Per Gaetano Quagliarello un «buon punto di partenza» per una legge sul testamento biologico potrebbe essere «un testo che non consideri terapia la nutrizione e l’idratazione e che consideri non vincolanti le dichiarazioni anticipate» (Alessandro Calvi, «Quagliarello: “Prima che sia tardi la politica dia risposte”», Il Riformista, 6 agosto 2008, p. 4). Se una legge del genere venisse approvata, Eluana Englaro e tutti quelli che si trovano nelle sue stesse condizioni non avrebbero nessuna speranza di vedere rispettate le proprie volontà; ma del resto anche le direttive anticipate in generale verrebbero in buona parte svuotate di senso, visto che sarebbero considerate non vincolanti per il medico. A che scopo predisporle, se poi rimarremmo alla mercè del primo integralista che pretenda di «curarci» ad ogni costo? (Le colossali disparità di trattamento che risulterebbero da una norma di questo genere sono un problema che chi l’ha proposta non si è evidentemente posto.)
Resta invece poco chiaro cosa pensa Quagliarello della possibilità di rifiutare nel testamento biologico trattamenti di sostegno vitale che non possano essere etichettati come accanimento terapeutico (p.es., indicando che non si vuole essere rianimati dopo un incidente se la prognosi è che rimarremo confinati in un letto per il resto della nostra vita). Il riferimento al parere del Cnb che Quagliarello fa a un certo punto è oscuro e comunque ambiguo: forse sta alludendo al parere del 18 dicembre 2003 sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento, ma in quel documento veniva registrato su questo punto un dissidio fra i vari membri del comitato, che – mi pare – rimaneva irrisolto. Tuttavia Quagliarello invita la politica (e in particolare l’Udc) a non giocare «una partita ispirata all’integralismo», e questo sembra un riferimento chiaro in favore dell’ipotesi relativamente più ‘liberale’; forse si è reso conto che una legge che si appiattisse sulla semplice proibizione dell’accanimento terapeutico sarebbe manifestamente incostituzionale.
Tutto dipende ora da cosa decideranno le gerarchie ecclesiastiche. Finora la loro politica era stata di impedire che qualsiasi legge in merito venisse prodotta; ma questo atteggiamento, dopo le ultime sentenze della magistratura, sta diventando rapidamente controproducente. L’alternativa adesso è fra l’obiettivo massimo (nessuno può rifiutare una terapia che non sia inutile), che si espone però a una probabile bocciatura della Corte Costituzionale, e l’obiettivo medio (nessuno può rifiutare nutrizione e idratazione artificiali, e comunque il medico dispone come più gli aggrada del corpo del malato), più a portata di mano. Sembra una riedizione di ciò che è successo con la legge 40, quando il cardinal Ruini decise di rinunciare alla proibizione totale della procreazione medicalmente assistita (come avrebbe imposto il magistero ecclesiastico), ottenendo però le proibizioni draconiane che tutti conosciamo. Quale che sarà la scelta finale, una cosa è certa: ad essere sconfitti, in un modo o nell’altro, saranno i nostri diritti.
mercoledì 6 agosto 2008
La legge che ci aspetta
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4 commenti:
ciao ti avverto che ho aggiunto il tuo blog tra i miei contatti perchè davvero interessante
http://brigantilibertari.blogspot.com/
Grazie! Link ricambiato.
� mai possibile che la democrazia cristiana deve continuare a parlare di cazzate integralista...?
Insomma vogliono un testamento biologico "ma anche" no
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