sabato 1 agosto 2009

RU-486: tutti attenti, parla la Binetti

Il quotidiano online Affaritaliani intervista Paola Binetti a proposito della pillola abortiva («RU486/ Paola Binetti ad Affari: “L’aborto torna alla clandestinità”», 31 luglio 2009):

“Non ne farei una questione di scomunica: non è il modo che cambia la sostanza e l’aborto è sempre sbagliato per un cattolico – spiega la senatrice – Qui invece si sta andando verso l’aborto fai da te, l’aborto bricolage, che restituisce le donne alla loro solitudine”.
Questo della «solitudine» delle donne è un argomento molto gettonato dagli avversari della RU-486. Con l’aborto farmacologico l’espulsione dell’embrione può avvenire dopo che la donna è uscita dall’ospedale dove le è stata somministrata la pillola; ebbene, per i prolifers, in qualsiasi luogo ciò avvenga la donna vi si troverà sempre sola. Mariti, compagni, genitori, fratelli e/o sorelle, amiche, vicine di casa, passanti premurose: per qualche misterioso fenomeno la donna che ricorre alla RU non può contare su nessuno di costoro, mai. Forse sarà il senso di colpa inconsapevole – abortire, e per giunta con una pillola simile a una caramella! – che la spinge a ficcarsi in un buco sperduto ad espiare in solitudine; forse sarà la punizione divina che rende il paesaggio circostante identico a una città appena colpita dalla bomba al neutrone; il risultato comunque è quello.
Vuoi mettere invece la festosa compagnia che ti tocca con l’aborto chirurgico? L’infermiere che ti fa accomodare sul lettino, l’anestesista che ti chiede di contare alla rovescia... Forse riesci persino a vedere il chirurgo che ti opererà; e, se sei fortunata, arriva anche la polizia. Tutta un’altra cosa, decisamente.
Il problema principale delle commercializzazione della Ru486? “Si sta riportando l’aborto a una condizione di clandestinità, non legale, ma psicologica, sociale... che riconsegna le donne alla solitudine. La casa farmaceutica che produce questa pillola punta alla vendita diretta nelle farmacie”.
Certo sarebbe bello che la Binetti offrisse qualche prova di quest’ultima asserzione, così recisa: chessò, un memorandum interno della Exelgyn, una dichiarazione intercettata dei suoi manager, un dossier confidenziale prontamente divulgato da qualche sottosegretario... Senza queste pezze d’appoggio qualcuno potrebbe altrimenti essere indotto a pensare che si tratti di una illazione tendenziosa e del tutto campata in aria: il che sarebbe gravemente ingeneroso verso l’onorevole Binetti, ma purtroppo – si sa – la gente tende a pensare male.
“Inoltre – conclude – questo tipo di somministrazione prevede che debba avvenire entro la settima settimana, termine al di sotto di quello previsto dalla 194. Se però questo termine viene superato si rende necessario un raschiamento e un intervento chirurgico successivo. Insomma, stiamo uscendo da una situazione in cui l’aborto chirurgico è diventato una sorta di aborto sicuro per entrare in un’altra condizione, quella dell’aborto chimico in cui la sicurezza sembra diventata un optional”.
Temo di non riuscire bene a seguire il pensiero della Binetti, qui. Sette settimane, cioè 49 giorni, rientrano nel limite di 90 giorni per l’aborto non terapeutico previsto dalla legge 194, sì; ma non capisco in che modo questo sia significativo. Il peggio però viene subito dopo: perché mai passate le sette settimane una donna dovrebbe essere sottoposta a un raschiamento (e a un innominato «intervento chirurgico successivo»)? Se il termine per l’aborto farmacologico è passato la donna verrà sottoposta semplicemente a un comune aborto per aspirazione (il metodo chirurgico più indicato entro il primo trimestre di gestazione). Sembrerebbe che la Binetti abbia fatto confusione con ciò che succede quando l’aborto farmacologico fallisce, cioè quando l’embrione rimane in tutto o in parte nell’utero: è in questo caso che si rende necessario il raschiamento (e basta; può anche andare bene una semplice aspirazione).
Ma immagino che qui la Binetti sia stata male interpretata da chi la stava intervistando. Altrimenti dovremmo concluderne che l’onorevole non sappia di che cosa sta parlando; e questo, ne converrete, è assolutamente impossibile...

10 commenti:

Anonimo ha detto...

