Dal Corriere della Sera di ieri (Paola D’Amico, «Aborto, anestesista obiettore rifiuta di ridurre il dolore», 17 luglio 2008, p. 23):
Il medico anestesista di turno, dichiarandosi obiettore di coscienza, si rifiuta di alleviare il dolore a una giovane donna ucraina, che ha subito un aborto terapeutico per malformazioni del feto. È accaduto nei giorni scorsi all’ospedale milanese Niguarda. La donna viene ricoverata e l’8 luglio entra in sala parto. È quasi alla 22esima settimana della sua prima gravidanza. Le vengono somministrati i farmaci per indurre il travaglio abortivo. Lei urla per il dolore. Soffre molto, chiede aiuto. Ma l’anestesista si fa da parte: il feto è ancora vivo. «Non posso somministrare analgesia, sono obiettore», si giustifica.Un aspetto importante della vicenda, che non ho visto ancora trattato da nessuna parte, è la possibile violazione della legge 194/1978, che all’art. 9 recita:
L’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente e conseguente all’intervento [corsivo mio].La somministrazione di analgesici è una procedura «specificamente e necessariamente diretta a determinare l’interruzione della gravidanza»? Se i fatti sono quelli riportati, l’aborto è stato effettuato ricorrendo all’induzione del travaglio (probabilmente per mezzo della somministrazione di prostaglandine; non si tratta comunque di un’operazione chirurgica), e mi riesce impossibile capire come l’analgesia possa avere un ruolo causale nella prosecuzione del processo di espulsione del feto.
Forse l’anestesista ha pensato che l’analgesico potesse danneggiare direttamente il feto? Ma l’analgesia o l’anestesia sono interventi di routine durante un parto normale, e possono avere addirittura un effetto positivo indiretto sul feto, diminuendo lo stress del travaglio; non sono un esperto, ma non vedo bene perché nelle circostanze in esame le cose dovrebbero stare diversamente.
Si potrebbe forse sostenere che la legge impone «l’assistenza antecedente e conseguente all’intervento», non quella «contemporanea» all’intervento; ma questo sarebbe cavillare: dal testo si capisce chiaramente che l’assistenza obbligatoria è tutta quella non «specificamente e necessariamente diretta a determinare l’interruzione della gravidanza»; ogni possibile conflitto interpretativo cade se delimitiamo correttamente cosa si intende per «intervento».
Fatte salve le eventuali puntualizzazioni di un esperto di ostetricia, mi pare insomma che la violazione della legge ci sia tutta.
10 commenti:
Violazione della legge e soprattutto violazione morale! Ma che aveva in testa quel disgraziato?
Certe cose mi lasciano davvero senza parole!
Era semplicemente cattivo.
Non credo che all'obiezione di coscienza consegua l'obbligo di astenersi dalle pratiche abortive, ma solo la possibilità di rifiutare (se si vuole).
E se il medico lo credeva, è un cretino una volta, perché non ha il concetto di cos'è l'obiezione, ed è cretino 2 volte perché ha fatto obiezione senza sapere cosa fosse.
Ma in ogni caso non se ne esce dalla definizione di cattiveria gratuita. In quanto anestetista dovrebbe sapere meglio di tutti cos'è il dolore...
Io quasi quasi me lo immagino che gode della sofferenza di quella donna, pensando che siccome non ha la sua stessa idea, l'ha voluta punire, perché a suo avviso ha fatto una cosa sbagliata.
Ha fatto giudice, processo, sentenza e condanna, tutto da solo.
Ma che confronto si può mai avere con queste persone?
Credo che il fatto che un medico invochi l'obiezione di coscienza per non somministrare un lenitivo del dolore ad una donna che ha già ricevuto un medicinale abortivo dimostra incontrovertibilmente che quel medico sceglierà l'obiezione per tanti motivi ma non certo uno solo di essi che riguardi lontanamente l'embrione o il feto. Quindi per qualcuno in Italia l'obiezione di "coscienza" è usata per altri fini. Come da tempo volevasi dimostrare...
Scusate se intervengo con molto ritardo, per fare le pulci a un'affermazione approssimativa.
Fermo restando che considero questo medico un cretino malevolo, e che in questo sono perfettamente d'accordo con chi ha scritto il post...
...vorrei far notare che non è proprio così vero che "l'anestesia o l'analgesia siano interventi di routine in un parto normale": sono interventi di supporto che si rendono opportuni nel caso di un parto complicato, o troppo lungo, o troppo stressante, ma non c'è alcun motivo di considerarli "di routine".
Anzi, è il contrario: come qualsiasi intervento medico, anche l'anestesia può interferire con il travaglio fisiologico, e introdurre complicazioni iatrogene che in partenza non c'erano.
Un intervento analgesico ben mirato dopo averne constatato l'effettiva necessità, può effettivamente aiutare a sbloccare un travaglio difficile.
Ma lo stesso intervento effettuato di default, a priori, PRIMA di aver constatato se il travaglio sia davvero difficile o no, solo perché non si ha voglia di provarci... può avere effetti negativi sull'evoluzione del travaglio stesso, rallentarlo, e aumentare le probabilità di finire in cesareo, o magari in un cruento parto operativo con episiotomie, ventose e manovre manuali pesanti.
