martedì 13 marzo 2012

Avvenire e il telefono senza fili

PERVERTIMENTI Secondo la bioeticista Chiara Lalli (La Sapienza, Roma) «c'è chi dice no» all'obiezione di coscienza, cioè a un «pervertimento semantico», perché l'aborto, da quando la legge lo ha legalizzato, è diventato un diritto mentre – sostiene su Il Sole 24 Ore (domenica 4) – l'obiezione ha cessato di esserlo. Di qui una serie di deduzioni che a un distratto possono sembrare logiche (la Lalli insegna anche Logica), ma non lo sono, perché è sbagliata la premessa. Infatti il legislatore ha riconosciuto il diritto all'obiezione, proprio perché l'aborto non lo è e quindi non può corrispondergli alcun obbligo. Infatti: 1) il concepito/feto è un essere umano e dunque ha diritto alla vita; 2) l'aborto resta un reato quando è clandestino, anche se è in tutto uguale a quello legale; 3) Il giorno in cui, al Senato, si stava per votare definitivamente la legge 194, il ministro della Giustizia, Francesco Bonifacio, dichiarò di prendere atto che gli stessi promotori della legge avevano «seccamente smentito la tesi, aberrante sul piano costituzionale, civile e morale, secondo la quale l'aborto costituirebbe contenuto e oggetto di un diritto di libertà». È agli atti del Parlamento.
(Risposte scientificamente antiscientifiche, Avvenire, 11 marzo 2012).

Vengo a sapere da Pier Giorgio Liverani che cosa ho davvero scritto in C’è chi dice no. Dalla leva all’aborto. Come cambia l’obiezione di coscienza.
Di questo lo ringrazio, non avrei mai saputo inventare una sintesi tanto efficace delle mie ipotesi a proposito dello slittamento semantico della obiezione di coscienza.
È evidente che Liverani non solo non ha letto il mio libro (forse ha letto solo il titolo), ma nemmeno la legge 194, in particolare l’articolo 9 dove c’è scritto che il “servizio” (cioè l’interruzione di gravidanza) va garantito.
La premessa che mi attribuisce è fantasiosa, non è nemmeno una riduzione affrettata ma proprio uno stravolgimento di quanto ho scritto.
Sul resto è inutile soffermarsi, è inutile rispondere a chi non legge e non ascolta, sembrerebbe di parlare da soli (domenica 4 non ho sostenuto nulla su Il Sole 24 Ore, forse Liverani si riferisce alla intervista di Manuela Perrone uscita sull’inserto Sanità il martedì successivo). È inutile anche rispondere sulle inferenze molto disinvolte compiute al punto 1 e 2. Per non parlare del 3, argomento d’autorità per l’allora ministro della giustizia. Cioè se l’ha detto il ministro della giustizia è vero e incontestabile!
Più che pervertimenti, perversioni.

10 commenti:

ClaudioLXXXI ha detto...

Salve Professoressa Lalli, sono un blogger pro-life che ha parlato recentemente dell'articolo di Liverani, come ben sa Giuseppe Regalzi che talvolta mi fa l'onore di commentare nel mio blog

http://deliberoarbitrio.wordpress.com/2012/03/12/vai-e-vedi/

scusi l'improntitudine, ardisco chiederle direttamente.
Ma secondo lei l'aborto è o non è un diritto?
E' una domanda molto semplice, come vede, la cui risposta altrettanto semplice taglierebbe la testa al toro per quanto riguarda l'articolo di Liverani.

Per inciso, da detto articolo mi pare si evinca che la cosa notevole non è la dichiarazione del Ministro della Giustizia, ma la dichiarazione dei promotori della legge.

La ringrazio anticipatamente della risposta e le porgo i miei cordiali saluti

ClaudioLXXXI

paolo de gregorio ha detto...

@ ClaudioLXXXI

Una annotazione sull'inciso che ritengo d'obbligo: chi ha visto i noti e vari film e telefilm americani che inscenano processi in tribunale ben conosce l'obiezione "hearsay". Il testimone riferisce le parole di una terza persona. Questi riferimenti non possono valere come prova, perché si parla di una testimonianza indiretta, che perde del tutto di efficacia testimoniale. Anche in questo caso il fatto che sia stato il ministro a fare affermazioni per sentito dire rende traballante la pretesa che si debbano trattare quelle parole come se fossero state pronunciate dai promotori della legge (può, per esempio, essersi trattato di una sua libera interpretazione).

Un po' la stessa cosa che se un domani si riferisse che Chiara Lalli in un suo libro abbia affermato esattamente e letteralmente quanto qui riportato da Liverani nell'articolo.

Chiara Lalli ha detto...

@Claudio,

ardisco risponderle.
Rispetto alla discussione non cambierebbe nulla.
Diritto o non diritto, l'interruzione volontaria di gravidanza è un servizio garantito da una legge e un servizio da garantire (la 194 lo afferma chiaramente, in particolare l'articolo 9 che norma l'obiezione di coscienza).
Sebbene non vi sia la possibilità dell'IVG cosiddetta on demand, alcune circostanze permettono alla donna di decidere di interrompere la gravidanza e, ripeto, questa decisione deve essere garantita.
La discussione dovrebbe quindi comprendere il bilanciamento tra richieste, i doveri professionali, le modalità di convivenza in uno Stato laico e così via.
Liverani mi attribuisce una posizione che non è la mia, sia nel contenuto che nell'approssimazione (grazie Paolo per l'annotazione).

Simone ha detto...

A proposito degli atti del Parlamento evidentemente ad Avvenire ne hanno di particolari o non sanno fare le citazioni.
Nei resconti stenografici delle sedute del Senato in cui si discute e si approva in via definitiva la legge 194/78 (sedute del 16-17-18 ante e pomeridiana del maggio 1978) non si trova traccia delle dichiarazioni del ministro.

Chiara Lalli ha detto...

Simone, divertente.
In ogni modo non sarebbe rilevante: qualunque cosa abbia detto il ministro non ha di per sé forza in quanto l'ha detta il ministro. Lo sforzo (di copiatura o di invenzione) è vano.

Luca P. ha detto...

Signora Lalli, con tutto il rispetto, forse lei non conosce bene la funzione degli atti parlamentari (nel nostro ordinamento costituzionale) ai fini dell'interpretazione della legge.

Giuseppe Regalzi ha detto...

Luca P.: con tutto il rispetto, l'opinione del ministro di per sé vale zero, come dice Chiara Lalli. Bisognerebbe dimostrare che il legislatore ha inteso quello che il ministro sostiene che abbia inteso. Ma anche così, cosa se ne conclude? La lettera della legge 194 è chiara, e l'intenzione del legislatore non può alterarla.

Chiara Lalli ha detto...

Signor Giuseppe, con tutto il rispetto, forse lei non conosce la funzione di Avvenire!

Giuseppe Regalzi ha detto...

Signora Chiara, con tutto il rispetto, è un foglio autorevolissimo! :-)

paolo de gregorio ha detto...

Certo che tutta questa storia che state facendo, proprio non vi capisco: magari perché agli atti non si trova una frase, o la legge la fa il parlamento e non il ministro, oppure Chiara Lalli non dice quello che si dice che dica. Chi già conosce la Verità, mica vorrete che perda tempo a cercare la verità?