Alcuni giorni fa Sinistra Ecologia Libertà ha presentato i dati relativi all’obiezione di coscienza in Lombardia per il biennio 2009/2010: sono obiettori il 64% dei ginecologi-ostetrici, il 42 degli anestesisti e il 43 del personale sanitario. Chiara Cremonesi, consigliere regionale, li riporta nei dettagli e così commenta: “Questi numeri mettono innanzitutto in discussione la libertà delle donne e la loro salute, rendendo inesigibile un diritto garantito dalla legge, in un percorso che è già di per sé psicologicamente complicato. Ma non andrebbero trascurate nemmeno le ricadute negative sui pochi medici non obiettori che spesso si ritrovano relegati a occuparsi soltanto di interruzioni di gravidanza, senza alcuna possibilità di carriera. Anche perché è legittimo credere che un’adesione così alta all’obiezione non possa essere giustificata da convinzioni personali, ma in molti casi determinata da scelte di convenienza professionale.” Le considerazioni riguardanti la Lombardia potrebbero valere per tutta Italia: secondo l’ultima relazione sull’applicazione della 194 la media nazionale è di circa il 70% (parliamo dei ginecologi), con punte che superano il 90%. L’effetto di queste percentuali dipende da alcune variabili. Dalla città in cui vivi e dalla facilità con cui puoi scegliere una struttura invece che un’altra: Milano ha 10 ospedali; al Mangiagalli ci sono 62 ginecologi (dei quali 25 obiettori), al Sacco 20 (dei quali 8 obiettori) e al Niguarda 24 (di cui 20 obiettori) - tutti i dati su Milano e sulla Lombardia sono qui. A Sondrio c’è soltanto una struttura, l’AO Valtellina, e 16 ginecologi su 19 sono obiettori di coscienza. Oppure a Como: all’AO Sant’Anna, unica in città, 23 ginecologi su 26 sono obiettori. Da quanto sei a conoscenza dei tuoi diritti e degli effetti della obiezione sulla reale garanzia del servizio: l’obiezione di coscienza sulla contraccezione d’emergenza, per esempio, è illegale; l’assistenza ti è dovuta e in ogni ospedale l’interruzione di gravidanza dovrebbe essere garantita. Da quanti soldi hai: se te lo puoi permettere potresti scegliere di andare a Londra, come si faceva prima che in Italia esistesse la legge 194. All’estremo opposto ci sono alcuni casi di donne che hanno preso il Cytotec, un farmaco destinato alle ulcere ma tra i cui effetti collaterali è presente l’interruzione di gravidanza (il misoprostol, principio attivo del Cytotec, è usato per interrompere le gravidanze, ma usarlo come rimedio fai da te può comportare dei rischi, dovuti al luogo in cui lo assumi e alla posologia sbagliata). Da quante e quali persone conosci: se il tuo ginecologo non è obiettore è più facile che possa aiutarti a districarti tra le percentuali di obiettori. È indubbio comunque che qualsiasi servizio sarebbe verosimilmente minacciato da simili percentuali.
[...] Il nodo principale non è tanto lo statuto morale dell’aborto, ma il profilo dei doveri professionali. In un contesto in cui fare il militare è una scelta non avrebbe senso prevedere l’obiezione di coscienza per l’uso delle armi. In cosa sarebbe diversa la scelta di svolgere una professione che include le interruzioni di gravidanza? Per quale ragione si dovrebbe prevedere una clausola che ti esonera?
Su iMille, 5 febbraio 2012.
4 commenti:
Vorrei fare una riflessione.
Premetto che non voglio criticare né tantomeno giudicare le donne che desiderano interrompere una gravidanza, perché è sempre una scelta difficile su cui non ho il diritto di mettere bocca.
Ma d'altronde, un medico (che nel Giuramento di Ippocrate promette di salvare delle vite), non ha forse il diritto di dire "No, io questo non voglio farlo."?
So bene che il feto per un certo periodo non ha sensibilità, né ha ancora sviluppato una personalità propria, ma è pur sempre "vivo". Indiscutibilmente, secondo la biologia anche una singola cellula è viva.
Periò, se esistono (per fortuna) persone che rifiutano di mangiare carne per non nuocere agli animali, che persino non mangiano un uovo di gallina se è stato fecondato e contiene quindi un pulcino, anche un medico ha il diritto di rifiutarsi di sopprimere quella che è comunque una vita. Allo stato primordiale, d'accordo, ma pur sempre una vita.
Chi non vuole praticare aborti può sempre fare il dottore, basta che scelga di non fare il ginecologo. È un discorso analogo (anche se ovviamente le motivazioni sono differenti) ai casi in cui il medico rinuncia alla specializzazione in chirurgia perché "non se la sente" di operare.
Paola, scusami ma non procedo nemmeno se invochi Ippocrate - sono passati un po' di anni da allora e davvero non ha senso invocarlo.
Si dovrebbe obbligare il ginecologo a scrivere che è u obiedttore 1) sulla propria targa sulla via. 2) in un cartello in vits esposto bene in vista nella sala d' attesa dell'ambulatorio. 3) sul suo biglietto da visita. Questo per dare una informazione trasparente alle sue pazienti.
ciao, Luca
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