Personalmente, ho partorito due volte senza nessuna anestesia, e sono ben contenta di essere riuscita a farne a meno.
Non è che sia contraria, per carità: se avessi pensato seriamente di averne bisogno, l'avrei chiesta. Ma di qui a dire che debba essere una cosa di routine, ce ne corre...
saluti
Lisa
Lisa, ho usato l'espressione "interventi di routine" nel senso di "ben noti nella pratica medica". Se cerchi l'espressione su Google ti imbatti per esempio in questo: "in tragedia l'intervento 'di routine': donna obesa muore di setticemia", dove l'intervento in questione era l'applicazione di un anello per ridurre il volume dello stomaco. Questo vuol dire che a qualsiasi obeso che entri in ospedale si pratica questo intervento? Naturalmente no; si intende solo che è un intervento che i medici conoscono bene, non sperimentale.
È vero però che l'espressione "parto normale" può trarre in inganno. L'avevo usata in contrapposizione alla circostanza della donna in questione, ma vedo adesso che non è stata una scelta felice.
Grazie comunque delle precisazioni!
Solo ora ho visto questa pagina web e seppur in notevole ritardo rispetto alla discussione vorrei lasciare un commento. Preciso che sono un'anestesista non obiettore e che eseguo regolarmente l'abortoanalgesia per l'esecuzione di aborti volonari (dai farmaci endovenosi al posizionamento di catetere epidurale).
Nella discussione dell'episodio è presente un errore di fondo cioè l'affermazione che si tratti di un aborto "urgente". Quella parola non stà per esprimere che l'aborto andava fatto in quel preciso momento ma che andava fatto in tempi rapidi. Quindi l'anestesista in turno aveva il diritto morale e legislativo di far valere il suo stato di obiettore, l'errore è di chi ha iniziato la procedura per l'aborto, vedi ginecologo, che non si è preoccupato di controllare se tutto il personale necessario (anestesista, infermi, ausiliari) fossero non obiettori. Ho letto molti commenti d'accusa ed alcuni veramente offensivi verso il collega ma nessuno che ha provato a capirne la decisione. Sappiate che per aborto volontario la procedura consiste semplicemente nell'indurre il parto prima del tempo con espulsione di un feto che a 22 settimana è "vivo", respira, si muove, ti fissa con i suoi "occhioni", ma che non sarà in condizioni di "continuare" a vivere. Il neonato viene lasciato semplicemente al suo destino di morte. Dico questo per difendere un principio per me inviolabile, la libertà di scelta. Diritto da far valere per la madre ma anche per chi partecipa. Quindi la domanda da porsi è prechè non si è provveduto a formare un'equipe di persone non obiettrici?
chissà se a distanza di 4 anni sapete se l'anestesista in questione ha subito provvedimenti : i reati mi risulta che in genere si dovrebbero punire.
Comunque
* l'affermazione 'la legge impone «l’assistenza antecedente e conseguente all’intervento» non corrisponde al vero visto che anche gli psichiatri possono essere obiettori ed il loro intervento avviene in tempi molto antecedenti l'interruzione di gravidanza.
* In effetti per un'interpretazione corretta della legge penso anche io che dovrebbe essere meglio specificato cosa si intende per intervento. Non mi sento di escludere così categoricamente che il legislatore abbia inteso esonerare il personale che obietta dalla presenza all'intervento che per l'obiettore può configurarsi come una vera e propria 'esecuzione'.
* se invece si parla veramente di ciò che determina l'aborto l'analgesia fatta dall'anestesista sicuramente può esserlo, considerata visto che l'aborto avviene ugualmente anche senza.
Vorrei far notare come non si possa comunque lasciare alla libera interpretazione della legge una questione così spinosa come l'obiezione di coscienza ( a me che sono medico sembrano frasi scritte per l'avvocato e non per il personale sanitario).
Vito
PS errata corrige
'l'analgesia fatta dall'anestesista sicuramente può esserlo' correggo, non può esserlo; però avviene in contemporanea con 'l'intervento abortivo'
vito
@
UKITEL
Non credo che all'obiezione di coscienza consegua l'obbligo di astenersi dalle pratiche abortive, ma solo la possibilità di rifiutare (se si vuole).
Astenersi, rifiutare sono la stessa cosa.
Come vedi a distanza di 4 anni nessuno qui ci scrive cosa DICE la legge,perchè come scritto dall'autore del post , la legge si presta molto all'interpretazione. quindi dare del cretino ad una persona che la interpreta mi sembra davvero intolleranza gratuita (non voglio scrivere cattiveria gratuita come leggo).
Penso che sia difficile poter avere un confronto anche con persone come te.
Vito
Anestesista anonimo
ginecologo, che non si è preoccupato di controllare se tutto il personale necessario (anestesista, infermi, ausiliari) fossero non obiettori.
Nel momento in cui il ginecologo inizia l'induzione non sappiamo con precisione quando il feto sarà espulso. Vorrei fare presente che vista la carenza di personale in molte strutture è praticamente impossibile organizzare un equipe completa per un evento che può verificarsi nell'arco anche di 72 ore.
Vito
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