medico di essere “per sempre” non obbiettore (altrimenti si sarebbero già fatti i concorsi ad hoc). Si finirà, ahimè, per assegnare un “ruolo” a p.iva per queste prestazioni , come già ho detto. Sicuro.
Come vedi, oltre alla diagnosi, ho offerto anche alcune alternative “di cura”, tutte praticabili.
Concludendo: volete veramente un responsabile: cercate in amministrazione. La 194 prevede che l’azienda ospedaliera garantisca la prestazione, e allora prendetevela con la dirigenza non con i medici (che sono assunti –come numero-dalla dirigenza). Sta alla dirigenza trovare il modo per garantire il servizio: a livello di ASL e/o di Regione.
In sostanza credo che la legge tenga in dovuta considerazione tutte le parti in causa, spetta a chi di dovere farla attuare, ognuno nel rispetto delle proprie competenze – e limiti.

Fortebraccio ha detto...

Scusi Marcoz, mi son dimenticato di rispondere alla sua domanda:
Ecco, con tutta la pacatezza che m'è possibile: fracamente non vedo che differenza ci debba essere per l'ASL che eroga il servizio, tra un IVG ed una TAC od un gesso da mettere ad un braccio. Esiste un paziente con una necessità che non è un'emergenza, e questa viene gestita di conseguenza dal SSN - di cui è responsabile per la gestione ed organizzazione, non il medico ma i dirigenti selezionati dal DG/Consiglio regionale.
Sono loro le persone a cui indirizzare i reclami, non i medici.
Può sembrare cinico da dirsi/leggersi, ma l'IVG non è un intervento prioritario per il personale medico/paramedico.
Fra praticare un cesareo in urgenza (o emergenza) ed un aborto, quale dovrebbe essere la priorità per una struttura sanitaria? Se le risorse (umane) sono limitate (per svariate ragioni), responsabilita della struttura è dettare le priorità e l'aborto, francamente...

Marcoz ha detto...

Grazie, Fortebraccio, per il dettagliato commento. Le rispondo appena possibile.

Per evitare di farla venire inutilmente qui, le posso dire che, se non riuscirò a scrivere nei prossimi giorni, il nostro virtuale appuntamento potrà verificarsi solo dopo la fine di luglio.

Saluti

simpaticatroia ha detto...

Chissà quanti sono gli obiettori di coscienza per calcolo: carriera, visto che molte strutture sono in mano alla chiesa; e soldi, basti pensare a quanto guadagna un ginecologo per una gravidanza portata avanti.

Fortebraccio ha detto...

Perdona simpatica,

ma non riesco a seguire il filo logico del tuo intervento.
Il nostro SSN tutela (tutela!) la gravidanza con l'esenzione totale da qualsiasi ticket. Allora delle due l'una: o non ti fidi dei medici dell'ospedale e ti affidi ad un professionista esterno (e lo paghi, come pagheresti il muratore o l'estetista), o ti affidi ad un medico che pratica l'intra/extramoenia e mi chiedo "perchè?", visto ch'è lo stesso medico che troveresti in ospedale (d'accordo, magari ti piace quel medico, ma allora si torna al punto precedente).
Ma i gusti non si discutono.
Gli obbiettori per calcolo ci sono, ed è legittimo - o meglio, inevitabile). Però posso assicurarti una cosa: non lo sono per soldi: non immagini quanto potrebbe guadagnare un non-obiettore coi gettoni degli ospedali per le IVG.

Ma credo di poter leggere tra le righe del tuo intervento un malumore dovuto al funzionamento del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale a cui tu fai riferimento. Se mi permetti, ti passo un suggerimento: alle volte i primari sono sensibili alle segnalazioni esterne (lamentele); sicuramente lo è la direzione sanitaria (perchè è di designazione "politica" anche se magari si tratta di tecnici).
Ed allora, se avete delle lamentele: scrivete, scrivete ed ancora scrivete per lamentarvi dei disservizi, delle carenze di personale o vetustà delle strutture e dei macchinari, scrivete e fate scrivere ad ogni piè sospinto. E magari mettete in copia il giornale locale.
Quello è l'unico orecchio dal quale sentono