Una commentatrice (Marina, di cui segnalo per l’occasione il bel blog) ci chiede: «Secondo voi quanto tempo passerà prima che il probabilissimo nuovo governo Berlusconi metta una mano pesante sulla 194?». Provo a rispondere in questo post.
Non credo che il prossimo governo Berlusconi (che a questo punto definirei certo, e non solo probabile) metterà mano direttamente alla legge 194/1978, che regola l’aborto. Questo non sarebbe nello stile dell’uomo, che non si è mai dimostrato granché sensibile ai cosiddetti temi ‘etici’ – glielo rimproverava di recente lo stesso Giuliano Ferrara – come del resto a qualsiasi cosa che non costituisca un suo interesse personale e diretto. Berlusconi eviterà dunque la grana, e lascerà per il resto che i suoi alleati integralisti continuino nell’opera di vanificazione indiretta della legge. La strategia è in corso da diversi anni, e il favore di un governo amico – o meglio: un po’ più amico del precedente governo di centrosinistra – non farà una grandissima differenza, anche se indubbiamente porterà a un’accelerazione. Ed è una strategia preferibile allo scontro frontale, che susciterebbe un’opposizione pericolosa; meglio, molto meglio addormentare gli animi con la rassicurazione che la legge non sarà toccata.
I caposaldi della strategia antiabortista sono tre:
- la delegittimazione dell’aborto, descritto come un omicidio o addirittura come il peggior genocidio della storia. Il senso della «moratoria» di Ferrara è questo, al di là delle inesistenti possibilità di una sua applicazione pratica: creare una pressione sociale, una riprovazione morale fortissima e automatica. L’aborto deve ridiventare clandestino – ma non nel senso che tutti paventiamo, di ritorno all’illegalità e alle mammane: clandestino innanzitutto nel senso che le donne dovranno vergognarsi di praticarlo, e temere il giudizio del proprio ambiente. Quando l’aborto diventa qualcosa di indicibile, che non si può confidare a nessuno, diventa anche difficile da praticare: devi allontanarti dalla tua città, cercare un medico che non conosci, etc. La clandestinità vera e propria è la logica conseguenza di questa situazione – ed è una conseguenza voluta e scientemente perseguita. Aspettiamoci dunque nel corso della nuova legislatura un’escalation di condanne morali, che diventeranno sempre più parossistiche, coinvolgendo un gran numero di «convertiti» e occupando tutti i mezzi di comunicazione disponibili.
- La compiacenza per la crescente obiezione di coscienza. Qui la missione degli antiabortisti consiste semplicemente nel non fare nulla: le tendenze in corso portano inevitabilmente a un numero crescente di medici obiettori, che già in alcune regioni rende quasi impossibile la pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza. La pressione sociale agisce anche sui medici, e non stupisce dunque che nei confronti di una pratica ancora legale ma di fatto sempre più condannata dalle tendenze culturali in corso, molti sceglieranno di gettare la spugna. La legge 194, per la verità, prevedeva delle misure atte ad impedire questa situazione, come la mobilità del personale (art. 9); ma sono rimaste lettera morta sotto i cosiddetti governi «progressisiti», figuriamoci sotto un governo Berlusconi.
- L’inserimento del Movimento per la Vita nelle strutture pubbliche. Le donne verranno incanalate nei pochi ospedali dove si praticherà ancora l’aborto, ma qui incontreranno i volontari «per la Vita», che cercheranno di persuaderle in tutti i modi a recedere dal loro proposito. Il Movimento assumerà inoltre man mano il controllo dei consultori – una posizione ancora più strategica per esercitare pressione. Fondi pubblici verranno stanziati per sostenere queste iniziative, come già avviene in certe regioni.
Si può fare qualcosa per contrastare questa strategia? Purtroppo molto poco. L’attacco culturale in corso è quasi incontrastato: gli stessi cosiddetti «progressisti» danno involontariamente una mano, indugiando sempre più (per un meccanismo prevedibile di difesa) nella retorica dell’aborto come «tragedia».