A loro sta così a cuore la questione della "solitudine" perché sono così abituati a pensare che sotto le lenzuola di debba essere un prete al momento del concepimento, che ovviamente non possono sopportare l'idea che poi tutto non venga fatto sotto la Loro supervisione.
Anzi probabilmente nella stanza chirurgica per loro ci vorrebbe un prete pronto a dare immediatamente l'estrema unzione al feto abortito, oppure un pronto battesimo al neonato.

Fabio Pari ha detto...

Guarda ho più volte detto che alle primarie voterei Franceschini ad occhi chiusi, se solo non ci fosse la Binetti a sostenere la mozione.
Non ce la faccio, è più forte di me.
Che vada con l'UDC diamine!

Per tornare all'argomento principale:
Penso che l’aborto debba essere un soluzione da adottare solo quando strettamente necessaria, una decisione da prendere alla luce di attente riflessioni, assolutamente soggettive, sullo stato della propria vita e della propria salute.

Valutazione soggettiva = Libertà personale.

Tradotto: la possibilità va data,sta poi al singolo decidere in base alla propria morale.
Chi è il Vaticano (o il Governo) per privare di questa possibilità migliaia di donne che, purtroppo, non hanno scelta?

Libertà vuol dire possibilità di scelta. Nessuna istituzione ne religione obbliga una donna contraria all'aborto ad abortire, perché la Chiesa e i suoi militanti si sentono il diritto di sottrarre il libero arbitrio a chi non la pensa come loro?

http://fabiopari.blogspot.com/

Leilani ha detto...

Meglio sole che male accompagnate, mia nonna lo dice sempre.
Più che altro mi irrita che ora tirino in ballo le "povere donne sole" quando le hanno sempre stigmatizzate come assassine ninfomani e irresponsabili.

Barbara ha detto...

La Chiesa Cattolica non accetta che gli individui dispongano della propria vita perché se succede questo la vita umana diventa di proprietà degli individui e smette di essere proprietà della Chiesa Cattolica (di Dio, ma siccome loro sono gli unici intermediari certificati, in pratica è loro). Sono riusciti per millenni a "possedere l'umanità" (e a sfruttarla) con l'intelligenza e la predicazione, non con la forza come i re e gli eserciti, e non mollano facilmente la presa. Hanno cominciato a mollarla dopo la riforma protestante, quando, appunto, l'uomo si è appropriato del suo rapporto con Dio (e quindi della propria vita) e ha deciso di realizzarsi come essere umano "nel mondo", senza rimandare la sua felicità all'aldilà e alla vita eterna. Dopo cinque secoli, in gran parte del mondo occidentale vediamo i risultati di questo processo. Da noi vediamo più che altro i risultati della controriforma e del fondamentalismo cattolico, in crociata contro la modernità (il sillabo, il dogma dell'infallibilità, etc).

Insomma, non si sono ancora rassegnati e io direi che possono essere ottimisti, visto che la loro serrata presenza sul territorio produce la classe politica che abbiamo.

Quanto alla solitudine della donna (che non è sola solo se casalinga sposata in Chiesa con otto figli e dipendente dal marito), un grande "difetto" della RU486 è quello di essere più sicura per la salute della donna e di alleviarne le sofferenze fisiche. Fisiche, questo è il problema. Se non si soffre fisicamente, chiaramente non si è compresa la missione dell'uomo sulla terra e/o non la si sta svolgendo...

Infine, proporrei che il dogma dell'infallibilità papale fosse esteso a Paola Binetti, così non dobbiamo più scervellarci per trovare un fondamento logico-razionale alle sue parole.

Andrea ha detto...

Ahimé, la RU486 purtroppo per le donne è una grande fregatura, peggiora l'aborto sia per le sofferenze fisiche che per i danni psicologici: crescono le possibilità di danni fisici, come dimostrano le 29 donne già morte (morti dovute ad emorragie letali o a shock settici causati da effetti collaterali dei farmaci assunti); ma soprattutto di danni psicologici (che, per chi si occupa del tema, sa che sono i problemi più gravi e diffusi legati all'aborto, ben più di quelli fisici!): l'aborto non è più un intervento di 5' eseguito da un medico, ma è la donna che assume la pillola, vive l'evento più intensamente perché dura almeno 3 giorni, è molto più sola e inoltre (me l'ha confermato anche una donna che ha abortito pochi giorni fa con Ru) è costretta a vedere l'embrione espulso come conferma che l'aborto è stato completato. Quanto sarà più facile per una donna che ha un aborto di questo tipo avere conseguenze psicologiche o psichiatriche nel tempo?

