Mentre sui giornali di tutto il mondo impazzano le interpretazioni più fantasiose sui codici di piombo e rame della Giordania che riporterebbero notizie clamorose sugli esordi del cristianesimo, sul Times Literary Supplement lo storico di Oxford Peter Thonemann ci spiega come è riuscito l’anno scorso a dimostrare al di là di ogni dubbio che uno di questi documenti è un falso estremamente grossolano, e come probabilmente lo siano anche tutti gli altri («The Messiah codex decoded», 6 aprile 2011). Thonemann aveva informato della cosa David Elkington, il principale promotore della «clamorosa scoperta», ma senza risultato.
Va detto che i blog hanno battuto sul tempo i media tradizionali: il 31 marzo un resoconto dello stesso Thonemann («Peter Thonemann on the Lead Codices»), più dettagliato di quello pubblicato dal TLS, è apparso sul blog di Daniel O. McClellan. Il giorno dopo è stato ripreso anche da James R. Davila («Hebrew-Inscribed-Metal-Codices Watch: A Fake», Paleojudaica, 1 aprile); questo post è stato meritoriamente tradotto in italiano da Luigi Walt («Il codice (coi piedi) di piombo», Paulus 2.0, 3 aprile). Anche la vituperata Wikipedia ha offerto finora un articolo tempestivamente aggiornato su tutti gli sviluppi.
Le riflessioni sul rapporto fra nuovi media e media tradizionali che il caso ci propone sono banali e quindi le tralascio.
giovedì 7 aprile 2011
I codici di (vile) metallo della Giordania
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2 commenti:
Mi permetto di segnalare questo post da me.
Grazie.
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