L’unica possibilità consisterebbe nell’introduzione della pillola abortiva, che spostando l’aborto in una dimensione maggiormente «privata» potrebbe contrastare almeno in parte le mosse degli integralisti – dai quali non a caso è sempre stata avversata in modo virulento. Proprio in queste settimane l’Agenzia italiana del farmaco dovrebbe terminare l’iter dell’autorizzazione all’immissione in commercio; se si arriverà a un esito positivo (ma qualche dubbio è ancora lecito), vedremo quasi certamente un tentativo del prossimo governo di rovesciare in ogni modo la decisione. Se questo non sarà possibile (molto dipende dalle competenze regionali), assisteremo a una gigantesca campagna terroristica sugli effetti collaterali della pillola, e all’imposizione di misure draconiane per la sua somministrazione, in particolare con lunghissime degenze ospedaliere, che ne vanificheranno ogni carattere di novità.
Questo il futuro prevedibile, per come appare a me. Spero di rivelarmi cattivo profeta – possibilmente non per eccessivo ottimismo...
18 commenti:
Ci aiuteresti a diffondere il nostro banner se ti è possibile? Grazie mille,
Daniela
animali.cercocasa@gmail.com
www.cercocasa.ilcannocchiale.it
Ciao Giuseppe, sono molto colpita dalla sollecitudine con cui hai risposto alla mia domanda preoccupata. Peccato che la tua risposta mi renda ancora più inquieta ;-)
La tua riflessione è molto convincente.
Mi permetti di inserirla nel mio blog?
buon lavoro
marina
Marina: prego, fai pure!
Daniela, ho messo il banner nella nostra barra laterale, nella sezione "buone cause"... ;-)
Le tue distopie mi tolgono l'appetito. Anche il piu' pessimistico scenario futuribile deve concedere al lettore un briciolo di speranza, credo (che ne so: un manipolo di resistenti irriducibili, un virus anticlericale che si diffonde...)
Comunque, se lo sciopero degli sceneggiatori continua, potresti spedire ai produttori di Hollywood un soggetto fantascientifico sull'Italia del XXI secolo.
Joe, la fantascienza era Concetta; questa è poco più che cronaca...
ma siete troppo pessimisti, io sono per un sano realismo condito con un pizzico di ottimismo. Secondo la maggior parte degli italiani non se le beve tutte queste scemenze, e solo che poichè hanno in mano i mezzi di comunicazioni più popolari, sembra che le loro idee siano le più diffuse. Invece come abbiamo potuto vedere anche dal sondaggio eurispes, la chiesa sta perdendo la fiducia degli italiani. Inoltre anche quella manifestazione per riparare all'offesa ricevuta dal papa, non è stata tanto esaltante.
La tua analisi, Giuseppe, è di una lucidità e di una chiarezza illuminanti e terribili.
Tuttavia, non voglio esser così pessimista, non posso. La penso come Daniela. Stanno sgretolandosi. Stanno rinchiudendosi in se stessi, stanno facendo barriera ("o con noi o contro di noi") perché hanno paura. Chi vuole diventare prete oggi? Chi, quanti hanno, tra donne e uomini, vocazione di "darsi" alla Madre Chiesa? Tra un paio di generazioni, di Camilli Ruini non resterà l'ombra: dove li pescheranno questi prelati, quando oramai non ci saranno più nemmeno ex-comunisti alla Ferrara? Penserò male, ma l'attacco frontale mosso dalla Chiesa Cattolica alla questione aborto (ch'è solo una parte della questione "controllo delle nascite") ha questo dalla sua: la speranza statistica di trovare tra tanti "salvati" qualche prelato in più. Ma qui, in Occidente, in quest'angolo di mondo con mille difetti ma con altrettanti pregi, ormai le vocazioni se le possono sognare.
E tentare una soluzione a monte? Cercare di isolare tutti i vecchi DC che sono ora misti un po' ovunque e cercare di spingere la sinistra ad essere finalmente più laica e meno soggetta a remore di rigurgiti clericali.
Poi, se vogliono vincere le elezioni, sarebbe il caso che scegliessero un programma reale, di giustizia sociale ecc... Ma questo è un altro discorso, che ci porta lontano e soprattutto O.T.
Luca, probabilmente hai ragione; ma appunto, sulla distanza di "due generazioni", a lungo termine. Nel futuro immediato stanno vincendo loro.
Temo, Giuseppe, che tu abbia ragione su tutta la linea...