Giuseppe Regalzi ha detto...

Vedo che la favola delle 29 "donne" morte ormai ha preso piede... Andrea, non sarebbe il caso di informarsi un po' meglio prima di fare la figura di quello che si beve tutto?

paolo de gregorio ha detto...

Io invece suggerirei ad Andrea di farsi protestante, perché sta contraddicendo apertamente santa romana Chiesa: da più parti i più altri prelati stanno spiegando che la pillola va male perché banalizza l'aborto, e questo non va bene. In alternativa, Andrea potrebbe scrivere ai sudetti prelati convincendoli di supportare la pillola e puntare al divieto dell'intervento chirurgico, perché essa (la Ru486) non banalizza l'aborto ma - come dici tu - lo rende molto più gravoso per la donna (il che è apparentemente un bene, perché responsabilizza la stessa).

Andrea ha detto...

In effetti Paolo il mio intervento è molto laico... E' che continuo a sentire cori di apprezzamento per la Ru486 che non mi convincono.
Personalmente penso che la spinta principale che ha portato ad approvare la pillola sia il fatto che oggi più dell'80% dei ginecologi è obiettore di coscienza (dati del Ministero della scorsa settimana): ma anziché interrogarsi sul perché ci sono così tanti medici che anno dopo anno non reggono più a fare aborti, o sul fatto che comunque gli aborti in un anno sono 'solo' 121mila (!), o sui racconti di chi opera sul campo, che dice che la maggior parte di questi aborti è di donne che avrebbero volentieri continuato la gravidanza ma non hanno trovato alcun sostegno, si preferisce continuare a concentrarsi sull'obiettivo di garantire l'aborto ad ogni costo, senza considerare che è il diritto di continuare la gravidanza quello che oggi viene costantemente violato.

P.S. Per Giuseppe: grazie per l'informazione sulla distinzione tra le diverse morti per mifepristone, non la conoscevo.

Barbara ha detto...

Il diritto di continuare la gravidanza è un concetto interessante. Vorrei vedere dati affidabili (magari è quello che dicono a parole per non essere considerate "cattive donne" in una situazione che già di per sé le espone a forte stigmatizzazione); ma è possibile che alcune donne vogliano portare avanti la gravidanza e si trovino impossibilitate a farlo.

A questo punto mi chiedo, perché? Cos'è che impedisce loro di crescere un figlio? La prima risposta che mi viene in mente è lo stato embrionale delle politiche della famiglia in Italia, rispetto a molte nazioni europee. Ma il punto è che ho il forte sospetto che sia il ritardo sulle politiche familiari che l'orrore "politico" nei confronti dell'aborto abbiano la stessa radice: impedire allo stato di diritto di affrontare le questioni basilari dell'esistenza: i diritti riproduttivi, il testamento biologico, etc., temi sui quali il Vaticano preme per continuare a regnare sovrano.

In sintesi, se non tutti, almeno molti mali vengono da lì...

paolo de gregorio ha detto...

@ Andrea

"si preferisce continuare a concentrarsi sull'obiettivo di garantire l'aborto ad ogni costo"

Mi sfugge un po' quel "ad ogni costo" nel caso della pillola: se fosse stata inventata prima la pillola, si direbbe probabilmente la stessa frase il giorno che uno avesse proposto: "aggiugiamo l'opzione di un intervento chirurgico". Ma almeno in quel caso il ragionamento una sua logica interna ce l'avrebbe avuta. L'introduzione della pillola rappresentata come misura "ad ogni costo"? Non riesco a seguire.

Il dirittto alla genitorialità? Che nessuno faccia niente pare anche a me. Nessuno però se ne preoccupa. Non solo: la pillola non c'entra proprio nulla. Le due cose non sono incompatibili. O forse vuoi sostenere che se un domani, mettiamo, se la pillola venisse (per dire) vietata da qualche burocrate prostrato, allora d'incanto i cassieri dello Stato sputerebbero carrettate di quattrini per le famiglie? Dove sarebbe il nesso?

Infine: piacerebbe anche a me sapere le motivazioni degli obiettori, di tutti però. Magari anche dando un'occhiata all'eventuale esistenza di una correlazione (o anticorrelazione) con il ruolo in carriera o l'automobile posseduta. (warning! pure and unproven speculation, plus sarcasm)