sabato 24 aprile 2010

Il femminismo s’è infranto sulla Scaraffia

È nel complesso piuttosto scialbo l’articolo che Lucetta Scaraffia ha dedicato l’altro ieri alla «sconfitta» del femminismo («Il femminismo s’è infranto sulla maternità», Il Riformista, 22 aprile 2010, p. 17); ma verso la fine riaccende improvvisamente l’attenzione del lettore.

Certo, è difficile per donne che hanno fatto dell’aborto un diritto sul quale si fonderebbe la cittadinanza femminile, passare poi a chiedere aiuti per la maternità: dal punto di vista ideologico la contraddizione è evidente, e infatti non è mai avvenuto.
Lasciamo da parte l’impossibile verifica empirica della tesi (come fa la Scaraffia a sapere che nessuna sostenitrice del diritto di abortire ha mai chiesto aiuti alla maternità?); lasciamo stare anche la difformità dei due diritti, per come si sono configurati storicamente nel nostro paese (diritto negativo – l’aborto legalizzato – e al tempo stesso positivo – l’aborto gratuito – il primo; diritto solo positivo il secondo). Quello che colpisce è che per la Scaraffia chi vuole l’aborto non può volere al tempo stesso i bambini; il concetto di maternità responsabile – che pure non sembrerebbe estraneo alle lotte femministe del passato – le sembra sconosciuto. Certo, l’aborto sarà anche uno strumento per chi (del tutto legittimamente) non vuole o non può avere figli; ma com’è possibile ignorare che esso sia anche – e soprattutto – uno strumento per chi di figli ne vuole un certo numero, in un certo tempo, a certe condizioni?
Proseguendo nella lettura la sorpresa aumenta:
Come è difficile per chi ha difeso a oltranza la rivoluzione sessuale – e quindi la possibilità anche per le donne di comportarsi con la libertà degli uomini, facendo anche di questo uno dei fulcri dell’ideologia della liberazione – passare poi a criticare le donne seminude che compaiono a tutte le ore sullo schermo televisivo. E a ben vedere, nonostante i tentativi di farlo, da questo punto di vista è contraddittorio anche criticare le donne-tangente, le veline che finiscono nel letto di Berlusconi: l’unica cosa che fa orrore, sembra, è che si tratti di Berlusconi... è difficile criticare il contesto in cui questo avviene se non c’è il nemico numero uno di mezzo. In fondo, si tratta di libere scelte, di libera disponibilità del proprio corpo, corredata ovviamente dall’uso di moderni anticoncezionali e, nel caso, di ricorso all’aborto...
Davvero le femministe e chi «ha difeso a oltranza la rivoluzione sessuale» si contraddirebbero a criticare veline ed escort? Vendersi al potente di turno è una novità generata dalla liberazione sessuale? È frutto dell’eguaglianza finalmente conquistata? Quanti maschi conosce la Scaraffia che per salire a posizioni di potere sono stati costretti (o si sono costretti) a prostituirsi? Ma soprattutto: come fa l’illustre editorialista a pensare che chi ha rivendicato o rivendica la possibilità di vivere liberamente la propria sessualità debba essere al tempo stesso indifferente a ogni altro valore – per esempio che le posizioni di responsabilità vanno assegnate in base al merito e non alla capacità di seduzione?
C’è in effetti un meccanismo comune alla base delle opinioni che la Scaraffia esprime in questo articolo: chi è per l’aborto, e quindi per la possibilità di non far nascere un figlio, sarebbe per ciò stesso sempre contrario a far nascere un bambino; chi è a favore di una sessualità vissuta senza eccessivi pudori sarebbe per ciò stesso sempre entusiasta per qualsiasi uso del proprio corpo si possa fare. Con la stessa logica si potrebbe dimostrare che i gastronomi sono a favore dell’obesità e che chi chiede il porto d’armi è a favore della rapina a mano armata.
Alla fine viene un atroce sospetto: non sarà che il femminismo in Italia è fallito perché a suo tempo ha imbarcato anche donne come Lucetta Scaraffia?

8 commenti:

Ugolino Stramini ha detto...

Si.

Galatea ha detto...

Il Femminismo non si infrange sulla Scaraffia. Come la vede, scappa via.

paolo de gregorio ha detto...

Voltaire era un'incoerente: diceva che avrebbe dato la vita per difendere il diritto ad esprimere la propria idea da parte di quelli che ne avevano una diversa dalla sua e poi continuava lo stesso a parlare.

Anacronista ha detto...

Mio dio che errori! Il procedimento argomentativo è fallace dall'inizio alla fine. Non ci sono nessi possibili tra le premesse e le conclusioni che non siano la pura e semplice convinzione dell'autrice che debbano avere un nesso.Scaraffia dice "se x, dunque y": ma cosa lega x e y? nulla. Poi, c'è la moda del trovare contraddittorio tutto ciò che, di fronte a una valutazione superficiale, lo sembra. Per me potrebbe ritenere contraddittorio essere a favore dell'aborto e chiedere aiuti per la maternità un dodicenne, una persona incapace di ragionare con una certo livello di elaborazione, una persona poco istruita, priva di profondità analitica. Invece lo dice un'editorialista. Davvero, sono basita. Che poi fa la coppia con l'articolo di Susanna Tamaro, davvero mi sembra che tante giornaliste non abbiano proprio capito NULLA.
Come scrivevo anche a proposito di Massimo Fini, è paradossalmente troppo difficile rispondere perché troppo facile. Cioè mi sembra stupido persino stare ad argomentare l'evidenza.
Lo stesso vale per l'idea della rivoluzione sessuale e del velinismo.
Sono proprio dispiaciuta che anche penne "importanti" siano incapaci di affrontare seriamente le questioni femminili o come le vogliamo chiamare.

Barbara ha detto...

Grande post. Da notare come i conservatori siano sempre propensi a grossolani errori di logica.

Paura dell'ignoto e del diverso ==>>
==>> disattivazione della ragione ==>>
==>> errori di logica.

Anonimo ha detto...

LA SECONDA, CHE HAI DETTO.
Quelo

Chiara Lalli ha detto...

Giuseppe, tu sei un uomo cosa ne puoi sapere?

Giuseppe Regalzi ha detto...

:-)))