giovedì 2 febbraio 2012

Obiezione di coscienza in Lombardia

In Lombardia, dove sono stati praticati 19700 aborti nel 2009 e 18959 nel 2010, il 64% dei medici ostetrici-ginecologi negli ospedali pubblici (565 su 888) è obiettore di coscienza, insieme al 42% degli anestesisti (602 su 1459) e al 43% degli infermieri (1221 su 2832).
I dati completi dell’ultima rilevazione ufficiale dell’assessorato alla sanità, relativa al biennio 2009/2010 per le ivg e risalente al 30 giugno dello scorso anno per l’obiezione, sono stati presentati questa mattina dal Gruppo di Sinistra Ecologia Libertà in Consiglio regionale.
Ci troviamo di fronte a numeri allarmanti che ancora una volta dimostrano come l’accesso all’interruzione di gravidanza comporti quasi sempre una vera e propria corsa a ostacoli”. Incrociando le quantità di aborti effettuati nelle strutture ospedaliere pubbliche delle Asl con le richieste per residenza e la presenza di personale obiettore appare evidente che molte donne si ritrovano costrette a spostarsi fuori dal proprio ambito territoriale per sottoporsi all’intervento.
Alcuni dati esemplificativi in tal senso. Negli ospedali di Como 23 ginecologi su 26 fanno obiezione; nel 2010 le ivg richieste da quel territorio sono state 791, di cui però soltanto 578 effettuate in loco. Stesso discorso per Legnano: 20 obiettori su 29, 1422 ivg richieste e appena 847 praticate lì. E a compensare la situazione c’è Milano, che ha complessivamente tassi di obiezione più bassi con l’eccezione del Niguarda (20 su 24): 4112 gli aborti richiesti da residenti, 6452 quelli effettuati. Questi numeri mettono innanzitutto in discussione la libertà delle donne e la loro salute, rendendo inesigibile un diritto garantito dalla legge, in un percorso che è già di per sé psicologicamente complicato.
Ma non andrebbero trascurate nemmeno le ricadute negative sui pochi medici non obiettori che spesso si ritrovano relegati a occuparsi soltanto di interruzioni di gravidanza, senza alcuna possibilità di carriera. Anche perché è legittimo credere che un’adesione così alta all’obiezione non possa essere giustificata da convinzioni personali, ma in molti casi determinata da scelte di convenienza professionale. Per questo ci sentiamo di condividere la proposta, recentemente avanzata da Stefano Rodotà, di abolire la possibilità dell’obiezione di coscienza sulla 194. Perché a trent’anni dalla sua entrata in vigore, oggi un medico sa che l’aborto è un diritto sancito per legge e un obbligo professionale. La clausola per sottrarvisi non ha più senso e gli ospedali pubblici dovrebbero assumere con bandi soltanto medici non obiettori, in modo da poter effettuare con efficacia e puntualità un servizio che devono necessariamente assicurare.
Chiara Cremonesi, Legge 194: la corsa a ostacoli delle donne (nel post ci sono altri dati e tabelle).

3 commenti:

Simone ha detto...

Escludendo che tutti i medici obiettori siano ferventi cattolici (nel caso contrario mi si deve spiegare il motivo per cui i medici cattolici si riversano in massa sulla specializzazione in genicologia/ostetricia) si deve concludere che il tasso di obiezioen sia quasi esclusivamente "opportunista" riusltante dalla gestione politicizzata della sanita' pubbblica in Italia?
Esiste un qualche studio serio (=statisticamente fondato) sull'argomento ?

Grazie

Anonimo ha detto...

Se fosse ammessa l'IVG a pagamento nelle strutture private, gli obiettori di coscienza sarebbero lo 0.001%

Anonimo ha detto...

Il problema è che molti medici che nelle strutture pubbliche figurano come obiettori, poi nel loro studio privato praticano senza problemi IVG a pagamento. E magari praticandola sulle stesse donne cui hanno rifiutato il trattamento in ospedale. E' più sensato questo invece?