lunedì 3 maggio 2010

L’assurdo della discriminazione

Era circolata qualche giorno fa la notizia che il Governo Italiano avesse inserito nel ricorso contro la sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani, che condannava l’Italia per l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, una nota redatta dal professor Carlo Cardia, docente di Diritto ecclesiastico e Diritto delle istituzioni religiose presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma Tre e abituale editorialista del quotidiano dei vescovi italiani Avvenire. È appunto su questo giornale che Cardia scrive quanto segue («Sentenza crocifisso. Cambiare si deve. È l’Europa stessa ad affermarlo», Avvenire, 1 maggio 2010, p. 15):

Ancora, la scuola italiana ammette simboli e pratiche di altre religioni. Leggi, decreti, circolari, e giurisprudenza, prevedono la legittimità del velo islamico, di altri simboli e vestimenti di derivazione religiosa […]. Il mancato esame di questi elementi giuridici e storico-culturali (e altro ancora) ha indotto la Corte di Strasburgo ad isolare il simbolo del crocifisso come fosse l’unico presente nelle nostre scuole […]. Se si seguisse la logica della sentenza si arriverebbe all’assurdo di togliere il crocifisso e mantenere i simboli di altre religioni, con la conseguenza che verrebbe ad essere sacrificata e discriminata proprio la religione della stragrande maggioranza degli italiani.
Per l’illustre professore, dunque, il velo islamico, la kippà e la croce di Davide degli Ebrei, il turbante dei Sikh, il pentacolo dei Neopagani e tutti gli altri simboli indossati da privati sono in tutto e per tutto equivalenti non – come potrebbero pensare gli ingenui che non insegnano a Roma 3 – al crocifisso appeso al collo, al rosario, all’immaginetta di Padre Pio o alla statuina di San Giuda Taddeo recati su di sé dagli studenti cattolici, ma al crocifisso appeso al muro dell’aula davanti a tutti, imposto da un’apposita normativa statale; sicché se abolisci quest’ultimo, pur lasciando immutato tutto il resto, stai discriminando i poveri cattolici e sei poco meno di un persecutore di cristiani.

Con un simile difensore e con argomenti di questa forza, vincere il ricorso davanti alla Corte di Strasburgo sarebbe per il Governo italiano un autentico miracolo...

3 commenti:

Il Censore ha detto...

Quando si ha l'arroganza di avere ragione per illuminazione divina, si giunge a sostenere argomentazioni ridicole e a doverle difendere convincendosi che sono serie.

Barbara ha detto...

Esatto. Tutte le cose dette dal Papa e dagli altri dirigenti della CCAR sono completamente prive di logica argomentativa, eppure sono diffuse in prima pagina e in prima serata. Sono scioccata dal fatto che le scelte editoriali dei principali media non considerino la logica dell'argomentazione presentata come uno dei criteri fondamentali.

Anonimo ha detto...

Questi non si rendono conto che Strasburgo ci farà la festa (in senso ironico, ovviamente), poi dopo si lagneranno disperatamente invocando chissà quale identità/diritto italico violato.
Studiassero un po' prima di presentare ricorsi senza né capo né coda...
Elena