giovedì 10 luglio 2008

Eluana adesso può morire in pace


“Eluana è morta il 18 gennaio 1992” afferma da tempo il papà Beppino. In seguito a un grave incidente automobilistico Eluana si trova da allora in uno stato vegetativo persistente. La decisione dei giudici della Corte d’Appello civile di Milano di ieri autorizza a interrompere la nutrizione e l’idratazione artificiali che la tengono in vita. Una vita meramente organica: Eluana non reagisce agli stimoli ambientali. La sua condizione è irreversibile. Il danno cerebrale è tale da permettere di inferire l’assenza di coscienza e di percezione: la sua condizione è simile a quella di chi si trova in una profonda narcosi da cui non è possibile tornare indietro.
La decisione della Corte è l’ennesima di una lunga e complessa battaglia legale intrapresa dal padre per garantire il rispetto della volontà della ragazza: poco prima del suo incidente un amico aveva subito lo stesso drammatico destino di Eluana. “Non vorrei mai essere mantenuta in vita se dovessi trovarmi in condizioni simili”, aveva detto Eluana.
Chi è in grado di esprimere un consenso non può essere obbligato a subire alcun trattamento sanitario, anche se il rifiuto significa una morte probabile o certa. Eluana non è più in grado, da quel 18 gennaio, di manifestare la propria volontà. Ma lo aveva fatto prima di scivolare in questo limbo creato dall’avanzamento tecnologico. Eluana sarebbe morta da tempo senza gli artifici della medicina, che hanno il potere di salvare molte vite, ma qualche volta creano situazioni drammatiche e insopportabili. Buffo che quanti si sgolano ad invocare la morte “naturale” per opporsi alla libertà di scelta delle persone si affrettino ora a rimangiarsi tutto. In questo caso ad essere naturale sarebbe proprio la morte di Eluana, e non la sua sopravvivenza. Ma la questione principale non è poi nemmeno l’ambiguo e trito richiamo alla natura, ma la volontà personale e il suo doveroso rispetto.
Il cuore di tutte le discussioni di fine vita è se esiste davvero la libertà di scelta in ambito sanitario.
I giudici di Milano hanno ricostruito il volere della ragazza e hanno deciso di rispettarlo, dopo avere verificato l’assenza di qualunque speranza di un cambiamento delle sue condizioni. Hanno fatto anche qualcosa in più, acconsentendo a spostarla in un hospice o in un altro luogo di ricovero in cui Eluana potrà essere assistita in modo adeguato. La vita di Eluana non terminerà infatti con la sospensione dei trattamenti: durante tale periodo è opportuno somministrarle qualsiasi provvedimento (come inumidire le mucose, cambiare la posizione del corpo e lavarla) per garantire un dignitoso accompagnamento alla morte. I giudici infine raccomandano la possibilità della presenza e dell’assistenza da parte dei suoi familiari.
Benché la Cassazione possa fare ricorso, la decisione dei giudici di Milano permetterebbe a Beppino di rimuovere fin da oggi il sondino nasogastrico. E rappresenta un segno importante per il rispetto di quel “purosangue della libertà” – come Beppino ricorda la figlia – e per quanti hanno a cuore la possibilità di scegliere della propria esistenza.

(DNews, 10 luglio 2008)

1 commento:

emilio.ricciardi ha detto...

Stato vegetativo permanente (e non persistente). Quest'ultimo aggettivo rimanda, infatti, ad una diagnosi; il primo, invece, ad una prognosi (v., sullo specifico punto, pagg. 10-11 del decreto consultabile su http://www.corriere.it/Media/Foto/2008/07/09/eluana_low.pdf).

Distinzione, questa, nella specie rilevante, perché proprio il carattere certamente (secondo le migliori conoscenze mediche del momento) irreversibile dello stato vegetativo - il che implica, appunto, una formulazione prognostica - è una delle due condizioni che la Corte di Cassazione (che ha cassato con rinvio il precedente decreto della Corte d'Appello di Milano) ha stabilito debbano ricorrere in vicende come queste per interrompere un trattamento medico.

Emilio