mercoledì 7 maggio 2008

A Lucetta non piace l’Arcobaleno

Invelenita forse da una pessima giornata, Lucetta Scaraffia si avventa sulla Famiglie Arcobaleno (Il Mulino bianco delle famiglie arcobaleno, Il Riformista di oggi). Che, secondo Scaraffia, sarebbero state dipinte da Il Corriere della Sera come improbabili famigliole felici e perfette. Scrive: “Nelle due pagine che il Corriere della Sera ha dedicato alla cronaca di questo avvenimento non c’è una sola nota stonata: tutti sono felici, i bambini belli, i genitori perfetti, mai nervosi o stufi di accudire la prole, mai innervositi verso il partner”.
Verrebbe da chiedere perché Lucetta se la prenda con le famiglie descritte, dal momento che forse potrebbe essere stato chi le ha raccontate a peccare di melassa (come la stessa definisce poco avanti il clima che emerge). Ma no, Il Corriere non è mica omosessuale; e quindi ad essere sospettate sono queste famiglie, che hanno l’unica colpa di volere il riconoscimento di alcuni diritti fondamentali (e perché non aggiungere: se per natura non possono riprodursi cosa diavolo pretendono?).

Lucetta si distingue per le sue affermazioni campate in aria anche nelle righe seguenti. Afferma candidamente: “Il fatto che i bambini nati da un rapporto eterosessuale siano gli unici a conoscere entrambi i genitori biologici non viene considerato rilevante”.
Sarebbe stato educato provare a spiegare. A spiegare, intendo, questa ossessione per i legami biologici (la situazione descritta non cambierebbe se i genitori di cui si parla fossero “soltanto” sociali; in altre parole non basta lo spermatozoo a rendere padre un uomo e cominciare a parlare di più di legami affettivi, invece che genetici, sarebbe sensato e augurabile).
Ma veniamo alla melassa:

Ed è proprio tutta questa melassa, questo paesaggio da Mulino Bianco a far capire come sia tutto terribilmente difficile, come in realtà i problemi siano così gravi da non potere neppure essere nominati per poi, magari, venire affrontati e risolti.
Perché non ha provato Lucetta ad elencare i problemi così gravi da essere innominabili? Forse perché in vita sua non ha mai incontrato queste famiglie? Non ci ha mai parlato (ma perché scomodarsi, poi?). Forse perché non si è presa la briga di leggersi nemmeno un articolo (Corriere a parte, che però è cronaca, non certo un articolo da cui imparare chissà che).
Che importa che l’80% delle famiglie gay sia costituito da donne, le uniche in grado di procreare un figlio facendo ricorso a una donazione di sperma? Che importa che, per gli uomini, sia necessario l’affitto di un utero, cioè di una donna che si presta alla gravidanza per denaro, fatto certo non così tranquillo e positivo?
Siamo costretti a ripeterci (vedi domande suddette). Di che parla Lucetta? Di automatismi, di luoghi comuni, di reazioni pavloviane e ormai di una noia mortale che ci attanaglia troppo spesso a sentire queste banalità camuffate da preoccupazioni antropologiche e salvifiche. Interessante la costruzione della frase: “si presta [...] per denaro”. Quando si dice la stupefacente lingua italiana e le sue rivelazioni (magari involontarie)...
Come al solito, il confronto viene fatto con l’estero, con i paesi dove tutto si può fare, e un’Italia arretrata e ferma sulla difesa della famiglia tradizionale. Dimenticando che anche lì i problemi dell’anonimato del donatore di sperma si sono posti drammaticamente, che ci sono psicologi allarmati per gli esiti di questi esperimenti sulla costruzione dell’identità e libri che raccontano l’esperienza dei primi bambini vissuti in famiglie omosessuali che testimoniano realtà molto meno rosee. Non sarebbe molto più sensato individuare i problemi, e poi cercare di capire se sono risolvibili? Se no, se rimaniamo sempre dentro al cerchio magico dell’utopia, il risveglio può essere veramente molto brusco.
Chissà che idea di “estero” ha la nostra Lucetta: un luogo anarchico, privo di regole e razionalità (magari anche privo di discriminazioni che sono ben radicate nel nostro assolato Paese). Sentire per l’ennesima volta il richiamo alla famiglia tradizionale è davvero irritante. Anche qui la conoscenza di Lucetta sembra difettare: basterebbe un bignami di diritto di famiglia per essere, sì, meno stucchevoli di così. Aspettiamo con ansia i riferimenti bibliografici sulla realtà meno rosea.
Ah, per concludere: chi considera le famiglie omosessuali come famiglie (come una delle possibili famiglie) non vuole affermare, stupidamente, che siano più felici a priori. Che siano meglio di quelle eterosessuali. Nessun assetto formale determina automaticamente il contenuto. Ciò che si vuole suggerire è che sono luoghi in cui si può crescere bene proprio come nelle famiglie eterosessuali; niente Mulino Bianco, stiamo parlando di persone, forse Lucetta lo ha dimenticato. Ma inseguire la macchietta “orientamento sessuale X” = “carattere X” (e quindi capacità genitoriale presente o assente in base al sesso della persona che ami) è una tentazione troppo forte.
Il problema più serio (oltre alla stupida superficialità di molte persone ignoranti) è quello della mancanza di alcuni diritti importanti – diritti che sarebbero in primo luogo a tutela del minore (che viene sempre nominato, ma raramente considerato sul serio).
E poi questo modo di ragionare (il rischio del donatore anonimo, per esempio) costringerebbe a condannare anche il matrimonio con la m maiuscola in base al fatto che ne falliscono parecchi. E la famiglia con la f maiuscola visti i dati su violenze e così via. Uno sforzo per proporre qualche argomento sensato sarebbe davvero ben accetto.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ora mi vado a leggere l'articolo originale della scaraffia, ma non mi stupisce sentire che è pieno di affermazioni arbitrarie e prive di fondamento, rigorosamente mancanti di supporto documentale...

ah, visto che i paesi esteri vengono spesso tirati fuori a paragone dell'arretratezza italiana, ora si comincia a dire che no, non è poi mica vero che sono più civili di noi...
Un problema molto molto grosso che c'è qui da noi è proprio la diffusa tendenza a negare l'evidenza. Si può dire tutto e il contrario di tutto. Anche che il condom diffonde l'aids, tanto per fare un solo esempio.
Ma dove porta questa strada?

Unknown ha detto...

Immagino la signora Lucetta, terrorizzata dalla presenza di genitori legali diversi da quelli biologici (si parla di un 10% sul totale dei nati), vorrà obbligare per legge ai test di paternità e conseguente permutazione dei coniugi sino a dare in casa a ciascun pargolo il giusto padre.

Anonimo ha detto...

Non e' che non le piaccia l'arcobaleno.Purtroppo vede solo in bianco e nero.