L'analisi è molto lucida e certamente inquietante. Tuttavia, mi viene da pensare il paese 'reale' sia molto meno bigotto di come lo dipingano i media e la cosiddetta 'intellighenzia' alla Giuliano Ferrara (che poi, più che bigotta o convinta del valore della sua crociata - qualunque questa sia -, a me sembra semplicemente più opportunista e propensa alla strumentalizzazione).
Sulla moratoria sull'aborto, lo stesso fronte cattolico è solo apparentemente compatto: molti non hanno gradito l'alleanza con questo 'ateismo devoto', che è una aberrazione concettuale ma che oggi sembra andare così di moda (cito come esempio l'intervista all'arcivescovo di Pisa apparsa su La Stampa giovedì scorso - si tratta della posizione di un credente, certo, ma un po'diversa rispetto a quella di Ruini-Ratzinger...).
Alla fin fine, credo (spero...) che il buon senso sia più diffuso del bigottismo, anche se è meno visibile.
Lisa, penso anch'io che il paese sia meno bigotto di come lo dipingono; il problema però è che la laicità non trova rappresentanza (o è comunque rappresentata in modo insufficiente) a livello politico. Le tendenze che ho descritto ci sono già, non sono una proiezione nel futuro: ma cosa ha fatto la "sinistra" per contrastare il dilagare dell'obiezione di coscienza? Queste sono cose che oggettivamente creano difficoltà, quando una va ad abortire.
La stessa campagna propagandistica di Ferrara e di chi la pensa come lui non trova un'adeguata risposta a livello culturale: si ripetono i luoghi comuni stantii dell'"aborto gigantesca tragedia", della legge che serve solo per diminuire gli aborti clandestini, e così via. La gente, certo, intuisce che le cose stanno diversamente, ma senza una sponda nell'intellighenzia non riesce ad elaborare questo sentimento; e in questo modo rimane esposta alla pressione sociale, sia pure di una minoranza.
Purtroppo concordo pienamente.
E' il motivo per cui credo che le grandi battaglie prima che in Parlamento vanno combattute nella società, attraverso la comunicazione (lo so ... é in mano loro), attraverso iniziative possibilmente non clamorose (intimoriscono gli indecisi), mediante convegni e incontri dove si possa tentare di presentare i problemi smontando le altrui ipocrisie.
L'obiettivo é fare in modo che la maggioranza della gente capisca e condivida. Altrimenti nel muro contro muro saremo purtroppo perdenti.
Magari a qualcuno di questi becca un bell'infarto e siamo salve! Bisogna pur che una giustizia esista da qualche parte!
Non credo tu veda male il futuro. Però... Sta di fatto che si scontreranno due lobby (quella ecclesiastica e quella dei farmaci). Che si scannino loro. E cerchiamo riparo nell'Europa, dove Ferrara, Volonté, non sarebbero considerati neppure opinionisti, altro che intellettuali.
E' comunque certo che personaggi come Formigoni (uomo di CL) in un futuro governo potrà arrecare non pochi danni su tutti i fronti: aborto, laicità, etc.
se Voltaire e Gandhi e Napoleone hanno condannato l'aborto prima dell'ateo Ferrara non capisco che c'entri la questione della laicità.
non è che se il Papa dice una cosa allora laicità è fare l'opposto, no? l'ordinamento italiano afferma di tutelare la vita umana dal concepimento, infatti legittima l'aborto soltanto in caso di conflitto di interessi. inoltre è perfettamente in accordo con la legge italiana (con la stessa 194) cercare di responsabilizzare rispetto alla soppressione di vite umane innocenti e di rimuovere le cause che portano a questo atto.
infine il parlamento esiste proprio per cambiare le leggi ingiuste, mi pare un atteggiamento laico cercare prima di convincere la gente dell'ingiustizia di una legge e poi cambiarla.
L'aborto per i nostri politici è solo un tema da strumentalizzare per raccogliere voti dove possono. Oggi 12 febbraio 2008 Berlusconi lancia la moratoria sull'aborto. Che siano solo chiacchiere propagandistiche lo dimostra il fatto che lui e la moglie abbiano volutamente rinunciato con l'aborto terapeutico ad un figlio non sano. La dichiarazione fu rilasciata sul corriere da Veronica Berlusconi.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/04_Aprile/08/veronica.shtml
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