venerdì 19 settembre 2008

Sempre più single, sempre più giovani

Un interessante articolo del Guardian (Viv Groskop, «“I wanted a child more than a man”», 17 settembre 2008) ci informa del numero crescente di donne single eterosessuali che nel Regno Unito ricorrono all’inseminazione artificiale per concepire un figlio; cosa più importante, la loro età media è inoltre in diminuzione: mentre questa scelta era tipica in precedenza delle quarantenni, è adesso sempre più diffusa fra le donne attorno alla trentina. È chiaro che ha qui un ruolo l’accresciuta consapevolezza della diminuzione della fertilità dopo i 35 anni. La tendenza non è esclusiva del Regno Unito: conosco personalmente donne che hanno fatto ricorso a questa possibilità o che la hanno considerata seriamente.
Se per ora le madri single sono donne che per qualche motivo hanno avuto difficoltà a trovare un partner adatto e nelle quali il desiderio di avere un figlio è particolarmente forte, c’è da chiedersi se non stiamo assistendo all’inizio di una tendenza a larga scala. Esiste una discrepanza sempre più netta fra la durata tipica di una relazione sentimentale e il tempo – che si misura in decadi – che deve essere dedicato a un figlio; è possibile che questo porti sempre di più alla considerazione della maternità come un rapporto esclusivamente madre/figlio, ora che l’emancipazione economica delle donne è una condizione sempre più normale e lo stigma sociale che accompagnava in passato le madri singole è in via di sparizione? Esistono problemi, ovviamente, come il maggiore impegno (alleviato eventualmente da reti di amici e parenti) e la difficoltà a trovare partner per chi ha già un figlio; ma la tendenza sembra quella.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma, tendenzialmente, un figlio non avrebbe necessità anche di un padre? o è roba assolutamente "out" visto che tra i problemi che questo tipo di scelta comporta non viene preso in minima considerazione?
E se un uomo avesse un desiderio particolarmente forte di paternità e non trovasse la partner adatta come potrebbe risolvere la sua situazione? si potrebbe considerare questa oggettiva difficoltà una discriminazione su base sessuale?

Giuseppe Regalzi ha detto...

Annarosa: un figlio, credo, ha bisogno essenzialmente di due cose: di amore incondizionato e di senso del limite. Tradizionalmente si vuole che il primo sia incarnato nella madre e il secondo nel padre, ma poi nella realtà le cose, si sa, vanno diversamente: i ruoli sono più spesso scambiati che no, o cumulati in una sola persona o in tutt'e due.

Un figlio maschio, si dice, ha anche bisogno di una figura maschile da prendere a modello, ma questo in realtà non è mai stato un vero problema (secondo me viene enfatizzato solo per qualche postumo di freudismo), vista l'abbondanza di figure maschili (insegnanti, nonni, zii, eroi della letteratura o del cinema, etc.).

Infine un bambino ha bisogno di quante più persone è possibile che lo seguano con affetto, in modo che se una manca per qualsiasi motivo il suo posto possa essere preso o rinforzato - temporaneamente o no - da un'altra. E in questo senso, certo, è meglio avere due genitori amorevoli che uno solo. Forse tre sarebbe ancora meglio... :-)
Ma nella realtà le cose vanno spesso diversamente. Non si segue l'ideale; a volte non è possibile. Io, comunque, ho solo identificato una tendenza, non ho dato giudizi.

Infine, sulla discriminazione verso gli uomini: certo, per un uomo il modello del genitore unico è molto più difficile da seguire - non c'è bisogno di spiegare perché. Ma questa non si può definire discriminazione, visto che le tendenze in atto non nascono da disprezzo verso i maschi (spesso il problema è l'opposto, con un'idealizzazione del possibile partner che non può corrispondere a persone reali). E in ogni caso non si può certo obbligare una donna a sposarsi contro la sua volontà. L'alternativa a quello che succede è un mondo di donne ugualmente sole, ma senza figli.

Anonimo ha detto...

"E se un uomo avesse un desiderio particolarmente forte di paternità e non trovasse la partner adatta come potrebbe risolvere la sua situazione?"

pagando. ai vecchi tempi c'era anche l'opzione della coercizione (vedi le sette di mormoni, gli incesti, le schiave ingravidate, ecc). ma preferisco i tempi moderni anche se con una opzione di meno tra cui scegliere...

"si potrebbe considerare questa oggettiva difficoltà una discriminazione su base sessuale?"

non piu di quanto si possa considerare discriminazione su base genetica l'esclusione dei nani dalla finale del salto in alto alle olimpiadi.

paolo de gregorio ha detto...

Dunque dunque, potrei dire provocatoriamente: è vero che esiste sempre maggiore difficoltà a mantenere dei rapporti duraturi, ma secondo voi si è capito perché? Io vedo due risposte possibili, anzi, due plausibili tra le tante possibili.

La prima è che la bigamia era forse più un laccio sociale di necessità che un vero istinto della specie. Nel momento in cui la necessità in senso stretto viene a mancare, si riaffaccia l'istinto. Contro questa spiegazione mi faccio due obiezioni: la prima che la famiglia, dai dati antropologici fin dalla preistoria, potrebbe essere un istinto parzialmente già acquisito e non una necessità sociale. La seconda obiezione è che, se così fosse, se cioè fosse un tornare a prevalere dell'istinto, beh, allora non mi spiegherei perché invece dell'eterologa artificiale non si ricorresse ad una ben più istintiva caccia al maschio dominante del gruppo.

