(ANSA) - STRASBURGO, 23 OTT - In Italia non ci sono sufficienti medici non obiettori di coscienza per assicurare il diritto delle donne all'interruzione di gravidanza. Questa la tesi sostenuta nel ricorso presentato dall'Ong International Planned Parenthood Federation European Network (Ippf En) contro l'Italia al Comitato europo dei diritti sociali del Consiglio d'Europa, che entro questa settimana deve pronunciarsi sulla sua ammissibilita'. Secondo l'organizzazione non governativa la legge 194 del 1978 non garantisce, come dovrebbe, il diritto all'interruzione di gravidanza, e quindi viola il diritto delle donne alla salute, e quello a non essere discriminate, sanciti dalla Carta sociale europea. L'Ippn En sostiene che la violazione della Carta sociale e' dovuta alla formulazione dell'articolo 9 della legge. Nel regolare l'obiezione di coscienza degli operatori sanitari, l'articolo 9 non indica le misure concrete che gli ospedali e le regioni devono attuare per garantire un'adeguata presenza di personale non obiettore in tutte le strutture sanitarie pubbliche, in modo da assicurare l'accesso alla procedure per l'interruzione di gravidanza. Il numero insufficiente di medici non obiettori, soprattutto in alcune regioni, mina, sostiene l'ong, il diritto delle donne alla salute e discrimina quelle che per motivi finanziari non possono recarsi in un'altra regione o in strutture private. (ANSA)
martedì 23 ottobre 2012
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3 commenti:
La legge 194, stabilisce che gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure previste di IVG. Dunque, fermo restando la possibilità per i medici di sollevare obiezione di coscienza, non è previsto che tale obiezione debba essere pagata dalle donne che – rivolgendosi a strutture consultoriali od ospedaliere – si trovino di fronte alle serie difficoltà causate dall’assenza o dalla scarsezza di personale non obiettore. La legge prevede anche che “la Regione ne controlla e garantisce l'attuazione anche attraverso la mobilità del personale”.
Dunque il raccordo e il bilanciamento tra le convinzioni morali del medico ed il rispetto dei diritti del cittadino dovrebbe comportare che ogni struttura sanitaria sia nelle condizioni di garantire un servizio previsto dalla legge alla pari di ogni altro diritto sanitario.
AIED – Associazione Italiana per l’Educazione Demografica www.aied.it
Nello scrivere la legge 195, i legislatori dell'epoca hanno commesso un errore, ignorando una delle regole basilari del diritto: ovvero, che una legge senza sanzione per chi la vìola è del tutto inutile. Nel caso specifico, sarebbe stata necessaria ad esempio una sanzione per i ginecologi che divantano obiettori dopo essere stati assunti. In tal caso, gli enti ospedalieri potrebbero facilmente riservare una parte dei posti a medici non obiettori.
Altrimenti non serve a nulla una prescrizione di legge se poi non c'è lo strumento (sanzione) per farla applicare.
Care Sig.re dell'AIED,
(nel senso che per esperienza, ho sempre incontrato tante gentili signore nelle sedi AIED), parliamo di ritardi ed obiezione (mi riallaccio all’intervento del 10/10 sulla relazione ministeriale):
“l'80% delle interruzioni avvengono entro le prime 10 settimane. Contando che dalla richiesta al medico, al ricovero in ospedale per l’intervento, devono passare almeno 7 giorni (che quindi andrebbero scalati dal conteggio della tabella 21), mi par di poter dire che il servizio sia garantito con una certa celerità, tutto sommato (visto che l'IVG non è un intervento da bollino verde=prestazione in urgenza). Non mi pare di poter dire che ci siano ritardi, soprattutto per chi ha le idee chiare fin da subito – nonostante la mancanza di personale non-obiettore.
@Fetente:
ti rimando alla discussione fatta sempre su questo sito, qui sotto linkata:
http://www.blogger.com/comment.g?blogID=21665869&postID=6992747081250334177
parliamone pure...
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