venerdì 5 novembre 2010

La realtà sbeffeggia il Foglio

È una lezione di prudente realismo quella che ieri pretendeva di darci un anonimo editorialista del FoglioOra di sesso a cinque anni», 4 novembre 2010, p. 1):

La bambina romena di dieci anni che martedì scorso ha partorito un figlio in Spagna – paese ormai orgogliosamente allineato a Gran Bretagna e Francia nella somministrazione scolastica di educazione sessuale fin dalla più tenera età, con modalità perfezionate durante l’attuale era zapateriana – dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che per quella via è illusorio pensare di contrastare il fenomeno delle mamme bambine. Un fenomeno da tempo vera emergenza sociale in Inghilterra, sulla buona strada per diventarlo in Francia e in preoccupante salita in Spagna, in barba ai volenterosi dispensatori di caramelle di sesso sicuro ai più piccini. […]
La realtà si diverte a sbeffeggiare i teorici dell’educazione sessuale obbligatoria e fa propendere semmai per un lampante rapporto di causa-effetto. Più se ne parla, prima se ne parla, prima si fa: Inghilterra docet.
Andiamo dunque a vedere questa realtà: il tasso di maternità delle minorenni nei vari paesi. La misura più oggettiva dovrà naturalmente considerare anche il tasso di abortività, per evitare di considerare positiva una situazione in cui le minorenni non fanno molti figli solo perché abortiscono spesso. Purtroppo i dati combinati più recenti a mia disposizione risalgono al 1996, ma non si tratta di un’era tanto remota da non essere significativa anche per l’oggi. Li troviamo in una pubblicazione dell’Unicef, A league table of teenage births in rich nations (Innocenti Report Card, 3, 2001), a p. 20. Qui ci attende qualche sorpresa: se il tasso combinato più basso (e quindi più lusinghiero) spetta al Giappone, che probabilmente deve ringraziare la tenuta dei suoi valori tradizionali, al secondo posto, a pochissima distanza dal Sol Levante, troviamo una nazione non particolarmente famosa per il suo conservatorismo: i Paesi Bassi, che nel 1996 vantavano un tasso di nascite da madri di età compresa fra 15 e 19 anni del 7,7 per mille, e un tasso di abortività del 3,9 per mille. Per confronto, in quello stesso anno gli stessi tassi erano in Italia rispettivamente del 6,6 e del 6,7.
A che cosa si deve questa performance? Il rapporto lo spiega alla pagina seguente (il corsivo è mio):
In generale, gli studi sull’esperienza olandese hanno concluso che le ragioni alla base del suo successo sono state la combinazione di una società relativamente inclusiva con atteggiamenti più aperti nei confronti del sesso e dell’educazione sessuale, compresa la contraccezione. Questo ha fatto sì che dei rapporti sessuali si parli a un’età precoce – prima che si sollevino le barriere dell’imbarazzo e prima che l’educazione sessuale possa essere interpretata come un segnale che è arrivato il momento di cominciare a fare sesso.
Cosa ci dice invece degli ultimi della classe, gli Usa e il Regno Unito (assieme a Nuova Zelanda e Ungheria), che avevano un tasso combinato di nascite e aborti fra le adolescenti rispettivamente dell’85,8 e del 50,9 per mille? P. 20: oltre a essere società poco inclusive,
il Regno Unito e gli Stati Uniti sono […] società che hanno sperimentato la trasformazione socio-sessuale, compresa la sessualizzazione dello spazio mediatico, ma senza promuovere cambiamenti corrispondenti per preparare i giovani ad affrontare le nuove pressioni. Le informazioni sulla contraccezione e i servizi contraccettivi possono anche essere formalmente disponibili, ma in un’atmosfera ‘chiusa’ di imbarazzo e segretezza. O, come dice un adolescente britannico, «a volte sembra che il sesso sia obbligatorio ma la contraccezione illegale».
Per avere un’idea di cosa è successo nei dieci anni successivi, diamo un’occhiata a questa classifica (del 2006) dei tassi di nascite da donne minori di vent’anni, tratta da Wikipedia (ma i dati provengono da fonti ufficiali); mancano i tassi degli aborti, ma si tratta comunque di un’utile approssimazione:

Ebbene, la situazione nei Paesi Bassi sembra essere ancora migliorata (5,2 contro 7,7 di dieci anni prima), a testimonianza della validità di un modello; rimane quasi invariata in Italia e nel Regno Unito. Un peggioramento abbastanza vistoso si registra in Spagna, che dal 7,5 passa al 12,1 per mille. Attenzione: la colpa non è di Zapatero (salito al potere nel marzo 2004), visto che il dato era già del 10,8 per mille nel 2003 e dell’11,5 nel 2005 (dati dal Demographic Yearbook delle Nazioni Unite). Sembra che i governanti spagnoli stiano prendendo coscienza di una situazione in costante peggioramento, e che stiano applicando la lezione dei paesi che hanno avuto successo in questo campo. Loro tengono conto della realtà; il Foglio, invece, preferisce credere alle favole.

(Una discussione sull’argomento, lunga e vivace ma nel complesso civile, si trova qui; devo più di uno spunto al blog Universi Paralleli.)

9 commenti:

Anonimo ha detto...

i dati statistici ( a parte che mancano quelli sui tassi di abortività più recenti)possono avere un valore e così anche lo sforzo di interpretarli, ma conta di più il messaggio che si fa passare, da associazioni di così alto rilievo a livello internazionale.
Tra chi ha seguito le mosse dell' UNFPA (United Nations Population Fund)Samantha Singson (C-Fam and human rights institute) ha dichiarato: “Nella settimana stessa in cui l'UNFPA ha fatto retromarcia sul manuale di educazione sessuale, esso ha addestrato gli attivisti perché esigano l'“educazione sessuale inclusiva” e l'accesso all'aborto per tutti le giovani”. E Wendy Wright (Concerned Women for America) ha aggiunto: “L'UNFPA dice alla gente di 'creare la necessità di salute riproduttiva. Adesso assistiamo all'UNFPA che crea la necessità di aborti. trattamenti HIV/AIDS e altre cure sanitarie, insegnando perfino ai bambini di cinque anni a essere sessualmente attivi”.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Non conosco le mosse dell'UNFPA; nel post mi occupo solo della Spagna.

Anonimo ha detto...

per G. Regalzi :
ma l'articolo del Foglio che lei critica s'intitola "Ora di sesso a cinque anni" e in esso, oltre a ricordare l'educazione sessuale precoce tentata in Andalusia, si ricorda che, a livello Onu,i paesi dell'Unione Europea (Spagna compresa)hanno espresso un convinto sostegno a Muñoz Villalobos (la cui iniziativa da relatore speciale sul diritto all'educazione della comm. dir. umani Onu volta a introdurre l'"educazione sessuale esplicita" per i bambini come "nuovo diritto umano",respinta a maggioranza, proviene dallo stesso clima delle attuali iniziative UNFPA di cui dicevo(http://www.lucisullest.it/dett_news.php?id=5108).
Se poi si ritiene che per correggere il rapporto tra tassi di natalità e abortività da ragazze minorenni (come nel caso ormai grave della stessa Spagna) possa bastare seguire l'esempio di vicini "virtuosi" in tal senso, bisognerebbe interrogarsi sui contenuti di tale educazione (non a caso il citato rapporto Villalobos non è passato proprio per questo) e si ci debba essere un favore così scontato per l'aborto

Giuseppe Regalzi ha detto...

Ripeto: sull'UNFPA non ho avuto tempo di informarmi. Il senso del post è che si vuole contrastare la crescita delle gravidanze fra minorenni, allora la cosa migliore da fare è - contrariamente a quanto si dice sul Foglio - impartire un'educazione sessuale precoce (e costruire una società più inclusiva, ma questo ahimè è più difficile). Ovvio che poi si debba discutere dei contenuti (in Olanda, per esempio, uno dei punti fermi di questa educazione, oltre all'educazione alla contraccezione, è anche quello di saper dire di no); ma pensare che sia meglio "non parlarne", in società non più tradizionali, è pura follia.

