Spesso mancano buoni argomenti a sostegno delle opinioni proposte. E il Festival di Sanremo è un rito nazionalpopolare imperdibile (soprattutto se si aspira a esserne protagonisti).
Sembrerebbero due asserzioni indipendenti, ma Adelmo Fornaciari, in arte Zucchero, le ha messe in relazione.
Il rifiuto da parte dell’intramontabile patron Pippo Baudo di accettare la figlia Irene sul palco dell’Ariston ha scatenato le ire del protettivo papà.
Il quale, dopo un epiteto non lusinghiero indirizzato a Baudo, ha spiegato le “ragioni” della propria indignazione.
Primo: Zucchero ha portato al Festival molti artisti oggi celebri, dunque la commissione artistica avrebbe dovuto dargli credito.
Secondo: la notizia della bocciatura di Irene è giunta alla vigilia di Natale, rovinando i banchetti e le tombolate alla famiglia.
Verrebbe da chiedere: e con questo?
Primo: non è pertinente l’aver portato grandi nomi della canzone con la valutazione delle capacità canore di una candidata (foss’anche la figlia di qualcuno che giustamente ha credito presso la commissione giudicatrice: non è detto che il credito passi da padre in figlia e che riguardi le doti canterine).
Secondo: si può soffrire della carenza di tatto nel comunicare una ferale notizia nel giorno della vigilia, ma forse bisognerebbe avere il buon gusto di tenere per sé il proprio dolore.
Non sembra che sia un nodo centrale se Irene sappia cantare oppure no (né ci è stato possibile verificare).
E poi la paterna e rancorosa maledizione finale: “quest’anno non ho sentito le canzoni e neppure mi frega di ascoltarle, ma il Festival non venderà un disco!”. Ecco.
giovedì 18 gennaio 2007
Cantami, o Diva
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