Olimpia Tarzia, neoconsigliere regionale del Lazio, risponde alla Repubblica sulla decisione dell’Asl Roma D di avviare la somministrazione della RU-486 all’ospedale Grassi di Ostia («“Ci vuole più cautela non è mica un’aspirina”», 9 giugno 2010, p. 3):
«Non vedo l’urgenza di introdurre una tecnica abortiva non meno traumatica di quella tradizionale, tanto più che la donna la vive in diretta».Non so se fa più senso il pervertimento che la Tarzia compie di un principio giuridico che nella realtà, ovviamente, significa tutt’altro, o la sua palese indifferenza per il diritto alla salute della donna ricoverata al Grassi.
Nel caso di Ostia però la donna soffre di una patologia che le avrebbe reso impraticabile l’aborto chirurgico.
«Le leggi non si fanno su casi particolari […]».
3 commenti:
Va sempre ricordata la massima di Don Pizzarro (personaggio in cui Guzzanti interpretava un sacerdote):
"A noi c' mporta della vita dar concepimento alla nascita.
Già 'n quarto d'ora dopo nun gnene frega più niente a nessuno.
Prova a trovare un'asilo nido."
Concludo con la mia personalissima definizione di fondamentalismo religioso:
"Non c'è sofferenza altrui che valga i miei princìpi"
Cordiali Saluti,
DiegoPig
dico la verita' a me fa ancora piu' senso che la signora tarzi trovi pazzesco che in piemonte sia la donna a scegliere.
La spregevole indifferenza di questa Tarzi la dice lunga sulla sua carenza professionale e scarsa umanità e sensibilità.
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