Anonimo ha detto...

a parte il dover ricordare che contro il rapporto di Muñoz Villalobos di cui si parla sul Foglio hanno votato non solo la maggior parte dei paesi africani e latinoamericani, ma anche USA, Russia, Sudafrica e Marocco ( paesi questi ultimi non tradizionalisti al 100%), per il resto sono d'accordo con quello che dice lei, sempre che al "non parlarne" non si sostituisca un'educazione obbligatoria e con contenuti sbagliati, ripeto.

Anonimo ha detto...

Le esperienze personali lasciano il tempo che trovano, non riesco però ad evitare di pensare alla mia personale educazione.
I miei genitori, mio padre in particolare, mi hanno dato un'educazione sessuale da prima di andare a scuola, verso i 4 anni, si parla dei primi anni 70.
Che ci fossero i contraccettivi lo sapevo da prima di avere mai sentito una preghiera (i miei non mi portavano in chiesa).
Tutto ciò, per citare il mio compagno, si vede: dice che sono una persona che ha sempre avuto un rapporto molto consapevole con il sesso e molto pulito e "libero", nel senso che mi sentivo anche liberissima di dire di no!!! Talmente libera che il primo bacio l'ho dato a 17 anni, non parliamo del resto (ben maggiorenne).
Educazione sessuale non vuol dire che si deve passare il messaggio "ragazzi, fatelo, subito!", ma dare consapevolezza della naturalità del proprio corpo, degli stimoli e dei pericoli che possono derivarne. Vuol dire soprattutto acquisire rispetto e dignità di sé, vivere come cose normali e non vergognose la fisicità delle mestruazioni, del desiderio, dell'orgasmo, etc. Con queste premesse, diventa più difficile farsi sopraffare da ricatti psicologici quali "ti mollo se non me la dai", "non dire niente ai tuoi di quello che ti faccio, altrimenti penseranno che sei una bambina cattiva", "stacci e avrai un aumento di stipendio", "se ti violento sta' zitta, altrimenti fai la figura della poco di buono", "a un marito non puoi dire di no, né tantomeno andare dai carabinieri se t'ho costretta".
L'educazione sessuale in giovanissima età è liberatoria, decolpevolizzante, naturale. Risponde alle domande stesse dei bambini.

Silvia

Francesco Cerisoli ha detto...

Beh, se volete vi aggiorno con la mia esperienza diretta, avendo una figlia di 5 anni che fa le elementari in Olanda.
E' chiaro che se la si presenta come "ora di sesso" si dice una enorme cazzata. Infatti l'educazione sessuale e' intesa come una "materia" da introdurre come si introduce la matematica o la storia. A 5 anni si parte, semplicemente, con una settimana in cui ogni mattina la maestra spiega il SIGNIFICATO dei concetti base: le coccole, gli amici, volersi bene. L'interazione con gli altri, il rispetto dell'area personale etc... Niente api e fiori, niente preservativi da srotolare. Gradualmente, fino ai 12anni, si scende nello specifico, in maniera decisamente "matura". E lo si fa anche nello scuole religiose (obbligatoriamente).

Giuseppe Regalzi ha detto...

"E lo si fa anche nello scuole religiose (obbligatoriamente)"

Immagino cosa succederebbe se qualcuno proponesse lo stesso in Italia - anzi no, penso che le reazioni sarebbero al di là dell'immaginabile...

paolo de gregorio ha detto...

"... obbligatoriamente"
"... immagino cosa succederebbe
"

Molto probabilmente, come di fronte ad ogni "obbligatoriamente" in Italia, se è scomodo a qualcuno in particolare, come per incanto diverrà materia sensibile per la coscienza e si farà l'obiezione. Certe coscienze sono sempre più coscienze di altre.