Seconda ipotesi: si è vittime, direttamente o indirettamente, del non saper fare quei compromessi sul piano personale che sono necessari per far funzionare le coppie sul lungo periodo. Non lo chiamerei individualismo, perché poi magari agli altri ci si dedica: qualcuno potrebbe non legarsi sentimentalmente per poi dedicarsi anima e corpo al volontariato. Ma per un qualche motivo, la sfera personale la si arriva a sentirla minacciata dal partner più che arricchita.

Il problema è, in quest'ultimo caso: ma non c'è il rischio che sia un'illusione che un figlio, magari quando cresce un po', non cominci a rappresentare quella "minaccia" che si è fuggita? In altre parole, il problema è che se l'essere single è qualche volta sintomo di una sorta di "inettitudine" alla condivisione familiare ci sarebbe il rischio di non saper essere madre/padre nel modo migliore. Non credo che dipenda dall'essere single in sé, assolutamente, ma mi chiedo se talvolta non possa entrarci il come essere arrivati ad essere single.

Più che ad una emancipazione economica, comunque, la vedo come dovuta ad una emancipazione dal maschio (chi lo sa, magari a ragione)...
Però, al di là se è o meno una perdita per il figlio, la vedo comunque una perdita per la coppia: mi fa un po' triste l'idea che non si condivida quel percorso. Certo, molte donne magari ci arrivano perché un uomo decente non lo hanno proprio trovato, con tutta la buona volontà. Però è anche vero che tante coppie ormai si sfasciano, ed è davvero impossibile capire su che base si sfascino.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Paolo, io penso che sia valido il quadro comunemente accettato: fino a non molto tempo fa le coppie si reggevano su un patto esplicito: l'uomo lavorava fuori casa, la donna dentro, occupandosi dei lavori domestici e della cura dei figli. Il lavoro della donna non era retribuito, ovviamente, e quindi non era possibile abbandonare il tetto domestico; le norme sociali sancivano questa impossibilità in vari modi, e in ogni caso il susseguirsi delle gravidanze rendeva difficile lavorare fuori casa.

Tutto questo è cambiato con l'emancipazione economica delle donne, e con l'emancipazione quasi altrettanto importante portata dalla contraccezione. Credo che da quel punto in poi si sia messo lentamente in moto un meccanismo lento ma inarrestabile, e che ancora non siamo arrivati alla logica conclusione. Una volta tolta la motivazione economica dell'indissolubilità del matrimonio è emersa la natura intrinsecamente effimera del legame romantico-sessuale, che a parte pochi casi fortunati dura una manciata di anni, e che alla fine lascia il più delle volte individui male appaiati, che avevano scambiato l'incanto sessuale per un'autentica comunione d'anime (una cosa rarissima, ahimè).

Anonimo ha detto...

A sentire questa notizia, io invece mi domando: è un bene o un male che la scienza attui l'inseminazione artificiale? Non sarebbe meglio se non l'attuasse, costringendo così maschio e femmina ad incontrarsi?
Incontrarsi, scontrarsi, litigare sono tutte cose che stiamo evitando, ma le difficoltà rendono più forti. Se le eviti diventi più debole.
Ecco qual'è il punto: l'intervento della scienza è negativo perchè se da una parte soddisfa i nostri desideri, dall'altra contribuisce a creare esseri deboli, insicuri, incapaci di affrontare da se stessi la propria vita, sia come sia, vada come vada.
Questo umano debole, vuole continuamente garanzie, assicurazioni. Vuole poter realizzare i suoi sogni e non pagare la posta. Troppo comodo!!

Anti moderno

paolo de gregorio ha detto...

Giuseppe, io sono dell'idea che se un dato evento (l'emancipazione in questo caso) rende possibile che un fenomeno si verifichi non vuole necessariamente dire che è anche la causa di quell'avvenimento. Mi sembra che le spiegazioni che dai siano più che coerenti, ma forse servono per spiegare come mai siano possibili questi scenari, non quali ne siano le cause. So che non si dovrebbe parlare troppo per esperienze personali, però lo faccio: di norma le donne che conosco, e che considererebbero in teoria una opzione del genere, sembrano pensarlo più perché giunte ad punto di disillusione verso il maschio o la coppia, senza però che quel desiderio di unione si sia davvero cancellato.

Certo, è anche vero che forse dobbiamo solamente raggiungere un altro equilibrio collettivo, nel quale chi non ha inclinazione vera alla vita di coppia non la ricerca.

Sull'unione di anime, sono d'accordo che sia spesso più difficile trovarla di quella passionale e sessuale, o che si confonda con essa. Ma non sono sicuro che sia davvero così "rara": va anche trovata strada facendo, senza stare nell'attesa che arrivi la fatina con la bacchetta magica, perché anche questa è un'illusione, o un mito. Certo, ripeto, magari è solo una chimera questa cosa della coppia.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Paolo, solo una precisazione: non ho detto e non penso che il "desiderio di unione si sia davvero cancellato". Credo anzi che sia sostanzialmente immutato; però oggi non ci si accontenta più di ciò che si trova - proprio perché non c'è più la necessità economica e sociale di sposarsi e di rimanere sposati a ogni costo.